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Autore: Stillintoyou    08/02/2016    1 recensioni
{Threequel di "Benvenuta nella radura"}
Lui aveva un espressione spenta, preoccupata, ma come suo solito preferiva non parlare di ciò che lo preoccupava.
Era strano. Davvero strano. Da quando eravamo tornati dalla zona bruciata, non era più lo stesso.
Capivo che la perdita di tutte quei radurai, in così poco tempo, l'aveva messo K.O., ma eravamo vivi. Lui era vivo.
A pensarci bene, nessuno di noi era più lo stesso dopo la zona bruciata.
Nemmeno io, dopo tutto quello che avevo visto e vissuto in quel posto.
Né Evangeline, che durante la notte spesso si ritrovava a gridare il nome di Frankie.
L'averla vista morire sotto i suoi occhi, divorata da degli spaccati l'aveva sicuramente segnata. E chi non segnerebbe una scena del genere? Non vuole nemmeno toccare l'argomento.
Era come chiedere a Newt di Chuck. Non voleva parlare di quando l'ha visto morire.
Genere: Angst, Avventura, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Restammo fermi per qualcosa che sembrò essere l'eternità, stretti l'uno a l'altra, fino a quando il suo respiro non tornò del tutto regolare. Non l'avrei lasciato andare fino a quando non fossi certa della sua calma.

‹‹ E tu che volevi che andassi via ›› brontolai con tono divertito. In tutta risposta, nascose il volto contro il mio collo e sbuffò

‹‹ Smettila, ne sono ancora convinto ed è per il tuo bene ›› mormorò come un bambino viziato.

Soffocai una risata, scuotendo la testa poco dopo

‹‹ Il mio bene sei tu ›› risposi ‹‹ non di certo ciò che può offrirmi il mondo lì fuori. Oltretutto non è un granché, di bello non ha niente. Che m'importa di stare lì, quando posso godere della tua visione? ›› sollevai un sopracciglio.
Lo sentii ridacchiare, poi spostò il viso, sollevandolo all'altezza del mio.

Sul suo volto era comparso un sorrisetto divertito, che si ampliò una volta che le sue labbra furono a pochi centimetri dalle mie ‹‹ sono una bella visione? ››

‹‹ Lo sei eccome ›› sentii le mie guance andare a fuoco appena le sue labbra incontrarono le mie, pochi istanti dopo aver detto quella frase, trascinandole in un bacio che fui più che felice di ricambiare. Era un continuo cambio d'umore quel ragazzo, ma finché si trattava di cose positive, come quella, erano ben accette.

Le sue mani scivolarono lungo la mia schiena, fino a raggiungere i miei fianchi e stringermi a sé.

Mi sentivo così dannatamente impacciata che a stento riuscivo a respirare senza pensare di essere imbranata anche in quello. Ma poi, venne tutto naturale. Le sue mani, il suo tocco, le sue labbra. In qualche modo mi calmarono, facendomi sentire improvvisamente a mio agio.

C'era quella calma che cercavamo da tanto tempo, ed ora era a portata di mano.

In pochi attimi, ci ritrovammo a camminare verso il divano, senza staccare le labbra nemmeno per riprendere fiato.

Sentivo nel mio petto un esplosione di sensazioni piacevoli, quasi nostalgici, mentre quel bacio diventava qualcosa di più intenso che sembrava essere una promessa. Gli unici istanti in cui le nostre labbra si staccavano, era per levare i vestiti di dosso.

Divenne tutto naturale, come se fosse una cosa che facevamo ogni giorno, mentre in verità non avevamo nemmeno il tempo per respirare. Eppure, in quel momento, sembravamo avere tutto il tempo del mondo. Liberi di tutti i vestiti, le sue mani scivolavano sulla mia pelle come se volesse esplorare il mio corpo. Come se gli fosse dannatamente mancato in tutto quel tempo.

La prima ed ultima volta che toccò la mia pelle nuda, era stata nella radura.

Sembravano essere passati secoli, eppure il suo corpo non era cambiato di una virgola. Aveva ancora quella cicatrice sul petto, meno visibile rispetto a prima. Era completamente guarita, ed ora rimaneva solo un segno indistinto che, prima o poi, sarebbe sparito, lasciando solo un ricordo lontano.

Rimasi sorpresa di come quei divani non si staccarono appena praticamente ci lasciammo cadere a peso morto al centro.

C'eravamo lasciati andare completamente, in un lasso di tempo che sembrava essere eterno, per noi.

I nostri corpi erano uniti come se fossero uno solo, stretti come se non volessero più lasciarsi andare.

I respiri intrecciati, gli sguardi che si cercavano, mani intrecciate, carezze. Era tutto quasi perfetto, in quel momento, almeno, potevamo dimenticarci ciò che stava succedendo nel mondo, per dedicarci a noi.

Le sue labbra scivolarono lungo il collo. Passarono sotto l'orecchio, sul tatuaggio, sulla spalla, poi nell'incavo del collo, dove si soffermò per cominciare a lasciare un succhiotto. Appena si staccò, feci la stessa cosa sul suo collo. Ed andammo avanti così per non so quanto tempo, ma quello non aveva importanza.

 

Alla fine, ci ritrovammo accoccolati tra quei divani.

Come la prima volta, entrambi più concentrati nello scambiarci piccoli gesti d'affetto che a spiccicare qualsiasi parola. Quei gesti erano più importanti.

Ma era Newt disteso sopra di me, sta volta, e non io accoccolata su di lui.

Avevo perso il conto di quante volte avevamo rotolato su quel divano nel giro di pochi attimi, senza neanche mettere in conto la possibilità che questi si separassero da un momento all'altro (ed in effetti si erano allontanati di un centimetro o due.

Si tirò su con le braccia, per non pesarmi più del dovuto, ed avvicinò volto a pochi centimetri dal mio, col respiro ancora pesante che mi sfiorava le guance.

Aveva l'aria un po' spaesata, ma allo stesso tempo sembrava più bello che mai.

Mi baciò a fior di labbra, scendendo poi con queste verso il collo.

‹‹ Vedo che oggi ti sbizzarrisci... ›› mormorai, rendendomi conto praticamente subito di quanto la mia voce fosse quasi soffocata dal respiro ancora lievemente affannato.

Lui soffocò una risata, spostando le labbra ‹‹ visto che siamo soli, ne approfitto un po'. Non mi sembra che la cosa ti dispiaccia. ››

‹‹ No, assolutamente. Ma immagina se Thomas e gli altri tornassero in questo preciso momento! ››

‹‹ Sarebbe un problema piuttosto imbarazzante, in effetti ›› ma questo sembrava non toccarlo minimamente, considerando che pochi attimi dopo cominciò a lasciare una striscia di baci che partiva dal mio collo, fino alla spalla.

Era più intento a lasciare quei piccoli baci che a pensare a ciò che gli avevo detto pochi attimi prima. Non che la cosa mi dispiacesse, ormai il “danno maggiore” era stato fatto. Al massimo in quel momento ci avrebbero beccati nudi

Alla fine, però, decidemmo che forse era il caso di spostarsi da lì.

Una doccia veloce per entrambi, e cominciammo a sistemare la berga come se non fosse successo assolutamente nulla.

Praticamente la rivoluzionammo da cima a fondo, ed io l'avevo pulita così tanto che ora praticamente potevamo mangiare sul pavimento. Ringraziai mentalmente Frypan e la sua mania per la pulizia della cucina.

Newt stava girando per la berga tranquillamente senza maglietta e con i capelli bagnati, e per i miei poveri occhi stava diventando un problema. Non riuscivo a girarmi altrove.

‹‹ Pensi che Jorge abbia nascosto qualcosa di divertente su quest'affare volante? ›› domandò, poggiandosi alla parete dietro di lui. Stavo sistemando per la quarta volta i divani nel vano tentativo di non fissarlo.

‹‹ Dipende da cosa intendi ›› risposi quasi balbettando.

‹‹ Tipo alcolici ›› scrollò le spalle ‹‹ ho voglia di bere. Qualcosa che non faccia schifo come la sbobba inventata da Frypan, magari ››

‹‹ Perché? ››

‹‹ Così ›› mentiva e lo sapevo, ma decisi di non dargli peso.

Non che prendersi una sbronza fosse l'idea migliore per affrontare quel casino, ma era sempre meglio che stare lì a discutere con lui.

‹‹ Bene così ›› risposi, cercando di assumere un tono naturale ‹‹ cerca bene, magari trovi qualcosina di simile ››

Lui annuì, senza darmi una risposta precisa. Era tranquillo e questo mi bastava, non volevo riempirlo di domande.

Volevo solo che stesse tranquillo e rilassato, senza pensare più a niente fino all'arrivo dei nostri amici. Probabilmente era anche la loro mancanza ad influire nel danni al suo cervello.

Ma perché ci stavano mettendo così tanto a tornare?

Avevo la pessima sensazione che fosse successo loro qualcosa di brutto.

Era tutto troppo calmo, e non poteva durare a lungo. Non con la C.A.T.T.I.V.O. che ci cercava come fuggitivi. A dire il vero, noi eravamo fuggitivi a tutti gli effetti.

‹‹ Trovata! ›› gridò Newt con aria vittoriosa, mentre tornava da me scuotendo la bottiglia a metà ‹‹ e ho portato anche questi bicchieri. Fanno pena, caspio ›› si sedette sulla poltroncina, incastrando la bottiglia tra le ginocchia per tenerla ferma mentre separava due bicchieri di plastica rossi ‹‹ ma come si fa a tenere dei bicchierini di plastica in un posto come una berga puzzolente? ››

‹‹ Ringrazia che li ha! Se no avremmo dovuto bere dalla stessa bottiglia! ››

Sollevò un sopracciglio, incrociando poi lo sguardo col mio ‹‹ ti farebbe schifo bere dalla stessa bottiglia dove bevo io? Sul serio? E dire che fino a poco prima non ti lamentavi di b- ››

‹‹ No, testapuzzona, non intendevo quello ›› arrossii violentemente, allungando la mano verso di lui per prendere il bicchiere ‹‹ ti pare? Versami un goccio di quell'affare, avanti ››

soffocò una risata, scuotendo la testa ‹‹ avevo capito, comunque ›› aprì la bottiglia.

Era tequila, e dall'aspetto della bottiglia, era anche bella fresca.

Versò il contenuto nel bicchiere, poi lo passò a me.

Ma lui non usò il bicchiere. Si attaccò direttamente alla bottiglia.

‹‹ Non ubriacarti ›› lo ripresi, e lui alzò gli occhi al soffitto.

Allontanò la bottiglia e si passò la lingua tra le labbra ‹‹ Okay, mamma ›› e si alzò dalla poltroncina.

Bere a stomaco vuoto non doveva essere l'ideale, sicuramente, così decisi di mettermi in cerca di qualcosa da cucinare in quella sorta di cucinino mobile che avevamo a disposizione.

E se la berga era come una piccola casa volante, allora doveva pur avere una specie di tavolino, no?

Decisi di occupare il tempo cucinando.

Non toccavo i fornelli da quando ero nella radura, ma ero piuttosto sicura di saper ancora cucinare qualcosa di decente.

Come immaginavo, trovai un piccolo tavolo ripiegato. Era piccolo, ma potevamo benissimo starci in due.

Lo aprii e ci poggiai sopra due piattini di plastica, assieme a due bicchieri – che a Newt proprio non piacevano, ma doveva accontentarsi – e a delle posate. Feci quasi fatica a trovare dei fazzolettini, che erano chiusi in un pacchetto ancora intatto, dentro un cassettino di plastica rovinato.

A vedere tutta quella roba, c'era da pensare che Jorge vivesse praticamente lì dentro.

Trovai un sacco di cibo in scatola, come sughi pronti, tonno, mais, fagioli... Ed io che speravo di mangiare qualcosa di commestibile. All'improvviso mi mancava tremendamente la cucina di Frypan.

Sentii il portellone della berga aprirsi. Thomas e gli altri erano tornati?

Poggiai tutto il cibo sul ripiano della cucina.

Avevo mille domande da rivolgere loro. Mi sentii tremendamente in ansia quando, però, non vidi proprio nessuno all'entrata della berga.

Solo il portellone aperto che faceva entrare il fresco notturno di quel posto.

‹‹ Okay, sta calma ›› mormorai tra me e me, guardandomi rapidamente attorno.

Le luci della berga erano tutte spente, fatta ad eccezione per quella del cucinino dove mi trovavo io.

Non mi ero nemmeno resa conto che si era già fatta notte.

Premetti il pulsante accanto alla berga, accendendo così la luce del salottino.

‹‹ Spegni la luce, caspio, vuoi attirare l'attenzione? ›› sbottò infastidito il ragazzo.

Tirai un sospiro di sollievo nel sentire la sua voce.

Mi sporsi fuori dalla berga, e lui era lì, seduto su una sedia. Le braccia erano poggiate sul bordo dello schienale, che era rivolto verso il suo petto.

Inspirò profondamente. Il muro di Denver era illuminato da varie luci.

Sembrava quasi un posto rassicurante, e Newt lo guardava come se volesse correre incontro a quel posto.

‹‹ Entra dentro ›› disse con tono distratto. Notai che la bottiglia di tequila era proprio ai suoi piedi, ed era completamente vuota.

‹‹ Sei ubriaco, vero? ››

‹‹ Un po' ›› rispose.

Mi venne da ridere, ma non lo feci. Cercai di rimanere seria.

‹‹ Potrei ritenermi offesa. Quando abbiamo fatto l'amore eri ubriaco, ora abbiamo fatto l'amore per la seconda volta, e tu sei di nuovo ubriaco. Stai cercando di dirmi che faccio schifo? ›› provai ad ironizzare, ma ci riuscii ben poco. Non rise, ma mi guardò con la coda dell'occhio.

‹‹ Entra dentro ›› ripeté ‹‹ ti verrà un accidenti. Qua fuori si gela ›› e si girò di nuovo in direzione del muro.

‹‹ Beh, sei proprio convincente se me lo dici stando qui fuori a petto nudo ›› borbottai.

Entrai nella berga e recuperai la sua maglietta, avvicinandomi all'uscita poco dopo.

Lui non si era mosso nemmeno di un millimetro. Notai poco dopo che reggeva in mano qualcosa, dalla quale ora stava aspirando.

Era una... sigaretta. Se la memoria non mi stava giocando brutti scherzi, quella era una sigaretta.

Non potevo farmi molte domande. Doveva essere una delle tante cose che Jorge aveva sparso per la berga. Quella, come la tequila, e chissà quante altre caspio di cose c'erano sopra quell'aggeggio.

Abbassai lo sguardo sulla maglietta, rigirandomela tra le dita.

‹‹ C'è una cosa che non ti ho mai detto ›› disse, sputando fuori il fumo.

‹‹ Cosa? ››

‹‹ A volte vedo delle cose, mentre dormo ›› si poggiò una mano sulla fronte, puntando il gomito sulla sedia ‹‹ cose strane. Sembrano sogni, ma sono molto più... reali. Sentendo parlare Tommy dei frammenti del suo passato, mi viene da pensare che lo siano anche i miei.

A volte vedo una donna bionda che mi parla, mentre sono chiuso in una caspio di stanza senza neanche una finestra. Ci siamo io ed altri... bambini. Siamo tutti dei dannatissimi bambini. Siamo immobili ad aspettare chissà cosa. ›› strinse un pugno attorno allo schienale della sedia ‹‹ in un altro sogno, sono già più grande. Sono affiancato da delle persone con un camice lungo che li fa sembrare dei fottuti dottori, ma sono qualcosa di più. Mi chiedono cosa fare. Io devo solo leggere un caspio di foglio e dare loro delle dritte, mentre li guardo con un'aria schifata da ciò che fanno.

E poi... Ricordi che quando ero nella radura, ti dissi che la parola D2MH non mi era tanto nuova? ›› deglutii, annuendo ripetutamente. Non mi stava guardando, per cui non sapeva che avessi annuito, ma continuò comunque ‹‹ in uno dei miei sogni, io ero dietro una caspio di scrivania. La luce era fortissima, ed una donna con i capelli biondi mi parlava. Non ricordo cosa diceva, ma ricordo che odiavo il suono della sua voce. Odiavo me stesso. Odiavo quel posto. Odiavo tutto. Avevo un foglio davanti, e c'era scritto “progetto D”. Se D2MH sta per dolenti di tipo due, metallo duro, il progetti D sta per... ›› ridacchiò in modo isterico, schioccando rumorosamente la lingua contro il palato poco dopo ‹‹ “Progetto dolenti”. E se questi fossero veramente i miei ricordi? Significherebbe che lavoravo per quelle teste di caspio. ›› rimase in silenzio dopo aver pronunciato quella frase.

Il suo sguardo era ancora fermo davanti a sé, mentre quella sigaretta continuava a consumarsi da sola.

Era possibile che l'eruzione stesse in qualche modo prendendo il sopravvento sul filtro della C.A.T.T.I.V.O.?

In quel momento mi sentii un'idiota. Sapevo che era stato lui a creare i dolenti, ma non gli avevo ancora detto niente. Non volevo che odiasse sé stesso più del dovuto. Era giunto il momento di dirglielo?

‹‹ Credo che quella donna bionda fosse Marie ›› mormorò, infine, aspirando il fumo si quella sigaretta come se si fosse improvvisamente ricordato della sua esistenza.

Lo fece come se fosse una cosa che già sapeva fare da tempo, e questo mi portò a chiedersi se magari, quando stava alla C.A.T.T.I.V.O., aveva cominciato a fumare per via del nervoso che si portava dentro.

‹‹ Magari è così... ››

‹‹ O magari sono solo rincaspiamenti mentali che mi sta facendo fare l'eruzione ›› si passò una mano tra i capelli, affondando il viso contro le braccia poco dopo.

Mi sentii lievemente in colpa per questo.

La mia vocina interiore mi stava rimproverando, gridandomi di dirgli tutto, ma qualcosa mi frenava dal farlo. La mia voglia di non ferirlo ulteriormente.

‹‹ Non lo so ›› risposi, dandomi della vigliacca poco dopo ‹‹ insomma... potrebbe essere ›› mi guardai attorno con fare lievemente agitato. Non volevo dare molto nell'occhio con quel gesto, ma tanto era girato e magari, se avessi portato la mia attenzione su altro, sarei riuscita a mantenere un tono naturale.

Lui alzò di nuovo il volto, poggiandosi la mano sulla fronte e guardando davanti a sé.

Prese un respiro profondo ‹‹ In ogni caso, ora non importa. Ho accompagnato i miei amici fino a questo buco di posto, ed era ciò che volevo. Tutti in salvo. Che lavorassi per la C.A.T.T.I.V.O. o meno, ora non ha importanza. Tanto sto comunque impazzendo lentamente e a nessuno frega un caspio ››

Scossi la testa ‹‹ A me importa! ››

Così, a quelle parole, si girò lentamente lentamente verso di me. La sua fronte era corrugata, la sua espressione spenta e distaccata. Poggiò il volto sulla propria spalla, scrutandomi come se stesse studiando la fisionomia del mio viso dopo aver detto quelle parole.

Infine schiuse le labbra ‹‹ lo so ›› rispose semplicemente ‹‹ ed anche per questo mi chiedo ancora perché caspio tu continui a nascondermi le cose ››


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