“Ragazzi
per
domani voglio un bel tema sui rettili ok? Il migliore potrà
poi esporlo alla
mostra del prossimo mese quindi impegnatevi! Buona giornata
ragazzi!”
Finalmente la professoressa Pock esce dalla classe. Poche persone sono
detestabili tanto quanto lei ed i suoi temi. Comincio a mettere via i
miei
libri quando gli altri escono dalla classe, non voglio unirmi ad una
massa di
bambini così inferiori.
“Hey Tom!” Nonostante il richiamo continuo a
mettere via le mie cose, ho
riconosciuto la voce di Sandy. Non è altro che
un’oca, scarsamente intelligente
e con una personalità esagerata, anche per le ragazze.
Ignorando i suoi
continui richiami comincio a percorrere la strada verso
l’orfanotrofio, Sandy
inizia a seguirmi.
Purtroppo
ad un
semaforo sono costretto a fermarmi e riesce a raggiungermi.
“Tom! Non hai sentito che continuavo a chiamarti?”
La sua voce
squillante mi perfora i
timpani. Un motivo in più per odiarla.
“Sì, ma non volevo ascoltarti”
Alle mie parole la vedo intristirsi. Non è nemmeno capace di
nascondere i suoi
sentimenti. Probabilmente anche mia madre era così, debole,
altrimenti non mi
spiego come abbia potuto morire così giovane.
“Io volevo solo chiederti se ti andasse di aiutarmi a fare il
compito… sei il
più bravo della classe ed io ho bisogno di
migliorare…”
Ssssmettetela di fare confusssione. Io
sssto cercando di dormire.
Mi blocco dal risponderle con un secco no per quel sibilo,
che lei pare non
aver sentito, poiché continua a parlare. Immagino pensi che
la stia ascoltando.
“Io non sto facendo confusione. E’ quella a
farne.”
Parlerei
con chiunque pur di mettere
fine a questa, non voluta, conversazione.
“Che cos’hai detto?”
Ancora parla? Non lo vede che sono impegnato a parlare con qualcun
altro?
“Lo sai benissimo cos’ho detto. Ed ora vattene, non
ho tempo da perdere. Quello
che mi ha chiamato era il proprietario dell’orfanotrofio, ti
conviene smettere
di parlare a meno che tu non voglia essere vittima di una predica del
signor
Sut o peggio…”
Magari potresti venire ferita. Magari potresti cominciare a sentirti
male e
decidere finalmente di lasciarmi in pace. Riportando la mia attenzione
su di
lei mi accorgo di una riga rossa dalla quale cola sangue, sono
abbastanza certo
che prima non l’avesse. Nemmeno lei sembra accorgersene ma
immagino sia troppo
occupata a cercare, senza successo, di farmi sentire in colpa con lo
sguardo
per accorgersi di altro. E’ così
inutile… sia lei sia ciò che prova a fare. Mi
volta
le spalle e a passo di marcia s’incammina nuovamente verso
scuola. Qualcuno
sarà venuto a prenderla. Altri punti da aggiungere alla
lista, non ha
orientamento –è anche riuscita a perdersi a scuola
l’anno scorso ed avevamo
accesso solo al primo piano…- e non è minimamente
indipendente.
Grazie amico. L’hai sssalvata. Ssse
fosssse rimasssta ancora l’avrei morsssa.
“Morsa? E come? Ti avrebbero visto.”
Oh no. Non mi vedono quasssi mai. O non sssarei ancora vivo. Voi umani
tendete
ad ucciderci quando ci trovate…
“Voi umani?”
Esssatto. Sssei umano, lo capisssco dal tuo odore. Non mi sssono mai
avvicinato
tanto ad uno di voi ssse non per morderlo.
“Dove sei? Non ti vedo.”
Qui sssotto. Seei piccolino… appena ussscito
dall’uovo?
Abbasso lo sguardo per cercare un bambino più
piccolo di me, forse è uno di
quelle persone affette da nanismo, ma vedo solo un serpente.
“Non ti vedo. Dove sei?”
Mi ssstai fissssando. Non prenderti gioco di me, ci metto poco a far
morire
anche te. Sssei piccolino, il veleno andrà più in
fretta.
A parlare è il serpente. Un animale più
intelligente di molti umani.
“Mi siete sempre piaciuti sai? Voi serpenti
intendo.”
Grazie. E’ la cosssa più bella che mi abbiano mai
detto. Mi puoi fare un
favore? La notte qui fanno tanta confusssione e non riesssco a dormire.
Il
posto in cui dormi te è più sssilenzioso?
“Di giorno no, ma la notte sì, gli altri bambini
crollano addormentati. Se vuoi,
posso portarti da me.”
Volentieri bel bambino. Ma non sssono velocissssimo, temo dovrai andare
piano.
“Non ce n’è bisogno. Ti metto nello
zaino.”
Non mi piacciono
quei vossstri aggeggi.
Andiamo piano.
“Allora rimani qui, non mi faccio comandare da nessuno, tanto
meno da un
serpente.”
Come
risposta si attorciglia sulla
mia gamba e viene su fino a raggiungere con la sua testa la mia gola. Andiamo piccolino, non costringermi a
farlo….
“Non lo farai. Ora tu entrai nel mio zaino, o resta pure
qui.”
Come immaginavo il serpente scende e comincia ad attendere
fissandomi.
Poggio a terra lo zaino, lo apro e lo lascio strisciare dentro.
E’ buio.
“Taci, gli altri non devono sentirti.”
Arrivare
all’edificio è stato facile. Anche superare la
signora all’ingresso, non è
molto sveglia nemmeno lei. Al serpente pare piacere la mia
stanza… è l’unico.
Sia io che Edward la odiamo. Personalmente più che la stanza
in se, odio
doverla condividere con quell’inetto. Non durerà
molto, non l’hanno fatto gli
altri, perché dovrebbe riuscirci lui? Magari lui si
farà del male con la sua
adorata mazza da baseball. Ahia…
perché è
caduto?
“Cosa?”
Quesssto pezzo di legno. Ha rissschiato di uccidermi. Hai tante cossse
pericolossse in questa ssstanza, ma sssotto quella grande cosssa
andrà bene per
me come rifugio. Ho anche intravisssto un topolino.
“Fa come ti pare. Basta che mi lasci in pace.”
Mentre lui striscia sotto il letto di Edward io mi porto alla
scrivania e
comincio a fare il tema, seppur controvoglia.
-… uno dei rettili più noti
è il
serpente. Esso è un…-
Vengo interrotto da
qualcuno che bussa alla porta.
“Tom? E’ ora dell’incontro con lo
psicologo. Vedi di modificare il tuo
atteggiamento, non tornerà se lo tratti ancora come la volta
scorsa.”
“I suoi vestiti hanno preso fuoco da soli! Io non gli ho
fatto assolutamente
nulla.”
Anche se mi avrebbe fatto molto piacere esserne stato
l’artefice.
“Adesso lo farò entrare e tu ti comporterai come
un bravo bambino di sette anni
vero?”
Non aspetta nemmeno la mia risposta, negativa, che è
già sparita. Al suo posto
compare quell’uomo, il dottor Osir, e vedere come si guarda
attorno
terrorizzato mi fa sorgere un ghigno spontaneo. Ghigno che non sparisce
mentre
si siete sul letto di Edward. L’ultima volta che ha provato a
sedersi sul mio,
l’ho fatto piangere… un’altra persona
debole. Come vorrei sterminarle tutte, il
mondo sarebbe un posto migliore. “Allora Tom, come va
oggi?”
E’ in ansia. E si vede. Continua ad allargarsi il nodo della
cravatta, per poi stringerlo
nuovamente subito dopo.
“Come tutti gli altri giorni.”
“Oggi vorrei provare a fare con te qualcosa di diverso.
Vorrei che fossi tu a
raccontarmi di qualcosa. Che ne dici di parlarmi un po’ di
come ti senti quando
pensi alla tua famiglia?”
Si arrenderà mai? Ci prova a farmene parlare ogni singola
volta. Il massimo lo
ha raggiunto la volta scorsa chiedendomi se mi sono sentito ferito
quando ho
saputo che probabilmente mio padre è vivo ma non
è mai venuto a prendermi, a
patto che sappia che esisto. Come si m’importasse qualcosa di
lui. Se lo
dovessi incontrare penso lo ucciderei.
“Che ne dice se invece le facessi
vedere
come si uccide un gatto? Magari la sua mente eccelsa
riuscirà a inventarsi un
qualche disturbo mentale da attribuirmi. Ancora.”
“Ancora cosa?”
Il suo sguardo è seriamente perplesso.
“Non ha sentito?”
“Ho sentito che hai fatto alcuni sibili. Se ti mettono a tuo
agio fa pure, ma
non capisco la tua… lingua.”
Gatto? Lassscialo a me, ho fame. Ma che ssssia
piccolo, è più gustosssso.
“Stavo parlando con un mio… amico”
Sul suo viso compare un sorriso. Non l’ho mai visto tanto
radioso.
“Amico? Ed il tuo amico è qui? Posso
conoscerlo?”
Incapace di nascondere i sentimenti, inetto, ripetitivo ed ora anche
impiccione. E sono gentile, ho tolto molti attributi.
“E’ sotto di lei. Vieni
da me.”
Il serpente mi raggiunge e si arrampica dalla mia gamba, fino ad
arrivare al
materasso.
Qui sssopra è molto meglio!
Più comodo
del terreno! Penso resterò qui.
“Al massimo dormirai su quello di Edward.”
Il volto di Osir ha cambiato tonalità velocemente.
Ora è cadaverico.
“Tom, Tom allontanati da lì. Quello penso sia una
vipera di Russell,
allontanati è velenosa!”
Dice cercando di strattonarmi via.
“E’ lui il mio amico. Il più
fedele.”
Mi divincolo dalla sua presa, non propriamente ferrea.
“Non abbia paura. Non le farà niente, sempre che
non glielo ordini io.”
Stranamente non scappa via urlando, peccato… sarebbe stata
una scena
divertente.
“Tu riesci a comunicare con
quell’animale?”
Sembra molto stupito.
“Tom… non dovrei dirtelo ma… mantieni
il segreto. Attorno a te succedono cose…
strane, come l’altra volta quando la mia cravatta ha preso
fuoco o quando hai
convinto quel ragazzo che buttarsi dalla scogliera era la cosa
più giusta da
fare. Tom, per legge non posso riferire ciò che mi confidi
ma temo tu sia
pericoloso… e penso sia meglio portarti nella clinica che
seguo per tenerti
sotto controllo. Era già grave che avessi un tale potere di
persuasione sulle
persone a soli sette anni, ma… giocare con i serpenti!? Non
posso lasciartelo
fare. Ho ignorato il serpente di due anni fa, te lo ricordi? Quello che
avevi
preso allo zoo? Quello che pensavi ti avesse salutato?”
Certo che me lo ricordo. Era un bellissimo serpente a sonagli.
E’ stato lui ad
avermi salutato e sempre lui ad essere venuto da me, anche se non ho
mai saputo
come abbia fatto. C’era il vetro tra noi ma è
riuscito ad uscire e mi ha
raggiunto. Lasciarlo strisciare su di me fino al busto e mettere la
giacca per
nasconderlo penso sia stato la parte più facile, peccato che
la Pock si sia
accorta che al ritorno ero molto più grasso di quando siamo
partiti. Alla fine
mi hanno obbligato a ridarlo allo zoo. Era l’unico che mi
capisse, l’unico che
mi ascoltasse davvero. E non solo mi capiva, si era anche confidato con
me, mi
aveva raccontato un po’ di come si stava allo zoo. Non so da
dove venisse, ma
non aveva un accento inglese. Non mi sono immaginato niente.
E’ davvero
successo… Tutto quanto.
“Non solo ci gioco, ma parlo
anche con i serpenti, loro mi trovano, sussurrano cose, è
normale? No?”
Lo sguardo di pietà che mi rivolge mi fa infuriare.
“Anche altri ragazzi lo fanno! Ma lo fanno con
l’aria. Perché per loro va bene ed
io dovrei essere rinchiuso?”
Non è giusto. Lo farò pentire di volermi
rinchiudere.
“Tom, quelli sono amici immaginari. E’ normale che
un bambino li abbia. Lo
aiutano a confidarsi, a sentirsi libero. E’ solo la tua
immaginazione che ti fa
credere di poter comunicare con i serpenti, non lo fai davvero. Gli
altri
bambini si accorgono col tempo che non sono veri i loro amici, che gli
altri
non li possono vedere. La tua è una situazione diversa. Tu
lo neghi… e non va
bene.”
Il tono con cui me lo spiega è lo stesso di quello usato per
spiegare le cose più
elementari ad un bambino piccolo… mi sta prendendo in giro.
“Non lo so se ha ragione, ma lui mi obbedisce, guardi. Attaccalo. Non voglio più vederlo.”
Il serpente con uno scatto morde lo psicologo, sono riuscito a tenerlo
abbastanza vicino perché potesse attaccarlo.
Osir comincia ad avere degli spasmi e lentamente, muore.
“Grazie.”
A
te piccolo uomo. Ssssai, ho deciso di farti un dono. Ssseguimi.
Finita la frase il serpente si avvia verso la porta.
Finalmente,
a
quasi notte, arriviamo in un parco abbandonato.
Manca poco promesssso. Sssto
cercando…
ecco. Assspetta, devo farle ussscire.
In pochi minuti compaiono davanti a me tanti piccoli
serpentelli.
Uno di loro sssarà il mio regalo.
Mi
sssei sssimpatico, perciò ssscegli la tua nuova amica. Hanno
tutti meno di una
sssettimana, perciò puoi insegnarli tutto ciò che
vuoi. Ma trattali bene,
oppure verrò a mordere anche te.
“Davvero posso?”
Certo… sssiamo animali molto fedeli. Ne ssssarai felice
vedrai.
“Allora dammi il primo che è nato.”
La prima vorrai dire… sono tutte femmine questa
volta… Comunque come vuoi,
avrai la mia bambina.
Si sposta dietro uno dei serpenti più piccoli e
comincia a spingerla verso
di me mentre le altre tornano sottoterra. La osservo e posso dire di
aver fatto
una buona scelta. La sua pelle è liscia e verde, un verde
adatto a
mimetizzarsi, cosa che potrebbe essermi molto utile in futuro.
Da oggi lei ti sssservirà con
fedeltà e
riconossscenza, la ssstessssa che avrà la mia famiglia
verssso di te per le
prossssime generazioni. Ssse avrai mai bisogno di aiuto, cercaci.
Faremo tutto
quello che vorrai, abbiamo un debito con te, ci hai trovato una cassssa
nuova. Temo
però che noi non ci rivedremo per molto tempo... Abbi cura
della mia bambina.
Addio piccolo umano.
“Addio… non mi hai detto il tuo nome. Come ti
chiami?”
Nome? Che cosss’è un nome?
“E’… lascia perdere. Addio.”
Dopo aver messo il piccolo serpentello nella tasca, mi avvio
a tornare
all’orfanotrofio, stranamente felice.
§§§
“Sssei
ssssicuro della ssscelta che hai fatto? Non mi sssembra una buona idea
unirci a
quel mago… avrei preferito assspettare”
“Ne sssono più che certo. Ho visto uno ssscorcio
del sssuo futuro, diventerà
grande… e noi con lui. Tutti sssi ricorderanno della
nossstra piccolina.”
“E ssse non la proteggerà? Ci hai mai pensssato?
Mia figlia è fragile, ha
sssolo cinquant’anni!”
“L’ho visssto, la proteggerà…
anche con la sssua ssstessa magia. Ora
lasssciamoli cressscere. Torneremo da loro quando la piccola ci
chiamerà.”
“E ssse non ci chiamasssse? Non possssiamo morire di
vecchiaia ma non sssiamo
invulnerabili* e tantomeno ricordiamo in eterno. Ssse anche dovesssse
riuscire
a sssopravvivere a quel mago ma sssi dimenticasse
del’accordo?”
“… in quel cassso andremo a cercarla. Sssono certo
che sssentiremo ancora
parlare di Tom Riddle, non sssarà difficile
trovarlo.”
Le illusioni degli altri cuccioli sparirono e i due rettili sparirono
nella
notte.
*E’
un mondo
magico, perciò mi sono presa la libertà di
inventarmi un mago che cercava un
modo di essere immortale che non fosse la pietra filosofale. Ha deciso
di
provarla sui serpenti e così sono stati creati geneticamente
modificati grazie
ad una pozione i genitori di Nagini. (Perché sì,
è Nagini la piccola
serpentella.). Attualmente il serpente-senza-nome ha… 500
anni, circa. Mi
sembrava giusto comunicarlo.
Note
dell’autrice:
Salve gente!
*ignora i grilli di sottofondo* Il piccolo Voldemort passione
serpenti. L’ho reso un pazzo psicopatico anche alla tenera
età di sette anni,
ma nella mia testa è così dalla nascita. Tuttavia
alcuni tratti ho preferito
“addolcirli” un po’, non potevo certo
renderlo un serial killer professionista
già da allora (comincerà ad otto però,
sempre nella mia testa.). Il fatto che
odia tutti, serpenti esclusi, è dovuto al suo odio generale
verso i babbani ed
ad un suo sentirsi sempre fuori posto: è il primo della
classe quindi i suoi
compagni lo additano come secchione oppure lo cercano ma solo per farsi
dare
una mano (vedi Sandy… la odio già.), essendo un
orfano ho immaginato la sua
realtà come molto povera e con gente… bhe, non
saranno certamente i futuri
presidenti.
Possibili
domande e risposte:
Q: Ma nel libro aveva capito come usare
i suoi poteri perché qui no?
A:
E’ un
bambino di sette anni. Così come non è ancora
completamente devoto al lato
oscuro non sa ancora che ha questi poteri. Ha solo scoperto che riesce
a
comunicare con i serpenti. Da qui le cose cominceranno a degenerare.
Q: Perché lo psicologo è
stupido?
A:
E’
abbastanza alle prime armi e si ritrova a dover gestire il futuro
Signore
Oscuro. Non penso che sia facile per nessuno, figurarsi per un
novellino. Non
odio gli psicologi, al contrario penso che siano davvero molto
intelligenti
(entrano nella testa delle persone, non deve essere facile.).
Q: Il serpente non ha un comportamento
molto serpentesco, come mai?
A:
Partiamo dai
Serpeverde. Cosa fanno? Agiscono dietro le quinte, senza esporsi a meno
che non
sia strettamente necessario. Sono astuti e programmano le mosse con
molta
attenzione.
Cosa fa questo serpente? Vuole diventare grande ma senza correre rischi
inutili
e decide di mandare sua figlia per diventare poi più
importante di lei per
l’accordo. Esso consiste nel avvicinarsi a un mago che
diventerà famoso per poi
chiamare il padre e la madre. Alla fine il padre avrebbe ucciso
compagna e
figlia per avere solo lui il potere. Il padre dell’anno
esatto…
Q: Perché hai cercato di uccidere un
gatto?
A:
Perché è un
animale facile da trovare per strada. Io amo i gatti, non cercherei mai
di
ucciderli o cose del genere, ma a parlare è Tom. Non faccio
fatica a immaginare
Voldemort che squarta gattini innocenti per i suoi scopi (Potrei essere
stata
influenzata inconsciamente da Nina: La bambina della sesta
luna… me ne rendo
conto solo ora…)
Q: Perché quel titolo?
A: Perché
è la
verità. Tom è diverso dagli altri. Per carattere,
per abitudini e specialmente
per abilità. E’ diverso il modo in cui lui si
approccia alla realtà, è diverso
come lui affronta i problemi, quasi tutto in lui è diverso.
Mettendolo già nel
titolo volevo far emergere maggiormente questo aspetto
poiché nella storia ho
preferito far emergere altri aspetti del suo carattere. Dopotutto lui
denigra
la debolezza e sentirsi diverso può essere visto come tale,
specie da un
bambino come Tom.