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Autore: Ashbear    21/03/2009    1 recensioni
Quando cadiamo, chi c'è a prenderci, nel buio? Rinoa perde la vista e Squall impara a vedere cosa dentro il 'suo' stesso cuore ... non possiamo credere negli altri, quando non crediamo in noi stessi.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 12: Calar della Notte ~

La figura trasparente di Squall stava in piedi, come ipnotizzata, nella sala d'emergenza. I dottori e i tecnici si muovevano intorno a lei come locuste. Il cavaliere non poteva nascondere le lacrime che aveva agli occhi. Corse da lei, allungando le mani verso il suo corpo coperto di sangue. I dottori camminavano letteralmente attraverso la sua figura quasi da fantasma; lui guardava ogni rantolo, ogni movimento, mentre lei si aggrappava alla vita.

Squall le toccò una mano, "Rinoa, sono qui. Non ti lascerò mai più." Con sua sorpresa, Rinoa aprì gli occhi e lo guardò dritto in faccia.

Poteva vederlo.

"Squall," ansimò Rinoa, "non mi lasciare... ho paura." Gli sorrise debolmente; era una minima indicazione di vita. Lui sapeva che un gesto così semplice, che prima era così comune, le stava costando un grandissimo sforzo da parte di ogni muscolo del suo corpo. Il sorriso sparì velocemente come era arrivato, per essere rimpiazzato da una minima lotta per respirare e dalla vista del sangue che le colava dalla bocca.

Gli allarmi iniziarono a suonare tutt'intorno. Lui si sentì come al centro di un campo di battaglia. Per certi versi lo era, perché lei stava lottando tra la vita e la morte. Cercò di convincere se stesso che sarebbe sopravvissuta. Diamine, sapeva che ce l'avrebbe fatta, ma questo non negava nemmeno un briciolo del dolore di quel momento. Mentre medici e infermieri iniziavano a praticarle il massaggio cardiaco, Squall non riuscì più a guardare quell'orrendo spettacolo. Cadde in ginocchio e cominciò a piangere come non avrebbe mai pensato di poter fare. Era infinitamente peggiore di qualunque cosa fosse successa durante la compressione temporale. Questo terrore era molto più spietato... guardare qualcuno che amava... perso in mezzo a due regni.

"Squall, perché piangi?" La voce minuscola di Rinoa gli vagò nella testa.

Alzò gli occhi, e controllò l'ambiente circostante. Era una stanza d'ospedale scarsamente decorata. C'erano monitor collegati al suo corpo senza vita e, su una sedia accanto al letto, un'infermiera addormentata.

"Rinoa, dove sei? "Come... come fai a vedermi?" Squall si alzò in piedi.

Una figura translucida del suo angelo gli stava di fronte, mentre il suo corpo era ancora nel letto. "Perché tu vuoi che io ti veda, sciocco. Anche se sono un po' sorpresa che tu voglia che ti veda in questo stato."

"Io non... io non voglio che tu mi veda così... come puoi, se sei a letto?"

Rinoa rise, "Questo è così tipicamente 'Squall' da parte tua, pensare solo in termini fisici. Siamo più di questo... siamo connessi a un livello spirituale, non solo fisico."

"Quindi sei qui o al Garden? Ellione ha mandato nel passato anche te?"

"No, io sono qui nel letto. In parole povere, il mio spirito si è appena alzato per parlare con te. Ti ho visto anche al pronto soccorso. Eri lì per me... grazie."

"Non c'ero." Non poteva guardare il suo spirito negli occhi; nascose il viso tra le mani, cercando di mantenere la poca calma che gli era rimasta. "Rinoa... questo... ti è capitato sei mesi fa. Non lo sapevo. Dannazione... Io non ero lì con te. Ellione mi ha mandato nel passato. Sono successe tante cose. Dio, sono successe così tante cose."

Lei gli posò un dito sulle labbra, "Squall, smettila. Non conosco il futuro, solo il presente. Non so cosa ti ha portato qui, ma per come la vedo io, tu sei qui per me. Forse non fisicamente, ma emotivamente ci sei... adesso."

"Rinoa... Ho visto tutto, con Mike. So cosa è successo. Ho visto quanto eri sconvolta. Perché non me ne hai mai parlato prima? Ma nella mia vita avrei voluto pensare che tu potessi superare tutto questo da sola. Che tu soffrissi. Per favore, sappi che qualsiasi cosa ci succederà nella vita..." Squall posò la mano tremante sul cuore di Rinoa, e lei mosse la mano destra per congiungerla alla sua.

"Sarò qui per te... prometto."

"Ascoltami bene," pregò lei con gli occhi, gli stessi che, ricordò lui, non avrebbero più visto la luce. Rinoa si avvicinò e gli mise le braccia intorno alla vita. "Non mi ricorderò di tutto questo immediatamente. Sta nel mio subconscio. Se qualcosa riuscirà a richiamarlo, nella mia vita presente, allora ricorderò. Mi dispiace così tanto per tutto questo..."

"No!" gridò lui, mentre una lacrima gli scendeva lungo la guancia ispida. "Mi dispiace... Mi dispiace davvero tanto, per tutto."

L'immagine di Rinoa iniziò a svanire, mentre l'infermiera addormentata si svegliava e guardava la sua paziente stesa senza coscienza nel letto. La donna bruna sorrise affettuosamente a Squall, "non dispiacerti. So che non sono mai sola quando ho te."

Squall chiuse gli occhi e si chinò verso la figura trasparente di fronte a lui. Posò lentamente le labbra su quelle di Rinoa, e la baciò in una maniera che non avrebbe mai potuto immaginare. Un bacio così ricco di amore e passione che lo avrebbe perseguitato per l'eternità. Lei aprì gli occhi, asciugandogli le lacrime dal viso.

"Rinoa, ti amo."

Lei sorrise come una bambina, scuotendo la testa incredula. "Credevo che non l'avresti mai detto. Squall Leonhart, mio cavaliere, ti amo anch'io." Con questo, l'immagine di Rinoa svanì completamente in un'oscurità sconosciuta. Squall si voltò a guardarla un'ultima volta, ma fu sorpreso dal trovarsi a guardare se stesso. La sua figura trasparente si avvicinò al suo corpo addormentato, e chiuse delicatamente gli occhi.

Si svegliò con il cuore che batteva all'impazzata e i palmi sudati. "L'ho detto... Rinoa, ti amo." Le parole non sembravano così difficili da pronunciare la seconda volta. Vero, lei non era nella stanza; eppure il modo in cui esse rotolavano sulla lingua, la sensazione nell'anima... sapeva che era giusto, sapeva che lei era quella giusta.

Squall aveva finalmente detto a Rinoa che la amava, ora doveva solo fare in modo che lei ricordasse.

*~*~*~*~*

Per un tempo che stimò in circa un'ora, fissò il soffitto. C'erano così tante cose che cercava di ricordare: tutto ciò a cui aveva assistito, tutto ciò che gli era successo. Dalla sua infanzia fino al giorno in cui Rinoa era scomparsa. Da bambino, non poteva farci nulla quando le persone se ne andavano, quando lo abbandonavano. Ad ogni modo, da adulto, avrebbe potuto scegliere il proprio destino. Il suo stupido orgoglio lo aveva trattenuto dal rincorrere un sogno. Un sogno di lei. Ma in realtà aveva solo vent'anni e avevano ancora così tante vite davanti, in questo mondo e quell'altro. Insieme potevano affrontare qualsiasi cosa la vita avrebbe gettato loro in faccia. Non la amava perché era cieca... la amava perché lei era lei. Lo era sempre stata, e per questo lui la amava.

Un leggero bussare lo distolse dai suoi sogni a occhi aperti. A volte non se la sentiva di vedere i suoi amici, e questo era seriamente uno di quei momenti.

"Squall," sussurrò una voce delicata da dietro la porta. "Per favore, ho bisogno di parlarti."

Non c'era bisogno di presentazioni, perché lui avrebbe riconosciuto la sua voce per l'eternità. Si alzò lentamente a sedere e raccolse i pensieri prima di alzarsi in piedi. Avrebbe risposto immediatamente, ma l'esitazione e un giramento di testa gli impedirono di farlo. Dopo un profondo respiro, Squall si alzò e si avvicinò alla bell'e meglio alla porta. Riuscì a infilarsi una mano tra i capelli, per cercare di lisciare i nodi causati dal sonno. Uno shock improvviso gli percorse il corpo; aveva realizzato che questa era la primissima volta che Rinoa era andata da lui. Prima era sempre stato lui a seguirla, a invadere la sua privacy. Forse questo era un segnale positivo. Lo sperava con tutto il cuore.

Squall aprì la porta e vide Rinoa ferma ad attenderlo, splendida come sempre. I suoi lunghi capelli neri erano sciolti; indossava una maglia bianca abbottonata e pantaloncini in jeans. Anche se il suo abbigliamento era semplice, lei lo portava come fosse un formale abito da sera. Era l'atmosfera intorno a lei, l'aura che la circondava. Era maturata molto nel corso dell'ultimo anno, sia fisicamente che mentalmente. Irvine aveva ragione su una cosa, non poteva più pensare a lei come a una ragazzina. Non che l'avesse mai fatto sul serio, ma adesso era definitivamente una donna. Era il tempo trascorso lontani che glielo faceva capire, o era solo lui? Anche lui era maturato molto in quell'anno. Alcune cose erano inevitabili.

"Rin, entra pure. Hai bisogno di qualcosa?"

Lei sorrise e scosse la testa. "Squall, devo parlarti. Ero a letto e pensavo, cosa che a volte mi mette nei pasticci, più di quanto credi. Solo non penso di poter restare qui se... beh, possiamo sederci e parlarne per un po'?"

Confuso dalle sue parole, lui non desiderò altro che capirla, completamente. Dopotutto, sarebbe stato il primo passo per riallacciare la loro relazione... amicizia, si corresse mentalmente. Anche se lei era molto più di quanto un'amica sarebbe mai stata.

Lui cercò le parole da dire, anche se i pensieri gli venivano chiari in testa. "Uhm... ecco... siediti. Scusa, ancora oggi non ho molti mobili. Mi hanno spostato in una nuova stanza, è veramente più grande, ma essendo da solo anche quello era inutile. Oh, ho una sedia alla scrivania e due pouf che Zell mi ha propinato le scorse feste. Diceva che era stanco di sedersi per terra quando veniva a trovarmi, gli ho detto di non venire a trovarmi più. Purtroppo, però, non ha colto l'allusione."

"Beh, credo che potrei sedermi semplicemente sul letto, potrebbe essere più comodo. Ti direi che le decorazioni della tua stanza mi piacciono molto, ma sono sicura che non c'è nulla più di quattro muri bianchi. Quistis mi ha accompagnato qui. È piuttosto lontana dalla tua vecchia stanza, eh? Ne hai avuta una da vero comandante, sul piano degli ufficiali."

"Fotografia di gruppo," replicò Squall.

"Scusa?"

"Hai detto quattro muri bianchi... beh, sei precisa al novantotto per cento. Sopra il mio letto, ho una nostra fotografia di gruppo a Esthar. La festa che organizzò Laguna, ricordi? Tu hai quel vestito nero, Irvine è con il suo solito look formale da cowboy, e noi con le nostre uniformi SeeD."

Immediamente lei ripensò alla sua camera a Deling. Anche lei aveva una fotografia della stessa festa. Sì, sapeva perfettamente di cosa stava parlando. Rinoa sorrise di quell'ironia, "signor Leonhart, non posso credere che tu abbia una fotografia sul muro. Soprattutto una che ritrae, uhm... tutti noi." Squall le prese gentilmente un braccio e la guidò verso il letto. Lei salì carponi, si appoggiò al muro, e si tirò le ginocchia contro il petto. Con sua sorpresa, e gioia taciuta, Squall si sedette accanto a lei.

"Rinoa, intendi dire una fotografia con te ritratta?" La voce di lui non tremava.

"Sì Squall, è quello che intendo. Mi soprende che tu abbia una fotografia appesa al muro, e soprattutto, una che ritrae anche me."

In quel momento, lui non seppe cosa dire o come reagire alla sua affermazione. Poi pensò di dirle la cosa più ovvia, la verità. "Rinoa, a dire il vero è la terza copia." Lei lo guardò, piegando la testa confusa, ma il suo leggero sorriso non svanì.

"Cosa vuol dire 'terza' copia?"

"Beh, la prima ha avuto un tragico incidente col gunblade dopo che te ne sei andata. Selphie mi diede la seconda copia circa un mese dopo. Anche quella ha incontrato una morte prematura durante le feste... una di quelle cose che non ti aspetti... come essere tragicamente gettata-fuori-dalla-finestra." Chiuse gli occhi, abbandonandosi contro la testiera. "Per San Val... dannazione, proprio il giorno del tuo incidente, Selphie mi regalò la terza copia."

Guardandola, vide che il sorriso aveva iniziato lentamente a svanire. L'ironia aveva scelto proprio quel giorno... il giorno che l'aveva cambiata per sempre. "Rinoa," disse lui prendendole il mento nella mano, voltandola verso di sé. "Selphie disse che così non avrei mai dimenticato. Si prese perfino il disturbo di dirmi che aveva altre undici copie di riserva in camera sua. Era più economico comprare le ristampe in pacchi da dodici, o almeno così sostenne. Onestamente, non l'ho appesa per molto tempo. L'ho tenuta nel cassetto con l'anello. Dopo qualche settimana, mi è sembrato giusto averla appesa al muro. La copia è rimasta lì fin da allora. E rimane lì. Selphie aveva ragione, non voglio assolutamente dimenticare."

Lei aveva ascoltato tutto, assimilando ogni parola che lui pronunciava. In qualche modo, quando lui nominò l'anello, le parole le echeggiarono in testa. Qualcosa che aveva desiderato per così tanto tempo, qualcosa di cui aveva paura a chiedere in che luogo si trovasse in quel momento. "Griever?", chiese insicura, "tieni il tuo anello preferito in un cassetto?"

Lasciandola andare, Squall pensò alla domanda per un momento, e poi realizzò che non aveva avuto intenzione di nominarlo. Era un grosso errore da parte sua. L'anello era una cosa che non aveva guardato per oltre un anno, insieme al biglietto. Li teneva come ricordo di tutto ciò che aveva perso. Squall sapeva che di quasiasi cosa avrebbero parlato nei minuti a venire, sarebbe stato estremamente personale. Era insieme un grande sollievo e una fonte di grande paura. Per così tanto tempo aveva messo in dubbio ogni cosa. E se le domande avessero avuto risposta quel giorno, e le risposte non gli fossero piaciute? No, poteva affrontare qualsiasi cosa. Doveva farlo. Questo era il primo passo per sistemare quello che era andato storto, qualunque cosa fosse.

"Sì, Rinoa, tengo l'anello nel comodino. Non volevo vederlo mai più. Griever è stato una parte di me, fin da quando ho memoria. Sinceramente, quando l'ho dato a Zell è stato più o meno per fargli chiudere quella boccaccia. Eravamo sotto attacco, e non potevo permettermi di averlo alle costole a piagnucolare per uno stupido anello durante la battaglia. Non avevo idea che l'avrebbe dato a te. E, a dire il vero, non avevo il tempo materiale di interessarmi alla cosa. Il Garden e la sua sicurezza erano la mia unica responsabilità, ai tempi. Ma devo dirti la verità, se avessi saputo il motivo... non glielo avrei mai consegnato."

Squall notò l'espressione quasi derelitta di Rinoa. Odiava vedere quell'espressione, diamine, era colpa sua la maggior parte delle volte, ma avrebbe sentito la verità. Gliela doveva dopo tutto quello che avevano condiviso. Riluttante, continuò, "non fraintendere, poi non mi ha dato fastidio che tu l'abbia avuto. Per favore, lasciami spiegare prima di arrabbiarti. Rinoa... per favore."

L'ex cavaliere non potè evitare la naturale reazione di cercare di consolarla. Anche se quello che stava dicendo non era così sconvolgente, la realtà non lo faceva sentire certo meglio. Erano sentimenti che non aveva mai condiviso con nessuno; verità che non aveva mai rivelato. Sperando che lei riuscisse a capirlo un po' meglio dall'intera storia, allungò la mano sinistra, posandola sulla sua gamba nuda. Rinoa rabbrividì al contatto, ma questo era il suo momento, e non sarebbe stato fermato da nulla.

"Rinoa, dopo che ti ho salvato dal lato del Garden, mi hai detto di avere Griever. Ero molto arrabbiato sia con te che con Zell, ma naturalmente, non l'avrei dato a vedere. Eravamo sotto attacco. Avevo cose più importanti da gestire. Avrei potuto farmelo restituire all'ingresso del Garden di Galbadia. Francamente, non volevo che tu insistessi, come con Zell. Così, ho lasciato stare le cose com'erano. Con il tempo, ha cominciato a interessarmi meno. Anche dopo la compressione temporale, parte di me lo rivoleva indietro. Vedevo l'anello come qualcosa di speciale, un legame eterno. Non ero più irritato dal fatto che ce l'avessi tu, penso che mi desse più fastidio il modo in cui l'hai ricevuto. Mi è sempre sembrato di non aver avuto scelta in tutta la faccenda. La decisione non era mia, e mi sembrava sbagliato."

Rinoa non potè evitare le lacrime che iniziavano a formarsi nei suoi occhi. Si era ripromessa di non piangere mai più su cose così sciocche nella vita, eppure si sentiva come se fosse stata schiaffeggiata in pieno viso.

Non ha mai voluto darmi Griever? Mi ha permesso di tenerlo solo... solo perché non piagnucolassi?

L'altra parte di lei voleva sgridarla per il suo infantilismo, anche solo perché lui aveva ragione. Avrebbe veramente continuato a tormentarlo, allora, come aveva sempre fatto. Irritandolo ad ogni occasione. Dietro la sua insistenza, lui avrebbe ceduto, come aveva fatto al concerto a Fisherman's Horizon. Era sempre stato il suo modo di fare, la sua motivazione... dannazione, era quello che la rendeva... se stessa.

Per la prima volta, iniziò a gettare su di sé la colpa del tradimento. Forse era lei ad aver sbagliato; forse lui aveva bisogno di una relazione adulta di cui lei non faceva parte.

Perché mi intestardivo a irritarlo? Che stupida bambina sono stata. Realizzarlo stava avendo la meglio sui suoi sensi. Si sentiva tutta intorpidita... ogni cosa rispecchiava il vuoto che sembrava essere la sua vita da due anni. È colpa mia se mi hai tradito, Squall. Come avrebbe potuto una persona reggere una seccatura continua come me? Oh, Dio.

Aveva sempre avuto una filosofia, nei suoi continui tentativi di renderlo più aperto: l'assiduità. E ora, l'unica volta in cui lui era effettivamente indifeso a livello emotivo, era dopo che lei se ne era andata per più di un anno. Lei era quella che aveva provocato l'intera vicenda. Eppure, non avrebbe permesso a Squall di vederla piangere, non più... lottò disperatamente contro le lacrime.

Rinoa sentì la mano di Squall abbandonarle la gamba mentre si alzava dal letto. Che sia perché mi sto comportando di nuovo da bambina? Non lo vedrà mai più.

Tenendo alta la testa, si concentrò nell'obbligarsi a un piccolo sorriso. Tutto quello che riuscì a fare fu rabbrividire involontariamente nello sforzo. Lo sentì tornare sul letto, il materasso che si abbassava lentamente sotto il suo peso. Era il momento di scusarsi, non come la ragazzina che lui aveva conosciuto una volta, ma come la donna che era ora.

"Squall, mi dispiace. Ripensando al passato, so... di aver fatto degli errori. Ti stavo infastidendo. Non pensare nemmeno per un secondo che non fossi consapevole di quello che facevo. Pensavo che se avessi fatto l'innocente, ti sarei piaciuta. Potevo essere diversa dalle persone che ti circondavano. Non dovevo seguire i tuoi ordini. Era sbagliato. Sapevo che tutti i miei tentativi ti davano fastidio. Eppure, come una bambina, ho continuato a provare. Volevo che ti aprissi con me. Volevo essere quella che provava ad aprirti... tutto quello a cui pensavo era cosa posso fare 'io'," spiegò, la voce piena di sicurezza di sé artefatta.

"Ad ogni modo, non mi sto scusando per il fatto di aver voluto che tu notassi gli amici che ti circondavano. Credo solo che mi dispiaccia per come ho provato a fartene rendere conto. Ricordati che sono cresciuta in una famiglia militare, e la strategia era una parte importante della vita. Tutti qui erano così formali... ho pensato che forse stavi cercando qualcosa di diverso. Sapevo quello che stavo facendo, e mi dispiace. Sì, sapevo che non mi avevi tecnicamente 'dato' l'anello. Volevo solo tenerlo. Volevo che la gente pensasse che stavamo insieme. Avevi ragione, quando l'hai detto durante la battaglia. Forse se una persona sente dire una cosa abbastanza a lungo, la accetta come se fosse la verità. Forse se tutti intorno a noi avessero pensato che stavamo insieme... beh, forse anche tu l'avresti creduto. Ad ogni modo, questo non è onesto. Perché l'unica persona che non ci credeva era l'unica persona che contava, per me."

Guardare Rinoa mentre gli diceva queste cose gliela fece desiderare ancora di più. Stava per fargli perdere tutto il controllo. Il comandante dovette riprendere in mano le redini della situazione velocemente, prima che i suoi sentimenti influenzassero i suoi comportamenti. Non voleva fare altro che allungarsi e stringerla a sè, per sempre.

Amici, solo amici, si ripeté.

"Non volevo affatto dire questo, Rinoa. Anche se, è vero, diventava un po' seccante averti sempre alle costole. A volte volevo soltanto un po' di spazio. Eppure, a chi altri sarebbe interessato così tanto il semplice preoccuparsi della mia salute? Mi è mancato quando te ne sei andata... mi è mancato molto."

Ci fu un momento imbarazzante in cui Squall riacquistò la sua tranquillità. "Quando parlavo di Griever, sul fatto di dartelo, ho detto che mi dava fastidio il modo in cui lo avevi avuto. Ho sempre preso seriamente il simbolo di un anello, come un qualcosa di straordinario. Un legame condiviso da due persone. Il fatto che Griever e il mio gunblade fossero le uniche cose che mi erano rimaste dalla mia famiglia me lo ha fatto sentire ancora di più. Quell'anello era una parte di me più di quanto abbia mai compreso... fino a che non l'ho riavuto."

Sentì il velluto sotto alle punte delle dita, mentre accarezzava nervosamente la scatoletta. Forse non avrebbe dovuto far questo a un'amica, ma questa amica era l'unica persona a cui avrebbe mai voluto dare l'anello.

"Quello che sto cercando di dire... malamente, aggiungerei... è che avrei dovuto essere io a darti l'anello. Avrei voluto riavere Griever solo per potertelo regalare come si deve... non perché Zell te l'aveva dato così, a casaccio. Volevo che tu lo avessi, che lo indossassi, e che pensassi a me. Quando l'ho riavuto, non lo volevo vedere mai più. Ad un certo punto, Griever ha smesso di essere mio ed è diventato nostro. Dovresti tenerlo. L'anello è tanto parte di te quanto lo è stato di me."

"Squall, non lo hai mai regalato a nessun altro?" Le parole le uscivano a malapena dalla bocca. "E la tua ragazza?"

"Ragazza?" L'affermazione lo spaventava e ripugnava insieme. "Non ho avuto nessuna ragazza dopo di te. Non riuscivo a dire quelle parole prima, ed era un termine così infantile e di cattivo gusto. Tu eri così tanto di più... non potevo."

Rinoa scosse soltanto la testa, tutto quello che riuscì a dire fu, "eh?". Squall lo interpretò come 'perché non riuscivi a dire la mia ragazza'. Rinoa, d'altro canto, era ancora scioccata dal sentire che lui non nominava nemmeno l'altra donna. Anche dopo un anno, non avrebbe ammesso la sua colpa con lei. Questo doveva essere un nuovo inizio, il momento in cui lavare il passato. Era stata quella la sua intenzione.

"Quando le persone mi chiedevano se eri la mia ragazza, rispondevo di no. Non mi chiedere perché... una parte di me era troppo spaventata per ammetterlo con se stessa, figurarsi con il resto del mondo. Quello che sentivo per un'altra persona era troppo difficile da comprendere, per me. Volevo ancora credere di potercela fare da solo. Credo, in un certo senso, di averlo dimostrato in quest'ultimo anno. Ma negli ultimi dodici mesi ho imparato una lezione più importante: non voglio vivere da solo."

Prese gentilmente la mano di Rinoa, posandole una piccola scatoletta di velluto sul palmo. "È Griever. So che le cose sono diverse tra noi, ora. Non saranno mai più le stesse, ma non voglio questo anello, appartiene a te. Per favore, tienilo tu. Non mi interessa se lo indossi o no, è tuo. Fanne quello che vuoi."

Prendendola con entrambe le mani, Rinoa tastò la soffice scatolina di velluto; la stessa che aveva usato per rispedirglielo. Davvero non l'hai più indossato? Dio, forse mi sbagliavo sulla ragazza. Potrebbe essere stata solo l'avventura di una notte? Dannazione, Squall, questo migliora o peggiora le cose? Mi dici che ti importa, ma poi fai sesso occasionale con una. Allora quanto ti importava, davvero... o eri solo spaventato?

Continuò a tastare il contenitore vellutato, spaventata per qualche ragione misteriosa all'idea di aprirlo. Sarà come un vaso di Pandora, quando avrò il coraggio di aprirlo? Sarà più facile lasciar stare, metterlo in un cassetto come hai fatto tu?

Rinoa pensò a ciascuna parola pronunciata da Squall, sia quelle dette che quelle implicite. Era cambiato. Un anno prima, non avrebbe mai parlato così tanto. Non parlava mai dei suoi sentimenti, solo in rarissime occasioni. Non era sicura di come reagire al cambiamento dell'uomo che, osava ammettere, continuava ad amare. Passarono minuti senza che venisse pronunciata una parola tra i due.

Cosa c'era da dire?

*~*~*~*~*

Il lavoro monotono del correggere compiti in classe cominciava a pesarle. Quistis era seduta alla scrivania del suo grande dormitorio stile appartamento. Un altro guizzo della penna a sfera rossa, e le mancava un solo test da correggere prima di andare a letto. Per quanto ci provasse, l'insegnante al momento frustrata non riusciva a capire perché Lauren e Selphie avessero scelto di usare la sua stanza per il giro quasi giornaliero di pettegolezzi. Ma pensava che, con Ellione ospitata nel dormitorio di Selphie, le loro chiacchiere da ragazze avrebbero distratto la Sorella. L'insegnante cercò di vedere il lato positivo. Stava disperatamente cercando di concentrarsi, ma si trovò più interessata ai pettegolezzi delle ragazze che alla storia della Junction. Sempre professionale, Quistis era sempre molto concentrata su ciò che stava facendo.

"Sì, come no," disse la SeeD più giovane, roteando gli occhi.

"Selphie, e tu e Irvine, l'avete fatto?" la tormentò la sua migliore amica.

"Non sono proprio affari tuoi, Lauren! Comunque cambiando discorso, Irvine non parla soltanto... pistole e donne sono cose su cui la sa lunga," ridacchiò Selphie.

Lauren diede un altro morso alla sua pizza, "sei così fortunata! La prima persona con cui sono andata a letto se n'è andata nel mezzo della notte, e non si è più fatta viva. Bastardo! Ma ci ho ricavato dieci guil per il taxi. Mi sono sentita così facile."

"Quindi, è stato tipo l'ultimo?" Selphie non riusciva a credere di star parlando in questo modo con qualcuno, soprattutto con Quistis nella stanza. "O è stata una festa senza fine?"

"Eeeh, ora mi fai sentire proprio una ragazza facile! Ci sono stati solo due ragazzi che hanno avuto il piacere di vedermi nuda, il ragazzo del taxi, e il mio attuale ragazzo di Trabia." Lauren prese la sua birra; era la terza della serata. Selphie era solo alla prima, perché non reggeva molto l'alcol. La giovane ragazza di solito si faceva aiutare dalla sua allegria naturale per divertirsi. Preferiva così.

"Beh, mi batti solo per uno, a meno che conti il dottore quando sono nata," riflettè Selphie.

Lauren non riusciva a smettere di ridere, e l'alcol stava avendo la meglio sul suo buon senso. "Ti racconto un segreto Selph, ma non puoi dirlo ad anima viva. Giuramelo!"

"Ok Lauren... a chi dovrei dirlo? Sì beh, a parte Quistis e Rinoa."

"Oh Dio, non potrai mai dirlo a Rinoa! Mi ucciderebbe davveeeeero."

"Che ragione avrebbe Rinoa di ucciderti? Non l'hai incontrata solo pochi giorni fa?"

"Sì, sì, lo so, ma riguarda Squall. Penso che il mio rango SeeD stia scendendo solo a pensarci, figurarsi a dirtelo. Ho promesso segretezza al nostro caro, imbarazzato comandante." Lauren si chinò verso l'orecchio di Selphie.

Quistis ascoltava le due ragazze solo a metà. Essere addestrata come SeeD si era rivelato utile nella sua vita quotidiana e il multi-tasking era diventato del tutto naturale per lei. Stava correggendo i compiti di metà semestre, ma al nome di Squall, si trovò ad origliare.

Lauren stava cercando di calmarsi, mentre risate isteriche avevano la meglio sul suo corpo. I tentativi di sussurrare il suo segreto fallirono miseramente. "Ricordi quando sono stata nella camera di Squall, prima di trasferirmi a Balamb? Lui avrebbe dovuto essere in missione, ma finì per tornare prima. Pensava che fossi Rinoa... manco a dirlo, mi svegliai nuda a letto con Squall!"

"Oh mio Dio, voi due non...?" Selphie stava cercando di non perdere il controllo di sé.

"Diavolo no! Squall non vide che ero 'io' quando entrò nel letto! Era tornato prima, e coi miei capelli neri, la stanza buia, e la mancanza di sonno... beh, diciamo che non è stato uno di quei giorni che metti nell'album di famiglia. Anche se l'espressione sulla sua faccia la mattina dopo non aveva prezzo. Non penso che avesse mai visto una donna nuda, soprattutto una sconosciuta confusa!"

Quistis digerì l'informazione per un momento. Poi fu travolta da una sensazione di nausea, come se lo stomaco le venisse rivoltato.

"Merda... è tornata a casa prima!"

L'insegnante guardò le due ragazze accampate sul pavimento. "Devo andare. Penso di aver capito... ho finalmente capito!". Saltò in piedi da dietro la scrivania e si diresse velocemente alla porta.

"Ma che ha?" chiese Lauren, mentre guardava Quistis che spariva.

Selphie fissò semplicemente la porta che veniva sbattuta, "io... io proprio non ne ho idea."

*****
Nota della traduttrice: al solito, capitolo betato da DefenderX. Alla prossima! -Alessia Heartilly

   
 
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