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Autore: Assiage    06/02/2016    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se sul promontorio le cose fossero andate diversamente, e Uncas e Alice fossero sopravvissuti? Con un futuro ancora tutto da scrivere, le cose non saranno semplici per loro. Riusciranno a mettere da parte le loro differenze e vivere il loro amore?
Traduzione di: Eilan21
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Uncas, fa talmente tanto caldo. Mi sembra di essere sul punto di sciogliermi.”

Uncas la guardò, l'espressione placida. Stavano assaporando la loro prima sosta pomeridiana nel loro cammino verso nord. Quell'inizio di autunno si era rivelato stranamente afoso. ”Estate indiana,” così era chiamata.

Era il loro terzo giorno insieme da quando si erano separati da Cora e Nathaniel. Cora aveva preso male la separazione, abbracciando la sorella minore e dando voce al suo nervosismo. Alice aveva dovuto ripeterle, parecchie volte, che Uncas si sarebbe preso cura di lei, che quella era la sua decisione. Alice aveva i suoi dubbi, ma si era detta che quella era l'opzione migliore, piuttosto che affrontare il giudizio e i visi familiari ad Albany e a Londra.

Domani raggiungeremo il Lago Grande Alce. Potrai farti il bagno lì.”

Alice ridacchiò involontariamente. Grande Alce?

Lui le sorrise in risposta, poi tornò al suo compito. Stava intagliando una punta di lancia da una roccia a falde, perché stava cercando di conservare la polvere da sparo. Stavano facendo una pausa, ed entrambi sedevano per terra. Uncas aveva detto che ormai si trovavano a nord di Albany. Il sole scaldava impietosamente.

Alice trattenne un verso di disappunto. Era assolutamente sporca, ed era oltre una settimana che non faceva un bagno. Il suo vestito, che le era stato male fin dall'inizio e appartenuto una cameriera al forte, era in condizioni pessime. L'orlo era strappato ed era diventato definitivamente marrone. Non ce la faceva più a sopportarlo – doveva fare un bagno, lavare quello straccio di vestito, e indossare il nuovo abito. Aveva acquistato un semplice ma adorabile abito di cotone blu, una nuova camiciola, e una sottoveste.

Uncas era ancora impegnato nel suo compito, a capo chino, quando la sua voce paziente interruppe le riflessioni di Alice.

Se fai il bagno ora, Alice, dovrai mettere i calzoni e la camicia, non l'abito.”

Alice si impuntò. La sua sensibilità era inorridita all'idea di indossare abiti maschili. Ci rifletté per alcuni minuti. Da una parte, era scandalosamente inappropriato e irregolare. Non doveva dimenticare chi fosse e da dove venisse. D'altra parte però...

Alice si guardò le dita sporche e scurite dal sole. Si studiò le unghie sudice. La sua istitutrice l'avrebbe schiaffeggiata se l'avesse vista nello stato in cui era ora. Aveva ormai un aspetto spaventoso. Aveva anche smesso di indossare il corsetto, perché la pressione sul seno era troppo dolorosa. E... Alice sospirò tra sé e sé... il ventre e il seno avevano cominciato a crescere. Non molto, ma erano un'anticipazione dei mesi a venire.

Considerato tutto questo, perché non indossare dei pantaloni?

Va bene,” annuì Alice decisa. “Lo farò. Ora, conducici al torrente, sir.”

Uncas sollevò un sopracciglio all'uso della parola “sir”, ma in ogni caso annuì vigorosamente. Cominciò a raccogliere le loro cose.

Poco dopo, Alice osservava estasiata lo spumeggiante ruscello che scorreva veloce accanto a loro. C'era un punto più appartato che Uncas le indicò, che le avrebbe garantito un po' più di privacy. La lasciò lì con l'ordine assoluto di non andarsene in giro, di chiamare se fosse successo qualcosa, e di non metterci troppo. Con un breve, intenso, e completamente inaspettato bacio sulle labbra, Uncas andò a pattugliare il perimetro del torrente, lasciando una sbalordita Alice a sentirsi un po' scossa da quella manifestazione emotiva.

Alice sentì un tremito afferrarla a quell'inaspettato contatto. Si erano già baciati prima, ma questa volta era stato diverso. Si sfiorò le labbra con la punta delle dita.

Alcuni minuti dopo, Alice era immersa nell'acqua, strofinandosi via lo sporco e il sudiciume del viaggio. Tirò fuori un pezzo di sapone ruvido dal suo involto di cera e procedette a sciacquare e insaponare i capelli. Era più che paradisiaco. L'acqua era fredda, ma sopportabile. Alice avrebbe voluto trascorrere il resto della giornata a giocherellare con l'acqua, ma sapeva che andavano di fretta.

Dopo alcuni minuti, Alice fu pronta a uscire dall'acqua. Gettò un'occhiata al prato, e si rese conto che, dopo aver preso il sapone, aveva lasciato la sacca a terra dove non riusciva a raggiungerla. Avrebbe dovuto uscire dall'acqua nuda se voleva prenderla, una cosa che si rifiutava di fare.

Alice maledisse la sua sbadataggine. Forse doveva chiamarlo? Sarebbe stato così imbarazzante. Si disse che allora doveva aspettare, e infatti aspettò, per diversi minuti, finché l'ansia non cominciò ad afferrarla. E se fosse successo qualcosa? E se lui fosse andato via?

Uncas,” chiamò debolmente, sentendosi iperventilare. Nel giro di pochi secondi, il suo compagno di viaggio emerse dalla macchia, lo sguardo sempre allerta. Alice quasi pianse dal sollievo.

Uncas le si avvicinò, tenendo volutamente gli occhi fissi sul suo viso. Alice tenne le braccia incrociate sul petto, anche se solo le sue spalle erano visibili.

Hai bisogno di qualcosa?” chiese Uncas con disinvoltura, le sopracciglia sollevate. Alice si immerse ancor più nell'acqua, le ginocchia che le strusciavano contro le pietre sul fondo del ruscello.

Ho bisogno di qualcosa per coprirmi,” bofonchiò lei. “Puoi portarmi la pelle di cervo e... la mia sacca?”

Uncas annuì. Subito dopo tornò con una coperta fatta di morbida pelle di cervo. La tenne aperta di fronte a lei, in attesa.

Alice era assolutamente scioccata. Di sicuro lui non intendeva che dovesse uscire dall'acqua di fronte a lui, nuda e bagnata com'era?

La pelle si bagnerebbe, e non abbiamo tempo per farla asciugare.”

Alice riusciva a vedere la logica in questo, ma era comunque così... così... osceno. Facendo un respiro profondo, e assicurandosi che Uncas avesse distolto lo sguardo, Alice saltò fuori dall'acqua, e Uncas l'avvolse nella pelle altrettanto velocemente.

Alice rabbrividì mentre vi si avvolgeva più strettamente. Uncas le strofinò le braccia lentamente, teneramente, cercando di riscaldarla.

Calore.

Le tornarono in mente le caverne, e il modo in cui il suo corpo solido l'aveva scaldata. Si avvicinò a lui, il cuore che le batteva forte per la propria audacia, e gli poggiò la testa sul petto. Lui l'avvolse tra le braccia, attirandola più vicina a sé. A quella sensazione Alice chiuse gli occhi – riusciva a sentire ogni fibra del suo corpo, e così era per lui, lo sapeva. Alzando lentamente il capo, i loro occhi si incontrarono. Vide il calore che permeava le nere profondità dei suoi occhi scuri. Alice sapeva che in quel momento non sarebbe stata capace di opporre resistenza a niente, né lo voleva.

Come svegliandosi da un sogno, lui batté le palpebre e fece un passo indietro. “Vai a vestirti?” chiese dolcemente, raccogliendo la sua sacca e porgendogliela. Alice assentì, il viso ancora in fiamme.

Cosa c'è che non va in me?



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Anche se Uncas faceva tutto il possibile per metterla a suo agio, Alice era stanca e infelice. La schiena le doleva costantemente, e anche se non soffriva più di forti nausee – grazie anche in parte al té di mente che Uncas le faceva ogni giorno – Alice era distrutta dalla sua continua stanchezza, e dagli acuti mal di testa.

Aveva cominciato ad esternare molta della propria frustrazione con Uncas, spronata dalla sua apparentemente inesauribile pazienza. Durante i primi giorni, Alice aveva apprezzato l'esercizio fisico e il paesaggio, insieme al fatto che riusciva a fare il bagno più o meno una volta ogni due giorni. Indossare dei pantaloni era effettivamente abbastanza liberatorio... dal momento che non c'era nessuno a vederla tranne Uncas.

Ora era stanca, e dolorante, e di cattivo umore; Uncas le aveva fornito una spiegazione vaga sul cercare un amico che li avrebbe aiutati a sistemarsi per l'inverno, ma questo non era servito a calmare le sue paure. Alice sapeva che lui non le stava nascondendo nessuna informazione, ma si tratta piuttosto del suo naturale riserbo.

Sai dov'è lui?” aveva chiesto Alice in un tono che le sembrava tirato come una crocchia per capelli.

No,” aveva risposto Uncas con esasperante serenità, “ma so dove potrebbe essere.”

Fantastico.

Potrebbe.

Potrebbe.

Potrebbe. Alice trascorse ore e poi il giorno seguente rigirando intorno a quella parola, sentendo l'amarezza crescere. Non c'erano stati dei potrebbe nella sua vita prima di attraversare l'Atlantico. Ogni cosa nella sua vita era stata pianificata e sicura.

Era tarda sera al loro accampamento, quando una nervosa Alice finalmente ruppe il suo silenzio.

Cerca di dormire,” disse Uncas col suo tono basso e profondo. Nella poca luce il suo viso sembrava del colore del caramello caldo.

Non ci riesco,” fu la sua replica, che le venne fuori tagliente come una lama. Quando lui si era seduto accanto al fuoco prima, lei aveva afferrato le sue pelli e ci si era avvolta, lasciando il falò a dividerli.

Si fissarono l'un l'altra, il cuore di Alice che batteva di risentimento, di nervosismo, e di preoccupazione.

Che succede?” Le giunse la voce di lui.

Alice non riuscì a trattenere un fiume di parole rabbiose.

Sono vestita come un uomo, come un contadino. Sono incinta senza essere sposata. Sto galoppando per la foresta senza una destinazione comprensibile. Voglio trovarmi in un posto sicuro! Voglio dormire su lenzuola pulite e non preoccuparmi di... del fatto se partorirò o no per terra nella foresta.”

Uncas, che aveva ascoltato attentamente, si alzò all'improvviso e coprì il breve spazio che lo separava da dove Alice era avvolta nelle pelli. Lei alzò lo sguardo – la sua mascella decisa e il suo naso dritto brillavano alla luce del fuoco. I suoi occhi erano più seri di come li avesse mai visti. Si sentì leggermente intimidita. È arrabbiato? Ha cambiato idea su di me? Alice lottò contro la terribile paura che le si stava annidando nel ventre. Vide se stessa, incinta e sola.

Uncas sedette accanto a lei, e contemplò le scintille delle fiamme per alcuni minuti. Non parlò né la guardò, e assunse di nuovo quella posa di naturale immobilità che lui e la sua famiglia condividevano.

So che è difficile per te.”

Alice deglutì il nodo che aveva in gola. Lui non ne aveva idea. Come poteva? La vita che aveva conosciuto era sparita per sempre. Tuttavia sentì l'amarezza recedere mentre la stanchezza prendeva il suo posto.

Uncas si mosse agilmente e si sdraiò sul terreno accanto a lei, inducendo Alice a nascondersi ancora di più nella coperta finché solo i suoi occhi furono visibili. Senza farsi scoraggiare, Uncas si protese e le afferrò la piccola mano. Alice rabbrividì al contatto. La sua pelle era così ruvida e robusta. Le provocava sempre una sensazione ardente ma dolce, che era il motivo per cui Alice cercava di evitare il contatto con la sua pelle.

Tirandole la mano, le fece poggiare il palmo e le dita lievi sul suo petto. Lei sentì il battito forte del suo cuore, e Uncas continuò a guardarla fermamente negli occhi.

Ci vorrà solo un altro po'. Saremo presto in un posto sicuro. Non partorirai nella foresta. Ci vogliono ancora mesi per quello.”

Alice percepì le lunghe dita dell'altra sua mano, quella che non stava tenendo la sua, farsi delicatamente strada sul suo ventre ancora (per lo più) piatto. Lei ebbe un tremito.

Stava forse cercando di accertarsi che lei fosse reale, che tutto questo fosse reale? A volte Alice aveva avuto quella sensazione nei mesi passati. Era occupata a fare qualcosa, qualche lavoro o faccenda, e poi improvvisamente la realtà tornava ad opprimerla, lasciandola a battere le palpebre dalla confusione, guardandosi intorno e guardando gli altri. A volte si dava perfino un pizzico più forte che poteva. Tutto questo è reale? si chiedeva, e si sentiva disorientata per ore, incapace di connettersi con il mondo in cui ora si trovava.

Nonostante tutto, voleva più di facili parole. Voleva risposte.

Dove stiamo andando?”

A cercare un amico.”

Che amico?”

Jack Winthrop.”

Alice piegò la testa di lato, frugando nella sua memoria. Il nome le sembrava familiare-

Le giunse in un improvvisa esplosione di chiarezza.

Il capitano della milizia?” chiese incredula. Il disertore, sussurrò mentalmente.

Uncas annuì vigorosamente. Alice era sconcertata; dove lo avrebbero trovato, perché avrebbe dovuto aiutarli? Come?

Uncas la invitò a cercare di dormire. Lei resistette ai suoi tentativi, rimanendo rigida accanto a lui, rilassandosi e lasciandosi andare al sonno solo quando lui iniziò a carezzarle la treccia. L'ultima cosa che sentì furono le sue ruvide, calde labbra premute contro la sua fronte.



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Alice si svegliò con la sensazione di essere sott'acqua. Non letteralmente, ma si sentì così indolente ed esausta che le ci vollero diversi secondi per aprire gli occhi.

Percepì Uncas accovacciato accanto a lei, ma affondò di più nelle coperte con un brontolio assonnato.

Dobbiamo sgomberare l'accampamento, Alice.”

Stanca,” bofonchiò lei.

Lui le controllò il polso e la temperatura. “Ti senti di nuovo male?”

No.” Alice sbadigliò e nascose la testa e nell'incavo della sua coperta di pelle.

E' mezzogiorno. Non volevo svegliarti, ma ora che sei sveglia dobbiamo partire presto.” Le strinse brevemente la spalla e si alzò in fretta. “Hai fame?”

Alice si girò e iniziò a districarsi dal suo bozzolo di coperte. Non le piaceva protestare tanto, ma aveva davvero sperato di riposare di più. Dato che non era possibile, Alice si costrinse a tenere gli occhi aperti mentre lo aiutava a fare i bagagli.

Uncas le porse una sacca piena di diversi tipi di noci e frutta secca. Alice mangiò silenziosamente, assaporando il gusto intenso e legnoso. Sapeva che quei piccoli gherigli li avrebbero saziati entrambi per diverse ore.

Pronta?” ponendo la sua solita domanda.

Alice, sentendosi molto più rinvigorita ora, annuì e gli offrì un piccolo, esitante sorriso. Rimpiangeva il suo ridicolo sfogo della sera prima, ma lui non ne sembrava minimamente infastidito.

Durante le ore successive camminarono, per la maggior parte del tempo in silenzio, e Alice trovò conforto in questo come precedentemente l'aveva resa nervosa.

Accolse con gioia i lunghi momenti di calma tra una conversazione e l'altra, perché aveva modo di riflettere sui propri inquieti pensieri. Perché la presenza di Uncas la mandava tanto in confusione? Bastava la sua vicinanza a farle sparire ogni pensiero coerente. Si sentiva come quella volta – e quell'unica volta – in cui aveva bevuto troppo sherry, ed ogni cosa aveva improvvisamente cominciato a girare, girare, girare...

Non era crollata allora, ma adesso sarebbe successo? Alice increspò lievemente le sopracciglia, asciugandosi con il pollice un rivoletto di sudore che cercava di scivolarle sulla tempia. Quel maledetto cappello a tricorno teneva così caldo. Alice scuoté tentativamente le gambe, cercando di distogliere i pensieri da quei pensieri problematici.

Ore dopo, dopo due pause e una rinfrescata al ruscello, Uncas si fermò. Il sole si infiltrava tra le foglie, proiettando pozze di luce brillante sopra di loro.

Siamo vicini a una città che si chiama Rensselaerville. Jack e Ian dovrebbero essere qui, almeno questo doveva essere il piano prima che lasciassero Fort William Henry.”

Disertato. Disertato le leggi della corona e lasciato noi a cavarcela da soli. Alice non riusciva a non pensare che suo padre sarebbe inorridito dalla sua vita presente, e dalle persone con cui si accompagnava.

Bene,” sospirò Alice, “cosa facciamo ora?”

La bocca di Uncas si incurvò in un sorriso alle sue parole stanche, e le premette la mano intorno sulla nuca, massaggiandola per alleviare la tensione. Alice chiuse gli occhi con un altro sospiro.

La voce di Uncas era dolce. “Andiamo. Alla capanna di Ian.”

La camminata attraverso la macchia fu molto breve. Alice alzò la testa e fissò il cielo luminoso mentre camminava, notando il cambio di colore delle foglie. Dai toni di verde all'arancione. Che strana e bellissima terra.

Arrivarono ad una piccola fattoria, rustica e povera perfino per i parametri di quella frontiera selvaggia. Alice sentì l'ansia assalirla di nuovo.

Uncas lo vide per primo, come era prevedibile. Jack Winthrop indossava ancora gli abiti logori da capitano della milizia. Stava spaccando legna, completamente assorto nel suo compito. Alice individuò il suo capello a terra.

Jack!” chiamò Uncas, facendosi avanti. Superò un gruppo di giunchiglie appassite.

Jack si raddrizzò immediatamente, la postura tesa, e si rilassò quando riconobbe il visitatore.

Uncas!” rispose Jack calorosamente, il viso che si apriva in un sorriso. Abbracciò l'alto Mohicano con una familiarità così spontanea che diceva molto sulla loro amicizia. Jack guardò Alice con un sorriso pronto.

Salve, ragazzo.”

Alice batté le palpebre, poi si guardò i calzoni di lino, il panciotto, e la camicia. Non riuscì a fare altro che alzare lo sguardo, muta e imbarazzata.

Jack alzò un sopracciglio, poi scambiò un'occhiata con Uncas, che scosse le spalle.

Ho bisogno di un posto dove trascorrere l'inverno con mia moglie. Poi credo che dovrò comprare un po' di terra. Costruire una capanna.”

Jack annuì, asciugandosi la fronte e appoggiandosi alla pesante ascia. “Proprio come me. Starò con Ian e Beth qui finché non sarà sicuro, poi mi dirigerò ad Albany. Credo che possiate passare l'inverno da me. Dov'è la tua donna?”

Uncas spostò lo sguardo e guardò Alice dritto negli occhi, e Alice trattenne il respiro.

Jack Winthrop rimase a bocca aperta, inebetito. Si girò a guardare Uncas.

Questa è tua moglie?”

Alice arrossì profondamente, sia per le sue parole che per la sua inscusabile incredulità. Poteva solo immaginare cosa stesse pensando. Alice decise di ignorare le implicazioni della parole moglie, preferendo l'imbarazzo per il proprio abbigliamento, e per il fatto di essere una donna bianca che viaggiava con un indiano.

Sì,” replicò Uncas, impassibile.

Ci fu un silenzio imbarazzato.

Ma non sei la figlia minore del colonnello?” chiese Jack con cautela, occhieggiandola.

Alice annuì in silenzio, il viso rosso.

Jack borbottò, disorientato. “Bé, credo che tu sia fatta di una scorza dura per essere sopravvissuta fin qui. Mi dispiace per tuo papà. Entrate, riposatevi e mangiate qualcosa di caldo.”

Alice fece un sorriso esitante, abbassando la guardia. La piccola rustica capanna stava iniziando a sembrare in qualche modo più accogliente ora.


   
 
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