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Autore: claws    11/02/2016    1 recensioni
Raccolta di venti one shots SmoAce in genderswap.
«Sembravi triste, Fumosa,» esclamò Rufy, senza preoccuparsi di sembrare invadente.
[≈20 000 parole]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Portuguese D. Ace, Smoker | Coppie: Ace/Smoker
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The person that you take a bullet for is behind the trigger'
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Indice di fuoco
















Ognuno ha il proprio cruccio e la propria croce

Passione: sofferenza; sentimento di grande violenza e intensità;

in seguito anche trasporto amoroso o forte attrazione erotica









 

Dannazione. Quella volta che aveva permesso a Smoker di farle la treccia, Anne aveva pensato di lasciare la treccia a metà e di spedire Smoker direttamente sul letto e dimenticare tutto il resto del mondo fino a quando non stesse per svenire per la stanchezza. Tutto perché ogni tanto Smoker le sfiorava il collo con le dita e perché Anne aveva associato l’odore dei sigari al momento prima (e dopo) il sesso. Già, Smoker stava fumando un sigaro mentre aveva le mani tra i capelli scuri di Anne.

Insomma, era tutta colpa di Smoker, come al solito.

Anne sbuffò per controllarsi. Smoker non le avrebbe mai più fatto la treccia. Mai più. Neanche sotto tortura.

«Quanto ci metti? È una treccia, non un tappeto!»

«Sto facendo del mio meglio.»

«Questa è la prima e l’ultima volta che te la faccio fare. È troppo importante perché tu ci mett—» E si bloccò. No, non era quello che voleva dire.

«Perché io ci metta le mani?»

No, no, no!

«Se stai per esporre le tue intuizioni, sappi che sono sbagliate.»

«Correggimele prima che io le dica, perché non sono belle. Per nulla.»

Ah, Anne stava per impazzire. Quella stupida di un commodoro non poteva pretendere di capire sempre tutto! Soprattutto quando Anne diceva cose che non corrispendevano al suo stesso pensiero.

Alla rabbia si sovrappose l’imbarazzo per la verità.

«È troppo importante perché tu ci metta così poca cura. Lo sai che cosa significa, per me, la mia treccia.»

«Se non faccio pratica, come pensi che imparerò?»

«Fai pratica coi tuoi, di capelli.»

Anne aveva vinto per il rotto della cuffia. Smoker aveva grugnito qualcosa riguardo l’avere i capelli troppo corti, ma Anne non disse altro. Era ancora troppo spaventata dalle proprie emozioni e da quella discussione – evitata solo per i suoi buoni riflessi mentali – che avrebbe portato a un litigio.



 

Qualche tempo dopo, nonostante Anne si fosse ripromessa il contrario, si trovarono ancora in quella situazione: Smoker che le faceva la treccia e Anne che sopportava più o meno pazientemente quella tortura di dita e odore di sigaro.

Se i continui scherzi di Marco e del resto della ciurma non l’avessero portata alla pazzia, di sicuro ci avrebbe pensato Smoker con le sue mani e il suo profumo pungente.

Stai ferma, Anne, si diceva, stai ferma. Pensa ad altro, ma non a Sabo. Pensa a Rufy. Chissà come sta, con i suoi compagni. Ce ne sono un paio piuttosto strambi, ma sembravano tutti delle brave persone. Rufy era così felice, l’ultima volta che l’ho visto—

«Marmocchia, sei ancora tra noi?»

Anne scosse la testa, tornando nel mondo dei vivi, ma nello scrollar le spalle si accorse che Smoker aveva la fine della treccia ancora tra le mani, dunque poté muoversi poco.

«Hai detto qualcosa, Smokie?»

«No, però mi sembravi sulle nuvole, quindi ti ho richiamato all’ordine. Ho finito.»

Anne prese la treccia, si alzò e la guardò allo specchio (senza guardarsi allo specchio). «È venuta abbastanza bene, ma devi esercitarti ancora un po’. Alcuni giri sono troppo larghi e ogni tanto ci sono ciuffi che rimangono fuori dalla treccia.»

«Torna qua. La rifaccio adesso.»

Cazzo, la tortura ricominciava ancora. Se glielo avesse vietato, Smoker avrebbe voluto spiegazioni, e chi glielo spiegava, a quella stronza, che il solo sentire le sue mani sul collo le faceva venire una voglia tremenda di fare—

Fare sesso o fare amore?

Una gran bella domanda, grazie tante, nel momento migliore della giornata, proprio. Sbuffò così tanta aria fuori dai polmoni che dovette recuperarla tutta inspirando di corsa. Ovviamente – perché qualcuno, da qualche parte, si stava divertendo un mondo nel vederla in difficoltà – in quel momento Smoker aveva disfatto la treccia e aveva cominciato a pettinarle i capelli con le dita.

La sensazione era così piacevole e intensa che la spaventava. Anne si trattenne dallo scappar via solo perché le domande che sarebbero seguite l’avrebbero portata a riflettere sulle proprie emozioni, e a quel punto ne sarebbe davvero uscita pazza. Pazza furiosa.

Smoker intuì qualcosa. Lasciò perdere la treccia, decidendo di dedicarsi alle scapole e alle spalle di Anne, molto più interessanti secondo il suo metro di giudizio. Diede un pizzicotto ad Anne proprio in mezzo alle scapole, sui baffi del tatuaggio. La giovane praticamente sobbalzò, e se non finì con la faccia premuta contro i piedi del letto fu solo perché aveva un ottimo istinto di conservazione.

«Sei nervosa.»

No, la parola giusta non è nervosa, la parola giusta è santa martire, anche se sono due.

Anne non rispose – che diavolo avrebbe potuto dire? Ma, era scontato, quel silenzio non andava bene. Smoker avrebbe cominciato a chiedere, e le domande sarebbero diventate un interrogatorio, e quella bella sensazione che riempiva gli spazi scuri del cuore di Anne (quelli dove il risentimento per se stessa non si annidava) se ne sarebbe andata via anche solo con una piuma.

Per cui Anne decise che qualcosa andava fatto, e in fretta; con uno scatto si girò (era seduta a gambe incrociate, per cui il movimento fu un po’ buffo, ma non sgraziato) e baciò Smoker, prima sul mento e poi sulla bocca, prima per infastidirla, poi per spingerla a pancia in su sul letto e per farci sesso o amore, ancora non era chiaro.

La tortura era finita, per quel giorno. Sarebbe finita definitivamente quando entrambe avessero parlato apertamente dei loro sentimenti.

















 

 

Note Autrice:

Anche qui una bella etimologia. Prompt: Passione. Inutile dire che giocare con le parole è uno dei passatempi che preferisco.

Pazza furiosa è un riferimento all’Orlando Furioso e alle vicissitudini del povero Orlando (lol, non so voi, ma a me fa troppo ridere, povero). Amo quel librone immondo di quello stupido di Ariosto – ma amo di più l’Orlando Innamorato di Boiardo, che era un dannato genio.

Ohw, son così carine, ste due stordite (??). -w-

Se non si fosse capito, amo insultare le cose che mi piacciono e le persone a cui voglio bene. EHM.

Ho una bellissima novità! La cara Happy_Ely mi ha fatto un regalo con fiocchi e controfiocchi! Date un’occhiata a questo disegno meraviglioso! Sapete, sono in brodo di giuggiole da giorni perché addirittura un disegno Fem!SmoAce...! Io sinceramente non speravo in questo favore di pubblico! Sono felicissima!

Ringrazio quindi Ely in particolar modo, poi tutti voi che seguite ogni settimana questa raccolta. Grazie mille a tutti, davvero. Mi fate proprio felice. -w-

Ci avviciniamo inesorabilmente alla fine (sigh, piango). Il prossimo prompt è Fidanzamento.

Grazie per aver letto. A settimana prossima! Stay safe!

claws_Jo





Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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