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Autore: Vago    08/02/2016    3 recensioni
Libro Primo.
Dall'ultimo capitolo:
"Che schifo.
Dopo tanto tempo che passi con qualcuno ti ci finisci per affezionare.
Non so chi, tra di loro, mi mancherà di più.
Forse tutti, o forse nessuno. Prima o poi dimenticherò i loro nomi.
In fondo, mi sono divertito a seguirli.
Sai, la mia ironia non ha perso l’occasione di affiorare.
Ho visto cose incredibili. Draghi, fate, esseri fantastici… e poi la magia. Quant’è bella?
Peccato che, se mai uscirai da lì, non potrai vederla con i tuoi occhi…
Nel mio viaggio con quei cinque ragazzi ho visto cose veramente incredibili.
Questo nuovo mondo è pieno di sorprese. Sarebbe bello poterlo esplorare assieme a te… Come ai vecchi tempi…
[...]
Ho visto perfino le armi elementari all’opera ancora una volta.
Non mi è dispiaciuto fino in fondo questo lavoro… O forse sì.
Il finale è stato bello e, nonostante tutto, devo ammetterlo, perfino io mi sono commosso, ogni tanto.
Un ragazzo si è sacrificato per i suoi compagni. Forse c’è ancora qualcuno non corrotto, in fondo.
[...]
Incredibile.
Non ho mai visto cose di questo tipo in tutta la mia vita…
Aspetta un attimo, così potrai vedermi anche tu."
------------
Storia revisionata
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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 All’esterno i Cavalieri salutarono tutti i rappresentanti delle varie razze per un periodo infinito. Chi per dovere, chi per augurargli di cuore un buon viaggio.
Ardof si accorse appena con la coda nell'occhio di Fariuna, in piedi, fiera e splendida, di fronte ad Erdost.
Si allacciò appena alla mente del drago sfregiato, quel tanto che bastava per venire messo al corrente dei pensieri del suo drago senza diventare talmente invasivo da allertarlo della sua presenza.
Erdost e Fariuna stavano parlando mentalmente e il drago carminio era talmente occupato dalla conversazione che non si sarebbe accorto del legame con il suo compagno di volo in nessun caso.
“ Mi spiace che tu non possa venire con noi...”
“ Fariuna, sai che mi piacerebbe spiccare il volo con te e la nostra razza, ma non posso. Sono legato ad Ardof e mi spiace lasciarlo. Non posso lasciarlo. Mi spiace dovergli dire addio dopo tutto quel che abbiamo passato assieme. Nel bene e nel male. Oh, Fariuna. Se solo non fossi legato al mio Cavaliere ti seguirei, anche in capo al mondo.”
“ Capisco. No, non ti riesco a capire. Forse non ti riesco a capire perché non sono legata a nessuno come lo sei tu, ma posso immaginare quello che senti. Erdost, abbi cura di te. Sappi che alla mia corte e nel mio cuore ci sarà sempre un posto riservato per te... è stato bello averti incontrato.”
“ Fariuna...”
“ Erdost...” La regina dei draghi passò una delle sue dita affusolate sulla cicatrice bianca che sfregiava il muso del drago carminio, Ardof sentì gli occhi di Erdost chiudersi, il suo cuore accelerare, la mante si fece più confusa e sensazioni alterne invadevano la mente del drago.
Il Cavaliere pensò che, quando Frida era con lui, provava le stesse sensazioni, all’incirca. Forse non quella sorda voglia di scodinzolare, ma sapeva cosa stava provando il suo drago.
Una triste idea si fece strada nella mente del ventenne.

Dannazione! Tutti questi intrecci amorosi mi stanno facendo salire la glicemia alle stelle. Sono tutti troppo zuccherosi.
Solo a me mancano i discorsi da piazza del villaggio?
La gente che si vantava di aver scritto una lettera minatoria a un fabbro per via dei prezzi troppo alti?
Maledizione!

“ Che il vento soffi sempre nella tua direzione. Mia regina.” Disse ancora Erdost riaprendo gli occhi.
“ E anche nella tua.”
“ Erdost! – Ardof s'intromise prepotentemente nel discorso – Perché non me l'hai detto?!”

Ti chiamavano finezza, vero?

“ Non volevo... Non so perché non te l'ho detto. Forse non mi sembrava giusto nei tuoi confronti.”
“ Tranquillo. Tanto era mia intenzione mandare o te o Seisten nella capitale dei draghi per seguire l'addestramento dei nuovi cuccioli. Tu mi hai solo tolto il dispiacere di scegliere. – mentì il Cavaliere – E poi potremo sempre sentirci con la mente. Ricorda che il nostro legame è più forte della distanza. Neanche la morte può scioglierlo, me l’hai insegnato tu.”
“ Grazie...”
“ Per te questo e altro. E poi, io e te siamo una cosa sola. È come se mi fossi fatto un piacere da solo… Con questo ho anche appianato il mio debito. Menomale che tu eri l’essere superiore che non si faceva guidare dai sentimenti…”
Ardof si avvicinò al drago e gli mise una mano sul muso.
- Fariuna, abbi cura di lui...-  
- Si, conta su di me. Grazie per tutto quello che stai facendo.-  
- Non è niente. Davvero.-  
“ Ardof, se posso fare qualcosa per te dimmelo.”
“ Fare un volo con te fino alla nuova capitale dei draghi sarebbe magnifico. Un ultima volta.”
“ Questo lo posso fare. Ma, come tornerai qui?”
“ Ricordi, ho le ali... dammi solo un momento per salutare tutti e spigargli la situazione e ti raggiungo.”
“ Vai.”
Ardof raccontò sbrigativamente quello che aveva sentito ai suoi compagni di viaggio e, presa Pyra e risposta nel suo fodero, salì sulla sella di Erdost. Dopotutto per il viaggio che doveva intraprendere non gli serviva l’alabarda. Gli sarebbe stata solo d’intralcio nel momento del ritorno.
Partirono con tutta la popolazione dei draghi quando il sole arrivò al culmine del suo percorso.
Quasi subito Ardof entrò nella coscienza del suo drago. Voleva godersi fino in fondo quel viaggio, che poteva essere l’ultimo che facevano assieme.
I draghi avevano scelto come zona per la loro prima città della nuova Era una collina rocciosa tra i Monti Muraglia e il deserto, poco a sud del Serat. Appena le possenti zampe degli animali toccarono terra, alcuni dei draghi più robusti, tutti con la caratteristica di avere delle squame visibilmente più spesse degli altri, si misero a scavare nella roccia con le poderose zampe. Tutto sommato sembravano più talpe che draghi.
- Cosa stanno facendo?-  chiese Ardof a Fariuna.
- Sono dei draghi particolari, hanno le squame più spesse, come avrai già notato, e degli artigli più robusti rispetto a noi draghi normali. Sono praticamente infaticabili. Questa notte dovremo dormire all'aperto, ma per domani avremo dei cunicoli a grandezza di drago.-  
E così fu. La notte non piovve e il mattino seguente, di fianco alla massa di corpi sdraiati c'era un foro che entrava verticalmente nella collina.
L'interno non era come Ardof se lo era immaginato, rude e appena abbozzato, ma le pareti erano lisce, i tunnel erano larghi e creavano una specie di ragnatela stradale. Di lato, scavate nella roccia, c'erano parecchie case da due, tre stanze ognuna. Tutti i draghi presero la loro forma umana, ognuno di loro si scelse una casa e, con un artiglio, incisero qualcosa all'entrata, sullo stipite di pietra della porta.
Erdost si muoveva faticosamente nei corridoi, ma nessuno di questi era troppo stretto da non permettergli il passaggio.
Fariuna, al contrario, camminava agile tra i cunicoli, quasi vivesse in quella città da una vita.
- Come fai a conoscere tutte le strade di questo posto?-  provò a chiedere Ardof per rompere il silenzio.
- Tutte le nostre città hanno la stessa pianta. Le strade sono le stesse. Molto spesso i draghi decidono di andare a vivere nella stessa posizione in tutte le città dove questo è possibile, in modo da non perdere mai la via o confondersi. Conosci una delle nostre città, le conosci tutte. Non saranno particolari come le vostre, uniche, ma nelle nostre città non c’è il rischio di perdersi tra i cunicoli.-  
Fariuna si fermò davanti a un arco maestoso.
I tre entrarono in quell’abitazione.
Le stanze erano ampie. Ardof ne contò sette, una con un lungo tavolo, una adibita a cucina, una che ospitava un pagliericcio e altre completamente vuote.
La regina dei draghi girava per la casa estasiata. Probabilmente era completamente diversa dal suo palazzo sull’isola.
Dopo qualche ora una dozzina di draghi arrivarono nella casa reale per iniziare a lavorare: chi cucinava, chi puliva, chi si ambientava semplicemente.
La casa si era trasformata, da silenziosa e vuota a piena di vita.
Particolari e ben studiati, giochi di specchi illuminavano i corridoi a giorno, convogliando la luce del sole che filtrava dall’ingresso.

Si fece sera. Ardof tolse la sella e i finimenti ad Erdost e li mise in uno sgabuzzino ancora vuoto. Non li avrebbero usati per molto tempo, probabilmente non sarebbero più usciti da quello stanzino.
Fu in quel momento che una voce lontana, forse quella di Trado, lo raggiunse, annunciandogli che il gruppo di Niena era finalmente ritornato sulle Terre.
 
Fariuna lo invitò a cena e il Cavaliere non riuscì a rifiutare.
Quando entrò nella sala da pranzo tutte le sedie erano occupate, si dovette sedere vicino a un drago dai capelli rossi che si era posizionato immediatamente alla destra della regina. Il finto uomo continuava a sorridere come se non riuscisse a non pensare a qualcosa di comico.
- Dov'è Erdost?-  
- Qui.-  
- Io non lo vedo.-  
- È seduto vicino a te.-  
Ardof quasi non cadde dalla sedia, quando si girò per guardare il drago dai capelli rossi, questo si limitò a sorridere. Quando provò a parlare riuscì solo a fare una sequela di rumori simili a grugniti.
“ Fariuna è riuscita a farmi prendere questa forma, ma non riesco ancora a parlare. Questa maledetta gola non vuole fare cosa gli dico io!”
- È così. Per imparare la tua lingua ci vuole molto tempo. Mi ha sorpreso la sua trasformazione, non era mai accaduto che un drago nella sua forma umana avesse i capelli dello stesso colore delle squame, è una cosa che sta affascinando molti dei nostri studiosi...-  
- È fantastico... quasi non ci riesco a crederci…-
Fecero il loro ingresso una decina dragonesse nella loro forma umana, portando ai commensali delle brocche stracolme e dei vassoi d'argento, muovendosi leggere e silenziose.
Servirono i draghi riuniti alla tavola come una grazia simile a quella di leggiadre danzatrici.
Passò la serata sorseggiando la bevanda alcolica dei draghi e scherzando con Erdost e Fariuna, dopo qualche minuto la regina perse la rigidità e la freddezza che l’accompagnavano durante il giorno, per lasciarsi scappare lunghe risate.
Fecero alloggiare il Cavaliere in una delle case rimaste vuote.

Il giorno seguente, il ventenne si svegliò di buon ora, salutò Fariuna ed Erdost e, aperte le sue ali fiammeggianti, ripartì puntando verso la terra centrale. 

   
 
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