Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Ecila2000    04/02/2016    3 recensioni
-Allora è vero- esclamò lei continuando a osservare il giovane uomo.
Era alto, slanciato e il suo aspetto era assolutamente affascinante.
Completamente in nero e con un paio di guanti bianchi, Sebastian Michaelis guardava col cipiglio alzato la giovane donna che se ne stava tranquilla a sette metri da terra sul ramo di un albero.
-Non capisco Milady, di cosa parlate?- chiese il mero maggiordomo, senza muoversi di un millimetro e mantenendo un sorriso cordiale.
-Che Ciel Phantomhive ha stretto un patto con lei, signor Michaelis, un demone-corvo- disse malignamente la bionda.
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Quanti di voi hanno visto finire la seconda stagione e hanno sentito l'amaro in bocca per la triste fine che fa Sebastian? Fregato dalla propria preda, che misera fine per un demone-corvo.
Ebbene, questa fanfiction da un po' di svolte in più alla storia che molti amano.
Se vi ho incuriositi, buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Racconti di mezzanotte



Maledette carrozze, pensò Diana, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore per poi appoggiarla al finestrino fresco.
Era da almeno due ore che stavano viaggiando per raggiungere Londra e fin dalla prima lei si sarebbe volentieri sparata per far finire la terribile nausea che la teneva sveglia.

Il conte dormiva, sdragliato sui sedili di fronte a lei, la benda ancora stretta intorno al suo capo e il bastone da passeggio posato a terra, insieme al cappello.
Sembrava così sereno mentre dormiva, il sonno gli dava una gentilezza e un'ingenuitàà che si addicevano di più al dodicenne che aveva davanti.
Sorrise guardandolo, ma subito dovette voltare lo sguardo verso il paesaggio boscoso per non rigettare tutto il cibo mangiato sul pavimento della lussuosa carrozza.
Dopo aver firmato un contratto cartaceo in cui erano stati messi per iscritto tutti i suoi doveri e i suoi diritti in quel suo nuovo bizzarro incarico, avevano velocemente fatto i bagagli e si erano messi in viaggio alla volta della capitale inglese.
Il conte aveva dato l'ordine di far riempire un valigione con dei vestiti che lei potesse utilizzare in ogni evenienza e in quest'impresa furono messi alla prova il buon occhio di Sebastian e la velocità di Mey Rin, con il risultato di un bagaglio pienissimo e una dozzina di abiti mal ridotti.
Erano partiti di sera, il che mise subito in agitazione la ragazza, la quale sapeva che in principio il conte e il demone sarebbero dovuti partire di mattina per arrivare a Londra nel pomeriggio.
Non credo che questo cambiamento scombussolerà terribilmente il futuro, ma devo stare più attenta o le conseguenze saranno gravi.
Scoprì anche che sì, la lettera era arrivata, ma che il ragazzino non l'aveva ancora letta, benchè ne sapesse già l'argomento, il che le fece tirare un sospiro di sollievo.
Prima di partire era riuscita a farsi offrire del thè dallo steward Tanaka e a scambiare quattro chiacchere con il cuoco Bardroy.
Era scesa nelle cucine per poter conoscere l'ultima persona che le mancava all'appello e quando era entrata nella stanza un familiare odore di tabacco e bruciato le aveva invaso le narici.
Lei fumava, e anche tanto e insieme a questa consapevolezza erano arrivati anche i ricordi: si era vista in diversi posti, con diverse persone e a diverse età mentre fumava la stessa marca di cicche.
Su una spiaggia, in un salotto, a cavallo, su un prato… Tutti posti che in quel momento ricordava con chiarezza, mentre invece i volti delle persone erano tutti appannati.
Ricordò di una volta in cui si era messa a passeggiare per un sentiero di campagna, la brezza mattutina nei capelli, il tabacco che le dava alla testa e la stretta dolce di qualcuno di cui non riusciva a vedere le fattezze.
Si sforzò a lungo di ricordare chi fosse la persona che l'abbracciava in quell'episodio, ma fu interrotta dal cuoco che la riportò nel mondo reale.
Non avevano parlato di molto e quel poco che si erano detti si era incentrato su lanciafiamme e sigarette.
Fu costretta a uscire dalla stanza perché Chaplin aveva iniziato a tossire con molta insistenza e quando ebbe raggiunto il giardino aveva un pacchetto di sigarette in mano e odore di bruciato e di fumo attaccato ai vestiti.
Aveva tirato fuori il gattino e l'aveva appoggiato a terra, lasciandolo gattonare sul terreno umido.
Con un fiammifero preso dal cuoco si era accesa una cicca e aveva passeggiato seguendo con calma il piccolo cucciolo, sorridendo ogni volta che il piccolo inciampava per poi rialzarsi e continuare a giocare.
Sbuffando fumo grigiastro aveva iniziato a cantare una ninna nanna che non sapeva di ricordare e ogni persona che l'aveva udita aveva smesso di svolgere la propria mansione per ascoltare la giovane donna: gli inservienti si erano spostati vicino alla vetrata più vicina per poter anche osservare la bionda e Ciel si era alzato dalla sua scrivania e si era seduto sul davanzale della sua finestra.
Solo Sebastian aveva continuato imperterrito a lavorare, cercando di non dare peso alle strane emozioni che quel soave canto gli avevano smosso nelle viscere.
Quando lei si era accorta degli spettatori che aveva attirato, per l'imbarazzo aveva smesso di cantare e, recuperato Chaplin, era rientrata nella magione Phantomhive.
Affianco a lei sedeva concentrato il demone che cercava in ogni modo di non toccare il gattino nero in grembo a Diana.
Se non esco da questa carrozza giuro che vomito, e la ragazza sentì un conato toglierle il fiato e bloccarle la gola.
Il mero maggiordomo, avvertendo il disagio della bionda, senza toccare il micio, le prese entrambi i polsi e piantò il pollice su una vena in particolare.
All'inizio lei non capì e visto il fastidio che le procurava tale gesto cercò di scostarsi, senza ottenere alcun risultato, ma dopo poco capì il motivo di ciò.
La nausea iniziò lentamente a scemare e lei riuscì di nuovo a respirare normalmente.
«Come ci siete riuscito?» domandò lei sistemandosi meglio sul sedile.
Riprovò anche a togliere le mani, ma ancora una volta la presa del demone fu così ferrea che lei non riuscì nuovamente nel suo intento.
«Ho vissuto per moltissimi secoli Miss Diana, bene o male qualche trucchetto l'ho imparato» rispose lui con un sorrisetto malizioso.
«Perché non mi lascia i polsi?» chiese ancora lei sentendo la stanchezza che prendeva il sopravvento.
«Perché è mantenendo la pressione che la nausea scompare. Se le lasciassi i polsi tornerebbe al punto di partenza» le spiegò lui gentilmente.
«Si appoggi a me e si riposi Miss. E' ancora convalescente e deve riposare», ma quando lei posò la testa sulla sua spalla, l'odore agrodolce e incredibilmente buono del demone la svegliò completamente e la mise in allerta.
Ma certo, è un essere degli inferi che attira le anime a sé. Se non fosse attraente in ogni suo aspetto, come farebbe a attirare vittime?
Rimasero a lungo in silenzio, ascoltando il rumore delle ruote della carrozza che produceva sul sentiero.
«Come si diventa un demone?» chiese lei e Sebastian si irrigidì in modo impercettibile per chiunque tranne per lei.
«Perchè le interessa saperlo?» domandò lui con voce fredda.
«Curiosità» rispose subito e voltò il capo per guardarlo in volto.
Anche di profilo è così dannatamente bello…
«Ci sono diversi modi per poter far parte della stirpe demoniaca: quello diciamo “più semplice” è bere sangue di un demone e la forza del neodemone dipenderà da quanto forte era il diavolo da cui si è preso il sangue.
Un altro modo è un'antico rito che solo alcune streghe conoscono e che in breve è maledire una certa persona per poi ucciderla.
Un altro modo ancora è commettere così tanti peccati da far diventare la propria anima nera e ingraziarsi il favore di satana, il quale FORSE potrebbe trasformare il peccatore in un suo servo.
Credo che esistano altri modi, ma questi sono quelli più frequenti»
«Lei com'è diventato un demone?».
Lui la guardò dritta negli occhi e senza abbassare mai lo sguardo iniziò a raccontare:
«Io non sono diventato un demone, io lo sono sempre stato.
Io vengo da un mondo in cui non esistono gli esseri umani e gli esseri che lo popolano sono solamente demoni, che vivono lì da milioni di anni.
La nostra presenza definita da voi umani “peccaminosa” ha ucciso ogni genere di pianta e animale che ci fosse, rendendolo un posto buio, tetro e umido, come il sotterraneo di un antico maniero.
Alcuni trovano quel mondo adatto a loro e quindi vi restano e si edificano la loro vita in base ai loro gusti, ma ci sono altri, come me, che odiano quel mondo e ci tornano solo in casi estremi.
Quando trovammo questo mondo, fu quasi una benedizione e portarci la disperazione un obbligo.
Non ricordo a chi venne l'idea del contratto, ricordo però il mio primo contratto, che mi fece capire quanto un'anima che si concede sia più buona di una che lotta».
L'occhiata eloquente della ragazza lo spinse a prendere un profondo respiro e a raccontare quella storia:
«Era un anno vicino al 900, non ricordo bene quando.
Ero in Italia per un qualche strano viaggio e in quel periodo molti demoni avevano già iniziato a stringere contratti.
A me sembrava un'idea davvero stupida: diventare i servi di un essere umano? Che indegnità.
In quel periodo però incontrai lei: era una donna povera, neanche tanto attraente, ma una cosa mi attirò di lei, ed era la sua furia omicida che riusciva a nascondere a tutti dietro ad un bel sorriso.
La sua era una vita terribile, sposata con un uomo vecchissimo e costretta a dargli in continuazione pargoli di cui poi l'uomo si dimenticava anche l'esistenza.
Il suo odio era così forte che riuscii a sentirne l'odore anche fuori dal paesello in cui lei viveva e quando lei chiamò a se un demone, la fame mi spinse a presentarmi subito da lei.
Mi disse che mi avrebbe dato la sua anima se io avessi ucciso tutta la sua famiglia e distrutto il villaggio in una notte e io lo feci, facendo eruttare il vulcano lì vicino e rendendola spettatrice di tale distruzione e, quando non rimase altro che cenere, lei rise.
Rideva di gusto, finalmente libera, ma condannata.
Questo però non la rattristò, anzi, ricordo che prima che io la divorassi mi ringraziò e io banchettai con il suo corpo, scoprendo così la bontà di un'anima rassegnata al proprio destino» concluse lui, con la sua profonda voce e una nota seria.
Diana osservò il suo profilo illuminato dalla Luna e si meravigliò di quanto la sua pelle potesse essere così pallida da sembrare di ceramica.
Un po' si diede della sciocca, dal momento che cercava di chiacchierare amabilmente con un demone e che soprattutto lo trovava attraente.
La stanchezza gioca brutti scherzi, cercò di giustificarsi.
Sebastian si riscosse all'improvviso e voltò lo sguardo verso di lei:
«Miss Diana? Lei dice di sapere molto di me e del mio padroncino, ma non vuole dirlo nè a me, né a lui.
Perché?» e allora fu lei a sorridere.
«Ho già risposto a questa domanda, non ricorda?»
«Credo che vi sia dietro molto più di semplice interesse e mi chiedo quale sia il motivo di tale silenzio sul nostro futuro» lei non si scompose e, quando si accorse del sottile attacco del demone, rialzò la maschera e rispose con calcolata freddezza:
«Se fosse stato utile saperlo, l'avrei detto fin dall'inizio al suo padrone.
Crede invece che lo dirò a lei? Una creatura della notte col semplice scopo di divorare anime?».
Il disprezzo con cui concluse la frase lo lasciò basito, ma un'altra volta dovette sottostare al suo ruolo.
Perciò le sorrise amabilmente e girò il capo verso il finestrino.
Un senso di orgoglio crebbe come un ruggito dentro di lei, che sorrise deliziata e si sistemò meglio contro il maggiordomo, addormentandosi di colpo.




Angolino autrice

Ciao gente!!! Lo so, mi odiate per il supermegaiper ritardo, ma per un certo periodo ho perso l'ispirazione :'(.
Spero davvero di non avervi deluso e che continuerete a commentare (cosa che mi renderebbe moooooolto felice XD).
Beh, non ho altro da dire.
Ringrazio tutte le persone che si sono offerte di aiutarmi nel caso avessi qualche dubbio e le avverto che presto mi farò sentire.
Bacioni e grazie di essere passati <3.
Con affetto,
Ali <3

  
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