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Autore: Deline    16/02/2016    1 recensioni
“Vuoto di ogni essenza perché possa catturare la vostra”
Recita una incisione sul retro di un antico specchio.
Una ammonizione che la giovane Nere ha voluto ignorare per sfuggire, anche solo per qualche giorno, alla noia della routine.
Così ha inizio il suo viaggio nella Chicago distopica di Divergent alla ricerca del tenebroso Intrepido che le ha rubato il cuore attraverso le pagine della saga scritta da Veronica Roth.
Una ragazza come tante e uno specchio magico che le permette di attraversare il confine tra realtà e fantasia e la trasporta, come solo un libro saprebbe fare, in un mondo nuovo, sognato e temuto allo stesso tempo.
Nere, una ragazza normale, distante anni luce dalle eroine dei libri, una di noi, insicura e fragile ma anche caparbia e fiera, che lotterà per la salvezza del suo amato e della dimensione alla quale ormai sente di appartenere.
*** *** *** *** *** *** *** *** *** ***
Il racconto si basa solo sui primi due libri e film della saga, Divergent e Insurgent.
Età e aspetto dei personaggi sono quelli dei film, per tutto il resto "salto" da libri a film, soprattutto per Divergent. Per quanto riguarda le parti di Insurgent resto fedele al libro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tori
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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     L’aria è fredda e pungente, sono quasi certa che questa notte nevicherà. Il mio coccige è dolorante e, da quando sono caduta per le scale, questo preannuncia una imminente nevicata.
Natale è ormai passato da qualche giorno ma per i viali si vedono ancora persone con in mano “shopping bags”, parole rubate alla lingua inglese perché “sacchetti” sembra essere un termine poco chic per gli abitanti di questa città.
Molte delle persone, cariche di sacchetti con il logo di costose boutique, le conosco bene, sono le stesse che, sulla pagina Facebook di questa città, si lamentano della crisi e di quanto sia dura arrivare a fine mese. Abiti firmati, messa in piega due volte alla settimana e unghie ricostruite, non mi stupisco che non riescano ad arrivare a fine mese, mi stupisco che se ne lamentino. Trovo sciocco pianger miseria e poi farsi vedere da tutti fare acquisti in negozi costosissimi.
La smania di voler apparire più benestanti di quanto si è in realtà, sta iniziando ad essere preoccupante. Loro non lo sanno, ma noi commercianti ci scambiamo pettegolezzi, non sul singolo cliente, ma sulla clientela in generale e ho scoperto che quei vestiti vengono pagati a rate. Questa cosa mi ha sconvolta, non sapevo che i vestiti potessero essere pagati a rate. Un’automobile o un grosso elettrodomestico ha senso, ma gli abiti no, perché indebitarsi per degli abiti?
Guardo Eric osservare la vetrina della gioielleria e ne intuisco il motivo.
Sta fissando un Rolex come un bambino fisserebbe il giocattolo che ha sempre sognato. Non conosce il suo valore in status sociale eppure ne è attratto.
«Ti piacciono le cose belle e costose a quanto pare» gli dico stringendomi al suo braccio.
«É un orologio, non dovrebbe essere una cosa molto costosa»
«Eric, quello non è un orologio normale, quello è un Rolex e a giudicare dal modello costerà più di diecimila euro»
Eric si volta verso di me e mi guarda più sconvolto che incredulo.
Speravo di dover affrontare più avanti il discorso “oggetti inutili che la gente compra solo per far vedere che si può permettere di buttare diecimila euro per un orologio”, ma pare che sia inevitabile, soprattutto poco dopo Natale con le vetrine ancora piene di questo genere di oggetti.
«Cos’ha di tanto speciale per costare così tanto?» mi domanda candidamente.
«Niente. É uno status symbol, mostra a chi te lo vede al polso che hai raggiunto un elevato livello di ricchezza, o che fingi di averlo raggiunto» gli dico, omettendo però la parte migliore della spiegazione: oppure che hanno un pene troppo piccolo. Preferisco tenere questa frase per quando parleremo di grosse automobili di lusso.
«Quindi, la gente del tuo mondo, pur di ostentare ricchezza si indebita comprando cose belle ma inutili?» scuote il capo ridendo e aggiunge: «Siete davvero strani»
«Hey! Parla per loro! Io non sono così» esclamo incrociando le braccia e fingendomi offesa.
«Sì che lo sei, ho visto come guardavi quegli anelli» dice, indicando la parte della vetrina dedicata agli anelli con diamante.
«Quella è una cosa diversa e non sono una di quelle che pretende un anello con diamante, io li odio gli anelli con le pietre, sono scomodi e ho sempre paura di perdere la pietra»
«A me sembrano costosi e superflui alla stessa maniera, cosa c’è di diverso?»
Avrei preferito affrontare questo argomento molto più avanti, se gli spiegassi tutto ora, potrebbe pensare che mi aspetto una proposta di matrimonio.
Lo conosco solo da due settimane e, nella sua dimensione, viviamo già insieme in un appartamento per famiglie, se gli dicessi il significato di quegli anelli, lui penserebbe che è arrivato il momento di arredare le camere per i bambini. So che gli Intrepidi hanno una vita breve e quindi fanno tutto prima, ma io sono abituata alla mia dimensione. Conoscersi, frequentarsi, fidanzamento lunghissimo e poi convivenza o matrimonio, rapporti che durano anni e non mesi come nella sua dimensione.
«Quegli anelli hanno un significato particolare» gli rispondo trascinandolo via dalla vetrina.
«Quale?»
«Non vorrei che tu fraintendessi, è una cosa complicata e ho da fare una commissione, possiamo parlarne dopo, con più calma, magari davanti a una tazza di cioccolata calda?»
«Ok, va bene» risponde un po’ contrariato.
Lo prendo per mano e ci incamminiamo lungo il viale pieno di decorazioni e luci natalizie che lui osserva attentamente, ma non così tanto come fa con le persone che ci passano accanto. Divergenti. Ha passato gran parte nella sua vita a cercarli e adesso è circondato da loro. Li osserva attentamente ma non credo ne sia spaventato, penso che si stia chiedendo cos’hanno di diverso da lui.
Non molto distante da noi c’è un negozio di giocattoli con l’immancabile figurante vestito da Babbo Natale, per fortuna il negozio che mi serve è in una delle vie laterali e quindi non dovrò spiegargli che legame ha un vecchietto vestito di rosso con il Natale.
Svoltiamo in una stradina che ha decisamente meno luci e addobbi, non c’è da stupirsene visto il negozio che ospita. Non sarà facile spiegare a Eric perché esiste un negozio del genere, ma non mi perderei per niente al mondo la sua espressione quando si troverà davanti agli articoli che vende.
«Dove diavolo mi stai portando?» domanda Eric bloccandosi a pochi metri da negozio.
Le vetrine sono spoglie come sempre, niente addobbi natalizi a parte del vischio finto sopra le tende color porpora che nascondono alla vista dei passanti quello che c’è all’interno del negozio. Purtroppo tanta riservatezza è rovinata dalla grande insegna con su scritto “Sex Shop” e da un cartellone pubblicitario ispirato alla moda lanciata dal libro del momento. Trovo disgustoso come, nel giro di pochi mesi, la massa sia passata dal condannare il BDSM ad apprezzarlo, restando però del tutto ignorante in materia.
«Ti porto in un negozio di giocattoli per adulti» gli rispondo strizzando l’occhio e trascinandolo per un braccio.
Entriamo nel mio paese delle meraviglie, guardo Eric e sul suo volto c’è un’espressione indecifrabile ma che mi rende difficile non scoppiare a ridere. Stupore, incredulità, imbarazzo e curiosità sembrano fondersi insieme e per quanto stia cercando di darsi un contegno, ogni volta che i suoi occhi incontrano un oggetto o un’immagine, lo vedo arrossire sempre di più.
Forse non avrei dovuto portarlo qui, o almeno, avrei dovuto avvertirlo su cosa lo aspettava.
«Tesoro! Ma che bello vederti! La tua nuova bacchetta magica è arrivata!» esclama Jean-Pierre, il padrone del negozio, avvicinandosi velocemente a noi.
Mi abbraccia e ci scambiamo i classici tre baci sulla guancia. Eric sembra impagliato, non muove un muscolo, credo sia sotto shock.
«Complimenti…ti sei trovata davvero un bel fidanzato…guarda qui che roba…»
«Hey, guarda che è roba mia!»
«Cara, non oserei mai, soprattutto con la mia streghetta preferita che finalmente ha deciso di trovarsi un fidanzato….e che fidanzato! Sexy da impazzire!» 
Non riesco a immaginare che tipo di reazione potrebbe avere Eric alle occhiate e alle parole di Jean-Pierre, così mi affretto a fare le presentazioni.
«Eric, questo è Jean-Pierre, insieme al suo compagno è padrone di questo negozio» dico mentre gli indico l’uomo che, fino a pochi secondi prima, lo stava fissando con una espressione al limite della decenza.
«Jean-Pierre questo è Eric, il mio fidanzato» continuo pregando che Eric ricambi la stretta di mano che Jean-Pierre gli sta offrendo.
Eric, un po’ titubante, gli stringe la mano e io tiro un sospiro di sollievo. Non lo ha ucciso e non è neanche scappato urlando nella notte.
«Eric, anche il tuo è un nome d’arte oppure vieni da molto lontano?»
«I suoi genitori sono di Chicago, ma lui è nato qui, però ci va spesso a trovare i nonni» mi affretto a rispondere.
«Chicago, meravigliosa! Ci sono stato da ragazzino. Com’è adesso?»
«Un po’ cambiata» risponde Eric.
Solo noi due possiamo cogliere la sottile ironia nascosta in quella frase.
«La mia magic wand?» gli domando sperando che la conversazione si sposti su altri argomenti.
Jean-Pierre, con il suo solito passo leggero e veloce, va verso il reparto dei sex toys e io lo seguo trascinandomi dietro Eric.
«Et voilà, per un Capodanno davvero magico!» esclama mentre prende da sotto il bancone la Magic Wand, guarda Eric e poi aggiunge: «Cara, dovresti pensare anche a qualcosa per il tuo uomo»
Inizio a pensare che forse era meglio lasciare Eric a casa con Tini, si sarebbero punzecchiati a morte ma sicuramente sarebbe stato meno traumatico per lui.
«Sono arrivati dei nuovi perizomi che sono di-vi-ni!» dice agitando la mia bacchetta magica in maniera quasi ipnotica, si avvicina a una vetrina e aggiunge: «Kit del piacere? Olio per massaggi con feromoni…spray ritardanti?»
La pausa di Jean-Pierre prima dell’ultimo prodotto fa irrigidire Eric. Temo che l’abbia presa sul personale, non sa che è un articolo abusato da molti.
«No grazie, lui è a posto così. Io però vorrei una lingerie carina da farmi strappare via a Capodanno.» mi affretto a dire sperando che Eric non uccida il mio fornitore preferito di stimolatori.
«Tesoro, ho dei completi di coppia per Capodanno che sono sicuro ti piaceranno!»
Mi fa cenno di seguirlo nel reparto dedicato all’intimo e ai travestimenti.
Lascio Eric solo al bancone ma continuo a tenerlo d’occhio mentre Jean-Pierre mi mostra le classiche offerte di Capodanno.
Quando usciamo dal negozio, come al solito, mi ritrovo con articoli extra che non avevo pensato di comprare quando sono entrata.
Camminiamo in silenzio, mano nella mano, fino alla caffetteria ma ho paura che Eric non abbia più molta voglia di assaggiare la cioccolata calda fatta in questa dimensione, non dopo essere stato in un negozio che la maggior parte delle persone preferisce evitare. Forse ho davvero esagerato, negli ultimi giorni è stato sommerso da una marea di nuove informazioni. É stato strappato dalla sua realtà e trascinato in una completamente diversa che io stessa a volte non riesco a comprendere fino in fondo pur vivendoci dalla nascita.
 
   
 
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