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Autore: Assiage    13/02/2016    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se sul promontorio le cose fossero andate diversamente, e Uncas e Alice fossero sopravvissuti? Con un futuro ancora tutto da scrivere, le cose non saranno semplici per loro. Riusciranno a mettere da parte le loro differenze e vivere il loro amore?
Traduzione di: Eilan21
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ian McFayden e sua moglie Beth si dimostrarono padroni di casa ospitali. La loro piccola, rustica capanna in riva al fiume era pittoresca – e aveva catini per lavarsi. Era qualcosa, se non altro. Alice osservava attentamente le attività domestiche, per quando avrebbe raggiunto la propria destinazione insieme a Uncas. Lui avrebbe sicuramente avuto bisogno di aiuto, e Alice era determinata a fare la sua parte. Imparò abbastanza presto come cucinare piatti diversi dallo stufato, anche se combatteva con altri compiti e si stancava facilmente. Sapeva ricamare bene ed era una brava sarta. Impressionò la padrona di casa per la sua abilità nel rammendare qualsiasi cosa e nel fare camice per gli uomini.

Beth sembrava trovare l'idea di Uncas e Alice insieme abbastanza strana. Alice la scopriva spesso a guardarli con perplessità a malapena nascosta – non che Alice la biasimasse, sia chiaro. Pensava solo che la donna più anziana avrebbe dovuto essere più discreta piuttosto che spiare qualcuno. Anche se supponeva che il problema fosse proprio la mancanza di buone maniere di Beth, e che fosse una sua prerogativa quella di comportarsi come credeva in casa propria.

Ian era burbero, ma non scortese. Alice faceva fatica a trovare le parole per descriverlo. Guardava a malapena lei o perfino la propria moglie. Mentre Beth chiacchierava molto la sera, Ian si limitava a bofonchiare qualcosa in risposta. Ma Alice riusciva a percepire l'affetto che aveva per lei. Era strano.

Jack era il più amichevole del trio. Aveva il sorriso sempre pronto, e si toccava il cappello con un sorriso ogni volta che la vedeva. A volte Alice doveva fare uno sforzo per ricordarsi che aveva commesso tradimento contro suo padre e la corona britannica. Era una cosa difficile con cui riconciliarsi.

Una sera l'argomento era venuto fuori, anche se non certo con disinvoltura.



Quando pensate di andare ad Albany, Mr. Winthrop?” aveva chiesto Alice, seduta comodamente vicino al fuoco.

Jack scosse le spalle e replicò con cautela, “Non so. Dovrei mantenere un profilo basso per il momento, forse mi dirigerò ad Albany quando farà più caldo. Per vedere come vanno le cose, se sarò al sicuro. Pensavo di andare a Fort George e vedere il colonnello Phipps. Lo conosco da anni.”

Non credo sia consigliabile, sir.” Disse Alice con una punta di acidità.

Perché no?” Jack era divertito.

Bé, perché ho visto mio padre firmare la vostra condanna a morte, sir.” Il tono di Alice era gioviale. “Insieme a quello di Nathaniel. Non mi permetterei di darvi ordini, sir, ma entrare in un forte inglese non sarebbe saggio. Il colonnello Phipps conosceva mio padre da quando erano entrambi soldati semplici oltre vent'anni fa.”

Il silenzio dopo questo scambio di battute era stato palpabile, Alice aveva parlato in maniera molto educata ma era chiaro che disapprovava le sue azioni. Dall'altra parte del tavolo, Uncas si accigliò, le sopracciglia increspate. A quanto sembrava, non aveva gradito la malizia di Alice.

Alice si era messa a fissare il tavolo. Era così difficile per lei, il ricordo dell'orribile morte di suo padre e le circostanze che l'avevano accompagnata. Era rimasta in silenzio per il resto della serata.


E quindi Alice si sentiva contenta, ma con una lieve, fastidiosa punta di disagio, o piuttosto un senso di non appartenenza. La coppia era gentile a modo suo, ma Ian era distante, e Beth si rivelò decisamente ficcanaso. Sapevano a malapena leggere e Beth sembrava non pensare ad altro che alle sciocchezze di tutti i giorni. Pettegolezzi e chiacchiere.

Alice avrebbe voluto andarsene. Una sfortuna che fosse costretta a sottomettersi all'autorità del regno degli uomini. Non ci si poteva fare niente, pensava Alice, mentre i giorni si trascinavano uno dopo l'altro.



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Un giorno, più o meno un giorno dopo il loro arrivo, Alice stava prendendo alcune mele per il raccolto, osservando gli uomini seminare il grano invernale. Sembravano così diverse nella luce autunnale. Ora che finalmente era arrivato il fresco, Alice indossava spesso un ruvido scialle. Gli uomini, invece, lavoravano senza camicia. Ian era un po' basso, e il suo sguardo era imbronciato e serio. Jack fischiettava mentre lavorava, e il sole gli accendeva i capelli biondo-rossicci. Uncas sorrideva ai suoi amici, dicendo qualcosa che fece ridacchiare Jack. Lo sguardo di Alice fu attratto da Uncas, il quale, non poté fare a meno di notare, era una figura davvero impressionante alla luce del sole – forte e bello. Era ben fatto, magro ma con una costituzione davvero ammirabile.

Che bel ragazzo.”

Alice si voltò in fretta. La padrona di casa dai capelli rossi era lì, e la guardava divertita. Guardò Uncas e poi di nuovo lei, ammiccando ad Alice, l'espressione divertita. Alice fece un sorriso tirato.

Non stavo... stavo soltanto ammirando l'efficienza degli uomini, e come lavorano bene insieme.”

Sì, certo. Perdonami.”

C'era qualcosa nel suo tono che Alice aveva già sentito. Era una cosa che riconosceva. A volte certe persone, persone al di sotto del suo stato sociale, assumevano quel tono con lei quando stavano prendendo in giro la sua affettazione.

Alice sentì il viso diventarle rosso. Sembrava davvero così pomposa?

Tenendo a freno la lingua, non diede risposta.

Beth sorrise zuccherina, e cominciò a parlare dei pregi di Uncas e di quanto tempo lei e Ian conoscevano lui e la sua famiglia.

Forse con la nascita del bambino, Chingachgook tornerà.”

Alice, la mente lontana, tornò al presente quando il nome del patriarca della famiglia fece capolino nella conversazione.

Tornare?” ripeté, perplessa. Il cesto di mele, per quanto leggero, le stava facendo dolere i polsi. Alice si chinò e lo poggiò con cautela sull'erba vicino alla staccionata.

Beth annuì, osservando attentamente la donna più giovane. I suoi occhi blu erano penetranti.

Bé, sì. Considerato che suo figlio si è sposato contro la sua volontà.”

Alice si impuntò. “Lui sa della mia... la mia...”

Beth la guardò con solidarietà. “Oh, sì. Non che volesse saperne qualcosa. Si è diretto immediatamente ad ovest.”

Alice si era posta delle domande sull'anziano Mohicano in quelle settimane passate, e sulla sua partenza poco cerimoniosa dalla fattoria dei Driessen. Si era chiesta se fosse scontento. Alice non aveva idea che la sua gravidanza avesse causato una rottura e l'estraniamento tra padre e figlio. Sembrava che lui non volesse avere niente a che fare con Alice, o con suo figlio.

Improvvisamente si sentì più sola che mai.

Alice si morse le labbra. Schermandosi gli occhi con la mano, guardò Uncas. Si stava chiaramente divertendo con i suoi amici, ridendo nella luce del sole. A che cosa aveva rinunciato? Alla sua unità familiare. Avevano entrambi perso la loro vita precedente, pensò Alice tristemente.

Riportando lo sguardo su Beth, scoprì la donna ad osservarla con aspettativa. Si aspettava forse che Alice mettesse su un melodramma? Non era certo cosa che la riguardasse.

Porterò queste in cantina,” replicò Alice freddamente, sollevando il cesto mentre si incamminava evitando Beth MacFayden. Dannata ficcanaso.



—————————————————————————————————————————


Alice ebbe risposta alla sua precedente domanda interiore riguardo il suo possibile atteggiamento pomposo quello stesso pomeriggio.

La notte era scesa presto su quella terra, mandando il calore del sole ad ovest oltre le montagne, e lontano da loro tutti. Sedeva silenziosamente osservando i tre uomini e Beth ridere bevendo birra e parlando dei tempi passati. Alice sentì come se una gabbia impenetrabile la circondasse, separandola dagli altri. Non aveva niente in comune con nessuno di loro, meno che mai con il suo compagno indiano, colui a cui gli altri si riferivano come suo marito – il padre del bambino che le cresceva nel grembo.

Uncas guardò nella sua direzione, il sorriso che gli si spense un poco quando notò la sua espressione. Alice era stata istruita per stare in società, così offrì un vago sorriso educato.

Tutto a posto?” chiese Uncas, e la sua voce profonda le causò quel familiare turbamento nel ventre.

Sì, grazie.”

Alice prese un sorso d'acqua, non avendo lo stomaco per quella birra amara.

Vide lo sguardo lampeggiante che gli altri tre si scambiarono. Era impossibile da non notare. Fu allora che comprese – erano d'accordo. Con il padre di Uncas. Nella sua vanità Alice era stata così presa dalla propria immagine. Era sicura che gli altri fossero critici del fatto che una ragazza bianca di classe elevata fosse finita con un nativo. Era lei quella di cui erano critici. Conoscevano Uncas, gli volevano bene come un caro amico. Era lei che non ritenevano degna di Uncas.

La sua intuizione si avviluppò intorno al pensiero silente che galleggiava provocante in mezzo a loro-

Cosa ci faceva lui con lei?

La voce di Alice tremò mentre si alzava, zittendo gli altri con il suo movimento.

Vorrei fare una passeggiata prima di andare a letto. Non ci metterò molto.”

Le lacrime le facevano pizzicare gli occhi come tante punture, ma lei tenne la testa dritta, anche se il suo orgoglio e la sua dignità avevano ricevuto un duro colpo. Alice uscì dalla capanna.

Sei stata maleducata. Maleducata! Torna dentro e scusati.

Non poteva. Alice sentiva i piedi muoversi per conto loro. Era una codardia, lo sapeva. Fuggire era sempre stato nella sua natura. Cora avrebbe fatto qualcosa di audace. Cora avrebbe raddrizzato la testa e scostato i riccioli scuri. Li avrebbe conquistati con la sua arguzia e il suo spirito.

Il risentimento la riempì come bile. Avevano ragione. Era patetica, e inutile per Uncas.

Sapeva che lui l'avrebbe seguita. Sapeva perfino quando. Seduta su una radice d'albero, Alice riusciva a vedere Uncas nella sua mente, nitido come se fosse in quel momento davanti a lei. Riuscì a vederlo finire la sua birra con gli amici, lanciando occhiate alla porta, lottando tra la preoccupazione e le buone maniere prima di alzarsi per vedere se lei stava bene.

Alice sorrise amaramente quando la porta della capanna si aprì.

L'atteggiamento di lui era, come al solito, calmo. Fu Alice a parlare per prima. Riusciva appena a vedere Uncas quando si voltò verso di lui.

Mi dispiace.”

Uncas si accucciò accanto a lei e le prese la mano. “E' tutto a posto-”

No.” Alice voleva che comprendesse il significato delle sue parole.

Mi dispiace che tutto questo sia accaduto. Che tu sia finito con me.”

Finito?” Uncas ripeté quella parola nel modo in cui la parlata indiana si legava con la strana inflessione dei coloni. Ad Alice passò per la mente che non aveva mai udito quella parola usata in quel modo.

La prima lacrima cadde mentre Alice ancora fissava Uncas, poi un'altra. L'espressione di Uncas crollò, il suo sguardo incapace di nascondere la preoccupazione che provava. Era così pietosa ai suoi occhi?

Uncas la tenne stretta, mentre il suo corpo tremava con la forza delle sue lacrime, del suo dolore.

Hanno ragione,” bisbigliò Alice, il viso premuto contro la sua camicia di cotone. Sentiva le sue mani che le carezzavano la schiena.

Ragione su cosa?” replicò Uncas piano, il viso fra i suoi capelli.

C'è ancora tempo,” disse invece Alice, alzando lo sguardo serio. “Potresti ancora andare ad ovest e trovare tuo padre-”

Cosa?” la interruppe Uncas, scioccato. Le spinse delicatamente le spalle indietro per studiarle il viso.

Alice si asciugò il viso ma non mollò. “Potresti andare. Prima che sia troppo tardi. Io potrei andare ad Albany. Uncas, tu hai bisogno di una donna che sia forte e – non ti causerò imbarazzo.”

Uncas scosse il capo, sconcertato. “Perché pensi una cosa simile?”

Alice guardò in basso, continuando ad asciugarsi il viso. Se proprio doveva chiederlo, non aveva senso dare spiegazioni.

Cosa posso fare?” chiese invece lui, accarezzandole i capelli. Sembrava a disagio, come se fosse incapace di accertarsi su quale potesse essere la risposta adatta. Era stato cresciuto da un uomo, si ricordò Alice.

Lasciamo questo posto. Andiamo alla capanna di Mr. Winthrop. I tuoi amici non mi vogliono qui.”

Hanno detto qualcosa per farti sentire così?” rispose Uncas calmo. Il suo sguardo era serio.

Alice cercò di ricordare. Bé, no, dovette ammettere con riluttanza. Non avevano detto niente contro di lei, non precisamente. Alice ancora faticava a trovare le parole adatte, quando Uncas parlò.

Avete tutti educazioni diverse, a volte possono esserci dei fraintendimenti.” Il suo tono era neutrale, ma ciò che intendeva era chiaro.

Alice si sentì ancora peggio. Non era stata sua intenzione comportarsi così altezzosamente. Uncas le fece un mezzo sorriso, apparendo impassibile come sempre.

Quando possiamo andarcene?” insistette lei.

Presto.”

Uncas-”

Alice, devo occuparmi di alcune cose qui. Il lavoro in fattoria è niente in confronto a ciò che ci daranno per l'inverno. Devi capirlo.”

Alice sospirò. “Allora mi dispiace. Per tutto. Per la caverna... per tuo padre... e ora sei costretto a prendermi con te.”

Io voglio prenderti. L'ho sempre voluto.”

La confessione di Uncas sembrò sorprendere entrambi. Alice arrossì fino alla radice dei capelli, si morse le labbra e non rispose. Di sicuro non c'era un doppio senso nelle sue parole.

Lui si limitò a tenerla stretta mentre la luna saliva nel cielo.



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I giorni scorrevano lenti, e tutti erano occupati con le attività del tempo del raccolto. In cambio del loro aiuto, la coppia stava provvedendo ad Uncas e Alice con provviste per i loro inverno alla capanna di Jack, che si trovava diverse ore più a sud. Alice trovò un vecchio abito strappato che Beth intendeva usare per pulire e – dopo aver chiesto il permesso alla donna – impiegò diverse ore di diligente lavoro per trasformarlo in un particolare ma utile abito da giorno. Perfino gli uomini ne furono colpiti. L'abito aveva i lacci sul davanti, presi dal suo vecchio abito color crema, e aveva ulteriori lacci nascosti che potevano essere allentati man mano che la sua figura fosse cresciuta.

Alice si sentì piena di orgoglio quando lei e Uncas si guardarono negli occhi. Le abilità che le mancavano poteva impararle facilmente, e quelle che possedeva erano uniche e erano comunque di valore.

Uncas sorrise, lo sguardo pieno di calore. In quel momento Alice desiderò coprire la distanza che c'era tra loro e baciarlo. Voleva più di quello che avevano in quella fattoria affollata.

Lui era diventato ancora più sollecito. Sollecito era una parola strana da usare, decise Alice, specialmente per descrivere il giovane indiano. Non le stava sempre addosso né la soffocava, e si ripeteva solo quando pensava che lei non stesse mangiando abbastanza. Il suo ventre in crescita era più visibile ora agli abitanti della capanna, e la peculiarità di avere tra loro una giovane donna (ora evidentemente) incinta fece diventare gli uomini più attenti, e Beth più animata. Alice credeva di notare della malinconia in Beth a volte, come quando lei si accarezzava la pancia, o quando Uncas vi poggiava sopra la mano con delicatezza.

Ecco,” sussurrò Beth un giorno frizzante di fine ottobre. Gli uomini erano fuori e le donne stavano lavorando dentro casa, pulendo e cucinando.

Alice interruppe il suo spazzare. Beth aveva un fagotto fra le braccia. Alice poggiò in fretta la scopa contro il muro e prese il fagotto, curiosa.

Dentro c'era un assortimento di coperte e vestitini.

Dubito che mi serviranno,” Beth alzò le spalle, “le levatrici mi hanno detto che non posso avere figli, non dopo il mio ultimo aborto.”

Alice ne fu scossa, sia dalla differenza di carattere tra loro due, sia ora dal triste racconto di Beth. Ripensò alla volte in cui Beth aveva cercato di parlare con lei della sua gravidanza, e di nomi per il bambino; Alice sollevava sempre delle obiezioni, ritenendo l'argomento non appropriato.

Perché mi sono comportata così?

Ho paura di averti offesa,” Alice si scoprì a dire, gli occhi bassi. “Sono stata maleducata e poco gentile. Ti prego di perdonarmi. Sono... molto nervosa per il prossimo inverno e per il parto.”

Beth le strinse la spalla in un gesto di comprensione. “Il parto avverrà in tarda primavera, direi. A maggio o giugno. In ogni caso, io ci sarò per assisterti.”

Alice alzò lo sguardo, stupita e sollevata. “E' molto gentile da parte tua.”

Beth annuì, e il suo sguardo divenne serio. “Uncas è un brav'uomo. Avrà cura di te. Ti darò del tessuto avanzato. Non sprecarlo in ricami o fazzolettini, ragazza. Fa' dei pannolini per il bambino. Metti da parte degli stracci per il parto. Usa la lana per le imbottiture.”

Alice diresse a Beth un sorriso genuino che lei ricambiò. Uncas aveva accennato che sarebbero rimasti per qualche altra settimana, e se era così ora Alice ne era felice.



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Era un giorno ventoso di novembre quando finalmente si misero in cammino per conto loro.

Camminare fino alla capanna di Jack non era molto faticoso. Avevano preso in prestito uno dei ronzini di Ian, e caricato l'animale con i loro averi. Uncas aveva detto ad Alice che non era convinto di farla salire a cavallo perché non importava quanto potessero essere cauti, un cavallo spaventato poteva facilmente disarcionarla.

Dire addio quella mattina era stato davvero difficile. Jack l'aveva abbracciata e le aveva augurato ogni bene, ricordandole che erano solo a poche ore di cammino se avessero avuto bisogno di qualcosa. Le aveva dato un buffetto sul mento e si era toccato il cappello.

Ian le aveva stretto la spalla in una strizzatina sorprendentemente affettuosa, ripetendo in un borbottio più o meno gli stessi auguri. Aveva perfino sorriso. Più o meno.

Beth era in lacrime, mentre diceva ad Alice che tutto sarebbe andato bene, e che le avrebbe fatto visita la primavera successiva.

Impara a conoscere tuo marito,” le aveva sussurrato nell'orecchio quando si era avvicinata per abbracciarla, “in tutti i sensi, cara.”

Le aveva ammiccato sfacciatamente e Alice era arrossita, ma non si era sentita scioccata come lo sarebbe stata in precedenza.

Mentre sono... incinta?” aveva sussurrato di rimando, lanciando occhiate gli uomini per essere sicura che non potessero sentire.

Bet ridacchiò, scuotendo la testa in risposta come se fosse divertita dalla sua ingenuità.

La fattoria di Jack era più grande di quella di Ian, anche se aveva la stessa aria di trascuratezza. La terra era stata ovviamente abbandonata, coperta com'era dalle erbacce. Era troppo freddo ora per piantare qualcosa, Alice lo sapeva, e avevano portato con loro cibo sufficiente per l'inverno. In ogni caso, Uncas sarebbe dovuto andare a caccia entro un paio di giorni per procurare la carne per l'inverno

Posando la sua sacca accanto al focolare, Alice esplorò l'interno della capanna mentre Uncas esplorava l'esterno – entrambi prendendo possesso della terra, in un certo senso. Alice vide le parti che richiedevano riparazioni e si preparò mentalmente a trasformare quel luogo nella sua casa temporanea. Jack era vedovo, Alice lo sapeva, e non era sembrato incline al matrimonio da quando sua moglie era morta circa cinque anni prima, e quindi la capanna aveva davvero bisogno di un tocco femminile e di una bella pulita.

Poi la vide e fece un sospiro di gioia. Una tinozza per il bagno!

Quando Uncas rientrò in casa, fece un borbottio divertito alla vista di Alice che puliva il focolare con entusiasmo, un fuoco già acceso.

Tutto a posto?” chiese lui con la sua familiare espressione.

Alice annuì. “Mi serve un po' d'acqua.”

Stai facendo la zuppa?”

Per il mio bagno.”

Uncas rise di cuore. Alice scosse il capo, imbronciata. Lui era abituato a fare il bagno tutti i giorni nel fiume, non aveva idea di com'era difficile per lei non avere quella comodità. Poteva vivere con poco, aveva imparato a farlo, ma immergersi in un bagno caldo faceva miracoli per il suo umore.

Vado a prendere l'acqua,” disse Uncas, lanciandole un altro sguardo divertito mentre le passava accanto con le pentole.



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Quella sera la coppia sedeva davanti al fuoco. Erano rilassati e a loro agio, Alice stava leggendo un vecchio giornale di Philadelphia alla luce tenue. Era mentalmente stimolante, anche se le mancavano i suoi romanzi e i suoi libri di poesia. Sorrise, ricordandosi della sua copia nascosta di Pamela che lei e le sue amiche si erano segretamente passate.

Alice finì il suo té alla menta posò la tazza con uno sbadiglio. Uncas, che era intento a smontare e pulire il suo fucile accanto a lei, alzò lo sguardo.

Stanca?” chiese distrattamente.

Alice scosse la testa, pettinandosi i lunghi capelli con le dita. Si erano asciugati ore prima ma senza una spazzola le si erano aggrovigliati.

Invece di condividere con lui i suoi gusti in fatto di lettura (specialmente romanzi licenziosi) lo sbirciò da dietro le ciglia.

Stavo pensando alla tua caccia di domani.”

Uncas assentì con un borbottio ma non rispose. Alice era ormai abituata a quella strana usanza linguistica indiana, così continuò a fissare le fiamme che danzavano nel focolare.

E se rimani ferito?” Alice permise alla preoccupazione di farsi strada nella sua voce. “E se non riesci a ritrovare la strada di casa?”

Uncas mise giù il fucile. “Non è possibile.”

Alice incontrò il suo sguardo con testardaggine. “Impossibile che tu possa venire ferito? O che possa accadere qualche imprevisto? Potresti stare via per giorni, Uncas.”

Uncas annuì in conferma dell'ultima frase. “Sì. Probabilmente per un giorno o due. Ma non mi perderò né mi ferirò. Vado a caccia da solo da quando avevo quattordici estati.”

Alice scosse il capo accigliata. Voleva della carne fresca, ma non se c'era la possibilità che accadesse qualcosa a Uncas.

Rimasero in silenzio per diversi minuti finché Uncas le diede un colpetto col gomito.

Ho qualcosa per te.”

Alice alzò lo sguardo. “Cos'è?”

Uncas si limitò a sorridere e a recuperare qualcosa da una delle sue numerose tasche. Era incartato stretto in un panno di cotone. Perplessa, Alice svolse il piccolo involto con cautela. Emise un debole sussulto, sbalordita.

Uncas! Ma come...” Alice era senza parole.

Nell'involto stava il braccialetto che aveva venduto due mesi prima. Era stato il suo gioiello più caro, un elegante cerchio d'oro e perle. Alice ricordava il sorriso di suo padre quando glielo aveva donato, fiero nella sua uniforme militare rossa, durante il ballo che aveva dato per il suo sedicesimo compleanno. Alice sentì il petto gonfiarsi.

Non potrò mai ringraziarti abbastanza.”

Uncas alzò le spalle. “Appartiene a te.”

Alice si avvicinò a lui, desiderando sentirlo vicino. “Hai pagato molto per riaverlo? L'ho venduto per così poco, ed è di valore...”

Uncas alzò di nuovo le spalle, non propenso a discutere il sordido argomento dei soldi.

Alice continuò a sorridergli radiosamente, la sensazione nel petto si intensificò fino a lasciarla senza fiato. Era esterrefatta, stordita, incapace di fare altro che guardarlo in viso. Si sentiva ancorata a terra.

Tutto a posto?” Uncas fece la sua solita domanda, perplesso.

Sì,” replicò Alice. Deglutì sonoramente, meravigliata di non riuscire all'improvviso più a pensare o respirare.

Alice posò delicatamente il braccialetto per terra nel suo involto e si fece più vicina a lui. Uncas interruppe il suo lavoro per fissarla. Il suo sguardo era intenso, tutto calore liquido. Ora sembrava lui quello nervoso.

Quello era il primo bacio che Alice avesse mai iniziato – almeno quando era in sé – e esitò quando avvicinò le labbra a quelle di Uncas. Uncas era completamente immobile, ma una volta che le loro labbra si furono incontrate, diverse cose accaddero tutte insieme. Uncas rese il bacio più profondo, circondandole la vita con le mani, stringendo nel pugno il tessuto del suo abito. Allo stesso momento, Alice sprofondò nel suo abbraccio, certa che quel calore li avrebbe consumati entrambi. Era la sensazione più erotica che avesse mai provato, per niente paragonabile a ciò che aveva letto nei romanzi licenziosi.

Alice sentì le labbra di lui muoversi, scivolarle lungo il collo. Chiuse gli occhi, ansimando. Uncas si irrigidì improvvisamente. Lei lo sentì tendersi. Il legame emotivo tra di loro così forte, talmente forte che Alice poteva percepire quali fossero i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Si preoccupava della sua condizione, di non ferirla con il suo comportamento. Che l'ultima volta che questo era accaduto, Alice si era ritrovata rovinata e devastata.

Lei abbassò il capo, poggiando la guancia sui suoi capelli neri. Riusciva a percepire il sudore che gli imperlava la fronte.

Siamo qui ora,” sussurrò. Le cose erano diverse. Lei non aveva più paura – non di lui, in ogni caso.

Lui la guardò, gli occhi socchiusi.

Quando Alice cominciò a slacciarsi i lacci dell'abito, Uncas la baciò di nuovo, profondamente, fieramente. Le sembrò di essere persa in lui, ancor di più quando lui la fece sdraiare nella morbidezza delle pelli. Quando i suoi gesti divennero di nuovo esitanti, Alice lo attirò a sé, lo sguardo attratto dalle rozze travi che costituivano il tetto della capanna. Il respiro le si mozzò alle inaspettate sensazioni che lui le stava provocando. Era così consumata da lui, interamente, che a a malapena registrò le parole della sua lingua che lui le sussurrò.

Il giorno seguente, prima dell'alba, Alice si svegliò ancora assonnata con la sensazione di essere trasportata. Uncas la posò sulla brandina che Jack usava come letto, tenendola avvolta nelle pellicce. Alice sonnecchiò per i minuti successivi, mentre sentiva Uncas che si preparava per la battuta di caccia, impacchettando le sue cose e caricando il fucile.

Sentì un tocco sul polso, ma era troppo stanca perfino per aprire gli occhi. Quando lo fece, il solo era alto nel cielo, visibile perfino dalle più piccole crepe dei muri di legno. Abbassando lo sguardo, Alice vide il suo braccialetto brillarle intorno al polso.

Con un sorriso, Alice si alzò e si preparò per la giornata che aveva davanti.





   
 
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