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Autore: Kirale    07/02/2016    8 recensioni
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.
Ambientato subito dopo la fine della sesta serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona Domenica a tutti! Grazie ancora immensamente a chiunque in questo momento stia leggendo queste parole perché significa che non mi avete abbandonato dopo lo scorso capitolo. Io vado avanti solo perché ci siete voi che leggete e commentate, se non ci foste questa cosa non avrebbe senso di esistere quindi, grazie, anche da parte di questa storia.
Il capitolo di oggi contiene due punti che mi hanno creato un' immensa difficoltà. Nel primo punto la difficoltà è stata che rendere certe situazioni tentando di tenere i personaggi fedeli e nel frattempo comunicare qualcosa è per me difficilissimo per cui ho lottato sia perché non ho amato scrivere quella scena per ovvi motivi che capirete, e poi per tentare oltretutto di renderla vicina ai personaggi.
Il secondo punto è la sorpresa a fine capitolo. Devo ammettere che ci ho riflettuto per molto prima di decidermi. Non so come verrà preso, c'erano due versioni finali di questo capitolo da cui poi si snoda il prossimo, alla fine ho optato per quella che leggerete.
Mi direte voi cosa ne pensate della mia decisione finale.
Senza altri preamboli, buona lettura!!

Capitolo tredici: Lies and truth

La notte non portò affatto consiglio a nessuno dei due e la mattina seguente, la luce del sole era fastidiosamente forte.

Camilla si svegliò più stanca della sera prima, aveva un forte mal di testa con tanto di giramenti e nausea a causa della nottata passata a fare incubi e rigirarsi in dormiveglia.
Si imbambolò a fissare il lato opposto del letto sentendo un vuoto enorme.
Era la prima notte che passavano separati, e lei che ormai si era abituata a dormire abbracciata a lui aveva sentito freddo.
Quello che per molte sere era stato un confortevole rifugio, un mondo a parte lontano da tutto, per la prima volta da quando era tornato Gaetano le sembrava una distesa di ghiaccio.
Si alzò a fatica per andare a prepararsi un tè.

In cucina Livietta stava dando la colazione alla piccola Camilla, George era a Londra per un lavoro.
La ragazza vide la madre che più che camminare, ciondolava e le si dipinse un'aria interrogativa sul volto.
- Mamma che faccia che hai...-
- Ah beh grazie, che figlia gentile che mi ritrovo...- ribatté Camilla anche se la risposta era leggermente troppo nervosa per i suoi soliti standard.
- Accidenti, ok non dico più niente...- commentò Livia un po' sulla difensiva.

Vide la madre sospirare sedendosi ad un lato del tavolo.

- Scusa amore, non sei tu, è che ho dormito male e non mi sento bene questa mattina...-
- Hai litigato con Gaetano? - chiese un po' preoccupata la figlia.
La donna la guardò sorpresa.
- No...perché me lo chiedi? -
- Boh, è che di solito la mattina o siete qui o non ci siete tutti e due e quindi oggi che non lo ho visto mi sono incuriosita.-
Certo che Livietta aveva proprio ripreso da lei, dimostrava la stessa attenzione per quello che accadeva intorno a loro.
- No tesoro non abbiamo litigato, Gaetano ieri ha avuto molto lavoro ed è tornato a casa tardi quindi non ci siamo visti, tutto qui...- e Camilla non sapeva se stava tentando di rassicurare Livietta o sé stessa.
Optò per un cambio di discorso.
- Oggi che programmi hai?-
Livia stava continuando a imboccare la bambina dopo averle lanciato uno sguardo dubbioso.
- Dopo vado da Carmen e portiamo i bambini dal pediatra per la visita di controllo, e poi non so, pensavo di pranzare fuori con lei, tu invece? -
Camilla si ricordava che quel giorno, Gaetano avrebbe dovuto accompagnare Sabrina a fare la visita all'ospedale e non voleva richiamarlo per l'ennesima volta, anche perché appena sveglia aveva tentato e il telefono risultava staccato.
Un'idea le balenò in testa.
- Io oggi penso che andrò a trovare la mia amica Francesca, è tanto che non la vedo e ho voglia di fare due chiacchiere...-
Magari se fosse andata in ospedale, avrebbe potuto incontrarlo per caso e allora lui non poteva evitarla no?
- Salutamela, mi raccomando!-
- Sarà fatto!- rispose con un mezzo sorriso Camilla.
Si portò la tazza alla bocca bevendone pochi sorsi, aveva lo stomaco troppo chiuso per mangiare, ma allo stesso tempo non voleva far preoccupare la figlia quindi aspettò che lei andasse a preparare Camillina per poi svuotare il contenuto della tazza nel lavandino.
Era sicura che dopo essersi tolta quell'ansia, anche lo stomaco si sarebbe aperto.
 


 

Dall'altra parte del pianerottolo le cose non erano migliori.
Gaetano non aveva chiuso occhio e si sentiva uno straccio. Era al terzo caffè e lo stava bevendo come se fosse acqua.
Sabrina lo guardava continuare meccanicamente a portarsi la tazzina alle labbra senza accorgersi di quello che gli succedeva intorno e anche se non aveva capito molto, sapeva che c'entrava Camilla e che c'erano problemi con lei ma era cosciente che se glielo avesse chiesto, non le avrebbe detto nulla.
L'unica cosa che poteva fare era tentare di rivoltare la situazione in suo favore.
- Gaetano, al quarto caffè fai prima a prepararti una caraffa e portartela in un thermos, guarda che in ospedale ci andiamo in macchina ma con tutta quella caffeina in corpo non mi fiderei a farti guidare..-
Lui, che non la stava neanche sentendo all'inizio, si accorse che lei gli stava parlando solo a metà della sua frase.
- Stai tranquilla che in ospedale ci arriviamo. A che ora è? Alle dieci? -
Prese il cellulare per controllare l'orario e gli apparirono tutte le chiamate di Camilla.

Gli si strinse il cuore a vederle.

Era stato durissimo con lei, come mai prima d'ora e sarebbe dovuto esserlo ancora di più, ma non ci riusciva.
Dirle la verità era fuori discussione, non poteva rischiare l'incolumità della donna, perché lo sapeva che lei non si sarebbe tirata fuori volontariamente.
Doveva lasciarla e se c'era qualcuno che li seguiva, doveva anche fare in modo di far capire a chiunque fosse, che nella sua vita non aveva nessuno di importante, così in caso avrebbero potuto prendersela solo con lui e lasciare fuori tutti gli altri.
Non aveva idea di come attuare questo, a patto che non facesse una piazzata in mezzo alla strada visibile a tutti, ma non era possibile perché non ci sarebbe stata l'occasione.
Però era qualcosa che andava fatto al più presto.
-...tano? Gaetano mi senti?-
Ritornò alla realtà mentre Sabrina gli stava passando davanti agli occhi una mano.
- Sei nel mondo dei sogni?-
- No scusa sono qui...allora dobbiamo andare no? Col traffico meglio muoverci ora...-
Si alzò dal tavolo e prese le chiavi della macchina.

La donna improvvisamente cambiò espressione.
- Questa forse è l'ultima visita prima del parto...sarebbe stato bello se avessi potuto condividere questi mesi con lui...-
Il lui in questione era il suo ex compagno, Gaetano sapeva solo che si chiamava Giulio e che la aveva lasciata dopo averla accusata di essere rimasta incinta per incastrarlo a sposarla.
Se ne era andato al termine di una furiosa litigata costringendola a tornare a casa da suo fratello Claudio e raccogliere i pezzi della sua vita.
Per un attimo Gaetano si sentì in colpa per non aver dato importanza alla donna, anche per lei doveva essere un momento difficile, e poi come si può lasciare qualcuno quando addirittura sai che avrete un figlio insieme?
Si avvicinò a Sabrina abbracciandola.
- E' lui quello che ci ha perso...adesso andiamo ok? -
Era un abbraccio innocente, un gesto che fai ad una parente e lo sapeva benissimo anche perché Gaetano non vedeva alcuna altra donna se non Camilla.
Eppure lei in quei mesi in cui era stata a casa sua, dato che il commissario era sempre solo e non sembrava cercare donne, ci aveva sperato.
Ma alla fine il suo non cercarne era dovuto solo al fatto che era già innamorato di qualcuno e sarebbe potuta passargli davanti la più bella donna del mondo, ma lui non ci avrebbe fatto caso.
Si staccò da lei incurante del tumulto che quel gesto aveva provocato, e si avviò verso la porta non prima di sentire il suo battito farsi irregolare.
Si affacciò dallo spioncino e vedendo che non c'era anima viva, fece uscire prima Sabrina facendole chiamare l'ascensore, quando lei vi entrò, lui uscì dalla porta e scese di corsa le scale.

 



Camilla nel frattempo era in macchina, aveva mandato un messaggio a Francesca per chiederle se le andava di prendere qualcosa insieme in una delle sue pause perché aveva voglia di fare una chiacchierata e avevano deciso di vedersi intorno alle dieci e mezza.
L'appuntamento di Sabrina era alle dieci quindi pensò di arrivare un po' prima per poi aspettare e "casualmente" incontrarli per l'ospedale.
Voleva scusarsi con Gaetano per come si era comportata, e c'era un qualcosa che la preoccupava molto in tutta questa storia, aveva bisogno di vederlo, di rifugiarsi tra le sue braccia e sapere che tutto andava bene.
Era ancora al parcheggio quando li vide arrivare, Sabrina ormai era a fine dell' ottavo mese, quindi facilmente individuabile.
Entrarono nel reparto di ginecologia, e la donna si sentì quasi una stalker a seguirli in quel modo, ma poi insomma, pensò che non stava facendo nulla di male, era andata a trovare una sua amica e dato che sapeva che Sabrina aveva la visita, aveva fatto un salto per vedere come andava, era plausibile!
Risolto il problema con la sua coscienza, entrò nel reparto anche lei.

I due erano in sala d'attesa e mentre si avvicinava, Camilla vide la dottoressa arrivare.
Avrebbe potuto aspettare che il medico entrasse con Sabrina e poi avvicinare Gaetano, quindi rimase in disparte senza farsi vedere fino a che l'uomo non rimanesse solo.

- Allora, De Silva non è vero? -
La donna si alzò
- Sì...ma io ero con la dottoressa Caroli...- non amava un granché i medici ed essendo abituata sempre alla solita da quando era a Torino, Sabrina era un po' spaventata.
- Eh lo so ma oggi ha preso un giorno di permesso...cercherò di non farle sentire troppo la sua mancanza - sorrise la donna poi rivolgendosi a Gaetano - e lei è il papà del bimbo? -
L'uomo venne preso alla sprovvista ma notò il rattristarsi di Sabrina a quelle parole, l'altra dottoressa sapeva benissimo chi era lui ma un po' per il dialogo della mattina, un po' per la lunghezza che una spiegazione avrebbe comportato, l'uomo cercò di metterla più semplice possibile.
- Sì, sono il papà, ma aspetto fuori...-
La dottoressa si limitò a sorridere e prese Sabrina con sé mentre la donna gli lanciava uno sguardo sorpreso.

E non era l'unica.

Nell'udire la risposta di Gaetano, un'altra donna era rimasta sorpresa, o forse sorpresa non era il termine adatto, la parola giusta era del tutto sconvolta.
Camilla si era dovuta appoggiare al muro per non cadere.
Che cosa voleva dire quella frase?
Il mondo le stava lentamente crollando attorno, poteva essere solo una cosa detta per evitare mille spiegazioni, ma allora perché le faceva così male?

Quando vide Gaetano da solo, decise di avvicinarsi e non gli diede neanche il tempo di percepire la sua presenza.
- Che cosa significa che sei il padre del bambino? -
Al sentire quelle parole l'uomo trasalì e si voltò immediatamente.
- Camilla...che ci fai qui? - aveva gli occhi sbarrati.
- Che cosa significa che sei il padre del bambino???-
Gaetano la guardava con un misto di preoccupazione e paura.
Si avvicinò a lei allungando un braccio per calmarla dato che sembrava quasi fuori di sé.
- Ascolta...andiamo fuori..- appena le sfiorò la pelle, lei lo scostò violentemente come se ne fosse stata bruciata, la sua espressione funerea.
- Non mi toccare! Voglio sapere che cosa significa quella risposta! -
La situazione si stava facendo difficile e a questo punto Gaetano poteva fare solo una cosa.
- Non qui dentro, andiamo fuori, ti prego. -
Camilla non aspettò che lui le facesse strada per voltarsi e cominciare a camminare, respirava affannosamente, la testa le girava e aveva anche la nausea ma doveva capire cosa stava succedendo prima di tutto.
Lui la seguì preoccupato e con il cuore pesante.
Appena nel giardino, si guardò intorno sperando che quel posto fosse pubblico abbastanza.
La donna continuava a fissarlo e i suoi occhi sembravano entrargli dentro come lame, non sapeva se gli facevano più male quelli o l'espressione ferita che aveva dipinta sul volto.

Se le avesse detto che era il padre del bambino di Sabrina la avrebbe distrutta, colpita a morte.
Sarebbe diventato Renzo o peggio ancora, ma lei lo avrebbe sicuramente lasciato e si sarebbe allontanata.
Però...voleva veramente farlo? Se le avesse detto una cosa del genere lo sapeva che Camilla non si sarebbe più ripresa, e non perché fosse stato proprio lui a tradirla, ma perché già la prima volta lei era rimasta svuotata per mesi e cambiata dentro radicalmente, ma una seconda volta sarebbe veramente stato troppo.
- Io sto aspettando una spiegazione... -
Un tono duro, ma anche spaventato, la voce leggermente tremante, un gridare aiuto nascosto dalla rabbia, era la Camilla che aveva conosciuto dopo il tradimento di Renzo quella che aveva davanti.

Gaetano sospirò, avrebbe trovato un altro modo, lasciarla doveva farlo, ma ferirla a morte non ce la faceva, anche perché lui stesso si stava sentendo morire.
Tentò una via di mezzo, abbassando lo sguardo e sbuffando come se fosse insofferente.
- Mi sorprende che tu me lo chieda...ma che razza di uomo pensi che sia? -
A quella risposta il macigno che aveva sul cuore si sollevò di colpo, anche se l'espressione del volto del vicequestore continuava a non riconoscerla.
Non si accorse di aver trattenuto il respiro fin a quando non sentì l'ossigeno che tornava nei polmoni.
- No è che...lì...alla dottoressa...-
- E che cosa dovevo fare? Andare a raccontare alla dottoressa tutti gli affari di Sabrina? Quella donna è sola e sta portando avanti una gravidanza lontano dalla sua famiglia, è stata anche lasciata in tronco dal suo compagno a causa del bambino, pensi che avrei avuto il cuore di dire qualsiasi cosa che avesse potuto ricordarglielo? Ho risposto la cosa più veloce! Strano che con il tuo acume investigativo tu non ci sia arrivata! -
- Hai ragione, ho tratto le conclusioni senza pensarci ma è che...non lo so...-
L'uomo scosse il capo.
- Tu fai sempre così, ti butti a capofitto nelle cose senza pensare alle conseguenze, trai conclusioni senza confrontarti con nessuno, ma la cosa peggiore è che, anche se per un attimo, hai messo in discussione me...quello che c'è...- si fermò, se avesse continuato su quella strada sarebbe andato tutto all'aria - quello che c'era tra noi. E questa cosa mi ferisce più di quanto tu possa immaginare...-

E l'utilizzo dell'imperfetto a Camilla non era sfuggito.

- Che...che cosa vuol dire "c'era"?- la luce e l'aria ricominciavano a mancare e la bocca della stomaco si stava chiudendo irrimediabilmente.

Ora o mai più Berardi, non hai altra scelta.

Gaetano chiuse gli occhi per un attimo prima di riaprirli e fissarla, sembravano due lame di ghiaccio che volevano trafiggerla.
Però non riusciva a dirglielo in quel modo, mentre nonostante l'apparente durezza, le lasciava la possibilità di entrarle dentro, quindi volse lo sguardo verso l'entrata dell'ospedale.

- Senti, è da un po' che ci penso...credo che...dovremmo prenderci una pausa -

La voce era meccanica, si sentiva staccato da sé stesso come se un altro avesse detto quella frase. Solo il dolore acuto e lancinante in mezzo allo sterno gli faceva capire che era veramente stato lui a pronunciare quelle parole, mentre il respiro usciva a fatica ma pregò che lei non se ne accorgesse.

Dal canto suo Camilla era rimasta pietrificata.

Non riusciva a mettere a fuoco quello che aveva davanti, le parole le arrivavano sconnesse, la stessa sensazione di quando si ha la febbre alta, la nausea si fece prepotente e sentì le gambe cedergli, anche se si costrinse a rimanere in piedi.

- Non...non ho capito..- la voce era ancora più tremante, vulnerabile come mai era stata prima, spezzata anche mentre pronunciava quelle quattro parole.
Gaetano non resse a sentirla così e per evitare di prenderla tra le braccia si costrinse a continuare a fissare l'entrata dell'ospedale, se non la guardava era meglio.
- Ma è ovvio, se sono arrivato a questa età senza una compagna, un motivo ci sarà. -
Forza, ce la doveva fare, non poteva fare altro.
- Solo è la mia dimensione, e come tu mi hai benissimo fatto notare qualche mese fa, sono sentimentalmente instabile. Ho bisogno di spazio e di stare per conto mio per un po'. Il lavoro e Sabrina ultimamente mi stanno prendendo troppo e non ho tempo da dedicare a nient'altro, comunque - girandosi verso di lei la trovò a fissarlo con uno sguardo confuso come se non lo riconoscesse - non credo che sia opportuno parlarne ora. Devo tornare dentro, più avanti, in caso possiamo ritornare sull'argomento ma ora ci sono situazioni più importanti che hanno la precedenza... -

Non era vero, non era vero per niente, ma non poteva fare altrimenti.
Lei era la cosa più importante, lei aveva la precedenza su tutto, e proprio per questo si stava scavando la fossa da solo.

Era destino che non potesse essere felice, che per lui la felicità durasse il battito di ali di pochi mesi per poi volare via facendolo risprofondare nel buio e nella solitudine. Un raggio di luce che lo riscaldava per poi lasciarlo cadere nel gelo.
Senza aspettare risposta, si incamminò verso l'entrata dell'ospedale con il cuore ormai ridotto uno straccio.

Eppure...

Eppure lo aveva sognato così tanto, loro due, insieme, quella tanto agognata famiglia di cui stava finalmente cominciando a sentirsi parte.
Si rivedeva con a lei nel parco, a casa sua a preparare il caffè insieme litigando su chi lo facesse meglio, a giocare con la nipote, a scherzare come due ragazzini punzecchiandosi prima di lasciarsi andare ad una passione che in tutta la sua vita non aveva mai provato.

Era la perfezione.

E non era per lui.

Non ce la faceva...non voleva, ma perché doveva andare così?

Ogni passo che lo allontanava da quel cortile lo faceva sentire come un condannato a morte che cammina verso il patibolo.

Però doveva farlo, per lei...

E poi fu un attimo, perché anche ai condannati è concesso un ultimo desiderio, guidato da qualcosa che non avrebbe saputo spiegare neanche lui, senza pensare a cosa sarebbe successo dopo, fregandosene di tutto, tornò indietro verso di lei che era rimasta immobile nello stesso punto.

Le si avvicinò e una sua mano, lieve come una piuma, le accarezzò i capelli a lato della guancia, sciogliendola dal gelo che stava provando.
Camilla alzò gli occhi e lo fissò, lo sguardo più vulnerabile e ferito che lui avesse mai visto.
Gli stava chiedendo perché e lui non poteva risponderle.
Gli chiedeva se faceva sul serio e lui desiderava disperatamente dirle di no.
Ma non era possibile.
Avvicinò la sua fronte a quella di lei.


Lo so che è l'ultima volta, ma lasciami questo momento.

Non hai idea di quanto ti ami.

Io senza di te non ci so stare.


E poi un bacio dolce e amaro, uno sfiorarsi di labbra, un secondo, che durò un secolo e li riportò dove esistevano solo loro, un gesto piccolo ma che investì entrambi con una forza devastante.

Improvvisamente di nuovo il freddo, lo vedeva allontanarsi di buon passo lasciandola lì a non capire se quel bacio fosse accaduto davvero, o se era stato uno scherzo dalla sua mente.
In maniera sempre più dolorosa, si sentiva come se si stesse svegliando da un'anestesia, con la testa pesante, il cuore in subbuglio e lo stomaco...
Non fece in tempo a realizzarlo che riversò tutta la pochissima colazione fatta sull'aiuola del giardino.


Le sembrò di essere intrappolata in un incubo.



Respirava a fatica e aveva le lacrime agli occhi dovute allo sforzo.
Mentre tentava di prendere aria, sentì due braccia afferrarla per le spalle.
- Camilla, tesoro, che cosa è successo? Che hai? -

Francesca aveva preso una pausa alle dieci e mezza ed era uscita per cercare Camilla quando la vide piegata verso l'aiuola e accorgendosi di quello che stava succedendo era corsa ad aiutarla.
Sentendo che respirava male, la fece immediatamente sedere su una panchina e poi corse a prendere la bottiglietta di acqua che teneva nel suo studio, insieme ad un bicchiere di carta.
Camilla, seduta sulla panchina, tentò di calmare gli spasmi e bevve tutto d'un fiato quando l'amica tornò.
Ancora qualche respiro profondo e cominciò a sentire il cuore tornare a battere in modo normale.

Non le era mai capitato prima di stare così male.

Francesca era molto preoccupata.
Era la prima volta in assoluto che vedeva Camilla così, neanche quando aveva avuto l'attacco di panico si era ridotta in quello stato e qualcosa non la convinceva affatto.
Sedendosi accanto a lei, quando capì che riusciva a parlare, tentò di sondare il terreno poggiandole una mano sulla spalla.
- Come ti senti?- la domanda era semplice, la risposta tutt'altro.
Camilla continuava a fissare un punto nel nulla con la faccia che raccontava perfettamente quanto se la fosse vista brutta e non riusciva ancora a rispondere alla donna, la quale nel frattempo la fissava come per controllare che il suo corpo stesse lentamente ritornando a respirare in maniera normale.
- Sto meglio...grazie - rispose la donna quasi senza crederci neanche lei.
- Va bene...e ora ti va di dirmi che ti è preso? -
Camilla la guardò con aria quasi smarrita
- Che mi è preso? No...è che...- la sagoma di Gaetano che si allontanava da lei le provocò un altro conato che però tenne sotto controllo.
Non aveva capito neanche lei cosa fosse successo, doveva riordinare le idee, o meglio ancora, la sua vita, e in quel momento tutto era tranne che lucida.
Non poteva risponderle e quindi si limitò a una piccola parte della verità.
- E' che stanotte ho dormito pochissimo e stamattina mi sono svegliata stanca e con il mal di testa, avevo poca fame quindi avrò bevuto sì e no due sorsi di tè, probabilmente il mio corpo mi stava cercando di dire che non era una buona idea...- cercò di fare ironia, ma il sorriso amaro che le si dipinse sulle labbra sarebbe stato evidente anche ad un cieco.

Francesca infatti la guardava come se non avesse creduto neanche a mezza parola, ma a quanto pare almeno per il momento decise di non indagare.
- Senti, ti va di venire un attimo con me? - chiese alla donna alzandosi e aiutandola a tirarsi in piedi dato che le sembrava molto debole, un contrasto nettissimo con la Camilla forte come una tigre persino durante tutto il casino con Renzo.
- Ma dove?- le chiese facendosi quasi docilmente trasportare dall'amica, altra cosa che Francesca notò e non le parve affatto positiva.
- Andiamo a fare una visitina al cuore e poi magari facciamo qualche analisi, è un po' che non fai un check up no? - poi continuò sorridendo - sono una dottoressa e mi hai appena vomitato davanti, non ti lascio andare a casa adesso. Tanto ormai sei a stomaco vuoto, quindi approfittiamone! -
- Ma guarda che sto benissimo, ho solo passato una brutta nottata, tutto qui..- cercò di opporsi debolmente Camilla.
- Tesoro, ne sono sicura, ma io comunque non ti faccio tornare a casa senza un controllo e poi andiamo a farci una colazione da leoni, o anche un pranzo anticipato.-

E Camilla lo sapeva che Francesca non avrebbe mai e poi mai gettato la spugna, per cui si fece portare da lei a fare analisi, elettrocardiogramma vari e tutto il resto uscendo da lì che si sentiva uno straccio più di prima.

- Francesca, questa me la paghi, mi hanno fatto di tutto! Ci mancavano solo le lastre e la Tac! -
La dottoressa la guardava divertita trattenendo a stento le risa.
- Mia cara, il check up si chiama così proprio perché controlla tutto il controllabile, andava fatto e non ti lamentare che sembri una ragazzina...-
- Però hai visto? Io te lo avevo detto che non ho niente...sarà stato lo stress, ho avuto una cosa simile un annetto fa..-
- Ok potresti avere ragione, adesso controlleremo le analisi che mi faccio dare stasera, però non c'è niente di strano...eppure qualcosa non mi torna... -
- Te lo ho detto - rispose quasi sbuffando Camilla - non ho niente, da qualche settimana dormo un po' meno del solito e mi sento più stanca, ma che ti devo dire, sarà la menopausa in arrivo...-

Francesca la guardò se possibile ancora meno convinta di prima.
- Beh, in teoria la pillola dovrebbe attutire i sintomi della menopausa quindi io dubito che sia una questione legata a quello, oltretutto non so...-
- Ah no, io ho smesso di prendere la pillola da quasi un anno, era inutile tanto ho 50 anni suonati, non è che serva ad un granché...avevo letto da qualche parte che comunque a quell'età era meglio smettere di prenderla...-
E quell'ammissione per qualche motivo bloccò Francesca che guardò la donna sorpresa.
- Camilla, ma ne hai parlato con la tua ginecologa, chi è la Rossi vero? -
- Ma sì...e comunque in fondo ormai non serviva ad un granché...-

Dalla faccia di Francesca, Camilla non riusciva a capire cosa le stesse passando per la testa.
- Senti, prima di andare via, oggi che la Rossi è in servizio, andiamo un secondo da lei...-
Disse prima di riprendersela a braccetto riportandola dentro.
- Ancora? Ma no Francesca ti prego basta! Pure la ginecologa adesso? No da lei non ci vado... -
- Ma avanti forza, che sarà mai, accertiamo se questa menopausa è in arrivo o no, tanto ce lo diranno anche le analisi, dato che ti ho fatto fare pure quelle degli ormoni, e ci togliamo anche questa, dai dai niente storie - stava continuando a camminare incurante di tutto.
- T'ho detto che non ci vado! - e ovviamente Camilla proseguiva con la sua protesta.
- Sì...va bene, avanti da questa parte -
E stavolta non aspettò risposta, Francesca la ritirò dentro rimanendo sorda ad ogni tipo di lamentela.

Mezz'ora dopo, Camilla era di nuovo fuori dall'ospedale, sicuramente molto confusa e più in crisi di prima, con altre informazioni da assimilare.
Stava seduta su una panchina con Francesca accanto e guardava davanti a sé, mentre l'amica la fissava, la mano era ritornata sulla spalla.
- Camilla, vuoi che ti accompagni a casa? -
- No io...penso di dover camminare un po'...- rispose Camilla.
- Guarda che non è ancora certo, dobbiamo aspettare le analisi di stasera per la conferma...sei sicura che non vuoi che chiami Gaetano così ti viene a prendere?-
Camilla continuava a guardare fisso davanti a sé, ma al sentire quelle parole sembrò rianimarsi.
- Gaetano? No...no è meglio di no..io ho bisogno di camminare...-
Alla reazione che Camilla fece sul nome dell'uomo, Francesca non rimase indifferente.
- Ehi...c'è qualcosa che non va con Gaetano? -
E Camilla in quell'attimo di sentì punta sul vivo.
- E' che...abbiamo deciso, nel senso, io...credo che ci siamo presi una pausa...-
Dirlo ad alta voce amplificava tutto, a cominciare dai battiti del suo cuore che ora le rimbombavano nelle orecchie.
- Che...che cosa? Ma quando? Ma, siete impazziti tutti e due? Questa è proprio l'ultima cosa che avrei potuto sentire oggi! -
Si alzò improvvisamente mettendosi di fronte a Camilla con le braccia incrociate.
- E sentiamo, questa pausa perché la avete presa? -
- Non ci capisco niente neanche io...ho bisogno di pensare o qui divento pazza...meglio che vada a casa ora...-
Francesca la guardò con aria rassegnata e prese la piccola busta bianca di carta che era rimasta sulla panchina.
- Come vuoi, comunque intanto prenditi il panino che abbiamo comprato, devi assolutamente mangiare, è da stamattina che stai a stomaco vuoto! -
Camilla guardò la busta con un mezzo sorriso.
- Grazie, allora passi stasera? -
La dottoressa le sorrise.
- Sì, stai tranquilla, stasera vengo con tutto e poi ne parliamo...ma Camilla, - si fermò un attimo come se stesse cercando le parole giuste - come dottoressa, e dopo quello che mi hai appena detto, io non posso esimermi dal dirlo. Qualsiasi sia il responso..c'è ancora tempo per...-
Camilla sbarrò nuovamente gli occhi, prese la busta e si alzò.
- Allora ci vediamo dopo...grazie di tutto -

Aveva volutamente ignorato l'ultima parte della frase dell'amica e si avviò verso l'uscita mentre Francesca la guardava da lontano scomparire dietro il cancello, non sapeva se sperare che quelle analisi fossero positive o negative.


Camilla si sentiva come se fosse in bilico tra un sogno ed un incubo e aveva solo voglia di camminare e schiarirsi le idee partendo da quelle peggiori.

Gaetano...
Gaetano le aveva detto che dovevano prendersi una pausa.
Il suo Gaetano, quello che fino al giorno prima non la avrebbe mai lasciata neanche per tutto l'oro del mondo.

E proprio quel mondo le era crollato addosso tutto insieme.

Aveva la testa piena di mille pensieri che giravano confusi e quasi informi, e in tutto questo sapeva anche che data la situazione aveva bisogno invece di calma, di camminare, di rilassarsi, di non farsi prendere dal panico o dalla disperazione anche se nella situazione attuale, entrambi sarebbero stati assolutamente plausibili.
Non era da lei abbandonarsi, lasciarsi andare sprofondando in quell'incubo, non adesso.
Quel vortice nero la chiamava e una parte di lei avrebbe voluto buttarcisi dentro e piangere, ma in un'altra parte di lei, una vocina piccola piccola le diceva che nonostante quelle parole, qualcosa non tornava.
O forse era semplicemente la disperata tenacia di volersi aggrappare a qualcosa di quasi inesistente ma che era ancora lì.

Quasi inesistente ma che era lì...proprio come...

Prese il panino dalla busta e lo addentò in maniera quasi famelica mentre cominciava a camminare, senza una meta precisa.
Aveva fatto solo pochi metri che sentì una voce chiamarla.

- Camilla!! -

Dall'altra parte della strada, un uomo stava muovendo il braccio, e appena si accorse che lei lo aveva visto, sorrise e si avvicinò.
- Marco...-
- Accidenti che entusiasmo! Ok non sarò il tuo adorato Berardi però insomma..-
La donna al sentire di nuovo il nome di Gaetano ebbe un altro piccolo sussulto.
- No hai ragione scusami, ero sovrappensiero...- rispose mentre nella sua testa alcuni ingranaggi avevano cominciato a girare.
Non poteva farsi prendere dalla disperazione, non fino a quando non avesse capito tutto e sicuramente non dopo quelle ore in ospedale.
Gaetano...lui aveva cambiato completamente atteggiamento solo da due giorni...e quindi sicuramente in quei due giorni qualcosa doveva essere successo.

E non importa se nelle orecchie un ronzio continuava imperterrito o se lo stomaco si contraeva senza che lei potesse controllarlo.

Comunque andasse, non si sarebbe mai sentita peggio di quanto si era sentita quella mattina, ma doveva sapere, e aveva davanti proprio una persona che avrebbe potuto fare al caso suo.
Marco nel frattempo la guardava con la sua solita aria un po' curiosa e divertita.
- Senti, lo so che magari dirai di no, ma dato che ieri l'uscita al bar non è andata benissimo...ti va se ti offro un Vermouth? -
E stavolta Camilla non aspettava altro, anche se nella sua testa chiese scusa a Marco per quello che stava per fare.
Non sarebbe potuta andare quel giorno, aveva assoluto bisogno di tornare a casa, distendersi, pensare, riordinare le idee e aspettare Francesca, ma quell'occasione non se la fece scappare.
- Guarda, oggi è una giornata abbastanza complicata quindi non è possibile, ma se vuoi possiamo vederci domani, magari non per un Vermouth ma per un succo di frutta che per un po' ho deciso di evitare alcolici...-
Sperava con tutto il cuore che lui accettasse, anche se aveva notato che il suo sguardo era sorpreso, come se non si aspettasse quella risposta da lei.
- Domani va benissimo, ti vengo a prendere a casa se vuoi, così andiamo con la mia macchina -
E Camilla non sentì altro che il "va benissimo".
- Ottimo, però ti chiamo io per dove vederci, se hai un numero nuovo è il caso di darmelo.-
Neanche cinque secondi dopo aver scambiato i numeri, Camilla lo salutò e si incamminò verso la sua macchina entrando senza voltarsi a guardarlo neanche una volta.

Appena dentro, si sentì come se avesse girato il mondo a piedi.

Tutta la mattinata le stava passando intorno agli occhi e appoggiò la testa indietro respirando a pieni polmoni.
- E' tutto a posto, ce la posso fare, va tutto bene...con calma..-
Ripeté quelle parole come un mantra mentre le saliva la voglia di piangere e la testa le girava.
Riprese a mangiare il panino lasciato a metà e lo finì senza neanche rendersene conto.
Con lo stomaco pieno, riuscì a trovare la forza per infilare la chiave nel lunotto e accendere la macchina.
- A casa, avanti, Potty ci aspetta...-



Non appena la sua macchina partì, un'altra automobile nera, mise in moto per seguirla.
L'uomo che la guidava era stavolta accompagnato da Carpi.
- Bene bene, sai che ti dico? Secondo me non mi serve a un granché la tua assistenza -
Michele lo guardò sorpreso e preoccupato.
- Perché pensi questo? -
- Perché è ovvio che Berardi è un donnaiolo...mi sorprendeva il fatto che non si fosse stufato di quella, oltretutto pure stagionata...-
Invece Michele non era assolutamente dello stesso avviso.
- No aspetta, fammi fare un tentativo e andare a controllare...-
- Guarda che nessuno ti ferma, solo che non penso tu possa fare nulla, rimaniamo con il nostro piano originale e a te è andata male! -
- Non credo, intanto seguiamola, poi lascia fare a me...-

 

Tic-tac-tic-tac-tic-tac-tic-tac

Dannazione a quell'orologio, da quando era così forte?
Non era possibile che le lancette di un orologio da polso fossero così rumorose e poi di chi era? Lei di certo non ne portava...
Sbuffò rigirandosi per cercare con lo sguardo quel noioso disturbatore che non faceva altro che scandire i minuti interminabili.
Tornata a casa aveva mangiato a forza a pranzo, fortunatamente era sola e non avrebbe dovuto dare spiegazioni alla figlia del suo stato, poi si era messa con Potty sul letto, bevendo una tisana al finocchio dato che la camomilla per sicurezza aveva evitato di prenderla.
Francesca le aveva mandato un messaggio dicendo che sarebbe arrivata di lì a poco, e Camilla si sentiva come se la sua vita fosse appesa ad un filo.
Dove era finito quel libro che lesse subito dopo che aveva cacciato Renzo di casa?
Stava tentando in ogni modo di ricordarselo.
- Respiriamo profondamente, ok, sono pronta ad accogliere con...con...come cavolo faceva quella parte? Potty io non ce la faccio più!-
Il suono del campanello la fece sussultare e scattare in piedi dirigendosi velocemente verso la porta.

Dall'altra parte, Francesca le guardava con un un volto indecifrabile che se possibile la tenne ancora più sulle spine.
- Allora? - chiese senza neanche salutarla.
- Camilla, andiamo a sederci vieni...- l'amica chiuse la porta e si incamminarono verso la sala da pranzo dove poi Francesca tirò fuori una specie di largo e piatto fascicolino che conteneva i risultati delle analisi e glielo diede senza pronunciare nulla.
La donna si sedette e aprì la prima pagina come per tentare di capirci qualcosa, anche se era evidente che tra tutte quelle sigle la testa se possibile le girava ancora di più.
- Eh ma Francesca io qui non ci capisco niente! -
- Hai ragione scusami, è solo che per me la situazione è un po' inusuale...partiamo da stamattina, quando la dottoressa ti ha detto che...-
- Che facendo la visita c'era qualcosa ma data la mia età poteva essere di tutto e quindi...-
- E quindi tra le altre analisi, quelle su cui ci dobbiamo concentrare sono all'ultima pagina, le analisi degli ormoni...-

Camilla scorse immediatamente all'ultima pagina.

- Ecco, e anche questo per me è turco...- rispose guardando quelle cifre quasi sbuffando dato lei con i numeri aveva un pessimo rapporto.
- Leggi il commento del medico in fondo..-
- Ok, dunque, aspetta, - si allungò a prendere gli occhiali che aveva lasciato su tavolino.
- Dove sta? Ah eccolo...allora...Considerata l'elevata quantità di Beta HCG nel sangue si può affermare senza margine di errore che il soggetto...-

La bocca stavolta non riusciva a chiudersi, rileggeva continuamente quelle parole come se non ci credesse e poi guardò l'amica che se la osservava divertita.

- Per la situazione in cui ti trovi ora non so se sia un bene o un male, a parte che immagino tu lo sappia da sola che questa eventualità aveva praticamente zero possibilità di accadere, quindi onestamente non ho idea di come ci siate riusciti..-

Se non fosse stato per quello che le aveva raccontato Camilla la mattina, Francesca sarebbe scoppiata a ridere all'istante, bastava guardare la faccia della sua amica con la bocca aperta e gli occhi sgranati.
Si limitò ad allargare il sorriso divertito assumendo un'espressione sorniona.

- In ogni caso sai, di solito in queste situazioni si fanno le congratulazioni...-




Congratuazioni Camilla...ci potevi riuscire solo tu.
Ok, alla fine ho optato per questa scelta.
Ho riflettuto veramente molto prima di decidermi, ma dopo le ultime discussioni sul gruppo, dato che è chiarissimo che non vedremo mai una cosa del genere in PaP ho deciso di metterlo qui.
Sono diventata prevedibile?
Ci sta, ma era il mio sogno per fine PAP 6 e non si è avverato. Stavolta me lo faccio da sola.
Non so quanti lettori ho perso ancora di più adesso, mi dispiace veramente, ma alla fine ho voluto farmi questo regalo.
Per la scena in cui Gaetano la lascia, è stata una tortura scriverla, sappiatelo. Io detesto far soffrire Gaetano perché non se lo merita eppure adesso tra i due sicuramente lui è quello che sta peggio.
Però vi ricordate quando tempo fa chiesi il colpo di scena a chi volevate che accadesse? Si era praticamente arrivati ad un exequo, quindi alla fine ho fatto accadere qualcosa a tutti e due, adesso vediamo come se la cavano, soprattutto Camilla che al momento è in una situazione surreale e anche se dovrebbe starsene buona buona, non penso proprio che ci starà.
Milioni di grazie per aver letto fin qui, e grazie per le reviews e l'interesse che dimostrate ogni volta. Sappiate che ho ancora solo un capitolo fatto per cui potrei non riuscire più a rispettare il solito appuntamento domenicale, però mi metto d'impegno per trovare il tempo! Lo schema è fatto e il finale è mezzo pronto, devo solo arrivarci!
Certo, sempre e comunque per chi è ancora interessato a seguire questa cosa.
Un bacione a tutte e stavolta sul serio, aspetto commenti, non so se ho fatto la scelta giusta, ho un po' scelto col cuore di fan e non so se ho fatto bene.
Grazie ancora per aver letto anche questo capitolo!!!
   
 
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