Salveee. E' passato quasi un anno, da quando ho pubblicato un avviso in cui dicevo che forse avrei aggiornato a breve. Bhe, senz'altro ho una concenzione del tempo davvero assurda, dal momento che sto postando un capitolo un anno dopo (ironia mode on). Sono dispiaciuta in modo tale che le parole non possono spiegare.
Non so quando aggionerò nuovamente, dal momento che la sessione invernale sta avendo la meglio, ma mi sforzerò di portare avanti questa storia.
Scusate, e ringrazio infinitamente coloro che nonostante tutto continuando a seguire questa storia con passione.
Questo capitolo è per voi, grazie.
#6
«Neve,
neve ovunque.»
«Cos’è,
hai freddo per caso?»
«Ho
sempre amato la tua ironia, Alec, davvero.»
«Smettetela!
Andiamo in quel pub, forse riusciremo a sapere
qualcosa di più su questi neonati.»
Tenni
a freno la lingua, evitando di esporre un pensiero
intriso di acidità e mi incamminai dietro ai miei
accompagnatori, fino ad
arrivare al locale.
Vari odori mi invasero l’olfatto, per non parlare degli sguardi curiosi e bramosi degli uomini; al che Demetri si avvicinò a me, cingendomi la vita con un braccio.
Un braccio che non appartiene ad Edward.
Scacciai
immediatamente il pensiero dalla mia testa, impedendomi di pensare
ancora una volta a lui.
Andammo
verso il tavolino più appartato e all’istante
arrivò
un ragazzo dai capelli rossi, con lentiggini ed occhiali che gli davano
un
aspetto da secchione.
«Buonasera,
cosa volete ordinare?»
«Nient…»
«Una
birra alla spina.» Interruppi
Alec, sorridendo.
Adoravo
litigare con lui.
«Tre,
grazie.»
«Non
sapevo che bevessero alcool anche i bambini, Alec!»
«È
una questione d’onore, bevi tu e non dovremmo bere noi maschi?»
Soffocai
una risata, e aprii la mente cercando di sondare i
pensieri dei presenti…ma erano tutti uguali.
Tutti
avevano in comune noi tre.
«Smettetela
di litigare e aprite le orecchie! Senti cosa
stanno dicendo questi dietro di noi…»
«Non sono normali
tutte queste morti, amico! Sono morti ben 6 ragazzi nel giro di tre
notti. E
tutti con la gola squarciata. Ho paura per mia figlia.»
«Cercherò di fare il
possibile in quanto membro della polizia. Abbiamo raddoppiato la
sicurezza in
città, non potrà o potranno, sfuggirci.»
«Non devono sfuggirvi.»
L’uomo
con il cappellino da baseball logorato si alzò,
lasciando l’uomo in uniforme seduto al tavolo.
«Penso
che dovremmo dare un’occhiata in giro.» Proposi
sorseggiando la mia birra.
«Per
una volta sono d’accordo con lei, andiamo.»
«Io
seguo l’uomo con il cappello da baseball», dissi.
«Che
la caccia abbia
inizio.»
---
«Charles,
sento il loro odore, anzi…il suo.»
Disse Lee, un’alta donna bionda, con gli occhi rossi.
«Finalmente
ho ritrovato la mia piccola», sussurrò Charles.
«Che
cosa ti lega a lei, Charles?»
«È
la figlia di Violet Lacrois, o
meglio, la figlia adottiva. Era
talmente bella che non potevo non farla entrare nel mio giro di affari,
ed ora
che l’ho trovata difficilmente la
perderò.»
«Allora,
avete scoperto qualcosa?» chiese Demetri, uscendo
dal locale, con me e Alec di seguito.
«Nulla.
Sono riuscito solo a percepire una paura folle, al
punto tale che alcuni membri della polizia locale pattugliano la zona
anche
fuori al loro orario di lavoro, tu Dem?»
«Non
mi è andata meglio di te, Alec» rispose, aprendomi
gentilmente la portiera del passeggero della Chevelle.
«Possibile
che il posto davanti spetti sempre a lei?» si
lamentò il vampiro dai lunghi capelli corvini, sbruffando.
«Che
dire, poppante, il posto migliore per la migliore, no?»
lo sbeffeggiai e, senza lasciargli tempo di rispondere, esposi le mie
novità.
«L’uomo
con il cappello da baseball, si chiama Luke Delaway,
abita nei dintorni della zona industriale in cui sono avvenuti la
maggior parte
degli omicidi. Ha una figlia, e, notizia bomba, nel suo odore ho
percepito una
traccia di vampiro. Lieve, ma inconfondibile.»
«E
questo dovrebbe aiutarci in qualche modo?» disse Alec,
guardando con aria scettica il tachimetro.
«Concentrati
su ciò che dice Isabella, no su quanto sto
andando, idiota» lo rimbeccò Demetri.
«Lo
farei, se solo non andassi così piano».
«Stranamente,
sono d’accordo con Alec. Accelera Dimka, e
portaci verso il porto di Anchorage.»
Una
volta accelerato, mi guardò sorridendo , spronandomi
telepaticamente a parlare.
«Tornando
alla ragazzina. L’odore di vampiro mi
ha incuriosita, così ho sfruttato i miei
poteri da figlia della notte, ed ho
scoperto che il suo caro innamorato, è in realtà
un neonato. O meglio, uno dei
capi. Il loro covo si trova nei dintorni del porto, al di sotto di uno
stabile
abbandonato. E’ lì che ci stiamo dirigendo,
ora.»
«Non
dovremmo parlarne prima con Aro?» disse Alec.
«Io
opto per agire, è giunto il momento. Considerando che
cambiano anche il luogo in cui vivono di frequente, questa è
l’occasione
migliore per spiarli e comprendere i loro piani.»
«Grazie
per l’appoggio, Dimka», sussurrai telepaticamente.
«Di
nulla piccola», e mi strinse la mano.
«Avete
già deciso, non posso far altro che appoggiarvi.»
Continuarono a parlare, ma non gli prestai più attenzione. Presi una sigaretta dal pacchetto, per poi accenderla e abbassare il finestrino lasciando uscire il fumo dall'abitacolo.
Erano passati tre anni ormai da
quando avevo tagliato i ponti con tutta la famiglia, e molte cose erano
cambiate.
Non
riuscivo più a percepire i Salvatores, non avevo
più
visioni su di loro e, cosa ben più grave, non riuscivo a
dimenticarli.
Mi
mancavano da morire.
Ma
l’orgoglio, e tutto quel che mi avevano nascosto e che ho
scoperto in questi anni, mi ha distrutto.
Perché non dirmi la verità? Perché non dirmi che erano apparsi dopo l’abbandono di Edward, perché Charles mi stava cercando? E chissà quante altre notizie, non sapevo.
Improvvisamente
una fitta lancinante mi attraversò il capo,
costringendomi a stringere gli occhi, e lasciar cadere la sigaretta
fuori.
«Si
stanno muovendo.»
«Dove
Alice?»
«Verso
il porto»
«Non
possiamo permettere
che cada nella
trappola di quel vile, dobbiamo aiutarli, papà.»
Dissero in coro Robert e
Cameron, guardando il padre
e maestro,
Stefan.
«Trovo
assurdo però, che Isabella non si sia resa conto del
tranello.» disse Carlisle.
«Non
è così assurdo. Un altro potere dei figli della
notte, è scoprire se gli altri
mentono, anche tramite i ricordi della suddetta persona. Isabella non
è
riuscita a scoprire che dietro a neonati c’è
Charles, perché la lontananza del
clan inibisce molti poteri, che solo con la vicinanza
riemergono.»
«Ragione
in più per correre ad aiutarla, no?» Disse Edward,
con tono concitato.
«Siete
sicuri?» disse Stefan, guardando la famiglia Cullen al
completo.
«Così
come Isabella per voi Salvatores è una figlia e sorella, lo
stesso vale per la
nostra famiglia, di cui le ha fatto e sempre farà parte.
Andiamo ad aiutarla.»
La
visione si interruppe, lasciandomi senza fiato.
Dimka,
che evidentemente aveva accostato, mi scostò i
capelli dalla fronte, mormorandomi parole di conforto mentre Alec
chiedeva cosa
stesse accadendo.
«Ho
avuto una visione. I neonati non sono stati creati per
distruggere i Volturi.»
Mi
girai per guardare i loro volti, in attesa.
«Ma
per distruggere me.» Mentre pronunciavo queste parole,
sentivo l’aumento di potere che solo l’arrivo dei
miei familiare poteva dare e,
nella mia mente, un sussurro.
«Non
hai scampo, mia piccola Isabelle. Ti sto aspettando» disse
Charles.
E, per la prima volto dopo
tanto tempo, ebbi paura.