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Autore: Steno    12/02/2016    2 recensioni
A proposito di dei recalcitranti, principi falliti, stupidi sexy demoni, palle di fuoco e una laurea in arti magiche.
P.S. c'è anche un drago!
°°°
Dal capitolo 15:
Era circondato da persone che si preoccupavano per lui, era ora di dimenticare il ragazzino solo ed impaurito che era un anno prima “Vedi Ylva, se c’è una cosa che ho imparato è che attaccare in svantaggio numerico non è mai una buona idea”
°°°
Nota dell'autrice:
Non penso che anche usando tutte le duecento parole a mia disposizione riuscirei a descrivere l'enorme bagaglio di idiozia che i miei protagonisti si portano dietro.
Non voglio mandare messaggi particolari con questa storia: ho solo due personaggi stupidi che mi divertirò a mettere in tutte le situazioni più assurde e imbarazzanti a cui riesco a pensare.
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Principi e Dei'
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4.

In genere le persone associano alla parola ‘refettorio’ l’immagine di un vasto stanzone, invaso da tavoli rettangolari, la cui lunghezza e disposizione per quanto varia rimane molto geometrica.

Il refettorio della facoltà di magia a Plaurani non era così.

Intanto metà della sala era all’aperto: il soffitto a cupola copriva solo metà dell’ambiente, il quale si apriva in uno splendido giardino.

Come per qualunque altro edificio vi si accedeva tramite un cerchio magico posizionato su una piattaforma sopraelevata nella parte chiusa; una scalinata a muro conduceva elegantemente alla prima zona dei tavoli, tutti rigorosamente tondi.

Il primo giorno Ageh aveva scoperto con sorpresa che ogni tavolo aveva un suo piccolo buffet e che erano divisi in zone per rendere giustizia alla tradizione culinaria di tutti i regni.

Volendo poteva mangiare piatti tipici di Pozu tutti i giorni.

Un bel modo per alleviare la nostalgia.

Se avesse avuto nostalgia.

In realtà ogni giorno sceglieva il suo posto in base ad un unico fattore: che fosse diametralmente opposto al tavolo di Ylva.

Sospirando osservò il suo compagno di stanza attraversare la sala con quell’esercito di sbandati che aveva raccolto in giro per la facoltà, praticamente si sentivano solo loro in sala, ma la cosa non sembrava turbarli.

“Quanto sono…vivaci” mormorò una voce delicata alla sua sinistra.

Ageh ci mise un attimo a rendersi conto che stavano parlando con lui. Si voltò e rimase un attimo incantato: due splendidi occhi verdi sottolineati da un mare di lentiggini lo sbirciavano quasi nascosti da una massa di capelli color mogano che alla luce splendevano di lievi riflessi ramati.

Sotto quell’esame attento le gote della ragazza si coprirono di un adorabile velo di rossore; con una risatina imbarazzata si portò i capelli dietro un orecchio spezzando la trance di Ageh.

“Ehm…”

Non dire niente di stupido!

Gli urlò la sua coscienza.

“Sì…sono sempre molto attivi…”

Complimenti hai carisma di un libro di testo ma almeno non ti è uscita quella voce in falsetto che fa tanto ridere Ylva.

A dispetto della sua voce interiore la ragazza sorrise:
“Sai, devo confessarti che è una scusa, è un po’ che volevo parlarti”

Lei. Voleva. Parlare. Con. Te… Adesso le ho viste tutte!

In quei momenti Ageh faticava a non urlare contro se stesso ad alta voce.

“Ne sono lusingato” riuscì a mettere insieme “Mi volevi chiedere qualcosa?”

Wow parlate già da un paio di minuti e ancora non balbetti, bravo Aggie!

Perché la voce nella sua testa adesso assomigliava a quella di Ylva?

“Non esattamente, sai io mi chiamo Mellia, sono al terzo posto nella classifica”

Ageh si complimentò con se stesso per non essere rimasto a bocca aperta; per tutte quelle settimane era stato così assorbito dalla competizione (del tutto unilaterale) con Ylva da dimenticarsi che c’erano anche altri concorrenti in gara.

“Complimenti” esordì in tono neutrale, adesso davvero non capiva dove volesse andare a parare.

“Grazie. Ecco, mi chiedevo se dopo le lezioni qualche volta ti andrebbe di studiare insieme… Purtroppo non vado molto d’accordo con il mio compagno di studi e mi piacerebbe davvero moltissimo stare in coppia con te”

Quel moltissimo, sottolineato con passo avanti e un sorriso quasi lo stordì.

Mi correggo: ORA le ho viste tutte!

Ma Ageh non gli dava retta.

Nella sua testa si vedeva già dopo un allenamento faticoso mentre lei gli porgeva un asciugamano sorridendo, dopo le lezioni sarebbero usciti insieme dalla classe, le avrebbe raccontato del suo difficile passato e lei lo avrebbe ascoltato comprensiva, una sera poi l’avrebbe condotta in città e sulla terrazza panoramica da cui si vedeva il mare, le si sarebbe avvicinato e…

Disgustoso!

Ageh scosse leggermente la testa mettendo a tacere le voci indesiderate.
Lui e Mellia sarebbero stati una coppia perfetta: potenti e intelligentissimi avrebbero avuto dei figli a loro volta eccezionali e con lei al suo fianco sarebbe rientrato nella casa paterna a testa alta.

Wow, e io che credevo fossero le ragazze a farsi i viaggi mentali… adesso che farai andrai a scrivere il suo nome sul tuo diario segreto in una nuvola di cuoricini?

Lei lo guardava ancora con il suo splendido sorriso sul volto:
“Sai mi chiedevo una cosa” chinò pudicamente lo sguardo e Ageh si dovette trattenere violentemente dal lanciare un urletto estasiato “Ti posso chiamare per nome…”

“Ma certo!” la interruppe, poteva chiamarlo come voleva per quanto lo riguardava.

“…Ylva” concluse lei.

“Eh?”

Oh oh! Dieci e lode alla sceneggiatura, temevo quasi di essere in una commediola romantica! Manca solo una persona a questo punto.

“Aggie!” la voce squillante di Ylva, che stavolta (sfortunatamente) non era frutto della sua immaginazione, ebbe lo stesso effetto di un cubetto di ghiaccio nella camicia, interrompendoli sul più bello “Ho trovato un nuovo dolce! Frenuh dice che è tipico del suo popolo, lo devi provare assolutamente! Sa di pollo!” il biondo gli stava correndo in contro sventolando una specie di piccolo panino, inciampò nei suoi piedi, fece una capriola acrobatica in avanti e atterò alzando le braccia raccogliendo applausi e risate dai tavoli vicini.

Ageh si schiantò una mano sulla fronte.

“Oddio non quell’idiota!” il commento carico di una cattiveria gratuita che straripava da tutte le parti lo fece voltare così fretta che si fece male al collo.

Mellia guardava il biondo, ancora intento a pavoneggiarsi in mezzo alla sala, con un tale disgusto nello sguardo che sembrava un’altra persona:
“Ma chi diavolo lo ha fatto entrare in questa facoltà, deve essere un raccomandato…”

Ageh fece un passo indietro sconvolto:
“A…anche lui è fra i primi posti…”

La ragazza si voltò verso di lui con aria di sufficienza.

“Raccomandato! Come ti dicevo se no come altro avrebbe potuto…” si fermò a metà della sua invettiva sbattendo le palpebre come colta da un’improvvisa illuminazione.

Illuminazione che non fece in tempo a condividere perché Yvaraonda piombò tra loro ancora con il panino sospetto in mano.

“Hai visto che ho fatto Aggie? Sono stato bravo? Sembravo un acrobata? Andiamo al circo una volta? Una volta ho conosciuto un giocoliere!”

Sopraffatto come al solito Ageh non riuscì a fare altro che guardarlo a bocca aperta spostando lo sguardo da lui a Mellia.
L’espressione di quest’ultima in particolare un po’ lo preoccupava, passava velocemente da stupita ad infuriata ad quella che sembrava la più fredda calcolatrice.
La mente razionale del povero Ageh non era pronta per affrontare una persona del genere; niente nella sua breve vita lo aveva preparato: il suo popolo era pieno di difetti ma si trattava di gente fondamentalmente semplice, era abituato a leggere chi lo circondava come un libro aperto e ad essere il più intelligente in ogni occasione.

Navigava ancora nella confusione più assoluta, masticando chissà per quale ragione un panino dolce che lasciava uno strano retrogusto di pollo quando infine Mellia parlò:
“Come hai potuto?”

La sua voce tremava, come le sue labbra; pareva sul punto di piangere.

I due ragazzi la guardarono esterrefatti:
“Come hai potuto fingere di essere Ylva per ingannarmi!” i suoi occhi erano addirittura lucidi “Io volevo solo, provare a parlare al ragazzo che ammiravo tanto, perché hai dovuto farlo? Non ti bastava essere quasi in cima alla classifica? Dovevi anche prenderti gioco di me?”

Consiglio una fuga strategica, questa tipa inizia a spaventarmi.

Effettivamente Ageh iniziava a sentire una spiacevole sensazione infondo allo stomaco, la scena aveva attirato l’attenzione e sentiva già le persone nei dintorni bisbigliare.
Il suo sguardo corse ad Ylva che stava fermo con la testa china e le spalle leggermente reclinate.

“Ageh” il diretto interessato sobbalzò al suono del suo nome pronunciato senza storpiature e accompagnato da un tono serio che non credeva avrebbe mai sentito usare a Ylva “Chi è questa ragazza?”

La sensazione nel suo stomaco assomigliava ormai terribilmente alla paura, iniziò a sentire sudore freddo formarsi sulla schiena e la gola improvvisamente sembrava secca quanto un deserto.

“Si chiama Mellia, lei…”

Mellia” Ylva mormorò il nome come assaggiandolo poi alzò gli occhi inchiodandola sul posto “Sai una cosa Mellia…” c’era qualcosa di strano in come pronunciava ogni singola sillaba calcandola “I demoni hanno dei sensi molto sviluppati!” concluse con tono divertito inarcando le sopracciglia.

La ragazza corrugò la fronte senza capire:
“Eh?”

Ad Ageh sarebbe piaciuto poter dire che aveva avuto pietà di Mellia e che la compativa per il guaio in cui si era messa, invece si limitò a gongolare come uno scemo alla vista di Frenuh con le braccia incrociate intenta a sbattere impazientemente il piede a terra giusto dietro l’altra ragazza.

Sarebbe stato bello poter dire di essere misericordiosamente corso in aiuto della ragazza, quando dopo aver notato Frenuh aveva cacciato un urlo non molto elegante e aveva finto uno svenimento.

Sarebbe stato carino poter dire che non aveva sorriso quando la povera Mellia resasi conto che nessuno accorreva a salvarla riapriva gli occhi da sola per poi arrabbiarsi e cercare di maledire Ylva.

Sarebbe stato fantastico poter dire che non aveva riso apertamente quando quest’ultimo aveva afferrato la maledizione con una mano e l’aveva trasformata in un mazzo di fiori.

Invece quando infine Mellia era scappata dalla sala, questa volta davvero in lacrime, ormai era accasciato contro la parete tenendosi i fianchi.

“Aggie?” attraverso le lacrime intravide Ylva con il sorriso da -buffonata in arrivo - che aveva imparato a temere “Questi sono per te!”

Gli offrì i fiori cadendo in ginocchio fra le risate generali.

Beh…almeno lui ti ha portato dei fiori…

Doveva aver offeso personalmente qualche Dio, non c’era altra spiegazione.

 
   
 
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