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Autore: FairySweet    05/02/2016    2 recensioni
Non esisteva più la paura, niente esitazioni né incomprensioni perché ora, nel suo piccolo mondo sicuro, aveva qualcuno per cui lottare, qualcuno da difendere e poco importava cosa pensasse il mondo, ci stava bene in quel mondo e non avrebbe permesso a nessuno di rompere i muri spessi che lo tenevano al sicuro, nemmeno ai fantasmi ...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Cosa ci fai qui fuori?” si avvicinò a lei sedendole accanto “Il sole ormai è basso” tolse la giacca posandola sulle spalle della giovane “Allora? Non vuoi dirmi cosa c'è che non va?” “Maxime tu sei ...” si voltò verso di lui cercando nei suoi occhi risposte che forse nemmeno voleva “ … non importa” “Andiamo sorellina, vuoi davvero nascondermi le cose?” “Erano solo pensieri” “Tuo padre è tornato” “Sta bene?” “Lo conosci? Certo che sì” ribattè divertito osservando il cielo.
Le sfumature del tramonto sfioravano tenui l'orizzonte mentre le stelle facevano capolino sorridendo raggianti al mondo “Non sono bellissime?” Oscar sollevò lo sguardo sorridendo “Guarda come brillano, sembrano piccole fiamme insolenti che ridono in faccia alle disgrazie dell'uomo” strinse il braccio attorno alle spalle della giovane sospirando “Si svegliano tardi, stirano le braccia verso alla luna e poi iniziano la loro lenta corsa nel cielo. Sono svogliate e insensibili, mostrano la loro bellezza senza alcun velo” “Renée amava le stelle” sussurrò Oscar “Passava ore e ore a spiarle. Ogni sera l'accompagnavo a dormire, le raccontavo di mondi lontani e sogni. Restavo con lei fino a quando il sonno non la portava via da me ma, ogni sera, esattamente alla stessa ora, la ritrovavo davanti alle finestre con il nasino appiccicato al vetro” “Magari adesso fa la stessa cosa” “Lo credi davvero?” “Sono sicuro che in questo momento ci sta guardando da una di quelle stelle, si, guarda la sua mamma da lassù e sorride” la strinse più forte giocando con il laccio della camicia “Segue ogni passo del suo papà e parla con Etienne anche se lui non può sentirla. Oh, e poi ...” si voltò appena incontrando i suoi occhi “ … sono abbastanza sicuro che stia ridendo di me” “Perché dovrebbe ...” “Perché tuo figlio ha lasciato i suoi giochi in cima alle scale. Se non mi fossi aggrappato al corrimano sarei volato al piano di sotto in pochi secondi” la risata cristallina di Oscar ruppe il silenzio colorando di tenerezza il loro innocente abbraccio “Allora, non vuoi proprio dirmi cosa c'è che non va?” “Andrè” “Andrè?” “Io, Andrè … Oddio, sto impazzendo” mormorò sfinita stringendosi il volto tra le mani.
Tremava, per il fresco brio della sera, per i troppi pensieri, era così tenera, così diversa da quella che aveva sempre avuto davanti agli occhi.
Non era mai stato abituato a preoccuparsi per altre persone, a dire il vero non si era mai preoccupato di nessun'altro all'infuori di sé ma ora d'improvviso, si ritrovava scaraventato in un mondo nuovo e terribilmente complicato da sopportare.
Era innamorato di sua sorella, un amore tenero nato da sguardi innocenti che con il tempo era cresciuto assieme a lui.
Non poteva controllarlo, a malapena ci conviveva ma per il bene di Oscar l'avrebbe soffocato e l'avrebbe fatto con ogni dannata fibra del proprio essere “Sto impazzendo sai? Vorrei tornare ad essere quella di sempre, la stessa che sorride e gioca e ...” si voltò verso di lui trattenendo il respiro “Non sei caduta da cavallo, non ti hanno ferito in duello o sparato ad una spalla. Hai perso una figlia” “Non riesco a respirare” “Non è sbagliato sentirsi confusi. Hai bisogno di un altro po' di tempo ma ogni cosa tornerà al proprio posto” “Non riesco nemmeno a parlare con lui, ogni volta che siamo a pochi centimetri uno dall'altra finiamo con il …” “Ehi, non voglio sentirne parlare” “E da quando?” domandò confusa ma lui rise “Non mi infastidisce parlare di qualsivoglia argomento, quando però c'è mia sorella in determinati, diciamo così, discorsi, allora ...” “Ti ho baciato” “Torniamo a quel discorso ti va?” domandò il giovane fissando di nuovo il cielo “Perché non me l'hai detto?” “Quando avrei dovuto farlo? Dormivi, era la prima volta da giorni che ti vedevo riposare serena” “Potevi svegliarmi e ...” “Scordatelo” “Lo sa” Maxime sospirò tornando a concentrarsi sui suoi occhi “So che lo sa” “Gli hai raccontato la tua piccola scaramuccia con il vino? Non è una cosa furba sorellina” “Sei impazzito? No!” esclamò dandogli un leggerissimo pugno “E allora come fa a saperlo?” “Non lo so ma so che lo sa” lo sguardo confuso di Maxime la fece sorridere
“Hai aperto la lettera di sua maestà?” “Stai cambiando discorso” “È vero ma ti prego assecondami” “Non l'ho ancora letta” “Cosa aspetti?” “Perché sei più curioso di me?” rise alzandosi “Eppure sono sicura che sulla lettera ci sia il mio nome” “Non importa, so già cosa c'è scritto lì dentro” lo fisso confusa indecisa se stringere o meno la mano tesa verso di lei “Andiamo? Nostro padre ci aspetta per cena e ho idea che la persona che sa ogni cosa di te aspetta di vederti” “Non sei divertente” si aggrappò a lui lasciandosi tirare dolcemente in piedi “D'accordo, ora per favore, ritorna la giovane bellissima figlia del generale che siamo abituati a vedere” le diede un bacio leggero in volto e prendendola a braccetto si incamminò assieme a lei verso il salone.




“Padre?” “Buon giorno bambina, hai riposato bene?” “Devo parlarvi di una cosa” mormorò avvicinandosi alla scrivania “Ho bisogno di parlare con voi e so che probabilmente vi sembrerà strano, voglio che voi sappiate che so che è strano” il generale sollevò lo sguardo dai fogli incontrando l'azzurro cristallino dei suoi occhi “Credevo fosse un sogno, pensavo di sognare, avevo bevuto del vino, un po' troppo direi e credevo di sognare! Quando ho realizzato che … insomma ero …” “Di cosa stiamo parlando?” “L'ho baciato” “Oscar, non mi fa bene immaginare mia figlia in certe situazioni” “No padre, non intendevo ...” si passò una mano in volto giocando nervosamente con i capelli “ … non ho baciato Andrè” “Non hai baciato Andrè?” ripeté confuso “D'accordo Oscar, è meglio che tu mi dica quello che devi dirmi senza troppi giri di parole” “Mio fratello” “Maxime?” la vide sospirare, le labbra torturate dai denti mentre un lieve rossore le colorava il volto “L'ho adottato ieri pomeriggio ma a quanto pare ...” si alzò dalla sedia chiudendo con forza il libro “ … dovrò dire addio all'idea di avere un'altro figlio, peccato, iniziavo ad abituarmici” “Padre” “Non voglio sentire scuse Oscar! Tuo fratello verrà punito per questo!” “Io ho baciato lui!” il generale si voltò di colpo verso di lei “Tu?” “Non so nemmeno io perché l'ho fatto e non ...” “Sei impazzita per caso?” “Forse” mormorò ridendo “Forse sono così pazza da buttare all'aria la mia famiglia, forse la morte di mia figlia ha fatto più danni di quanto potessi immaginare” la strinse per le spalle costringendola a rallentare “Guardami” “Padre ...” “Guardami!” il cielo si fuse al mare cristallino, in quello sguardo limpido e pieno d'acqua leggeva i suoi sentimenti come fossero parole incise a fuoco sulla pagina del cuore “Conosci l'affetto che lega Maxime a te non è così?” “Credevo fosse ... Pensavo di immaginarlo” “ Ma è reale. Così reale da costringerlo a venire da me supplicando per il nostro nome. Credeva di tenerti al sicuro, lontano dal sentimento giovane che gli brucia in petto” “Non mi sento protetta né serena padre! Ho baciato un giovane che voi avete appena adottato e Andrè mi ha appena chiesto di tornare a casa assieme a lui” si sciolse dalla presa del padre sedendo sul divano.
Era nervosa, tremendamente nervosa da costringere ogni muscolo a scattare, sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, si era preparato a questa cosa da anni ma davanti agli occhi di sua figlia, ogni bel discorso, ogni parolone attentamente studiato spariva nel nulla “Mi sento male, terribilmente male perché ho mentito al mio compagno” “Non hai fatto niente del genere” “Ogni volta che mi guarda negli occhi, ogni volta che mi stringe o mi bacia sento quella bugia picchiare forte in petto. Vorrei parlare con lui, raccontargli la verità ma ho paura” “E di cosa?” domandò sedendole accanto “Ti ama, un bacio non cambia il sentimento che per anni vi ha tenuto assieme” “Ho paura di perderlo” le sorrise stringendo la mano attorno alla sua “Se gli racconto la verità lo perderò, se continuerò a mentire perderò me stessa” “Difficile l'amore vero bambina mia?” gli occhi dell'uomo si riempirono di tenerezza “È da questo che tentavo di proteggerti. Ogni decisione, ogni scelta fatta per quanto egoista e disdicevole, serviva per tenerti lontano dalle delusioni” “Dall'amore?” “Anche” “Perché?” “Volevo evitarti le lacrime, le notti insonni a pensare, tua madre ripeteva sempre che mi comportavo da sciocco, aveva ragione sai? Ma chissà come, nella mia testa eri solo una purissima bambina che doveva essere protetta” Oscar sorrise posando la testa sulla spalla del padre.
La strinse dolcemente appoggiando appoggiandosi ai cuscini soffici “Sei innamorata di Andrè?” “Con tutto il cuore” “Allora bambina mia, ogni cosa tornerà al proprio posto. Forse ci vorrà più tempo del previsto ma vedrai che tutto andrà bene” “Vi ringrazio padre” “E per cosa?” domandò confuso sollevandole leggermente il volto “Ho perso vent'anni di confidenze con mia figlia, almeno ora lasciami fare il padre” rise aggrappandosi alla camicia del generale.
Era tornata quella bambina sorridente a cui aveva regalato pochissime tenerezze, non era compito di un generale abbracciare i figli né giocare con loro.
Ma se ora gli fosse concesso un solo desiderio, uno soltanto, avrebbe chiesto a Dio il permesso di poter vivere di nuovo quei giorni assieme a lei.
Le avrebbe raccontato favole, l'avrebbe stretta tra le braccia ogni giorno regalandole sorrisi e tenerezza, l'avrebbe protetta dagli sguardi irriverenti dei giovani rampolli comportandosi da padre e non da soldato “Padre?” “Dimmi” “Avete fatto un buon lavoro con me” “Cosa?” domandò confuso ma lei sorrise “Mi avete cresciuto nel migliore dei modi, smettetela di torturarvi” “Hai aperto la lettera?” sbuffò sedendo di nuovo composta “Perché tutti mi tormentate con questa lettera?” “Perché è importante” la vocina di Etienne interruppe quel discorso costringendola a sorridere.
Lo vide correre nella stanza reggendo un libro tra le mani “Mamma!” “Da dove vieni amore mio?” Andrè seguì il figlio ridendo quando il faccino si contorse in una smorfia buffa “Papà mi ha regalato un bellissimo libro” “Davvero?” “Sono uscito presto e ho trovato questo bellissimo libro in un negozietto di Parigi” “Posso venire con te la prossima volta?” Andrè sorrise scompigliando i capelli del figlio “Tua madre cosa dice?” “Mammina” “Oh no, scordatelo” “Hai già iniziato a leggerlo giovanotto?” “Si signore” esclamò orgoglioso lasciando il libro tra le mani del generale “Questo è proprio un gran bel volume Etienne. Dopo colazione ne leggeremo un capitolo assieme” “Davvero nonno?” “Davvero, ora però via di qui” “Hai sentito amore mio?” sussurrò Oscar prendendolo per mano “Se non facciamo colazione il generale non manterrà la sua promessa” gli diede un bacio leggero alzandosi “Vieni con noi?” Andrè trasalì sconvolto dalla semplicità di quella domanda.
Si era appena abituato a convivere con l'idea di starle lontano tutto il giorno e invece, lei aveva lasciato cadere nel vuoto tre semplici parole di una dolcezza impressionante.
Fece un bel respiro annuendo appena “D'accordo allora, ti aspettiamo di sotto” “Si papà, non fare tardi” “Etienne?” il bambino si voltò di colpo attratto dalla voce della madre “Vuoi provare a vincere?” il generale rise raggiungendo Andrè “Ma di che stanno ...” “Hai mai fatto una gara di corsa ragazzo?” diede una pacca sulla spalla del giovane mentre sua figlia e suo nipote si bloccavano di colpo aspettando il via libera per scappare “Questa volta vinco io mamma” “Ne sei proprio sicuro?” domandò divertita “Padre?” “State attenti, non vorrei essere costretto a chiamare il medico” “Potete semplicemente darci il via libera?” “Ancora una parola signorina e finirai a ripulire le stalle” sbottò irritato ma il sorriso sulle labbra di Etienne cancellò il fastidio di quegli ultimi secondi.
Sollevò leggermente una mano, il bambino spiò qualche secondo il volto di sua madre poi quell'unica parola nel silenzio e due cuori che battevano all'impazzata uscendo di corsa dalla sala “Scivoleranno sul tappeto del corridoio” esclamò divertito tornando a sedere dietro alla sua scrivania “Ma da quando lo ...” “Più o meno un mese, era uno dei giochi che faceva per distrarre Etienne dalla malattia di Renée” negli occhi del giovane passò un leggerissimo velo di tristezza ma le risate provenienti dal corridoio bastarono a cancellare quell'attimo di debolezza “Dovresti raggiungerli Andrè, non lasciarli troppo tempo da soli” “Vi ringrazio signore” “Ora fuori di qui” tornò ad aprire il libro ignorando il sorriso del giovane e quella gioia nel cuore che da un po' rallegrava la sua nuova vita.



 
  
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