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Autore: Crilu_98    08/02/2016    1 recensioni
François Marchand, appartenente ad una famiglia della media nobiltà francese, è alla disperata ricerca di sua sorella Amélie, sparita senza lasciare traccia; ancora non sa di essere diventato il bersaglio di un manipolo di congiurati e che per venire a capo dell'enigma dovrà ricorrere all'aiuto di una giovane ladra, Claire, dal passato misterioso. Amélie, invece, nel tentativo di riconquistare la propria libertà incrocia la strada di James MacMallon, un bandito scozzese in esilio perennemente diviso tra il profitto materiale e la propria coscienza.
Nel frattempo, a Parigi, il Cardinale Richelieu indaga sulle voci che girano a palazzo, avendo tra le mani un unico indizio: il simbolo del Giglio Scarlatto.
Tra briganti onesti, affascinanti contesse, spie, sicari e pedine si dipana la storia di una congiura che potrebbe mettere fine al regno di Francia...
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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-Pensate che consegnare l'anello alla Contessa sia stata una buona idea?- chiese Claire, mentre procedevano per le vie di Parigi, due ombre invisibili nell'oscurità notturna.
-Non lo so- ammise François, fermandosi e chinando il capo coperto dal mantello per far passare una pattuglia di guardie a cavallo. -Ma almeno ho chiarito con Madie che qualunque posizione assumerò in futuro, non starò certo dalla sua parte!-
-Mmm... Non mi sembra molto saggio schierarsi così drasticamente contro di lei, da quello che ho sentito ha una grande influenza su molti nobili a Corte...-
-E' per questo che sono costretto ad agire di nascosto: se avessi potuto presentarmi dal Re e affermare con sicurezza che stanno cospirando contro di lui e contro il Cardinale e che a capo di tutto c'è la Contessa di Clairmont, non credete che l'avrei già fatto? Il problema è che tutti i fatti sono stati orchestrati in modo da incastrarmi e io non ho in mano prove di ciò, è la mia parola contro la sua... E credetemi, la parola di Madie Lefevre ha un peso enorme davanti alla Corona!-
Claire annuì e nessuno dei due parlò ancora fino a quando non furono sotto le ampie torri della cattedrale di Notre-Dame. Su ordine del moschettiere, infatti, la ladra in quella giornata aveva consegnato due messaggi: uno, contenente l'anello del giglio scarlatto, a Madie Lefevre, l'altro a Carlo di Valois-Angouleme, con l'appuntamento di quella notte sotto la chiesa.
-Non sareste dovuta venire...- borbottò François notando la ragazza guardarsi intorno con circospezione. In realtà anche lui era teso e preoccupato: aveva deciso di fidarsi del Duca perché nonostante la sua gioventù turbolenta suo padre lo considerava un uomo degno di stima, e perché era stato lui a tentare di salvare la vita di Antoine, a La Rochelle. Ricordava cosa gli aveva detto a Corte solo pochi giorni prima, ma con un mandato di arresto sopra la testa e il sospetto di una congiura alle porte, il giovane vedeva bene anche i motivi per cui il nobiluomo avrebbe potuto decidere di farlo arrestare: egli stesso, vent'anni prima, era stato condannato a morte per aver cospirato contro la Corona e ne era uscito solo grazie all'intervento di Maria de' Medici.
-Non avrei mantenuto il patto, altrimenti!-
-L'accordo tra noi è minima cosa, confrontato ai rischi che state correndo per non infrangerlo!-
-Cosa volete, Monsieur Marchand, sono una donna d'onore!-
Il moschettiere si concesse un mezzo sorriso nell'udire quelle parole, che sparì subito non appena le campane di Notre-Dame iniziarono a suonare lo scoccare della mezzanotte.
-Ci siamo...- mormorò. Poi si voltò di scatto verso Claire:
-Promettetemi che se il Duca ha portato qui le guardie scapperete!-
-Ma...-
-Niente ma: promettetelo e basta!-
Le iridi verdi e quelle blu si scontrarono per alcuni secondi in una battaglia silenziosa; poi Claire abbassò lo sguardo e si lasciò sfuggire dalle labbra:
-Prometto.-
Da un angolo della piazza antistante la chiesa si fece avanti una figura; da quella distanza era impossibile stabilirne l'identità, ma sembrava essere solo. Quando si fece più vicino François rilassò i muscoli del corpo, che fino a quel momento erano stati contratti nello sforzo di riconoscere l'individuo incappucciato: il Duca d'Angouleme scostò il mantello dal capo, fissando i due giovani con curiosità e preoccupazione.
 
James MacMallon inspirò a fondo l'aria umida delle serate primaverili francesi: in quei momenti in cui tutto il paesaggio veniva inghiottito dalla foschia e non si riusciva più a distinguere il contorno delle cose, lo scozzese poteva immaginare di essere tornato a casa...
Un'ombra, apparsa all'improvviso al suo fianco sulle mura del castello, gli fece istintivamente sguainare il coltello.
-Calma, MacMallon, calma.-
James rinfoderò l'arma, ma le sue dita non mollarono la presa sull'elsa: gli occhi di ghiaccio del capitano Schmitt lo stavano analizzando da capo a piedi e brillavano di un luccichio pericoloso.
Il livido che il capitano gli aveva procurato sul costato come punizione per aver aiutato la ragazza della prigione incominciò improvvisamente a pulsare e l'uomo digrignò i denti per il dolore e l'umiliazione.
-Capitano, non vi avevo riconosciuto...-
-L'avevo visto, scozzese... Dovresti stare più attento a chi ti sta intorno, è questo il compito di una sentinella del resto!-
-Sì, capitano.-
L'uomo sospirò, come se percepisse nella voce di James tutta l'insofferenza per la sua disciplina ferrea.
-Il nostro signore ha ricevuto una missiva molto importante, che riguarda la tua... Amica, giù nelle prigioni.-
James socchiuse gli occhi, chiedendosi se finalmente la situazione della ragazza si fosse smossa.
-I piani sono cambiati, a Parigi lei non serve più. Eliminala.-
-Cosa?-
Schmitt lo guardò con severità e ferocia:
-MacMallon, fingerò di non aver sentito l'incredulità e la mancanza di rispetto nella tua voce. Ho detto: eliminala. Il come non importa, puoi sgozzarla, impiccarla, puoi mettere del veleno nel suo pasto... Puoi anche violentarla se proprio ti piace, l'importante è che entro domani mattina quella ragazza sia morta!-
James fissò il capitano allontanarsi mentre si riprendeva dalla notizia: avrebbe dovuto ucciderla. Uccidere una ragazza indifesa, così disperatamente bisognosa di aiuto in quella pericolosa situazione, che aveva dimostrato di poter comprendere il suo dolore almeno in parte. Come avrebbe fatto ad entrare nella sua cella, tirare fuori il coltello ed ucciderla? Come avrebbe sopportato il suo sguardo, che era sicuro l'avrebbe tormentato anche dall'aldilà?
"Forse potrei usare del veleno..." L'idea di tradire in modo così meschino la sua fiducia lo ripugnava, ma non aveva scelta e quella era la soluzione migliore: la ragazza sarebbe morta subito e lui non avrebbe dovuto reggere il peso di vederla spirare davanti ai suoi occhi.
 
-Ebbene?- la voce del Duca tradiva tutta la sua inquietudine -Monsieur Marchand, ho saputo che siete stato sospeso dal vostro ordine, avete ucciso una spia di Richelieu e adesso, dopo essere sfuggito alle sue guardie, siete ricercato per tradimento ed assassinio... Ma chi è la graziosa fanciulla che vi accompagna?-
Carlo d'Angouleme, come suo padre, aveva sempre avuto una spiccata propensione per la galanteria nei confronti dell'altro sesso: manteneva ben due figlie illegittime, senza contare i bastardi che non aveva riconosciuto.
Claire si esibì nell'impacciata replica di una riverenza, mentre François spiegava:
-Il suo nome è Claire Gaillard, mi ha molto aiutato in questi ultimi giorni... E' stata lei a consegnarvi la lettera per questo appuntamento.-
Il Duca osservò la ragazza con curiosità:
-Avete dei lineamenti che mi sono familiari, sapete?-
-Sono i lineamenti del volgo, Monsieur: ai vostri occhi dobbiamo assomigliarci tutte, noi popolane.-
Il moschettiere si voltò verso di lei, indispettito dalla sua impertinenza, ma l'altro uomo non sembrò offendersi:
-Forse avete ragione... Comunque, ho intenzione di mantenere la parola data, Marchand: non credo ad una sola parola pronunciata contro di voi, vi conosco... E sono convinto che anche la sparizione di Amélie sia collegata alla congiura! La domanda fondamentale è: perché sono tanto interessati alla vostra famiglia?-
-Non lo so, ma so chi c'è dietro a tutto questo: la Contessa di Clairmont.-
Il Duca spalancò gli occhi:
-Madie Lefevre, la serpe! Ora capisco perché vi siete nascosto... Ma ciò non spiega perché vogliano proprio voi: non vi fate illusioni, François, la Contessa non vi avrebbe contattato se non ne avesse tratto degli ottimi vantaggi. Sì, dev'esserci qualcosa legato a voi Marchand, ma non capisco cosa... Intanto voi dovete sparire per un po': fatevi aiutare dalla vostra amica, qui, non fatevi vedere in giro. Nel frattempo io cercherò di capirci qualcosa in tutta questa faccenda e vi farò sapere... Manderò un messo qui alla stessa ora ogni notte per riferirvi se ci sono novità.-
 
-Secondo voi ci possiamo fidare del Duca?-
Erano nuovamente nel rifugio di Claire e François stava scaldando le dita intirizzite al calore del focolare. Le scoccò un'occhiata penetrante:
-Sì.-
-Come fate ad esserne sicuro?-
-Il fatto che questa sera si sia presentato da solo e senza farci arrestare non è una prova?-
-Potrebbe essere tutta una trappola!-
-E voi potreste essere una persona onesta, ma per favore!-
La ladra socchiuse gli occhi, furiosa, e il moschettiere comprese di aver commesso un errore quando lei uscì a passo di marcia dalla baracca. François attese qualche minuto, poi decise di uscire: Claire era accovacciata sul bordo del tetto, con le braccia attorno alle ginocchia, e fissava la città illuminata dalle fiaccole.
-Mi dispiace, ho esagerato, non dovevo esprimermi a quel modo... Perdonatemi.-
-E' già passato, non vi preoccupate.-
François aggrottò la fronte: in quei due giorni aveva sopportato con infinita pazienza il carattere aperto ed irriverente di quella ragazza, e il tono mesto che aveva usato ora non le apparteneva.
Rimase per qualche istante a metà strada tra la porta ancora aperta e Claire, indeciso: non voleva che la conversazione finisse così, ma gli risultava ugualmente difficile continuarla. Sforzandosi di superare il suo abituale distacco, si sedette accanto alla ragazza, allungando le gambe lungo il cornicione del tetto. Claire lo osservò di sottecchi:
-Rischiate di cadere, così.-
-Anche voi.-
-Io non ho nessuna sorella da salvare, nessuno dipende da me per sopravvivere.-
-Vi invidio, allora: la responsabilità della vita di qualcun'altro è un fardello che non auguro a nessuno...-
-Per l'amor di Dio, avete forse bevuto? No, siete perfettamente sobrio: e allora allontanatevi dal bordo del tetto!-
-Solo se lo fate anche voi!-
Non sapeva cosa lo stava spingendo a sfidarla in quel gioco pericoloso, ma la luce triste che aveva intravisto nei suoi occhi per un attimo gli aveva fatto temere il peggio: sembrava una donna molto più vecchia, una persona spezzata e disillusa. L'uomo si alzò in piedi, sempre restando in bilico sul cornicione e dalle labbra della ragazza uscì uno sbuffo irritato che si trasformò in uno strillo quando lo vide incespicare. Claire balzò in piedi e con uno strattone lo allontanò dal vuoto, buttandolo a terra.
-Voi siete pazzo!- ansimò, scostandosi alcuni ciuffi di capelli dal viso. François scosse la testa:
-No, volevo solo che tornaste ad essere voi stessa.-
Claire spalancò gli occhi, colpita. Poi, timidamente, sorrise.
 
Angolo Autrice:
'Sera,
scusate i due tre giorni di ritardo ma sono stata un po' impegnata questo fine settimana xD
Devo dire che questo è un capitolo bello carico: l'alleanza con il Duca, la condanna a morte che pende sulla testa di Amélie, lo scambio finale di battute tra Claire e François... Si entra nel vivo della storia, perciò dal prossimo capitolo aspettatevene delle belle!
Ringrazio di cuore chi spende parte del suo tempo a recensire, ma vedo che sono sempre i soliti lettori e molti altri leggono senza lasciare alcun commento: lettori silenziosi, mi piacerebbe sentire anche la vostra opinione xD
 
Crilu 
   
 
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