Film > La Bella e la Bestia
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Autore: AnAngelWithBrokenWings    06/02/2016    0 recensioni
**************************[Dal testo]**************************
L’angelo sembra molto realistico, come tutti gli altri esseri alati che popolano la facciata del castello. E’ piegato verso il basso, nell’atto di avvicinare le labbra ad un uomo sofferente, per baciarlo . Ha un sorriso appena accennato nella penombra, gli occhi marmorei e sereni, senza pupille e il volto rotondo, scolpito con gran maestria, visivamente liscio e morbido, come la pelle di un neonato. I capelli corti, divisi da una lieve riga centrale, sono onde perfette che ricadono sulle guance liscie, e la tunica disegna perfettamente ogni curva dell’angelo con pieghe leggere, lasciando uno scorcio di spalla scoperto. Le ali fanno da schermo a tutta la scena, fiere e forti, composte da un mosaico di piume candide, la cui punta poggia gentilmente sul freddo piedistallo. Le braccia sinuose sorreggono l’uomo, che sembra avere non più di vent’anni. Indossa vesti molto pregiate, a giudicare dalla giacca col colletto alla coreana, chiusa da quattro bottoni di diamante e ornata di due spalline con la frangetta. Forse è un nobiluomo, un personaggio storico, un… principe.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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"Incontri migliaia di persone, le tocchi e non accade niente. Poi ne incontri una che nemmeno sfiori e la tua vita cambia. Per sempre."

Per sempre

Il giorno seguente, quando apro gli occhi, il sole irradia con un potente calore tutta la sala, indice che ho superato da un bel pezzo le ore mattutine,  e non posso fare a meno di notare che non sento più dolore allo stomaco, così come al resto del corpo. Stendo le braccia, ancora assonnata, e mi stiracchio sbadigliando. Intanto entra Lumière e io mi tiro su, saltando dal divano per sentire cos’abbia da dirmi.
-Bonjour, Angela. Come sta? E’ rimasta addormentata a lungo- mi dice con un sorriso comprensivo.
-Già- un po’ sono imbarazzata, non è da me poltrire e svegliarmi a mezzogiorno inoltrato- Comunque sto molto meglio adesso, grazie.
-Mi fa un immenso piacere. Coraggio, ora mi segua, mademoiselle. La condurrò nella sua stanza, è stata già preparata qualche brocca d’acqua calda.
Beh, non sarà una doccia, ma meglio di niente. Lo seguo a ruota fuori dalla sala, che ammiro un’ultima volta prima di attraversare la struttura curvilinea e accedere a un raffinato ingresso principale, coronato da due scale enormi che terminano in versi opposti. Imbocchiamo quella a destra, alla fine della quale si trova una fila di porte simili tra loro, e ci fermiamo davanti alla prima. Chissà perché, ma non vedo l’ora di incontrare il mio salvatore, questa sera, anche se…
siamo stati puniti da un angelo.
E se anche il padrone del castello fosse…
-Ma chérie, ecco la sua stanza. Spero sia di gradimento- sono così assorta dai miei pensieri che quasi annullo la realtà attorno a me. Ringrazio distrattamente il candelabro prima di spingere la porta, ma poi ricordo di non aver chiesto l’orario e il luogo della cena.
-Oh, giusto! La cena si terrà nella sala dirimpetto al gran salone, alle sette in punto di ce soir. –Lo ringrazio per la cortesia e premo la maniglia ricciuta della porta. La stanza è molto più spaziosa della mia angusta cameretta, i colori chiari risaltano grazie all’alto finestrone ad arco, dal quale filtrano i raggi del sole. Alla mia sinistra c’è un grosso armadio arricchito di ovuli, a destra un largo letto addossato al muro col baldacchino sui toni del beige, e di fronte la bacinella e le brocche.
Tiro le tende e chiudo la porta a chiave. Dopo essermi sfregata con vigore nella tinozza, mi piazzo davanti all’armadio ancora coi capelli bagnati, e quando apro entrambe le ante, sono investita dai colori stupendi degli abiti messi a mia disposizione: gonne vaporose, tulle morbido, pizzo, balze, sbuffi, corpetti di stoffa pregiata, scarpe con tacco e senza tacco, ballerine… abitano tutti quell’armadio immacolato, aspettando solo di entrare nel corpo di una regina.
 Alla fine decido di indossarne uno rosso a maniche lunghe- che mi ricorda tanto il Natale-, col corpetto aderente, il collo a giro impreziosito da un sottile merletto bianco e la gonna a ruota, lunga fino alle caviglie. Abbino al tutto un paio di ballerine color panna e quando mi giro e rigiro davanti allo specchio fissato accanto al guardaroba, dopo essermi spazzolata i capelli asciutti due o tre volte, sono soddisfatta del risultato.
Manca ancora qualche ora prima che mi presenti per la cena, perciò momentaneamente mi sfilo le scarpe e mi abbandono di schiena sul letto, a braccia aperte: è sofficissimo e mi verrebbe voglia di farci un pisolino di cinque o dieci minuti, ma la mente mi frulla di domande che non hanno risposta, e scarto l’idea.
-Perché mi trovo qui?- chiedo, con gli occhi rivolti al soffitto. Un altro punto interrogativo da aggiungere alla lista delle Domande Senza Risposta. Regna il silenzio per qualche minuto, mezz’ora, un’ora, due, fino a quando stacco gli occhi dal vuoto e li punto verso un piccolo orologio sul comodino: sono le sette e cinque.
Salto in piedi e mi infilo i tacchi di furia. Volo verso le scale e mi precipito di fronte alla porta della sala da pranzo. Prima di attraversarla, chiudo gli occhi e tiro un profondo respiro, poi la mia mano spinge per entrare, ma quello che mi ritrovo davanti mi forma un nodo in gola: uno dei due posti della lunga tavola è occupato da un essere peloso e pingue, seduto di spalle; non riesco a vedergli il volto ma ha una zampa poggiata sul tavolo. Improvvisamente mi pento di essere capitata in questo castello.
-Siediti, Angela- mi dice mentre mi indica con la zampa il posto di fronte a lui. La sua voce è profonda e calma, ma ha un ché di timoroso e inquietante.
Metto con difficoltà un piede davanti all’altro, col fiato mozzo e la testa bassa, lo sguardo fisso sul pavimento. Raggiungo il mio posto, mi siedo, ma non riesco a toccare cibo.
-Mangia- mi ordina.
-Non ho molta fame- mento, ancora a testa bassa. Non trovo il coraggio di alzarla.
-Mangia- mi ripete, ora più imperiosamente. Immergo il cucchiaio nella minestra fumante e lo avvicino alla bocca. –Perché eri nella foresta?- questa domanda mi coglie alla sprovvista, tanto che lascio perdere il mio piatto e alzo il capo, in direzione del mio compagno: anche se solo illuminato dalle candele presenti nella stanza e sul tavolo, lo vedo bene, e realizzo di non aver mai visto o letto una creatura simile finora. Non riesco a distogliere lo sguardo da quella… cosa. Evidentemente deve essersi accorto della mia reazione, perché mi dice secco –Ti piace fissare la gente, vero ragazzina? Allora perché non farlo meglio? –si alza e procede a grandi passi verso di me, mentre scosto anche io la sedia e arretro immediatamente, il cuore che batte come un tamburo. Lo blocco a metà strada dicendo –Non… non so come sono finita nella foresta. Ricordo d’aver chiuso gli occhi e poi era tutto buio, gli alberi, il lupo e… -ma la mia voce tremante e sopraffatta dalla sua, tonante e grave –Zitta! Non voglio sentire un’altra parola. Figuriamoci: e come ci sei finita lì? Per magia?
-Beh, sicuramente voi per magia siete diventato così –dico seria. Ma in poche falcate la bestia torreggia di fronte a me, col suo respiro pesante e nervoso, impedendomi ogni movimento. Ha due occhi azzurri, ma gelidi e indagatori, il muso grande, due zanne uscenti dalla bocca. –Esatto- mi intima tra i denti affilati- e non puoi lontanamente comprendere come ci si senta, sciocca prigioniera.
-Co-come prigioniera? –balbetto strabuzzando gli occhi.
-D’ora in poi sarai mia prigioniera e riconoscerai come casa tua questo castello. Ho deciso.
-Ma non potete farlo! Ho già una casa, una famiglia che mi sta aspetta…
-No!- tuona, il volto carico di rabbia –a partire da adesso, tu starai qui, per sempre!
Ha detto… per sempre?
Arranco ancora indietro, ma urto contro il muro, e le lacrime prendono a scendermi sulle guance avvampate –Perché? Perché mi fate questo? –subito noto qualcosa di strano. La bestia ha abbassato di poco la guardia ed è meno rigida, ha gli occhi fissi nei miei; ed è a questo punto che, animata non so da quale coraggio, la supero lateralmente spingendomi dal muro più forte che posso, approfittando della sua esitazione, e corro verso il portone del castello, che si spalanca da solo, come se avesse una volontà propria, ma non voglio farmi delle stupide domande proprio ora, ora che non voglio più avere nulla a che fare con questo posto, con quella bestia, con candelabri, orologi, castelli, maledizioni. Voglio solo tornare a casa.
-Signorina! Non se ne vada, la prego! –Sento alle mie spalle la voce lontana di Tockins, ma non le do minimamente retta. Un ruggito agghiacciante mi impone di aumentare la corsa. Sento già le grosse falcate della bestia avvicinarsi sempre più, producendo tonfi pesanti sul suolo. Me la sento addosso mentre attraverso l’enorme cancello leggermente imbiancato dai primi, timidi raggi della luna, che si apre esattamente come il portone, quasi spinto da una forza misteriosa.
E un secondo dopo sono fuori dall’incubo, senza fermarmi, e con la bestia ansimante che mi sta alle calcagna.


 
Hey, salve care lettrici elettori! Vi sta piacendo questa storia alternativa de La Bella e la Bestia? Se sì, vi invito ad aggiungermi ai preferiti, dato che pubblicherò altri capitoli di questa fanfiction, e anche a lasciarmi una recensione per conoscerci meglio e avere uno scambio proficuo di idee e pareri! E a proposito di letture, che libro state gustando ultimamente?
Buona continuazione!
 
 
   
 
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