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Autore: Francesca_H_Martin    10/02/2016    5 recensioni
"Era come se attraverso un singolo sguardo, un breve momento che sembrava però eterno, il ragazzo fosse riuscito a percepire tutto il dolore che Lydia stava sentendo in quell’attimo.
La guardava con una dolcezza indescrivibile.
La mano fredda di Stiles si spostò velocemente dalla tasca già stracolma del suo cappotto e si posò delicatamente sulla guancia di Lydia, provocandole involontariamente un brivido che le percorse tutta la schiena fino ad arrivare a quelle cicatrici sul collo.
—Lydia non sei più sola. Ci sono io con te, non avere paura. —
Quelle dita affusolate continuavano ad accarezzarla come se fosse un petalo delicato pronto a lasciare il suo fiore."
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kira Yukimura, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Lydia non aveva provato quella sensazione di riposo e tranquillità per troppo tempo. Finalmente era riuscita a chiudere gli occhi e a non pensare a nulla, a dimenticare i mostri del suo passato che ogni notte prepotentemente si trovavano accanto al letto, fissandola, con quel loro fiato sul collo e quello sguardo che ogni singola volta le causavano brividi lungo la schiena.
Questa volta no; questa volta, per la prima volta dopo tanto tempo, era riuscita a sognare.
Nessun incubo, nessuna paura, nessun timore.
Nonostante finalmente riconoscesse di essere una persona davvero forte, il merito di tale vittoria non era suo; per tutto questo doveva ringraziare solo quel ragazzo logorroico e a volte anche un po’ impacciato e goffo che in quel momento si trovava proprio accanto a lei. Quel ragazzo buffo che-in un modo o nell’altro-riusciva sempre a farla ridere, come se avesse un potere speciale tutto suo.
Stiles.
Aprì gli occhi lentamente, quasi come fa un proiettore quando arrotola la sua pellicola; i raggi del sole che solo poche ore prima le avevano sfiorato quella pelle diafana, colorandola di un bel color ambra, erano ancora lì, più forti di prima. Le risaltavano quel mezzo sorriso pronunciato e quegli occhi stanchi ancora assonnati.
Stava guardando di nuovo fuori quel finestrone: la neve candida che riempiva il tetto di quell’hotel fatto di legno, quella specie di radura piena di alti alberi dalla punta bianca, il profumo di fresco e di libertà che stava già respirando, il cinguettio degli uccelli che risuonava nell’aria; le sembrava tutto perfetto, come se si sentisse di nuovo nel posto giusto al momento giusto.
Hotel Blue Ridge.
Finalmente erano arrivati a destinazione.
Scosse la testa un paio di volte prima di rendersi conto che si trovava davvero lì, che tutto quello che vedeva e sentiva fosse davvero reale. Quando girò lievemente il capo alla sua destra vide che la scena però era cambiata rispetto a come la ricordava.
Ora era Stiles che dormiva beatamente poggiato sulla sua spalla, con la bava che usciva da quella bocca spalancata; ormai aveva creato sulla sua maglia una chiazza perfettamente rotonda, come se Giotto in persona l’avesse composta.
I raggi del sole risaltavano anche la sua pelle chiara; le sue ciglia lunghe da quell’angolatura e con quella luce somigliavano ancora di più a quelle di un cerbiatto, la sua mano ancora su quella di Lydia che era immersa in quel piacevole tepore.
La ragazza aveva quasi paura di svegliarlo. In quel momento sembrava così…fragile, come se fosse fatto di porcellana e si potesse rompere da un momento all’altro.
Chissà cosa starà sognando.
Lydia se lo stava domandando senza un perché. Sicuramente sarà un bel sogno vista la sua espressione da ebete- pensò.
Iniziò a scuoterlo velocemente e ogni volta che lo faceva il corpo di Stiles si muoveva avanti ed indietro ma non dava segni di vita. Com’era possibile che non si svegliasse neanche in quel modo?
Non fece neanche in tempo a chiederselo che un’ombra si avvicinò a loro. Solo quando mise meglio a fuoco si rese conto che era Scott.
—Immaginavo dormisse ancora. — Un sorriso contagioso nacque sul volto dell’alpha.
—Non sarebbe stato Stiles, se no— Lydia rispose a sua volta con un sorriso.—Ho provato a svegliarlo, ma…E’ un’impresa impossibile! —
Quasi impossibile, Lydia. Quasi. — Gli occhi di Scott improvvisamente cambiarono colore, diventando di un rosso fuoco.
—Scott…Che vuoi fare? — il tono della ragazza dai capelli biondo fragola era pacato, ma con una sfumatura di paura appena percepibile, tra le sue parole.
—Ho detto che c’è un modo ma non ho detto che sarà piacevole. Fidati, lo conosco ormai da secoli e questo…è l’unico metodo per svegliarlo. E’ meglio forse se non guardi. — Scott diede un’occhiata in giro e visto che la situazione era tranquilla e nessuno lo stava osservando, cacciò con velocità supersonica quegli artigli affilati e glieli conficcò senza pensarci su, in quella gamba ossuta.
Stiles stranamente non gridò. Le uniche parole che riuscì a pronunciare furono:“ papà, per favore, altri cinque minuti.”
Lydia e Scott si guardarono divertiti.
—Mmm…— Stiles finalmente aprì gli occhi, strofinandoli e mugolando qualcosa. —Che avete da ridere voi due? E’ successo qualcosa di divertente mentre dormivo? Che mi sono perso, voglio sapere. — I suoi occhi erano l’incarnazione della curiosità, così come le sue parole. —Scommetto che Danny  ha cacciato i pettorali, di nuovo.—
—E perché dovremmo ridere se Danny caccia i pettorali? — Lydia si stava trattenendo per non sfociare in una risata acuta.
—Perché fa quella cosa divertente…quella cosa…—Una breve pausa seguì quella frase; Stiles guardò le facce dei suoi due compagni, erano simili a due punti interrogativi. Se in quel momento si fossero trovati in un cartone giapponese, sicuramente i grilli avrebbero frinito.
 —Non  importa. — Ormai si era arreso. La delusione sul suo volto era palesemente visibile.
Scott lanciò un’occhiata all’amico e a Lydia, poi intervenne con tono pacato.
—E’ meglio entrare. Sappiamo il coach com’è. Lydia, Kira mi ha detto di dirti che sei capitata in stanza con lei. Già si è avviata, ti aspetta lì. —
—Grazie Scott. —La ragazza dai capelli biondo fragola si alzò, cercando di non calpestare quelle scarpe ormai già nere di Stiles e si diresse vicino la porta, per scendere.
—Ah, Lydia…Stanza 31! — Scott lo urlò con tutta la voce possibile, tanto da far tappare le orecchie a Stiles con le dita.
—Ok, grazie! —La ragazza finalmente si avviò, scomparendo dalla loro visuale.
Stiles continuava a fissare Scott, come se volesse capire un qualcosa dal suo sguardo, proprio come faceva con lo sceriffo per i suoi amati casi.
—Siamo capitati con muschenny, vero? —
—Muschenny? — Ribattè Scott con un sopracciglio inarcato e la bocca dischiusa.
—Intendo Danny e i suoi muscoli pompati. — Disse Stiles mentre Scott sorrideva e gli dava una forte pacca sulla spalla.
—Già, gelosone. —
—Non sono geloso! Anche io posso vantarmi di una gran carrozzeria. — Stiles cercò invano di impostare quel muscolo floscio ma, più che altro, sembrava un budino flaccido che gli ricordava tanto quello che gli preparava suo padre quando era piccolo.
—Certo, come non detto. —
 
 
 
Lydia era stesa comodamente sul letto a castello della sua camera, intenta a leggere il programma dettagliato della gita che il coach le aveva dato pochi minuti prima nell’atrio, quando Stiles la interruppe precipitandosi lì con Scott, chiudendo violentemente la porta alle sue spalle.
—Sono appena arrivato e già voglio andarmene. — Stiles lo disse sbuffando mentre Scott sogghignava, guardandolo.
E sentiamo, cosa ti è capitato di così malvagio? — Lydia lo guardò roteando gli occhi in segno di disapprovazione.
—Non importa. —Il ragazzo finalmente ricambiò lo sguardo, notando che Lydia aveva qualcosa in mano che aveva attirato tutta la sua attenzione. Sarà qualche fascicolo sulla fisica quantistica, giusto una lettura leggera-pensò il ragazzo tra se e se.
—Che cosa stai leggendo?—
—Il programma della gita. E’ davvero interessante, dovresti leggerlo anche tu. — Lydia guardava Stiles con un sorriso mezzo pronunciato mentre gli porgeva l’opuscolo.
—Mi dispiace contraddirti ma non seguiremo il programma! E’ sicuramente noioso! Già so che lo è; ogni programma lo è sempre. —
Lydia lo fulminò con gli occhi.
—Stiles non ho intenzione di vagare per le montagne in cerca dello Yeti o di fare un falò nella radura, nel posto più sperduto e buio della terra, per sentire storie varie sui fantasmi. I tuoi piani fanno schifo, quindi…meglio seguire il programma. — La ragazza dai capelli biondo fragola arricciò la bocca e si avvicinò a Stiles, dandogli una pacca sulla spalla; il suo tono era ironico, per lo più di commiserazione; somigliava tanto a quello che aveva nella loro missione in Messico. Anche in quel caso ciò che aveva in mente Stiles le era sembrata davvero una cattiva idea.
Stiles spalancò gli occhi e la bocca, incredulo.
—Come facevi a…—
—a sapere cosa avresti voluto fare qui? — questa volta a parlare fu Scott. I suoi occhi sorridevano mentre si avvicinavano a quelli di Kira che cercava a tutti i costi di trattenere una risata. —Ormai ti conosciamo bene, amico. —
Gli occhi di Stiles guizzarono da Scott a Kira in cerca di approvazione; solo quando si rese conto che era tutto inutile, guardò di nuovo Lydia.
—Non seguirò il programma. —
Lydia lo guardò in malo modo, mettendo il broncio.
—Invece lo farai! —
—No. —
—Invece si! —
—Sentiamo un po’, perché dovrei farlo? —
—Perché…Perché…Lo dico io, Stiles Stilinski! —
A volte sembravano davvero ancora due bambini con il moccio al naso, immischiati in una specie di gara che veniva vinta solo da chi urlava di più.
Questa volta però era diverso.
Non l’aveva quasi mai chiamato per nome intero, anche se chiaramente quello non era il suo vero nome.
Stiles ricordò la prima volta che l’aveva chiamato in quel modo. Fu in terza elementare, quando Lydia era intenta a creare un puzzle mentre tutti gli altri cercavano di risolvere correttamente un’operazione molto difficile. Era stata l’unica a finire in cinque minuti. “Tutto questo tempo solo perché dovevo ricontrollarlo”, o almeno, così aveva detto lei.
Gli si avvicinò senza fare il minimo rumore, con la delicatezza e la leggiadria di una fata; caspita se sembrava una fata. Anche allora Stiles la trovava bellissima, come la cosa più bella che avesse mai visto.
Lydia lo guardò negli occhi, occhi in cui Stiles si perse fino all’istante in cui lei non iniziò a parlargli.
“Non è tanto difficile, sai. Ti aiuterò io. Ho visto cosa sbagli; non sei stupido, sei solo troppo distratto…Stiles Stilinski, giusto? Ce la farai, ne sono certa.”
Quelle parole gli sembrarono le più belle che avesse mai udito. Non riusciva a capire se davvero tutto quello fosse reale o se solo la sua immaginazione gli avesse lanciato un tiro mancino.
La seconda volta che l’aveva chiamato così invece fu quando finalmente aveva davvero imparato il suo nome, quando finalmente sapeva della sua esistenza.
Stiles Stilinski smetti di fare la vittima e reagisci!”
Certo che lo utilizzava sempre nei momenti più opportuni. Ogni volta aveva un significato diverso, era come se lo utilizzasse per sottolineare un concetto, come se ne volesse rimarcare bene le parole.
Nel primo caso voleva fargli capire che lei credeva in lui; quel nome rappresentava in quel momento speranza. Fiducia.
Nel secondo caso invece rappresentava forza, coraggio, determinazione. Voleva creare una qualsivoglia reazione in lui perché sapeva che ne sarebbe uscito, sapeva che ce l’avrebbe fatta.
In questo caso però ne era certo; significava solo rabbia, non ci leggeva nient’altro tra le righe.
Era riuscito davvero a far arrabbiare Lydia Martin.
—Lydia, ok, mi hai convinto. Faremo come vuoi tu. —Stiles le sorrise mentre la guardava estasiato, proprio come quella volta alle elementari. Lydia si spostò una ciocca di capelli dal viso e gli sorrise a sua volta, sollevando delicatamente quelle fossette agli angoli della bocca, più in su rispetto alle altre volte.
—Allora è deciso. Stasera quindi…— Kira strappò da mano all’amica quell’opuscolo, iniziando a sfogliarlo entusiasta. —secondo il programma stasera si va ad una festa, la festa che si terrà sul terrazzo! —
—Che ne dite però di dormire un altro po’, prima? Tanto non c’è niente in programma per oggi. —Scott pronunciò queste parole, sbadigliando.
—Si, forse è meglio— Stiles guardò per un’ultima volta Lydia e si avviò nella sua camera con l’amico.
Finalmente tutti chiusero gli occhi, entrando in quelle magiche-ma anche piene di insidie-braccia di Morfeo.
 
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“Stiles svegliati, ti prego!”
Stiles aprì immediatamente gli occhi; appena lo fece notò i visi preoccupati e corrucciati di Scott e Kira che lo fissavano a pochi centimetri di distanza. Era come se si fosse materializzato in uno dei suoi peggiori incubi.
L’orologio che ticchettava incessantemente, risuonando in quel silenzio asfissiante, gli fece tremare le gambe. Non poteva essere un sogno, sentiva quel formicolio alle braccia e quel battito accelerato, come se percepisse in qualche modo che davvero qualcosa non andava, che quella era la realtà.
Si contò più volte le dita, nel dubbio; erano dieci. Non una in più, non una in meno.
—Cosa…cosa succede? — si stropicciò gli occhi mentre aspettava una risposta.
—Lydia…Lydia ha incominciato ad urlare nel sonno. Io ho provato, io…— Kira aveva un groppo in gola che non scendeva giù in nessun modo. Lydia aveva passato tutto quello, quello che ancora non riusciva a farla dormire, e lei? Lei era stata via per impedire alla volpe di prendere il sopravvento.
Si sentiva ridicola e terrorizzata, come tutti i presenti in quella stanza.
 L’ occhio di Stiles tremava interrottamente, le sue gambe era come se non avessero la forza di alzarsi. Nonostante questo lo fece, appigliandosi all’ultimo briciolo di coraggio che gli era rimasto.
I suoi occhi erano persi nel vuoto. Sentiva un dolore alla bocca dello stomaco che lo lacerava dall’interno, lentamente; emise un sospiro e poi cercò di inalare più aria possibile.
Si sentiva colpevole. Avrebbe dovuto salvarla prima, avrebbe…
Una lacrima gli rigò il viso pallido, attraversando quei due solchi neri che aveva come occhiaie.
—Ho provato a svegliarla ma non ci sono riuscita. E’ come se… E’ come se stesse rivivendo tutto. Dobbiamo fare qualcosa. — Kira improvvisamente abbracciò Scott che si trovava inerme, accanto a lei.
—Stiles, non puoi capire come si agitava…Era in preda al panico. Volevo fare qualcosa, ma…Ho capito che solo una persona poteva fare davvero qualcosa. — Gli occhi di Kira, ora in quelli di Stiles, sembravano saette luminose. — Mentre si trovava in quello stato, ha pronunciato un nome. —Il cuore di Stiles stava esplodendo come una supernova nel cielo blu cobalto.
—Ha fatto il tuo nome, Stiles. — Il cuore del ragazzo cedette di un battito. Si precipitò in camera di Lydia, la quale era come se stesse rivivendo quegli incubi fin troppo reali, per la milionesima volta. Il suo volto era l’incarnazione della disperazione. Le occhiaie troppo profonde, le lacrime che le rigavano quel viso ormai pieno di cicatrici indelebili e troppo dolorose per essere dimenticate.
Stiles si sentì come un minuscolo ed inutile puntino nell’enorme universo. Si gettò accanto al letto e iniziò ad accarezzare il viso di Lydia dolcemente.
Al primo tocco la ragazza si calmò, quasi per magia, riprendendo a respirare regolarmente.
—Lydia, io…Mi dispiace. Se solo…Se solo fossi riuscito a convincere tua madre, se solo ti avessi tirato prima fuori di lì...Tu non staresti in questo stato. Mi dispiace. — Stiles continuava ad accarezzarla trattenendo quelle lacrime che cercavano prepotentemente di uscire fuori a mo’ di cascata.
—Mi dispiace per tutto quello che hai passato e credimi, se potessi, farei di tutto per tornare indietro e prendere il tuo posto. Lydia io…non posso cambiare il passato, ma posso…Posso fare in modo che il futuro sia diverso. — Stiles smise di sfiorarla e sempre con la massima cura possibile la prese in braccio, portandola nella sua stanza-accompagnato da Scott e Kira-senza svegliarla.
La poggiò delicatamente sul letto accanto al suo, coprendola con tutto l’amore possibile con quelle coperte.
—Da oggi in poi dormi con me. Ti ho fatto una promessa…Sarò sempre con te, ricordi? Ogni volta che ti sveglierai, io sarò lì. Ogni notte veglierò su di te.— Stiles si allontanò per un attimo, si sdraiò sotto le coperte del suo letto e posò di nuovo gli occhi su Lydia, la quale ormai dormiva tranquilla e serena a due passi da lui.
—Intendo mantenere questa promessa— Stiles allungò il suo braccio ossuto raggiungendo quello di Lydia. Prese la sua mano fredda e la strinse forte nella sua.
E così…si addormentarono.
Avvolti in quel tepore, mano nella mano, con la consapevolezza che da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato, tutto sarebbe andato per il verso giusto. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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