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Autore: Alessia Krum    07/02/2016    1 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7
Ritorno a casa
 
Max andò ad aprire la porta in camera di Acqua. Come aveva previsto, Lyliana era già in piedi e non aveva esitato a bussare. Se fossero arrivati un secondo più tardi, non avrebbe fatto in tempo ad aprirle. La donna entrò, rivolse una rapida occhiata al letto e poi tornò a guardare Max.
- Allora, come sta? - gli chiese, sperando di sentire che la sua “bambina” sifosse risvegliata durante la notte e ora stesse solo dormendo. Ma invece Max le rispose:
- Non si è svegliata, ma si vede che sta meglio. Guarda, sorride. Sono certo, anzi, super sicuro che tra poco si sveglierà. Non ti preoccupare. -
- Oh, Max, lo spero tanto anch’io. Non capisco come tu possa essere così tranquillo… -  Lyliana lo abbracciò e poi, tormentandosi il grembiule, gli disse:
- Senti, io devo andare ora. Per qualunque cosa, qualunque, sono nei paraggi. Ma tu resta qui! -
- Non muoverò un passo, promesso! - sorrise lui.
- Non pretendevo tanto! - Poi Lyliana uscì e Max rimase seduto vicino al letto di Acqua. “Devi riuscirci, Acqua” pensò, rilassandosi sulla seggiola. Anche lui non dormiva da alcuni giorni e l’ultimo combattimento era stato davvero duro.
 
***
 
Acquamarina ormai non sapeva più che fare. Aveva tentato di riprendersi il controllo del suo corpo, ma una forza più potente si era impossessata di lei: era attratta dal rimanere in quello stato. Sapeva molto bene quello che Max le aveva detto, ma non ce la faceva. Era stanca. E si lasciò trasportare.
 
***
 
Max sentì il rumore di qualcosa che andava in pezzi. E si svegliò. Che ora era? Non si era nemmeno accorto di essersi addormentato. Guardò fuori dalla finestra, ed era quasi buio. Non poteva aver dormito un giorno intero! Oppure sì? Acqua era ancora nel suo letto, immobile. Il ragazzo si alzò dalla seggiola e uscì per andare a sgranchirsi le gambe nel parco, ma prima che riuscisse ad arrivare alla porta, Lyliana gli si materializzò davanti armata di una scopa.
- Fermo, non muovere un passo! - Max non riuscì neanche a pensare “che cosa le prende?” che lei disse:
- Ho rotto un vaso prima, e c’è mancato poco che tu pestassi i cocci! - Max tirò un sospiro di sollievo. Poi tornò in camera. Ormai si era deciso. Doveva portare Acqua ad Atlantis e trovare il modo di farla svegliare.
 
***
 
- Acqua, ma che ti prende? Avevi detto che avresti provato a risvegliarti! -
- Infatti è così, ci ho provato! Solo che non ci riesco… è più forte di me! - Max le voltò le spalle e incrociò le braccia. Acqua ormai lo conosceva troppo bene e sapeva che, quando faceva così, doveva lasciarlo solo. Così si allontanò e, sedendosi a gambe incrociate, guardò la città al buio, dalla stessa collinetta dove erano arrivati la prima volta. Era ancora notte e Atlantis era illuminata da infinite torce e lumini verdognoli, soprattutto sulle mura e sulle torri. Raccolse una manciata di sabbia da terra e la sollevò in aria, facendola volare. Poi vide un lampo azzurro alla sua destra e voltò la testa. Max se n’era andato.
Acqua toccò l’acquamarina sul suo bracciale e ritornò sulla Terra.
Appena sentì di essere arrivata riunì tutte le sue forze e, cercando di far ritornare l’immagine del viso arrabbiato di Max in fondo alla sua mente, si concentrò e pensò intensamente.
Voglio tornare a casa, voglio tornare a casa, voglio tornare a casa, voglio tornare a casa, voglio tornare a casa, voglio tornare a casa, voglio tornare a casa…
Poi sentì quella sensazione speciale che aveva provato una volta sola. Sentì di essere parte di ogni minima goccia d’acqua e solo allora sentì di potercela fare. Un vortice di corrente calda l’avvolse. Sentì di nuovo di poter controllare il proprio corpo. Si stiracchiò un po’, si strofinò gli occhi e poi, aiutandosi con le braccia, si mise a sedere. E aprì gli occhi. Max era lì, davanti a lei, con l’espressione più felice del mondo dipinta sul volto.
- Acqua! Acqua, ce l’hai fatta! - Il ragazzo la strinse forte. Era contentissimo e aveva già dimenticato la piccola discussione di prima.
- Piano, piano. Sono stanchissima…Mettimi giù che mi fai girare la testa… - mormorò la ragazza con un fil di voce e poi si rimise a sedere. Ma dal corridoio arrivò la voce di Lyliana: - Bambina, bambina mia! Arrivo! -
La donna si precipitò nella stanza ancora in camicia da notte, e quasi travolse la ragazza. La abbracciò molto forte, e di nuovo lei chiese di lasciarla andare.
- Che udito fine che hai, mamma! - biascicò.
- Oh, sono felicissima! Alla fine Max aveva ragione. Non faceva altro che ripetermi che ti saresti svegliata. Meno male! Ti voglio bene, bambina mia! Che spavento che mi hai fatto prendere! - Acqua guardò l’amico e lui le fece l’occhiolino.
- Ma che ore sono? - chiese Acqua assonnata.
- Che ore sono?!? Hai dormito per due giorni, come fai ad essere stanca? –
- Non è che sono stanca. Mi sento debole… - rispose pronta. Anche se in realtà era molto, molto stanca.
- Sono le dieci e mezza… - a Lyliana non importava molto dell’ora, adesso che la sua “bambina” si era svegliata. Ci fu un rapido scambio di sguardi tra Acqua e Max. Che significava: “Andiamo?”. Ma il ragazzo, appoggiato al muro con le braccia conserte, fece un gesto per dire: “Ne parliamo dopo”.
Lyliana, seduta per terra, cominciò a parlare alla ragazza di tutto quello che era successo in quei due giorni, che ormai sembravano anni.
- ...Avresti dovuto esserci! Quando gliel’ho detto, Kate ha fatto una faccia… praticamente non aspettava altro che tu stessi male! Janissa invece è rimasta senza parole, non poteva sopportare di non averti più intorno…solo per tormentarti, ovvio… - E continuò così ancora per un po’, poi, stanchissima, salutò i due ragazzi e andò in camera a dormire. Max chiuse a chiave la porta e Acqua finalmente gli chiese:
- Allora, andiamo? - sperava molto in una risposta positiva.
- Ascolta, io credo che sia più opportuno aspettare ancora un po’. Tua madre potrebbe anche venire in camera tua ogni tanto, e non credo proprio che tu possa restare chiusa a chiave tutta la notte. E poi non sappiamo ancora come fare per portarti di là. -
- Ma… -
- Per favore, Acqua, almeno per oggi. Ti prometto che cercherò qualcosa in biblioteca per capire come fare a passare ad Atlantis, ma oggi resta qui. -
- D’accordo… -
- E ora vado, tra un po’ è ora di pranzo. -
- Eh? Ah, già, è vero che tu vai al contrario… ciao! - Un lampo azzurro, e Max sparì.
   
 
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