Nota: ok, non c'è l'ho fatta... la storia è diventa sempre più Klaroline man mano che la scrivevo :). Ship del cuore fino alla fine. Non c'è bisogno che siate fan della coppia, ma la conoscenza del rapporto Klaus-Caroline sicuramente aiuterebbe.
Di nuovo, non betata. Fatevi un paio di bicchieri di grappa prima, aiuta!
Sette
Sei mesi prima
17 Dicembre, Biblioteca di Hogwarts
Gli
squittii del piccolo elfo,
Wulfry, mentre rincorreva la volpe rossa e argento
riecheggiavano per tutta la biblioteca.
«Wulfry!»
lo ammonì spazientito
Neville, sommerso tra due colonne
di libri, «se continui con tutto questo baccano prima o poi
farai accorrere
qualcuno! Non era qui per aiutarci?» si lamentò
rivolgendosi verso
le due bionde sedute un tavolo più in
là, ormai divenute sinonimo di emicrania per il suo sistema
nervoso.
«E
infatti ci ha aiutato, Neville.»
ribatté Caroline, non degnandosi nemmeno di alzare lo
sguardo dal libro che
aveva avanti «Siamo dentro la biblioteca. Non è
colpa sua se non riusciamo a
cavarne un ragno dal buco comunque.
Ok.
Quella maledetta
succhiasangue stava diventando intrattabile giorno dopo giorno! Erano
ormai tre
mesi che cercavano una soluzione al piccolo errore di
“trasporto” (“non
c’è
stato nessun errore” era solita ribattere Luna), ma
nonostante stesse leggendo
un quantitativo di libri che forse non avrebbe mai pensato di
raggiungere in
tutta la sua vita, non erano ancora riusciti a trovare una sola
spiegazione
valida a tutto quello.
Lui
e Caroline sembravano
concordare (caso rarissimo) che ci fosse di mezzo un incantesimo andato
male,
dalla loro o dalla sua “parte” (questa strega Liv
della Congrega Gemini di cui
parlava spesso la vampira sembrava conoscere incantesimi estremamente
interessanti). Luna ovviamente, immersa in Lunalandia, sosteneva come
dietro ci
fosse una volontà precisa di un’imprecisata
entità.
«Neville,»
la voce della
maga in questione,
avvicinatasi al suo
tavolo, lo distolse dai suoi pensieri «come va il braccio? Il
professore Amycus
è andato giù pesante oggi a lezione di Difesa
contro le Arti Oscure.» gli toccò
il braccio delicatamente, come a controllare che fosse tutto a posto.
«Oh,»
deglutì Neville, diventando
un po’ rosso «non è nulla sul serio!
Grazie alla pozione di madama Chip la
frattura è subito guarita.» nel tentativo di fare
un gesto di noncuranza con la
mano, fece cadere un paio di libri dalla pila.
«Sei
stato molto coraggioso.»
constatò Luna, senza un minimo di imbarazzo, nel suo
classico modo di esporre i
fatti «Quel ragazzino del primo anno se la sarebbe vista
molto male se non
fossi intervenuto tu. Hogwarts è fortunata ad avere te di
questi tempi.»
«Veramente,»
balbettò Neville
sulla cui fronte si sarebbe potuto ormai cuocere un uovo « io
non-»
«Tra
due giorni iniziano le
vacanze di Natale,» cambiò di colpo discorso la
maga, completamente inabile a
leggere l’imbarazzo dell’amico per
i
complimenti «e dovremmo lasciare Hogwarts.»
lanciò un’occhiata di traverso
verso la vampira, ora impegnata a seguire Rouge e Wulfry su per la
famosa scala
che era stata l’inizio di tutti i loro guai.
«Uh,»
fece insicuro il ragazzo
«si. Temo proprio che mia nonna aspetti me per tagliare
l’abete per il nostro
albero di natale» continuò a raccontare veloce
sotto lo sguardo impassabile di
Luna «Non riesco proprio a capire perché la nonna
si ostin-»
«Neville,»
lo interruppe Luna,
abbassando la voce e sedendosi anche lei sulla panca, a due centimetri
di
distanza da lui «non possiamo lasciarla qui sola ad Hogwarts
per Natale.
Sarebbe troppo deprimente!»
«Cosa?»
arrancò il ragazzo mentre il suo cuore batteva a mille e il
suo cervello si metteva lentamente a passo con la sua compagna di
scuola «Luna!
Non starai sul serio suggerendo di-» l’alzata di
sopracciglia della ragazza lo
bloccò, «No! È fuori discussione! Non
posso portarla a casa della nonna! Come
faccio a spiegare la situazione? Cosa le dico?»
«Che
hai invitato un’amica per Natale» rispose Luna
tranquilla;
«No!
Luna, non si invitano “semplici amiche” a casa per
Natale!
Penserà che sia la mia ragazza! O qualcosa di
peggio!»
Luna
ci pensò su un attimo, meditabonda «Va
bene,» concesse alla fine
sorridendo «vuol dire che verrà a casa
mia.»
«No!»
scattò di nuovo Neville. Insomma! Lasciare Luna sola con la
sanguisuga? Non serviva di certo la professoressa Cooman per prevedere
che
quella sarebbe stata un’accoppiata disastrosa; poteva
immaginarlo benissimo:
Luna in giro la notte di Natale, in cerca di strani essere dai nomi
impossibili
(Pallette Cornute o Ricci Baffuti), con Caroline a darle corda, dato
che
secondo lei tutto era possibile.
«Va
bene! Dirò a mia nonna che
avremo un’ospite per Natale!» sbottò di
colpo.
«Davvero?»
chiese la CorvoNero
«Ma non avevi detto che-»
«Si
lo so cosa ho detto. Le
racconterò che i suoi genitori sono stati catturati dai
MangiaMorte e che non
sa dove andare!» e poi, in uno sprazzo di baldanza che
sorprese anche lui,
aggiunse «Ma tu dovrai venire a fare visita durante le feste!
Non penso di
potere resistere troppo a lungo da solo con quella
sanguisuga.»
Luna
sorrise entusiasta, ma la sua risposta fu coperta dalla voce
squillante di Caroline, proveniente dall’alto
«Scusate
se questa sanguisuga interrompe voi piccioncini» Neville si
alzò dalla panca per vedere dove diavolo fosse;
«Ma
mi sembra di aver scoperto
qualcosa di molto interessante» le teste di Wulfry e Rouge
fecero capolino tra
le sbarre delle ringhiera, in cima la scala a chiocciola.
«Ovvero?»
chiese il mago un po’
seccato;
Finalmente
anche la figura di
Caroline fu visibile, protesa verso il vuoto e intenta a osservare con
molta
attenzione qualcosa in basso:
«A
quanto pare per tutto questo
tempo abbiamo cercato la “porta”
sbagliata»
I
due maghi la guardarono
confusi.
Caroline
sorrise: effettivamente,
nonostante la sua ossessione per i particolari, non aveva mai notato
prima di
allora come i motivi del mosaico sul pavimento di quella sezione non
fossero
affatto casuali. A sua discolpa doveva dire che dal basso nessuno
avrebbe mai
notato l’effetto d’insieme; scoccò
un’occhiata riconoscente vero Rouge, che la
stava guardando di sottecchi, furbo, come se ne sapesse molto di
più che mera carta
mangiucchiata e studenti poco concentrati. Lì sotto,
sull’antico pavimento di
pietra, i tasselli
del mosaico si
raggruppavano e armonizzavano a formare un unico grande disegno: quello
di una
porta a doppia arcata sorretta da tre bianche colonne.
«Bussate
e vi sarà aperto»
bisbigliò Caroline con un ghigno.
Primo giorno dopo le vacanze
Natalizie
3 Gennaio, Torre dello Strapiombo, Hogwarts
«No!»
l’urlo di disperazione del
ragazzo sembrò rimbombare per tutta la stanza e propagarsi
fino fuori il
corridoio.
Caroline
chiuse gli occhi, deglutendo: erano stati dei giorni quasi normali, ammesso che quella parola
avesse ancora un significato nella sua vita. Aveva passato il periodo
di Natale
a casa di Neville, poiché, dopo la recente scoperta sul
legame tra le fasi
lunari e il “suo viaggio”, l’unica
cosa che potesse fare era… aspettare. E in
effetti il soggiorno a casa dei maghi non era risultato particolarmente
spiacevole:
anzi, una volta superate le diffidenze della portentosa matrona di
casa, Nonna
Longbottom (che ignorando la natura vampiresca dell’ospite,
l’aveva accolta tra
il sospettoso, in quanto potenziale ammaliatrice del povero, innocente
nipotino
e il sollevato, nel constatare che il suddetto nipotino non pensava
solo alle
piante), Caroline era caduta nel ritmo frenetico del Natale in casa di
maghi.
C’era da convincere l’albero di
Natale Incantato che il posto assegnatogli vicino al camino fosse il
miglior
angolo della casa; c’erano i soldatini schiaccianoci degli
addobbi che troppo
spesso bisognava separare a causa dei loro fastidiosi battibecchi e
infine,
c’era quel musone di Neville, perennemente con un una
radiolina in mano, in
cerca di una trasmissione pirata che potesse dargli notizie sul
fantomatico
Bambino Sopravvissuto.
«Tu
non puoi capire» le aveva
detto un giorno, lugubre «Harry è il nostro Eroe.
Senza di lui siamo
spacciati!»
Caroline
era solita rimbrottarlo,
ripetergli che la guerra non era vinta da eroi, ma in quel momento,
mentre si
inginocchiava di fianco al ragazzo a carponi per terra, la vampira non
potette
fare a meno di chiedersi se quel maledetto Bambino Sopravvissuto fosse
in grado
di essere più lungimirante di loro due.
«Luna
è stata porta via, Neville.
Mi dispiace tanto.» aveva annunciato Seamus appena messo
piede dentro l’aula di
musica abbandonata.
Avevano
passato il giorno dopo Natale insieme; Luna si era
materializzata a casa Longbottom con il mantello pieno di biscotti dal
dubbio
aspetto e Caroline aveva intimato a Neville, con uno sguardo tagliente,
di
assaggiarli e complimentarsi (“Davvero, Neville?”
avrebbe detto quella stessa sera
prima di andare a letto “Insieme a lezioni di difesa devo
darti anche un paio
di dritte su come essere romantici!”). Avevano mangiato la
torta ai quattro
caramello (di cui si doveva far dare assolutamente la ricetta), bevuto
whisky
incendiario, appena nonna Longbottom era
caduta assopita sul divano, e giocato agli scacchi magici (Neville le
aveva
anche insegnato come utilizzare la bacchetta sullo scacchiere).
In combutta con Nike, il suo fedele
lupacchiotto, inoltre era riuscita a spingere Neville e Luna sotto un
rametto
di vischio e il suo sorriso si era allargato da un orecchio
all’altro quando
Neville aveva finalmente dato un timido bacio a fior di labbra alla
bionda maga
(Ok, forse aver raccontato a Luna che un bacio era l’unico
modo per non essere
morsa dai suoi “Nargilli”, non era stata proprio
una mossa onesta… ma dopo
tutto era stato per una buona causa!).
Perché
non ci avevano pensato
prima, si rimproverò Caroline mentre metteva una mano sulla
spalla di Neville,
incoraggiante. Perché non era mai venuto ad entrambi il
pensiero che, dato le
ultime persecuzioni dei MangiaMorte, Luna potesse essere un bersaglio
facile?
Lei
e Neville non avevano
utilizzato il solito treno per tornare ad Hogwarts, pensando che, in un
ambiente così piccolo, sarebbe stato più
difficile non dare nell’occhio e il
mago li aveva smaterializzati ai bordi della Foresta Proibita. Con la
velocità
di Caroline era stato un attimo raggiungere il castello.
Pensavano
di aver previsto tutto;
ma a quanto pare non era proprio così.
Alzò
lo sguardo verso Seamus,
rimasto lì impalato sulla soglia da quando aveva portato la
funesta notizia; il
ragazzo, subito prima delle vacanze aveva preso a partecipare alle
“sessioni di
allenamento” di Caroline e Neville, ma l’unica cosa
che gli era stata detta a
mo’ di spiegazione sulla nuova ragazza era il suo status di
“clandestina”.
Particolare che in confronto a MangiaMorte in possesso di Hogwarts, le
continue
persecuzioni dei Sangue Sporco e le notizie sempre più
funeste, doveva essere
sembrato il più normale di tutti al giovane Grifodondoro.
«Eravamo
a due ore dell’arrivo a
Hogwarts» stava spiegando il ragazzo con voce rotta
«e tutto di un colpo hanno
fatto fermare il treno. Evidentemente l’hanno orchestrata
apposta affinché gli
altri professori non assistessero alla scena.»
Caroline
percepì Neville digrignare
i denti e i suoi muscoli tremare;
«Luna
era nel mio scompartimento.
Sono arrivati in tre… tre MangiaMorte… le hanno
intimato di seguirli. Ti giuro
Neville, io e Roger abbiamo tentato di intervenire, ma ci hanno
lanciato contro
uno stupeficium ancora prima che sfoderassimo la bacchetta. E Luna
prima di
andare via con loro ci ha sgridato, dicendo che il coraggio non
dev’essere sinonimo
di idiozia. Io-»
L’urlo
di rabbia di Neville lo
paralizzò su posto. L’amico si tirò su
in piedi di scatto, sbalzando di lato
Caroline, e urlò:
«Carrow!
Maledetto!» iniziò a
marciare verso l’uscita della stanza, bacchetta in mano,
rosso per la collera
«Carrow!» ululò di nuovo, scaraventando
via una sedia «Ti faccio vedere io di
che colore è il sangue puro! Carrow!»
Seamus
intuendo le sue
intenzioni, andare a cercare Amycus o Alecto, si mise tra lui e la
porta
proprio un attimo prima che Neville agguantasse la maniglia.
«Neville,
amico. Ragiona! Non
puoi andare a sfidare i MangiaMorte!»
«Oh
ma io non voglio sfidarli»
fece il mago con una risata quasi da pazzo «Io voglio
ucciderli con le mie
stesse mani!»
Per
fortuna Caroline venne in
aiuto di Seamus, prendendo per un braccio Neville e spingendolo indietro,
lontano
dall’ingresso:
«Neville!
Seamus ha ragione!
Anche se uccidess-» un incantesimo la colpì in
pieno petto e lei indietreggiò,
meravigliata.
«Togliti
di mezzo!» ruggì il mago
alzando di nuovo la bacchetta contro di lei «Hanno preso
Luna! A quest’ora
potrebbe essere già mor-»
«No!»
urlò a sua volta la vampira
«Non è morta!»
«Apri
gli occhi!» berciò Neville,
tentando di sorpassarla e ringhiando quando la vampira gli si
parò di nuovo
davanti;
«Sono
MangiaMorte, Caroline! Non
l’hanno di certo presa per fare una passeggiata!»
lanciò un altro incantesimo e
Caroline iniziò a surriscaldarsi a sua volta:
«Ragiona
razza di idiota! Luna è
una Puro Sangue!» quando Neville mosse di nuovo la bacchetta,
schivò il colpo e
scattò in avanti per colpirlo con un pugno «Non ha
senso che la prendano di
punto in bianco per giustiziarla! Lo hai detto anche tu! Sono viscidi!
E
codardi!»
Neville
parò il calcio che gli stava per arrivare in pieno volto e
fece per buttarla a terra, ma Caroline fu più veloce di lui
e approfittò del
momentum per farlo franare con una sforbiciata di gambe, bloccandolo
sul freddo
pavimento:
«Ascoltami!»
gridò «Ascoltami ti
dico!» Neville smise si divincolarsi, ansante «Luna
non è morta! Ci sarà
sicuramente un motivo dietro! E noi lo scopriremo! Ma ti posso
assicurare una
cosa…» attese che Neville la guardasse negli occhi per poi dire, letale
«loro la pagheranno
molto cara.»
Un
cenno del capo del ragazzo
sancì il loro patto.
Un giorno prima dell’inizio
della vacanze Natalizie
18 Dicembre, Biblioteca di Hogwarts
“Bussate
e vi sarà aperto” aveva
pensato?
Ingenua.
Chiaramente stava dimenticando come nulla in quel posto della
malora fosse semplice! Perfino riuscire a bilanciare l’acqua
calda nella
stupida doccia incantata (l’ustione sul collo di quella
mattina ne era
testimone!).
L’indomani sarebbero dovuti partire per passare le vacanze di
Natale a
casa di Neville e nulla stava andando come sperava, a cominciare da
quel
maledetto mosaico del pavimento che oltre a fare bella mostra dei suoi
colori,
sembrava non volerne sapere di collaborare.
Era sicurissima che il disegno
della porta con le tre colonne non fosse affatto casuale, ma finora
quei
maledetti tasselli si erano dimostrai apatici a qualsiasi incantesimo,
parola
magica o minaccia borbottata tra i denti.
Il
giungere di Neville e Luna
nella sezione della biblioteca in cui si era rintanata,
arrestò la serie di
occhiate incazzose con cui la vampira stava fissando le pietre.
«Mi
spiace Caroline» esordì
Neville buttandosi su una sedia, esausto «abbiamo interrogato
tutti i fantasmi
esistenti nella scuola: nessuno è a conoscenza di strani
portali segreti.»
«Ma
deve esserci un nesso tra questo mosaico, il libro che avete
trovato voi e le colonne! Un nesso che potrebbe aiutarmi a ritornare a
casa
mia!». Si sedette a terra, imbronciata, premendo il tacco
delle sue scarpette
di vernice contro una piccola concavità del pavimento, dove
sembravano mancare
alcuni tasselli colorati. Rivolse la sua attenzione verso Luna, intenta
a controllare
per l’ennesima volta il maledetto libro “Cronache
delle Tre Colonne”;
appoggiata la schiena a terra, mani incrociate sotto la nuca, si
lamentò:
«Ormai
potremmo ripetere a
memoria quelle pagine, Luna! Se fossi in te non mi arrovellerei troppo
la testa
su noiosi racconti di individui schiavi dei loro istinti più
bassi. Cioè, la
storia del “vivere senza limiti” non regge!
Immagino che i cavalieri della
Temperanza avessero il loro bel da fare a-»
Si
interruppe quando sentì lo stridere di una sedia alla sua
destra e
si puntellò su di un gomito per osservare Neville che,
balzato in piedi come
colpito da una scossa, ora stava guardando prima lei e poi Luna,
esterrefatto.
«Aspetta
un attimo.» esordì,
avvicinandosi a Luna «Tu hai letto questo libro?»
chiese rivolgendosi a
Caroline che ora lo guardava con un’espressione scettica.
«Si…»
fece la vampira non capendo
dove volesse andare a parare.
«E
posso chiedere in che lingua
lo hai letto?»
«Uh!»
si accigliò Caroline, continuando
a non comprendere il senso «Cosa è? Il quiz delle
domande ovvie? In inglese ovviamente,
Neville. Guarda che anche nel mio mondo esistono le differenti lingue
Indoeuropee; mi sembrava che avessimo già affrontato questo
argomento un paio
di sett-»
«No!
Non capisci!» Neville sfilò
di mano il libro alla CorvoNero e iniziò a sfogliare le
pagine febbrilmente «Io
vedo Rune Antiche! Luna…» esitò,
aggrottando la fronte.
«Sassi
Canterini» intervenne
Luna, per nulla turbata.
La
vampira però non li stava più
seguendo. Di fatti dalla posizione in cui era, stesa per terra, si rese
conto
che quel libro, anzi la copertina di quel libro, da
quell’angolazione aveva un
qualcosa di familiare. Un particolare familiare. Inclinò
ancora di più la testa
per osservare meglio la figura di leone sul dorso della manoscritto:
sembrava
che le stesse sorridendo con un ghigno diabolico… per quanto
non fosse
difficile la parvenza di diabolicità con quelle corna
taurine e denti aguzzi
che si intravedevano tra le fauci reggenti l’anello di rame.
“Love, ti svelerò un segreto,”
risuonò nella sua testa una voce
profonda e maledettamente sexy “hai
più
chances che io ti apra porta se usi l’apposito batti-porta,
piuttosto che il rude
tempestare di pugni del mio uscio di casa.”
E
quel battente dorato dalle
antiche forme leonine era sicuramente qualcosa difficile da
dimenticare, vero
Caroline? Benedetta la fastidiosa tracotanza di
quell’infuriante Ibrido
spocchioso (non che avesse l’intenzione di dirlo mai ad alta
voce). Sorrise,
sentendo l’eccitazione montargli nel petto: non poteva credere che tra tutte, proprio le
stupide parole
dell’Ibrido Originale le sarebbero tornate utili.
Come se fosse un puzzle cui tutti
tasselli stavano andando al loro posto, la sua attenzione venne
attirata dal
“buco” in cui il suo piedi stava sfregando la
punta.
«Luna!
Neville!» scattò
in piedi di colpo, facendo sobbalzare
i due maghi; senza dare spiegazioni piombò su di loro,
strappando il libro
dalle mani di Neville.
«Ma
cosa?» iniziò il ragazzo, per
poi agitarsi quando vide cosa la vampira stava per fare «No,
Caroline! Non si
danneggiano i libri della bibl-»
Il
rumore di carta strappata spezzò
le sue parole; Caroline fece un gridolino di soddisfazione quando
strinse tra
le sue mani la base su cui poggiava la testa del leone. Ignorando le
proteste
del mago, che ora stava fissando, desolato, il grosso strappo sul dorso
del
libro, come se sperasse di rimetterlo a posto solo con la forza del suo
sguardo, Caroline tornò verso il centro del mosaico,
dov’era il buco tra i
tasselli e ghignò, inginocchiandosi: «Spero
proprio che lo stupido Ibrido
avesse ragione» e così dicendo, inserì
la base dell’oggetto (batti-porta se le
sue teorie erano azzeccate) dentro lo spazio circolare.
Passarono un paio di secondi, tra
il silenzio assoluto della stanza. Caroline deglutì un paio
di volte e si passò
la lingua sulle labbra secche, già pronta con fievoli parole
di scuse, quando
un rumore simile a legno che si piegava lentamente la
bloccò. Si guardò
velocemente intorno per localizzare l’origine del rumore e
focalizzò la sua
attenzione sulla scala a chiocciola… che stava
lentamente… separandosi?
I
tre ragazzi si scambiarono
ammutoliti un’occhiata poiché davanti a loro la
spirale della scala si divise
in due metà, spostando gli scaffali in cui era incastrata e
rivelando l’ingresso
di un buio passaggio.
«Merlino!»
esclamò Neville,
pallido «C’è sul serio un passaggio
segreto!»
«Come
sarebbe a dire “sul serio”?
Ovvio che avevo ragione!» ribatté Caroline
già intenta a studiare il nuovo ingresso.
«Allora si va?» chiese agli altri e due, notando
che Luna aveva già incantato
la sua bacchetta affinché facesse luce.
Neville
alzò anche la sua
bacchetta, mormorando “Lumos” e sospirò:
«Speriamo
solo che Salazar non
avesse costruito una seconda Camera dei Segreti dove allevare le sue
bestiacce.»
7 Aprile
Torre dello Strapiombo, Hogwarts
«Luna
sta bene!»
L’urlo
eccitato aveva bloccato
Caroline un attimo prima di affondare il suo pugno nello stomaco di
Seamus.
Dopo
l’arresto illegale di Luna,
i giorni a Hogwarts erano diventati molto più frenetici e la
sfibrante
opposizione contro i MangiaMorte stava assumendo dei contorni molto
più
sanguinosi. Neville tirava le file di tutti gli studenti desiderosi di
ribellarsi agli schifosi seguaci del Signore Oscuro, mentre Caroline si
preoccupava,
agendo dell’ombra, di fare da “rete di
sicurezza” quando la situazione si
faceva troppo pericolosa. In questo modo, per un “colpo di
fortuna” i
sostenitori interni dei MangiaMorte (quasi tutti con i colori della
casa verde
e argento) non riuscivano più a perpetuare spedizioni
punitive nei confronti
degli appartenenti alle altra case, Amycus e Alecto continuavano a
incappare
negli indicenti più strani (ancora non riuscivano a
spiegarsi come l’armatura
del corridoio al terzo piano avesse tentato più volte di
decapitarli) e le
cruente punizioni sembravano scivolare come acqua sulle vittime
designate.
Caroline
si girò a guardare
Neville, intento a
fissare , con un
sorriso che non gli vedeva da settimane, qualcosa nel palmo della sua
mano.
Quando Seamus tentò di approfittare del momento per colpirla
con un incantesimo
(Iacto), gli pestò un piede senza nemmeno guardarlo in
faccia e lo buttò per
terra, commentando:
«Se fossi uno dei vostri
professori, direi “dieci punti in meno al
Grifondoro”. Pessimo, Seamus: se vuoi
attaccare da così vicino un essere sovrannaturale, devi
essere sicuro di essere
veloce con quella bacchetta. Potrei ripetere perfettamente tutti i
movimenti
che hai fatto con la mano!»
Il
Grifondoro a terra si limitò a
emettere un grugnito, palpandosi una spalla.
«Hai
avuto notizie di Luna?»
chiese finalmente la vampira, sbriciando oltre
la spalla di Neville per vedere cosa stesse fissando
con tanta
gioia.
«È
un galeone incantato.» spiegò
il mago, entusiasta «Ce
ne serviamo per mandarci messaggi all’interno
dell’Armata di Silente. «Luna mi ha appena mandato
un messaggio! È viva! Ed è
al sicuro dai MangiaMorte!»
Caroline
sorrise a sua volta,
prendendogli la moneta dalle mani e saltellando allegra
«Davvero? È
meraviglioso! Presto, scriviamole che siamo tanto felici che stia bene.
E che
tu la ami! E che dovrete per forza invitarmi al vostro
matrimonio!»
Neville
si bloccò di sasso,
mandando un’occhiata imbarazzata verso Seamus ancora per
terra, il quale si
limitò a ghignare, intento ad accarezzare distrattamente le
lunghe piume nere
di Nike.
«Caroline!»
la sgridò,
riprendendosi il galeone con stizza «non dire sciocchezze!
Con questa guerra di
mezzo non è proprio il momento di pensare a queste
fantasticherie!»
«Ti
sbagli,» la vampira si
impossessò della sua bacchetta, tutta contenta
«è proprio perché
siamo ogni giorno sommersi da brutte notizie
che ti dovresti concentrare sulle cose belle!»
agitò con noncuranza la mano
mentre spiegava il concetto «Tipo: è stupido
aspettare il momento giusto,
perché stai sicuro che non ci sarà mai il momento
giusto! Se i battiti del tuo
cuore accelerano al pronunciare solo il suo nome, se senti di essere
invincibile quando sei con lei, be’ ti dico: vai, buttati!
Non c’è nulla da
aspettare!»
Si
fermò di botto quando si
accorse che entrambi i maghi la stavano fissando sopracciglia alzate,
come se
non sapessero cosa pensare del suo discorso.
«Sono
con te, sorella!» disse
Seamus dopo un po’, tirandosi su in piedi
«Scommetto che queste tue sagge
parole sono strettamente legate a un amore impossibile lasciato nel
non-so-dove-posto da cui tu vieni! Ehi, se vuoi ci sono io qui a
consolarti!»
«Cosa?»
inveì Caroline,
surriscaldandosi «io non ho nessun amore imp-» nel
suo gesticolare, la
bacchetta di Neville in qualche modo, per qualche ragione, emise un
bagliore
rosso e Seamus, in un riflesso automatico, evocò
“Protego”, ma la sequenza
degli eventi fu alquanto fraintesa da un quarto spettatore.
Il
lupacchiotto dalle maestose ali
nere, Nike, che sorvegliava la scena con occhi attenti, orecchie in su,
scambiò
il tentativo di difesa di Seamus per un attacco contro la sua protetta
(dopotutto non gli era stato dato il comando
“immotus”) e si gettò contro la
gamba del ragazzo.
«No,
Nike!» gridarono
in coro Neville e Caroline, mentre
l’urlo di Seamus avrebbe sicuramente fatto accorrere qualcuno
dai piani di
sotto, se solo non fosse stato per l’incantesimo silenziatore
che il Grifondoro
aveva buttato sulla stanza fin dall’inizio.
«Nike!»
ripeté Caroline
acchiappandolo per la collottola «Lupacchiotto dispettoso!
Quante volte ti ho
detto che non devi attaccare senza il mio permesso! E il fatto che
accetti solo
ordini in latino non è una buona scusa!»
«Caroline,»
la richiamò Neville,
impegnato nel tamponare la ferita di Seamus con un lembo del suo
mantello «continuare
a chiamare “lupacchiotto” quell’essere mi
sembra un po’ ridicolo. Ormai ha le stesse
dimensioni di Jacky, il rottweiler della famiglia babbana che abita
vicino a
mia nonna! Forse dovremmo procurarci un guinzaglio!»
«Uh!
Neville! Non diciamo sciocchezze!
Nike non è pericoloso! È solo giovane! E
sicuram-» la fiera difesa della
vampira fu bloccata dal tono preoccupato del mago.
«C’è
qualcosa che non va. La
parte intorno al morso si sta gonfiando! Cosa diamine succede?
Caroline??» si
agitò Neville, mentre Seamus, riverso per terra, sembrava
stare per scivolare
in uno stato di incoscienza. Afferrò la bacchetta
è iniziò a mormorare
febbrilmente qualche incantesimo.
Caroline
posò Nike su una delle
poltrone lì vicino e si abbassò per scrutarlo
all’altezza dei suoi vispi occhi
ambrati.
«Nike?» bisbigliò «Che cosa
hai
fatto?» come se il lupo capisse perfettamente le sue parole,
aprì la bocca in
una parvenza di sorriso canzonatorio, e fu in quel preciso momento che
la
vampira si accorse di lunghe e sproporzionate zanne.
«Oh santo
cielo!» esclamò, portandosi una mano
sulle labbra.
Zanne.
Lunghe zanne affilate mostranti sulla punta delle piccole
goccioline gialle. Perché la cosa le sembrava
così familiare??
Era
un essere per metà lupo,
dalle inquietanti iridi dorate, dotato di pericolose zanne…
avvelenate?
«Oh cielo!»
ripeté, lasciando andare di fretta
Nike e precipitatosi affianco a Neville, senza dare spiegazioni,
affondò i
canini nel polso e costrinse Seamus a ingoiare un paio di gocce di
sangue.
«Caroline»
protestò Neville «non
avevamo detto che avresti limitato le guarigioni vampiresche solo alle
emergenze? Sonco sicuro che madame Chip è in grado
di-»
«Non
c’è tempo! A
quanto pare Nike è entrato in quella che
possiamo chiamare “pubertà degli Ybris”.
Ha sviluppato delle zanne avvelenate!»
«Cosa?»
inorridì il ragazzo
voltandosi a guardare Nike, solo ora pienamente conscio della
pericolosità di
quell’essere.
«Si!»
continuò a
borbottare più a se stessa che altro
«Davvero? Avrei dovuto capirlo fin dall’inizio!
È un
lupo, sembra ossessionato da me e si
chiama Nike! Era ovvio che ci fosse anche il veleno nel pacchetto!
Praticamente
potrebbe essere lo spirito guida di quel tracotante Ibr-»
«Caroline?»
venne interrotta
dalla voce incerta di Neville; la fissò negli occhi e, per la prima volta da
quando si
conoscevano, non arrossì «Sono contento che tu sia
rimasta ad aiutarci. Senza
di te non ce l’avrei mai fatta ad-»
«Prima
di tutto: finché Luna non
torna, sono bloccata qui, dato che è l’unica a
saper armeggiare con quell’affare.
Quindi non è che io abbia
fatto chissà quale scelta altruista.» sorrise
«In secondo luogo: tu avevi già
la stoffa del guerriero. “Coraggio e Sangue”.
Ricordi? Di questo
è fatto il tuo corpo!»
Prima
che Neville avesse tempo di
rispondere, la voce rauca di Seamus si intromise nel discorso:
«Sangue….
Sangue!» aggrottò la
fronte «Mi hai fatto bere il tuo sangue!» il panico
nella sua voce cresceva ad
ogni parola.
Caroline
sospirò, abbozzando un
sorriso verso l’altro mago, in cerca del permesso.
«Va
bene» concesse lui,
inclinandosi indietro, gomiti sul pavimento «Ma per favore
non ci andare troppo
pesante. Temo che il povero Seamus a furia di essere soggiogato a
dimenticare
certi particolari si stia rincretinendo del tutto.
«Si,
vacci piano!» convenne lo
stesso Seamus, con grande sorpresa degli altri due «Qualsiasi
cosa tu mi
faccia, finché continuerai ad essere nella nostra squadra e
mi insegnerai come
fregare quei schifosi MangiaMorte, per me va bene.»
ghignò «Dopotutto non sarai
di certo la creatura più strana che ci è capitato
di vedere dopo gli ultimi
sette anni di attentati contro Harry Potter!»
Il
suo ghignò si allargò ancora
di più quando Neville lo riprese
“Seamus!” e Caroline gli porse la mano in un
“highfive” di approvazione.
Un giorno prima dell’inizio
della vacanze Natalizie
18 Dicembre, Biblioteca di Hogwarts
Una
stanza da letto. Alla fine
dei buio e umido passaggio nascosto dalla scala a chiocciola,
c’era una
semplice stanza da letto.
Enorme.
Spoglia. Antica.
Erano
stati questi i primi aggettivi passati per la testa della vampira.
Un
pesante letto a baldacchino torreggiava nel centro; gli unici altri
oggetti di mobilio erano uno scrittoio in quercia finemente decorato,
uno
scaffale pieno di libri e pergamene che prendeva tutta la parete
opposta e una
grossa sedia coperta da pellicce di animali vicino al camino. Per il
resto, ai
muri erano appesi in bella mostra un gran quantitativo di armi: spade,
lance e
scudi in ferro battuto. Sembrava l’alcova di un…
cavaliere.
Subito
dopo Caroline registrò due cose:
uno: per quanto la stanza sembrasse deserta, il camino era acceso.
Due: ad angolo con l’unica finestra c’era
un’altra porticina a doppia
anta.
«Neville,
Luna» bisbigliò per richiamare
l’attenzione dei due facendo
un passo in avanti, in direzione della finestra. Mise un dito sulle
labbra a
mo’ di monito e in un guizzo balenò davanti quella
porta, spalcando le due
imposte:
«Chiunque
tu sia, è poco carino nascondersi dagli ospiti!»
berciò,
canini in piena mostra, ma si ritrovò a fissare gli anelli
di una cotta di
maglia, fissata al muro tramite due ganci. In basso giacevano un elmo
argentato,
dei guanti di spesso cuoio, dei cosciali e una serie di altri oggetti
che,
attingendo agli opachi ricordi del suo prima anno di superiori (cosa?
Non tutti
i professori di storia erano fighi come Alaric) fecero dedurre a Caroline di trovarsi di
fronte a
un’armatura medievale.
La sua
attenzione fu attirata da un oggetto ovoidale, molto simile a
un pallone da rugby, che si intravedeva al di sotto di un mantello nero.
«Ok,» sbuffò la vampira voltandosi verso
i due maghi «ho appena minacciato
una specie di cabina armadio primordiale. Sembra che non ci sia nessuno
qui.
Grandioso! Sono vicino casa tanto quanto lo ero mezz’ora
fa!»
Neville
osservò con circospezione
il camino, sentenziando: «È un fuoco
incantato!»
«Perfetto»
commentò Caroline,
sarcastica, in piena modalità bisbetica, incapace di
prendere bene una
delusione «il tizio che viveva qui sapeva usare la magia. Non è una
novità perfino per me, Neville.»
Il
suo acido repertorio di
commenti fu interrotto da Luna che, avvicinatasi allo scrittoio, fece
scorrere
il coperchio in su, generando un forte stridio.
«Oh,»
la sentirono dire con il
suo solito tono trasognato «In effetti un altro libro mi
sembra la cosa più
logica.»
Due
paia di occhi la fissarono,
confusi, ma la maga sembrò non farci caso:
«Cronache
dei Cavalieri: Il loro
viaggio» e nel dire questo, sollevò dal piano
dello scrittoio un pesante libro
dalla copertina di cuoio nero. Mostrava le stesse incisioni viste
nell’altro
tomo, ma questa volta il dorso era ricoperto da piccoli cristalli verdi
che
Caroline, grazie alla sua ossessione per le pietre, riconobbe subito
come
malachite.
«Oh,
no!» fu Neville questa volta
a lamentarsi «Un altro libro! Multilingua anche questo
scommetto!»
«Già!»
convenne la vampira
andandosi ad accomodare sull’unica sedia della stanza. «Mai una
soluzione che venga servita su un
piatto d’argento. Neville, prego mettiti comodo, per terra o
su quel letto
ammuffito. Dato che domani mattina dobbiamo partire presto, temo
proprio che ci
aspetti una lunghissima notte di lettura. Luna, » sorrise
facendole spazio
sulla sedia «direi proprio che il primo giro tocca a te, dato
che sei sempre tu
a scovare questi libri assurdi. Speriamo
solo di trovare quello che stiamo cercando.»
E
in effetti qualcosa trovarono:
il libro raccontava dei Cavalieri dell’Ordine delle Tre
Colonne e di come essi
potessero essere uomini, maghi, elfi o anche giganti. Qualsiasi
creatura poteva
far parte dell’Ordine, se accettava la
“chiamata” ed era libero di scegliere la
sua fazione: Sapienza, Coraggio o Temperanza.
“Chiamata?” avevano ripetuto in
coro Neville e Caroline.
Si
chiamata. Vi era un’altra
figura enigmatica: l’Occhio dell’Invisibile, il
consigliere dell’ordine che
aveva la capacità di individuare i potenziali Cavalieri, in
quanto dotata del
dono di guardare oltre la linea
dell’orizzonte.
“Cosa?” aveva commentato la
vampira attonita, fissando, occhi
spalancati, Luna.
Il
consigliere presenziava a tutte le riunioni del Triumvirato, ovvero
i rappresentati massi delle Tre Colonne, e aiutava
nell’organizzare il massivo
gruppo di esseri che facevano parte dell’Ordine. Il loro
compito principale era
bilanciare il mondo umano e il mondo magico, puntando
all’armonia tra tutti i
popoli. Non tutti i cavalieri usavano la spada per adempiere alla loro
missione; i cavalieri della Sapienza confidavano nella forza delle
parole;
quelli della Temperanza nella forza di spirito e quelli del Coraggio,
be’ si,
loro nella spada.
Finché, purtroppo, un funesto evento fece sgretolare le Tre
Colonne;
nell’anno 977 d.C. il Triumvirato era composto da un uomo,
Nicholas di
Soissons, Cavaliere del Coraggio; una maga, Giselle di Aquisgrana,
Cavaliere
della Sapienza e un leprechaun, Darby Dorric, Cavaliere del Temperanza.
Nicholas, da quanto riportato dal libro, era il più valoroso
e fiero
dei Cavalieri del Coraggio visti fino ad allora ed era profondamente
innamorato
di una fata, Lotte, l’Occhio dell’Invisibile
corrente del Triumvirato.
Chiunque conoscesse Lotte, sapeva anche della sua relazione con
Nicholas e nessuno con un po’ di sale in zucca avrebbe anche
solo osato pensare
di toccare la fata. Nessuno tranne gli stolti nemici.
Durante uno scontro contro le Bestie degli Abissi, delle creature
viziose che si nutrivano di carne umana e che sterminavano senza
pietà interi
villaggi, Lotte venne uccisa selvaggiamente da una di queste.
“Oh!” aveva interrotto di nuovo
Caroline
“sempre detto che le storie
d’amore dei
libri fanno schifo! Finiscono tutte male!”
L’autore
del libro
non sapeva per certo del perché la consigliera del
Triumvirato si trovasse nel
luogo della battaglia, ma ipotizzava che Lotte stesse cercando di
avvertire
Nicholas e le sue truppe di cavalieri a riguardo di
un’alleanza pericolosa tra
le Bestie e i Licantropi delle Montagne Brulle.
Il dolore provato da Nicholas ben presto si tramutò in odio
e
consequenzialmente del fervente coraggio del cavaliere, non
restò che la rabbia.
Una profonda e cieca rabbia: il cavaliere e le sue truppe trucidarono
senza
pietà le Bestie degli Abissi, senza distinzione di sesso,
età o effettivamente
colpevolezza. E poi, per suo ordine, passarono alla caccia dei
Licantropi;
tutti i licantropi, che fossero stati in combutta con le Bestie o meno.
Fu l'inizio di una lenta e inesorabile discesa.
Chiaramente Nicholas non stava più agendo secondo i principi
delle Tre
Colonne e soprattutto, l’Ordine annoverava, tra le sue
numerose file, dei
Licantropi stessi; che non presero affatto bene la persecuzione della
loro
specie. Lotte cruente iniziarono a verificarsi all’intero
dell’Ordine e a nulla
servirono i tentativi di Giselle e Darby di riportare Nicholas alla
ragione. Il
Leprechaun in un atto disperato, commise l’unica cosa che un
membro del
Triumvirato non avrebbe mai dovuto fare: uccise Nicholas, un suo pari.
Gisele, atterrita dagli eventi scelse ritirarsi in esilio in
un’isola
sperduta dell’Oceano Indiano.
Darby, temendo ripercussioni da parte dei cavalieri del Coraggio,
scappò via in un nascondiglio segreto, e
dell’Ordine delle Tre Colonne non
rimase che cenere. E le sue memorie.
I libri delle “Cronache” per
l’appunto.
“Oh Merlino!” aveva esclamato
Neville a questo punto “è
questo! Il nascondiglio di Darby è dentro
la… biblioteca di Hogwarts?”
Già.
Infatti nel libro, Darby raccontava di come si fosse rifugiato in
una casetta sopra un’enorme scogliera, lambita dal Lago Nero.
Lì aveva passato
dieci anni in solitudine, divorato dal senso di colpa per il suo una
volta
amico, consapevole di come, in un attimo di debolezza, avesse ritenuto
più
importante tentare di salvare l’Ordine piuttosto che
l’anima persa di Nicholas.
Le sue giornate passavano tra la scrittura delle sue memorie e
l’esplorazione
della vicina foresta. Finché il suo isolamento venne
interrotto dall’arrivo sulla
collina di quattro maghi, desiderosi di erigere una scuola per giovani
maghi.
Anno 993 d.C. - Darby
scriveva – la scuola è
stata completata.
È venuta su davvero spettacolare; sono sicuro che sarebbe
piaciuta anche a
Nicholas e Gisele.
Godric, il mago più audace dei
quattro, ha rispettato il nostro patto e ha permesso che io continuassi
a
vivere su questa collina, nascosto da tutti, in cambio del terreno su
cui si
erige la scuola. Oggi sono arrivati i primi studenti; sono pochi, ma
così
vitali e pieni di speranza che mi riportano indietro a giorni felici,
quando io
e il mio amico non avevamo smarrito la strada. Mi piace osservare
queste
giovani menti di nascosto, mentre girovago per il castello. Sono un
toccasana
per la mia povera vecchia anima tormentata.
Purtroppo sento il mio corpo
indebolirsi di giorno in giorno e penso che la giusta Signora con la mannaia
stia per venirmi a prendere. Ho deciso di andarmene senza salutare,
dato che i
cavalieri caduti in disgrazia come me non meritano conforto nella
morte.
Proprio come lo è stato per Nicholas. Sigillerò
questa stanza e i segreti che
nasconde con quel poco di magia che ancora mi rimane e poi mi
trascinerò ai
bordi del Lago Nero. Lì aspetterò che il freddo
abbraccio delle acque mi porti
a rincontrare il mio vecchio amico, Cavaliere del Coraggio. E quando
gli sarò di fronte chiederò
il suo perdono. E gli porterò anche
una speranza: che un giorno, uno di
questi giovani maghi veda oltre l’orizzonte. E ricostruisca quello che noi abbiamo
così faticosamente creato e
miseramente distrutto.
In fede
Darby Dorric
Cavaliere Della Temperanza e
ultimo membro vivente del Triumvirato dell’Ordine delle Tre
Colonne.
«Wow»
commentò Caroline dopo un
po’ di silenzio; osservò di nuovo tutta la stanza
e per qualche ragione ora le
sembrava di percepire un’aura di tristezza. Neville, durante
il racconto, si
era appollaiato meditabondo, sul davanzale della finestra, e ora stava
rimuginando su qualcosa:
«Sai,»
disse infine «penso che
questa armatura sia appartenuta a Nicholas, il cavaliere che usava la
spada.
Immagino che gli servisse come memento.»
«Un
po’ macabro,» convenne
la vampira affiancandolo «ma
credo che tu abbia ragione. E credo anche
che la speranza di questo Darby sia stata appena esaudita.»
Il
magò le indirizzò un’occhiata
interrogativa;
«Ma
si.» continuò Caroline,
serissima, mentre sfiorava distrattamente gli anelli della maglia di
cotta. «“Vedere
oltre L’orizzonte”. Mi sembra chiaro come il sole.
Tra noi tre c’è chiaramente
uno in grado di farlo, e piccolo indizio, non sei tu.»
terminò con un ghigno,
indicando con la testa la maga seduta ancora allo scrittoio.
«Che?»
ripeté Neville attonito,
alzandosi in piedi «Luna? Non mi dirai che credi sul serio
a-» si interruppe
per fermare la mano di Caroline che stava per toccare il misterioso
oggetto
dalla forma ovoidale «Non si tocca un oggetto che
potenzialmente può essere
legato alla magia dei Leprechauns!»
«Uh!
A questo credi e alla roba
dei cavalieri no?» ribatté la vampira, incrociando
le mani davanti al petto
bellicosa.
«Non
è la stessa cosa! I
Leprechauns esistono anche adesso!» fece frustrato Neville
«Luna! Avanti,
diglielo anche tu! Non ha senso quello che dice! È
impossibile!»
La
maga interpellata si limitò ad alzare brevemente gli occhi
dal
libro, per commentare:
«Non sono mai stata una
consigliera, in effetti. Ma mio padre dice sempre che finché
non hai provato la
parola “impossibile” è per gli
schiocchi.» e ritornò a immergersi nella
lettura.
«Già!
Sei uno sciocco, Neville»
frecciò subito Caroline, trionfante «Luna, con
tutte le creature che è in grado
di vedere è sicuramente quella roba, Occhio
Invisibile»
«Occhio
dell’Invisibile» la
corresse automaticamente Luna;
«Grazie.»
fece un inchino l’altra
bionda «Mentre tu» si rivolse di nuovo a Neville,
severa «sei un cavaliere del
Coraggio!»
«È
ridicolo!» sbottò il mago,
sempre più agitato «Luna, Caroline. Smettetela di
dire assurdità! Io non posso
essere assolutamente uno dei cavalieri. Ammesso che esistano!»
«Ma
quanto puoi essere tonto,
Neville?» sbuffò la vampira, provandosi uno dei
guanti di cuoio «Sei un
Grifondoro, quindi per definizione coraggioso. Stai guidando i tuoi
compagni
contro i MangiaMorte. In più Luna, Occhio
dell’Indivisibile, ti ha detto più
volte che non c’è capo migliore di te per l’Armata di
Silente.»
«È
assurdo» continuò a ripetere
il ragazzo come un disco rotto «Io non…. Harry
Potter…»
«Oh
cielo! Che si fotta Harry
Potter!» berciò vampira senza ritegno, provocando
un “Caroline, non è molto
carino” da parte di Luna.
«Stammi
a sentire!» si innervosì
Neville;
«No,
tu stammi, Grifone dei miei
stivali!» Caroline si sfilò il guanto
tirandoglielo contro «Tutta questa storia
assurda del Bambino Sopravvissuto, destinato a salvare il mondo magico
non ha
senso!» presa dalla foga del momento, si dimenticò
del monito di Neville e
afferrò tra le mani l’oggetto misterioso.
«No,
Caroline» tentò di fermarla
di nuovo il mago, sporgendosi goffamente anche lui dentro
l’armadio, con
l’unico risultato che ora due paia di mani stavano afferrando
l’oggetto di
pietra.
Il
fuoco del camino si spense di
colpo e la stanza rimase completamente al buio;
«Caroline!»
ruggì Neville mentre
la vampira si prodigava in una serie di scuse. Sentirono un
“crack” provenire
direttamente dall’oggetto tra loro mani, ed entrambi
lasciarono lesti la presa.
“Illumino”
sentirono pronunciare
la voce di Luna e le fiaccole ai muri si accesero con una grande
fiammata.
Due
cose apparirono subito
evidenti appena i ragazzi furono di nuovo in grado di vedere:
uno: quel coso era un uovo. Un grosso
uovo che ora giaceva per terra, aperto in due metà e
terribilmente vuoto.
Due: c’era qualcosa che si
agitava sotto il mantello, nel fondo dell’armadio. Un
qualcosa che stava anche
emettendo piccoli rumori minacciosi.
Neville
tirò fuori la bacchetta,
un’ espressione tesa sul volto: «È
proprio una fortuna che tu sappia sempre
come peggiorare la situazione! Ci mancava solo far schiudere delle uova
millenarie, questa notte!»
«Ehi!»
si difese la vampira «Non
facevo a sapere che fosse un uovo? E in tutta onestà non-» si
bloccò quando due occhi la fissarono
tra le pieghe del mantello. Due occhi color ambra. Caroline
iniziò a sudare
freddo: non poteva essere, vero? Quasi senza pensarci si
abbassò sulle
ginocchia, in modo da essere alla stessa altezza di quei occhi e
allungò lentamente
una mano, senza badare alle proteste di Neville. Dopo
un paio
di secondi un musetto peloso annusò le sue dita; e due orecchie a punta
fecero capolino,
finché la figura di un piccolo lupo nero e dal petto candido
come la neve non
emerse completamente dall’armadio.
«Allora
non sono estinti
completamente.» commentò Luna avvicinandosi a
Neville «È un cucciolo di Ybris!»
«Prego?»
chiese Caroline mentre
con movimenti lenti cercava di avvicinarsi ancora di più al
piccolo animale.
«Si,
un Ybris. Sono i guardiani
dei cavalieri. Forse il povero Darby aveva pensato di preservare un
uovo,
sperando che prima o poi qualcuno lo facesse schiudere.» Luna
osservò con
interesse il piccolo lupo aggiungendo «Sembra che sia un
cucciolo di
lupo-corvo. Un tipo di Ybris molto feroce, secondo la lista
dell’altro libro.»
«Corvo?»
ripeté Caroline
riuscendo a prendere finalmente in braccio
l’animale, che aveva iniziato a
mordicchiare con impegno il suo
dito.
«Guarda
sulla sua schiena.»
indicò la maga «vedi queste piccole protuberanze
nascoste dai peli? Penso
proprio che siano ali. Le svilupperà con il tempo.»
«Ok
fermi tutti!» si intromise
Neville che fino al quel momento era stato in silenzio, bacchetta
sempre in
mano, attento ad ogni mossa della creatura. «So
già cosa state pensando: la
risposta è no! Non poteremo questa specie di chimera dentro
la scuola! Già
abbiamo il nostro bel da fare a nascondere Caroline!»
«Sbaglio
o mi hai appena messo
allo stesso livello di una chimera?!» si infuriò
la citata vampira.
«No.»
deglutì Neville, cercando,
supplichevole, l’appoggio di Luna «Siate realiste!
Non possiamo nascondere un
incrocio tra lupo e corvo nei dormitori!»
«E
cosa proponi di fare?» si
informò, sospettosa Caroline.
«Lasciamolo
nelle Foresta
Proibit-»
«Neville!»
fecero in coro le due
bionde «Ok,» proseguì la vampira
«sei ufficialmente estromesso dall’avere
potere di voto su questo lupacchiotto!»
«Lupacchiotto?
Caroline!» tentò
di ribattere il mago, ma l’altra non lo stava già
più ascoltando, tutta intenta
a vezzeggiare il cucciolo.
«Be’,
almeno il libro riportava
il vero.» sentenziò Luna raccogliendo i pezzi
dell’uovo; elaborò il pensiero
quando si accorse dello sguardo accigliato di Neville
«L’uovo di un Ybris si
schiude solo quando viene toccato da un cavaliere. È un
legame magico tra
custode e custodito.»
«Eh?»
si meravigliò il Grifondoro
«Intendi dire che Caroline è sul serio un
Cavaliere?»
«No,
Neville.» sorrise Luna,
conservando i pezzi dell’uovo dentro l’armadio e
voltandosi a guardarlo negli
occhi «Voglio dire che tutti e due avete toccato
l’uovo prima che si schiudesse.»
Presente
Porte di Hogwarts
“Harry
Potter è morto” annuncia
una voce carica di soddisfazione, rompendo il silenzio della scuola,
seguita da
un coro di urla eccitate e giubilanti.
“No!
No! Harry!” il grido
straziato di parecchi studenti fa deglutire Caroline. Si avvicina
lentamente
anche lei agli enormi cancelli di Hogwarts, dove nello spiazzo
immediatamente
antecedente si è raccolto un nutrito gruppo di persone dal
mantello
nero,
guidati dalla figura fiera e altezzosa di Lord Voldermort.
Ecco
lì finalmente il grande
nemico; Colui che non dev’essere nominato; il Signore Oscuro.
Caroline l’osserva, attenta: ha
una lunga veste nera, le dita scheletriche e una pelle così
bianca e sottile
che il suo volto sembra piuttosto un teschio grottesco. Di fianco a lei
avverte
Neville emettere un lamento soffocato e si volta ad osservarlo,
preoccupata.
«Neville,»
bisbiglia mettendogli
una mano sulla spalla «Va tutto bene. Non è ancora
finita.» lo scuote
lievemente per dare forza alle sua parole.
Neville
si strofina via con forza
una lacrima che gli sta colando, prepotente, sul viso e dice:
«Harry
è morto, Caroline. La
profezia… diceva che solo uno dei due poteva rimanere in
vita. Non capisci? Ha
vinto lui!»
«No!»
lo interrompe la vampira,
scuotendolo più forte, mentre Lord Voldermort continua a
parlare due file di
persone più là «Non ha vinto!
Io… Luna… Te! Tutta questa gente! Non
è ancora
finita!»
«Caroline,»
Neville si guarda in
torno sconsolato, occhi rossi «Se nemmeno Silente
è stato in grado di batterlo,
come possiamo sperare di fare noi qualcosa…»
«Ascoltami
bene, Grifone!»
Caroline lo fissò negli occhi «Batteremo quel
bastardo! Chiaro? Dovessi far
venire qui un Male più Grosso e Grande di lui! E credimi,
lui è il mostro di
cui sono fatti tutti gli incubi!»
Si
interrompe, quando il suo
cervello registra che in lontananza, di fronte alla folla dei
MangiaMorte, una
testa bionda sta parlando, senza mostrare la minima paura (ma quando
mai Luna
ha mai mostrato l’emozione giusta al momento giusto?)
«Noi
non siamo degli illusi.»
stava dicendo, fiera «Sei tu che non hai mai
capito!»
«Luna!»
urla Neville, e liberandosi veloce
dalla mano di Caroline, si precipita a raggiungere la ragazza mentre la
vampira
valuta febbrilmente tutte le opzioni: cosa fare?
Vede
Lord Voldermort alzare la
sua bacchetta, ghigno crudele sul volto e Caroline intuisce che non
seguirà
nulla di buono; tenta di scattare in difesa dei suoi amici
(perché dopo tutte
quelle settimane di allenamenti, scoperte e anche momenti divertenti,
come fare
a non considerarli amici?), ma con suo sommo orrore si accorge di non
potersi
muovere. Si guarda intorno frenetica, in cerca di Seamus
affinché l’aiuti, quando
un bagliore verde richiama la sua attenzione sul campo di battaglia.
«No!»
urla così forte da sentire la gola bruciare; i suoi occhi
sono fissi sul corpo senza vita di Luna,
riverso
per terra ai piedi di Lord Voldermort. Grosse lacrime le cadono
giù lungo le guance;
guarda, impotente,
Neville accasciarsi su di Luna e cullare disperato il suo volto tra le
mani.
Lord
Voldermort ride soddisfatto e
i canini della vampira escono fuori automaticamente. Urla con tutto il
fiato
che hai in gola “Voldermort”, ma il mago sembra non
sentirla.
Perché
nessuno sta facendo nulla?
Perché sono tutti fermi come delle statuine?
«Nike!»
chiama Caroline, quasi
pazza per il dolore e l’ansia «Nike! Difendi
Neville!» il lupacchiotto accorre
finalmente al suo fianco, scodinzolando festoso ma
c’è qualcosa che non
va: dove sono le
sue ali?
«Tutto
questo non ha senso.»
mormora Caroline, la fitta in corrispondenza del suo petto ritorna a
farle male
e stringe gli occhi per un secondo.
“Caroline”
le pare di sentire la
voce preoccupata di Neville.
«Sono
qui!» riapre gli occhi di
scatto, agitandosi con tutte le forze che ha in corpo
«Neville togliti di lì!»
Il
mago però non sembra affatto
avercela con lei: è di nuovo in piedi davanti al Lord
Voldermort e gli sta urlando,
livido di rabbia : «Che tu possa marcire
all’inferno! Ti darò la
caccia fino alla fine del mondo!», alza la
bacchetta
pronto per lanciare una maledizione, ma Lord Voldermort lo blocca con
un
semplice schiocco di polso e gli dice:
«Che
tu sia di esempio a tutti
quelli che oseranno continuare a opporsi contro di me!»
La
sua bacchetta, con sommo
orrore di Caroline, si tramuta in una spada, che lui affonda senza
pietà nel
petto di Neville.
«Neville!»
urla a squarcia gola
la vampira; improvvisamente
si
rende conto che può
finalmente muoversi di nuovo e come un fulmine, raggiunge il ragazzo un
attimo
prima che
cada a terra, in una pozza di sangue.
«Neville!»
urla di nuovo «Neville
ti prego resisti! Tieni gli occhi aperti! Neville!» si morde
con forza il polso
e lo posa sulle sue labbra «Avanti! Bevi!» ma il
ragazzo chiude gli occhi,
esausto.
«Caroline,»
mormora «forse
dovresti iniziare a preoccuparti di meno cosa pensano gli altri.
Sai?»
«Cosa?»
bisbiglia Caroline tra le
lacrime «Neville costa stai dicendo?»
«Si,»
continua lui «cosa ti
importa se i tuoi amici non approveranno le tue scelte? È la
tua vita. Rischi
da qui a mille anni di ritrovarti solo con paio di pessimi amici e un
sacco di
rimpianti. Vai da lui. Presentati alla sua porta.»
«Neville,»
si passa la lingua
sulle labbra «stai morendo. Non sei in te.»
«Ancora
non lo hai capito?»
chiede il mago, riaprendo gli occhi con un sorriso triste.
«Cosa?»
balbetta Caroline,
accorgendosi solo ora che intorno al loro non c’è
più nessuno. Sono soli
davanti le porte di Hogwarts. «Ma… io…
non capisco.»
Nike
sbuca fuori da qualche parte
e si mette a leccare le lacrime sul suo viso.
«Nike
non è più un lupacchiotto,
Caroline» cambia discorso il mago;
«Per
me sarà sempre un
lupacchiotto» risponde automaticamente la vampira. Per poi
spalancare gli occhi
e fissare stupita Nike.
«Ci
stai arrivando, finalmente.»
fa paziente Neville e per la prima volta Caroline pensa che per essere
stato
trafitto con una spada da una parte all’altra… ha
ancora parecchio fiato in
corpo. «Nike ha sei mesi ormai, Caroline. Non è
più un cucciolo. Ricordi? Ha
azzannato Seamus; gli erano già uscite le zanne avvelenate
in Aprile. E le ali
gli si erano sviluppate da Gennaio.»
«Io…
non…» inizia lentamente lei,
ma si blocca:
“Sei sicura che non sia sul serio parente
dell’altro tuo ibrido?”
Non
era stata la domanda che le aveva
fatto Neville a riguardo di Nike, quando si era risvegliata nella
Camera delle
Necessità? C’era qualcosa in quel commento che le
era sembrato stonato all’epoca,
senza riuscire però a definirlo: lei non aveva mai parlato
con Neville del suo Ibrido. Mai.
Con Luna al massimo,
nel dormitorio prima di andare a letto o quando si erano ubriacate con
whisky
incendiario subito dopo Natale, ma tassativamente lontano dalle
orecchie di
Neville.
"Non sai che fatica abbiamo fatto nel tentare di rimetterti apposto la spalla. Meno male che qui il vecchio Seamus sa qualcosa di rimedi babbani" Lei era un vampiro... non aveva assolutamente bisogno di "rimedi babbani" per guarire.
“Roma, Parigi, Tokyo... l’unica
cosa che deve fare è chiedere.”
Non
erano state queste le parole
di Neville nemmeno un paio di ore fa? E non le erano sembrate
così
terribilmente familiari? Un’offerta fatta
dall’Ibrido Originale, quando per lei
non era altro che il Grosso e Grande lupo cattivo?
“E una volta lì risolverai il
malinteso che c’è tra te e il tuo
Ibrido?”
Le
aveva chiesto Luna in
biblioteca quella notte stessa; ma lei non le aveva mai detto della
promessa
che aveva estorto all'Ibrido in cambio della sua confessione .
Nike
piccolo come un cucciolo. Le continue fitte
al petto. Cosa stava succedendo?
Caroline
torna a guardare
Neville, ammutolita.
«Non
hai ancora capito?» ripete
Neville, triste «Stai morendo, Caroline. Tutto questo non è reale. Non è mai stato reale.»
“No aspetta!” sente
risuonare nelle sue orecchie.
[…]
Sei
Il giovane mago avanza un passo
verso di lei, bacchetta tesa in avanti e urla a pieni polmoni
“Protego” mentre
alla sue spalle sente risuonare un boato. Voltarsi per capire cosa stia
succedendo è chiaramente una pessima idea, quindi fa
l’unica mossa possibile in
quel frangente: raggiungendo finalmente Neville lo afferra per un lembo
del
mantello e lo trascina via.
L’urlo soffocato di Neville “No!
Aspetta!”
si perde nel ronzio quasi assordante di un qualcosa (anzi
più di uno) che si
avvicina.
Sette
Riesce a infilarsi nella maledetta porta
nell’attimo stesso in cui avverte un dolore lancinante alla
spalla e subito
dopo qualcosa sembra squarciale il petto. Lei e Neville cadono a terra
con un
tonfo e ha solo il tempo di sentire la porta sbattere dietro di lei
prima che
un’oscurità appiccicosa si impossessi del suo corpo.
Sette
Sette
Sette
La vampira sbatte un paio di volte le palpebre. La pallida luce dell’alba illumina la stanza delle Necessità; ha tanta sete e sente i canini premere contro le gengive, desiderosi di affondare in qualche tenero collo.
«Neville?»
chiama insicura; il
ragazzo, addormentato su una branda poco più lontano, si
desta di soprassalto. La
guarda spaventato e poi si precipita al suo capezzale.
«Caroline,»
fa prendendole una
mano «sei finalmente sveglia. Sei stata non cosciente per ben
tre
giorni di seguito. Ho cercato di farti bere un po’
del mio sangue, ma
non riuscivi a
inghiottire.»
La
vampira cerca di muoversi, ma
un dolore atroce in corrispondenza del petto la blocca. Trattiene un
lamento a
denti stretti e fa un respiro profondo «Nike?»
«È
con Seamus. Sono andati alla
Testa di Porco per chiedere aiuto al vecchio Aberforth. Sono tre giorni
che
stiamo cercando un incantesimo in grado di guarirti. Quel maledetto
maiale di
Amycus ti ha colpito con i pezzi della bacchetta di sua
sorella.»
La
bacchetta che lei stessa aveva
spezzato in due, ricordò Caroline con un sorriso debole. A
volte il fato aveva
un terribile senso dell’umorismo.
«Non
ho mai visto questo tipo di
maledizione» stava continuando a spiegare Neville
«è come se i pezzi di legno
della bacchetta si fossero divisi in tanti proiettili; uno ti ha
colpito in
mezzo le scapole ed è penetrato fino a toccare il cuore.
Abbiamo cercato sia io
che Seamus di estrarlo in qualche modo, ma qualsiasi cosa
facciamo…» esitò,
incupendosi « sembra spingerlo più in
profondità.»
«Neville,»
gli sorride debole
Caroline «Sto morendo?»
«No!»
nega violentemente il mago,
scuotendo la testa «Seamus! Aberforth! Lui è il
fratello di Silente! Saprà
sicuram-»
«Neville»
ripete lei, un po’ più
debolmente; si sente tanto stanca e ha tanto voglia di dormire un altro
po’.
«Tu non sei un codardo. Per il Grifondoro e per
l’Ordine delle Tre Colonne. Dimmi
la verità.»
«Io
non sono un cavaliere!» fa
Neville quasi automaticamente, rialzando la testa. Per poi deglutire
quando
fissa Caroline negli occhi «Stai morendo, Caroline»
indica le vene scure che
corrono lungo il dorso della sua mano «Quella maledetta
scheggia ti sta
avvelenando a poco a poco.»
«E
già. Il legno e i vampiri non
vanno molto d’accordo.»
Chiude
gli occhi brevemente, per
poi aprirli di scatto come colta da un’illuminazione:
«I
MangiaMorte! Harry Potter!» Neville la guarda
dubbioso, non comprendendo questo suo improvviso interesse per il
Bambino Sopravvisuto;
«Devi promettermi tre cose
Neville. Giurarmelo sulla
tua testa!»
«Non
mi dici prima cosa?» prova a
scherzare lui, ma il suo sorriso sembra più una smorfia
«Dimmi, Caroline.
Qualsiasi cosa.»
La
vampira ghigna soddisfatta:
«Punto uno: non ti arrendere mai
Neville. Mai. Neanche se Harry Potter dovesse morire.» quando
Neville fa per
controbattere, lo fulmina con lo sguardo «Dicevo, so che
secondo una vecchia
profezia ammuffita, lui è il prescelto e tu sembri crederci
più di tutti, ma ti
ripeto per l’ultima volta: la battaglia non è
vinta da fantomatici prescelti. Tutto
il discorso delle Tre Colonne non ti ha fatto suonare un campanello? Ci
sono le
persone. E ci sono le scelte delle persone. Ognuno può
diventare l’eroe della
propria storia, Neville. E tu sei un condottiero nato.»
Neville
fa un lungo sospiro, come
a farsi coraggio e commenta: «Va bene, Caroline. Giuro che
non mi arrenderò mai
finché avrò anche il più piccolo fiato
in corpo.»
«È
questo lo spirito giusto!»
ridacchia la vampira, ma è subito soffocata da un colpo di
tosse «Punto due,»
gracchia «Rimarrai vivo! E chiederai a Luna di sposarti
appena tutto questo
delirio sarà finito. Ed è meglio per te che sia
una dichiarazione spettacolare o
verrò a tormentarti come fantasma per il resto delle tue
notti!»
Sorride
soddisfatta quando il
rossore sul volto di Neville si propaga fino alle orecchie:
«E se dice di no?»,
chiede dimentico del tutto della prima parte “rimarrai
vivo.”
«Non
lo farà.» risponde subito lei
con tono sicuro. Un cenno del capo del mago le fa intendere che anche
il
secondo patto è fatto.
«Tre:
quando rivedrai Luna, gentilmente
chiedile di recuperare un oggetto nella tasca dei pantoni che indossavo
quando
sono piombata la prima volta qui. Dovrebbe essere ancora nel
dormitorio.»
«Vuoi
che lo… mettiamo insieme a
te?» domanda Neville, sentendosi bruciare un groppo in gola.
«Vorrei
che fosse restituito al
suo legittimo proprietario, in qualche modo.» spiega e
un’ombra le passa sul
volto «Sai gli è caduto durante il nostro
ultimo… incontro.» sorride
malinconica «Gli era caduto per terra e io ho pensato di
tenerlo con me… pianificavo di ridarglielo la prossima volte che ci saremmo
incontrati… tra un
centinaio di anni.
Contavo nell'avere tutto il tempo di questo mondo.»
«Era
una persona a cui tenevi?»
chiede Neville, ma la sua voce si fa sempre più distante.
«All’inizio
l’odiavo. Era il grosso
e grande Ibrido Cattivo. Lo ritenevo capace solo di cose terribili; ma
con me…
be’ mi ha mostrato in diverse occasioni la sua
umanità; mi ha messo al primo
posto. Non era mai successo prima, sai. Mi rendo conto solo ora che
avrei dovuto apprezzare di più i suoi goffi atti di
generosità, perché almeno
con me, o piuttosto per me, cercava di
combattere la sua natura di mostro. Sfortunatamente ero troppo
preoccupata del
giudizio degli altri per fare quello che desideravo
veramente.» La
sua voce si fa sempre più fioca e le sue
palpebre pesanti.
«E
cosa volevi veramente?» chiede
Neville in un bisbiglio, piegando la testa vicinissima alla sua bocca.
«Andare
via con lui.» mormora
Caroline. «Ho sonno, Neville»
«Dormi.»
le sussurra lui mentre una
lacrima solca il suo viso e le stringe la mano tra le sue
«prometto
che rimarrò qui con te.»
Un mese dopo
Biblioteca di Hogwarts
Tregua tra i MangiaMorte e gli occupanti del Castello
Solo
la luce di due candele
illumina la silenziosa biblioteca. In un angolo remoto, nascosto da
parecchi
scaffali, due persone vegliano un bianco sarcofago di legno. Luna
seduta ai
piedi della bara accarezza, pensierosa, la testa pelosa di Nike, che a
sua volta
sorveglia quella grossa scatola con occhi attenti.
Neville
appena finito di chiudere
il coperchio, tira su col naso, fissando un punto imprecisato della
parete
davanti a loro.
«Luna»
fa a bassa voce «la Luna è
al suo ultimo quarto. Se non apri ora il portale dovremmo aspettare la
prossima
fase… e vorrei tanto rimandare il suo… corpo
indietro prima del prossimo
scontro con i MangiaMorte.»
«Temi
che nessuno di noi sopravviva
e che Caroline rimanga qui, dimenticata da tutti.» asserisce
Luna lapidaria
solo come lei sa esserlo.
«Noi…
non moriremo.» dice con foga
Neville, ma non può fare a meno di distogliere lo sguardo.
«Voglio solo essere
sicuro di portare a termine l’ultima promessa.»
Sorride
malinconica: «Si, penso
che lui sia il più adatto.» dice convita
più a se stessa che altro, omettendo
spiegazioni.
Sfiora
il libro con una mano e
una familiare brezza inizia a soffiare nella sala; un liquido rosso,
comparso
dal nulla, lambisce i loro piedi.
«Luna,
mi raccomando: niente
esplosioni questa volta» si premunisce Neville.
«Tranquillo
Neville.» lo
rassicura lei, «sarà tutto finito in un
battibaleno» e accompagna queste parole
intingendo la punta della bacchetta nel liquido rosso.
Il
bagliore che li investe coglie
Neville impreparato, dato che l’incantesimo Theca, pronto
sulla punta della
lingua, non può niente a difesa dei loro occhi accecati.
Dopo
pochi secondi, nemmeno il tempo
di riaprire le palpebre, il ringhio di Nike lo fa mettere
sull’attenti: le
persone in quella sala sono appenda diventate tre. Lì a
pochi passi dalla bara,
la figura minacciosa di un uomo li fissa con uno sguardo raggelante:
vestito di
nero di tutto punto, capelli color del grano e occhi di un
profondo blu cobalto,
sembra la personificazione di un angelo della morte.
Finché i suoi occhi non si
iniettano di sangue e le sue iridi diventano ambrate; dalla sua bocca
scendono
due affilate zanne e il mago capisce che quello è sul serio
l’angelo della morte.
«Dove
diavolo sono?» chiede, anzi ringhia l’individuo, in
posizione di attacco.
Neville
agisce d’istinto: con un
colpo veloce della bacchetta, Incarceramus, lo blocca un attimo prima
che
scatti verso di lui (e ormai non era diventato un esperto di come
bloccare
esseri sovrannaturali, grazie allo sfibrante allenamento di Caroline?)
«Stai
calmo.» cerca di rabbonirlo
Neville, come se si stesse rivolgendo a un animale impazzito
«Noi non vogliamo
farti del male.»
«Ti
posso assicurare che sarò io
a fare a voi due molto male, se non mi liberi immediatamente,
amico» dà uno
strattone alle catene, senza ottenere però alcun effetto.
«Sono
incantate.» spiega Neville
«Caroline mi ha sempre detto che le corde normali non posso
fare nulla contro-»
«Cosa
hai detto?» l’individuo
cessa completamente ogni tentativo di forzare i ceppi alle braccia.
«Caroline?»
ripete in un sussurro.
Luna,
fino ad allora spettatrice
silenziosa della scena, si avvicina a Neville e gli mette una mano
sulla spalla,
a mo’ di incoraggiamento.
Il
ragazzo deglutisce e fissa l’essere
minaccioso, che nel frattempo ha ripreso le sembianze normali.
«Lei
voleva ridare questo» mostra
il palmo della sua mano «al suo legittimo proprietario. Mi ha
raccontato che
questo… amico lo aveva perso durante il loro ultimo
incontro.»
L’angelo
della morte fissa
attonito l’oggetto nella mano del ragazzo: è una
zanna ingiallita di lupo alla
cui base era stato fatto un foro.
«Ma
quello è il mio talismano!»
si lascia sfuggire suo malgrado, toccandosi automaticamente le collane
al suo
collo, «Non lo vedevo dall’ultima volta che sono
stato… a Mystic Fall.» si
blocca di colpo, spalancando gli occhi. Solo in quel momento sembra
registrare
appieno la presenza di una bara a pochi passi da lui.
«Ragazzino,»
ringhia e Nike si
mette sull’attenti, non impaurito ma nemmeno ostile
«hai dieci secondi per
raccontarmi tutto, prima che io spazzi via ogni singola anima che abita
questo
posto.»
“Benone”
pensa Neville, mandando
uno sguardo risentito verso Luna, colpevole a suo giudizio di aver
scelto il
peggio del peggio.
Nelle
sue orecchie però risuonano
le parole di Caroline:
“perché almeno con me, o piuttosto per me, cercava di combattere la sua natura di
mostro”
insieme
al racconto di Darby:
“Il dolore provato da Nicholas ben presto
si tramutò in odio e
consequenzialmente del fervente coraggio del cavaliere, non
restò che la rabbia”
e
ha come l’impressione che i
MangiaMorte si siano appena guadagnati una terribile e cruenta sentenza
di
morte.
Si
lascia sfuggire un sorriso.
Che la storia abbia (re)inizio.
Fine
Nota:
ok... mettete via i forconi e le torce. :) La frase da me scelta
è stata "Stai per morire", ergo dovevo far morire uno dei
due... certo ci ho messo un plot twist alla fine, ma forse lo si era
intuito già dal titolo. Comunque, con l'ultima scena ho
inserito una piccola speranza: sicuramente Klaus non lascerà
mai le cose come stanno. Almeno nella mia testa :)
Inoltre: i nomi Nicholas e Lotte, usati per il racconto del Leprechaun
non sono affatto casuali. Piccolo indizio: il corrispettivo femminile
di Caroline in francese. ;)