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Autore: violaserena    08/02/2016    0 recensioni
Una ragazza scomparsa, una strana figura incappucciata con in mano una falce, cinque ragazzi sulle tracce di un indizio. Un filo che unisce tutti loro.
Qualcosa è accaduto e qualcosa sta per accadere in quella città, in quel momento, in quel luogo. Una cosa è certa: quello che accadrà, cambierà la vita a ciascuno di loro. In bene o in male: questo sta a voi deciderlo.
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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INCONTRO
 

Pensare di conoscere tutto di una persona è come credere che il mare finisca all'orizzonte.
Proverbio cinese.
 

Quando Michele uscì di casa il cielo era coperto dalle nuvole. Un leggero venticello muoveva le foglie degli alberi e i piccioni passeggiavano sul marciapiede in cerca di cibo.
Era inverno, ma non faceva freddo. O almeno non freddo quanto avrebbe dovuto fare.
Michele camminava veloce, con le mani in tasca. Era felice e pieno di curiosità. Quel giorno li avrebbe finalmente incontrati. Dopo mesi passati a scriversi in chat, avrebbe potuto vederli di persona.
Entrò al One Apple, un bar nel centro di Torino. Si guardò intorno e, per un attimo, ebbe paura che non sarebbe venuto nessuno. Forse si era creato troppe aspettative. Forse… Si girò di scatto non appena sentì una mano sulla sua spalla.
«Ciao» sorrise una ragazza dai capelli castani corti a caschetto. Lui la guardò con attenzione e poi sorrise a sua volta. «Ciao, tu devi essere Alessandra» disse.
«In persona! E tu devi essere Michele».
«Esatto».
«Sei proprio come ti sei descritto».
«Ciao!» esclamarono avvicinandosi altri due ragazzi. Quello più alto e slanciato con i capelli biondi e gli occhi azzurri doveva essere Stefano, mentre quello più basso con gli occhi grigio-verdi doveva essere Mattia.
A quel punto mancava solo una persona, la più importante. Difatti era grazie a quella persona se si erano conosciuti e se quel giorno si trovavano lì.
Proprio mentre pensava questo, una voce alle loro spalle affermò: «Siete venuti tutti!». Si voltarono e sorrisero. Ora c’erano davvero tutti.
Si sedettero e per un po’ rimasero in silenzio. Michele aveva mille domande da fare, ma in quel momento non riuscì a spiccicare parola. Era nervoso, forse troppo.
Sembrava tutto così irreale. Aveva pensato, forse stupidamente, di conoscere quelle persone. Ma si era reso conto che non era così. Comunicare per chat non era la stessa cosa che comunicare faccia a faccia. Ora poteva vedere le loro espressioni, poteva sentire le loro voci, poteva considerarli reali. Fino a quel momento, in fondo, non li aveva mai considerati tali. C’era semplicemente qualcuno che scriveva e rispondeva ai suoi messaggi. Ma questo non significava che quel qualcuno esistesse davvero. Era un po’ come nei sogni: c'erano persone con le quali parlavamo, con le quali vivevamo un’avventura. Ma quelle persone, in realtà, non esistevano. O meglio, esistevano solo nella nostra immaginazione.
Michele si chiese se la realtà e l’immaginazione fossero poi così diverse e incompatibili come apparivano. Magari c’era un filo che le univa, qualcosa che le teneva legate.
«Sapete tutti perché siamo qui oggi» affermò serio Lorenzo, l’ultimo arrivato. I presenti annuirono.
Lorenzo era un ragazzo di ventitre anni dai capelli neri e gli occhi marroni. Era alto, ma non tanto quanto Stefano. Emanava un’aura cupa e misteriosa. Il modo in cui parlava, ma anche il suo modo di porsi lo rendevano estremamente affascinante.
Lorenzo era il motivo per cui quel giorno si trovavano lì. Mesi prima una ragazza di nome Arianna era scomparsa. Nonostante le indagini, la polizia non era riuscita a trovarla. Dal momento che sia le forze dell’ordine sia i genitori della fanciulla avevano quasi del tutto perso la speranza di ritrovarla, Lorenzo – amico di Arianna – aveva deciso di creare un gruppo su Internet per trovare delle persone che lo aiutassero a scovare degli indizi e a proseguire le ricerche.
Ben presto erano entrati a far parte del gruppo più di mille persone. Tra queste, i primi ma anche i più attivi e i più fidati erano stati proprio Michele, Alessandra, Stefano e Mattia e per questo Lorenzo aveva deciso di incontrarli e studiare con loro un piano per cercare di scoprire che fine avesse fatto Arianna. Era convinto, infatti, che la ragazza fosse ancora viva e che non avesse lasciato la città.
«E se non fosse stata rapita? E se avesse semplicemente deciso di allontanarsi per un po’?» ipotizzò Alessandra.
«Io penso che lo avrebbe detto» rispose Mattia.
«Già. E poi penso che se fosse andata così l’avrebbero trovata a questo punto, no?» concordò Stefano.
«Tu che ne pensi, Michele?» gli chiese Alessandra.
Lui per poco non rovesciò la tazzina del caffè. Perché si sentiva così nervoso e in imbarazzo? Perché? Si costrinse a dire: «Ci sono persone che si incontrano solo per commettere un suicidio di gruppo». Gli altri lo guardarono interrogativi.
«Lorenzo ha detto che Arianna passava molto tempo su Internet a parlare con alcune persone che aveva conosciuto in rete che condividevano i suoi stessi problemi. Potrebbero avere…» tentò di spiegare.
«In effetti, suicidarsi insieme sembra diventato abbastanza popolare negli ultimi tempi, soprattutto in alcuni luoghi» intervenne Mattia, interrompendolo.
«Però non se ne è mai sentito parlare spesso al telegiornale» notò Stefano.
«Forse non ci sono riusciti o forse l’hanno fatto in molti, ma nessuno se ne è ancora accorto. Potrebbe darsi che i cadaveri non siano ancora stati trovati».
«Non è il caso di scherzarci sopra» li rimproverò Alessandra.
«Non ci stiamo scherzando».
«Tu che ne pensi, Lorenzo?» domandò Michele.
«Potreste avere ragione. Non mi sento di escludere nulla». Rimase un attimo in silenzio come se fosse incerto se proseguire, ma poi disse: «C’è una cosa che non vi ho detto. Non mi sembrava il momento giusto, ma ora credo che lo sia. Arianna, qualche tempo prima di scomparire, mi aveva confessato di volersi togliere la vita. Io, però, credo che non l’abbia fatto. Anzi, ne sono sicuro».
«Come fai a dirlo?» chiese scettico Stefano.
Per un attimo a Michele sembrò che Lorenzo stesse sorridendo. «Perché non ne avrebbe il coraggio» rispose quest’ultimo.
«Se tu ne sei convinto, allora deve essere senz’altro così. In fondo tu la conoscevi bene».
«La conosco» lo corresse. «Non parlare di lei al passato, altrimenti sembra che sia morta e io penso, anzi sono convinto, che non sia così».
«Hai ragione, scusa».
Il cameriere portò il tè che Alessandra aveva ordinato. Al centro della tavola mise un piccolo cesto contenente le bustine con le varie fragranze e anche un piattino con alcuni biscotti.
«Ci hai parlato per chat di un posto in cui potrebbero avere delle informazioni. Di che posto si tratta?» domandò la giovane dopo che il cameriere si fu allontanato.
«È un locale in cui Arianna andava spesso» rispose Lorenzo mostrando una foto.
«Non credo di esserci mai stata».
«Nemmeno io» disse Stefano.
«È un posto poco conosciuto. Arianna l’aveva scoperto per caso, se non ricordo male».
«Ma scusa» intervenne Mattia «se conosci questo posto, allora perché non sei andato a chiedere informazioni al gestore o ai camerieri?».
«L’ho fatto, ma non hanno voluto rispondermi. O meglio hanno risposto a qualcosa, ma in maniera evasiva. È per questo che penso che loro, o almeno qualcuno di loro, possa sapere qualcosa».
«Però se non hanno detto nulla a te, cosa ti fa pensare che con noi si comporteranno in maniera diversa?».
«Ci penso io. Sono sicura che a me risponderanno» sorrise Alessandra.
«E perché?».
«Perché sono una femmina».
«E quindi?».
Alessandra si portò una mano in faccia, scocciata. «Perché un uomo è più portato a essere gentile con una femmina che con un maschio».
«Il tuo ragionamento è un tantino razzista» osservò Stefano.
«Questo non è vero».
«Volendo possiamo metterci una parrucca e vestirci tutti da donne» rise Michele. Tutti si voltarono a guardarlo e lui divenne rosso per l’imbarazzo. «Cioè, dicevo così per dire».
«Non è una cattiva idea, invece. Se non fosse per la voce, potrebbe addirittura funzionare» affermò convinto Lorenzo.
«Mi sa che avete visto troppi film» scosse la testa Mattia.
Scoppiarono tutti a ridere. Michele si sentì finalmente sollevato. Piano piano l’imbarazzo e l’agitazione stavano scivolando via. Guardando quei volti sorridenti, gli sembrò di conoscere da sempre quelle persone. Forse erano già diventati amici ancor prima di incontrarsi. Forse erano diventati amici nel momento stesso in cui avevano risposto al messaggio di Lorenzo. In fondo l’amicizia poteva nascere nei modi più strani e a Michele quel modo piaceva perché era diverso dal solito. Era qualcosa fuori dall’ordinario.
Sorrise. «Credo di avere un’idea» disse con fare cospiratorio.
Dopo aver predisposto tutto nei minimi dettagli e aver stabilito di rivedersi dopo due giorni, si salutarono. Il pomeriggio era passato in fretta e ormai il buio aveva avvolta la città.
Michele camminava con il sorriso sulle labbra, euforico. Finalmente la sua vita stava prendendo una piega diversa. Non era ancora successo nulla, ma lui era felice. Sentiva che tutto, da quel momento in avanti, sarebbe cambiato. E non sapeva ancora quanto avesse ragione.
Svoltò l’angolo, si fermò un attimo a osservare dei micetti che mangiavano da una ciotola vicino al cassonetto dell’immondizia e poi proseguì. Sentì un fruscio e voltò la testa di scatto. Si fermò, incapace di avanzare. Sul lato opposto della strada, una figura incappucciata con una falce in mano lo stava fissando. O almeno era voltata dalla sua parte.
Un brivido percorse la sua schiena. Avrebbe dovuto urlare. Sarebbe dovuto scappare. Invece non fece nessuna delle due cose. Rimase immobile e incominciò a ridere.
Le cose stavano decisamente cambiando. E lui non poteva esserne più felice.

 


 

Angolo Autrice.
Ciao a tutti! :)
Che dire di questo capitolo? Beh, innanzitutto viene presentata un po’ la storia e poi cominciano a esserci già i primi misteri: che fine ha fatto Arianna? Perché i gestori del locale non hanno voluto rispondere a Lorenzo? Chi è la figura incappucciata?
Voi che ne pensate? Spero di avervi incuriosito.
Al prossimo capitolo! :)
Saluti,
Violaserena.

  
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