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Autore: AndThenWeKiss    18/02/2016    0 recensioni
La White Pine High School è una delle scuole più prestigiose del Canada, ma nasconde dietro di sé un oscuro passato.
Passato che verrà a galla, dopo una serie di omicidi che inizieranno a prendere piede nella scuola, e che verrà scoperto da una ragazza, Heather, e da alcuni suoi amici.
Il titolo della storia, oltre che "La caduta" può essere tradotto come "L'autunno", stagione in cui si svolge la maggior parte della storia.
Enjoy it.
Genere: Azione, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Dawn continuò a fissare Duncan con uno sguardo torvo, Courtney e Heather erano rimaste a bocca aperta, mentre ora anche lo sguardo di lui era diventato truce.
Passarono interminabili minuti di sguardi e occhiatacce furiose, nessuno disse nulla, finché Courtney non decise di interromperlo.
-E' vero quello che ha detto Dawn?
La voce le tremava, stava quasi per piangere.
-No.
Rispose lui con voce calma.
-E allora come mai da quando ci sei tu si stanno verificando questi fatti inquietanti?
Domandò Heather invece con tono sicuro.
Lui si strinse nelle spalle e fece di no con la testa.
-Cosa ne so io? Di certo se fossi io l'assassino vi avrei già uccise, o no?
Domandò lui come fosse la cosa più ovvia del mondo, ed effettivamente aveva senso.
-Sapete troppe cose, se fossi io l'assassino vi avrei già ucciso.
Continuò lui, Courtney e Heather abbassarono la testa.
-Esci subito.
Sussurrò Courtney guardando Dawn, la mano che indicava la porta chiusa.
-Ragazze, ascoltate.
Cercò di giustificarsi Dawn, ma gli sguardi furiosi di Courtney e Duncan le fece capire che non era il caso di restare, sgranò gli occhi invece notando che anche Heather la stava guardando male.
Eppure ne era sicura, aveva avuto una strana sensazione nel momento in cui Duncan aveva fatto irruzione nella stanza, percepiva qualcosa di strano nell'aria, e inoltre l'aura di lui era totalmente nera.
“Non posso andarmene.”
Pensò tra sé e sé, quindi tese la mano verso la porta, che si aprì ed uscì dallo stanzino e si richiuse quando fu totalmente fuori di lì.
Si avvicinò alla porta principale dell'edificio, quella che portava fuori. Si mise a leggere dei volantini attaccati lì in cui agli studenti era richiesto di iscriversi al corso di musica entro qualche giorno, o altrimenti sarebbe saltato tutto, altri invece erano sulla partita che si sarebbe svolta quel giorno stesso.
-Non entrare.
Sussurrò Dawn, tendendo la mano verso la porta, che si aprì e si richiuse.
-Chi c'è?
Domandò una voce maschile al di là della porta.
-Sto cercando di metterti al sicuro.
Continuò la ragazza, volgendo uno sguardo verso la porta chiusa dello stanzino e chiudendo gli occhi. Nella sua mente apparirono le immagini dei tre suoi “amici”. Courtney abbracciava Duncan, Heather invece stava scrivendo qualcosa sul suo cellulare, era seduta a terra e accanto a lei c'era quello di Lindsay, su cui gettava di tanto in tanto qualche occhiata.
-Fammi entrare!
Ruggì la voce, dando una forte spinta alla porta.
Dawn, che stava controllando cosa stesse accadendo nello stanzino e aveva diminuito il suo potere, fu sovrastata dalla forza di lui e cadde a terra, mentre la porta si apriva.

 

-Tutto ok?
Domandò una voce maschile, tendendole la mano. Lei la strinse e si rialzò.
Era un ragazzo carino, le sembrava familiare.
-Sei Alejandro?
Domandò con la sua voce dolce.
Lui annuì.
-E tu chi sei?
Domandò lui, aveva un accento spagnolo e una voce calda.
-Dawn, la chiaroveggente e la cartomante. Sono stata qualche volta a casa di Heather, e qualche volta c'eri anche tu. Ma so che non sei il suo ragazzo, tranquillo.
Disse lei vedendo che lui stava per parlare, anticipandolo.
-Dov'è Heather?
Domandò, guardandosi intorno e illuminando l'ambiente con la torcia del cellulare.
-Non ne ho idea. Ero venuta qui per cercarla, ma purtroppo non la trovo. Ora stavo provando a scappare, ma la porta non si apriva.
Rispose lei.
-Non mentirmi. So che eri tu a bloccare la porta, perché?
Domandò lui con il tono di voce calmo.
-Questa scuola è pericolosa, l'edificio in sé ospita due mostri che vanno annientati, e da quando Duncan è qui, i mostri sono diventati tre.
Alejandro ridacchiò.
-Smettila di prendermi in giro. L'edificio ci tiene prigionieri, i mostri aspettano che noi impazziamo per poi ucciderci e cibarsi di noi, così resteranno sempre immortali.
Alejandro scoppiò a ridere, facendo cadere il suo cellulare a terra, dato che si teneva la pancia con le mani.
Dawn inarcò un sopracciglio, ma non si scompose.
-Apri la porta.
Le ordinò. Lui obbedì, ma la porta non si apriva.
-Questo è uno dei tuoi trucchetti.
Sussurrò lui guardandola male.
-Dato che non puoi uscire, ti consiglio di seguirmi. Resteremo qui a scuola per un po', giusto il tempo necessario per preparare gli ingredienti necessari per il rito. Dopo ciò, distruggeremo le catene demoniache che bloccano la porta e scapperemo via, torneremo a casa...
Alejandro la interruppe.
-E Heather?
-Troveremo anche lei, tranquillo.
Lei gli prese la mano.
-Accetti di seguirmi?
Domandò, lui annuì.
-Bene, niente uscite di notte.
Disse lei, allontanandosi dalla porta principale per poi avviarsi verso le scale che portavano al piano di sopra.

 

-Heather tu conosci solo gente svitata!
Ruggì Courtney dopo essersi ripresa dalla crisi di pianto.
-Non per niente sono intrappolata qui con voi due.
Rispose lei con tranquillità, continuando a smanettare con il telefono di Lindsay.
-Cosa staresti insinuando?!
Domandò Courtney avvicinandosi a lei con il pugno teso, Duncan invece le poggiò le mani sulla vita e la bloccò.
-Ragazzi, si direbbe che qualcuno si sia divertito a farsi selfie con il telefono di Lindsay.
Disse Heather, era rimasta a bocca aperta.
I due si avvicinarono e si misero a sedere accanto a lei, quindi iniziò a scorrere le foto nella galleria.

Nella prima foto c'era un uomo di colore-a giudicare dal colore della sua pelle- che indossava un passamontagna, sembrava muscoloso, ma non si capiva. Dietro c'era un corpo disteso, sul corpo c'era una creatura che non poteva essere di certo definita umana., ma essendo voltata si vedevano solamente i capelli neri.
-Ma se il telefono è sempre stato qui.
Disse Courtney, continuando a scorrere le foto, che erano più o meno tutte uguali.
L'ultima foto ritraeva il corpo di Lindsay steso a terra, o meglio ciò che ne rimaneva: qualche osso, brandelli di carne e la testa, il tutto immerso in un lago di sangue che fece venire il voltastomaco alle due.
-Credo che qui l'assassino sia un altro.
Disse Duncan, guardando Heather.
-Prego?
Domandò lei, rialzandosi e ripulendosi dalla polvere.
-Sei tu che ha custodito il cellulare, sei tu che hai scattato le foto.
Disse lui, rialzandosi e prendendo Courtney per mano, allontanandola dalla ragazza.
-Ma ti senti quando parli? Ti sembro di colore? Non vedi che sono bianca quanto un foglio di carta?!
Esclamò lei ad alta voce, iniziando a gesticolare.
-Potresti essere tu la persona distesa su Lindsay: in tutte le foto si vede questa sagoma girata di spalle, ma i capelli neri si vedono.
Continuò lui, guardandola male.
-Ma se quei capelli sono corti!
Continuò lei, spostandosi poi i capelli sulla spalla destra per far vedere la loro effettiva lunghezza.
-Ma se la foto è buia, si distinguono poco i tuoi capelli. E quelle potrebbero essere extensions.
Affermò lui convinto, Heather si mise una mano in faccia.
-Piantatela di litigare!
Si intromise Courtney.
-Per quanto io possa detestare Heather, so che non è stata lei: siamo state qui tutto il tempo a fare la seduta spiritica, e ieri sera...be', andiamo, quella porta fa un rumore orrendo! L'avrei sicuramente sentita.
Continuò, avvicinandosi a Heather che sorrise.
-Dawn non è una ciarlatana.
Affermò Heather.
-Sappiamo cosa abbiamo visto, il fantasma non ha potuto dirci chi l'ha uccisa. Primo perché non poteva, secondo poi perché sei entrato interrompendo la seduta. Devi richiamare Dawn, Heather, dobbiamo vederci chiaro.
Continuò Courtney, avvicinandosi alla ragazza e sorridendo. Duncan incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio.
-Fate come vi pare. Tanto non scoprirete proprio niente.
E così dicendo, uscì dalla stanza sbattendo la porta.
-Comunque la cosa che ha detto Dawn mi ha fatto ragionare: voglio dire, ci sono due malati/demoni in giro per la scuola e lui se ne va in giro come nulla fosse?
Courtney guardò male Heather e si allontanò.
-Vado con lui. E non dire mai più una cosa simile.
Aprì la porta ed uscì senza dire nulla, lasciando Heather nella stanza.
Prese il suo cellulare e andò nella sua galleria, lì iniziò a scorrere le foto che si erano fatte lei e Alejandro, sorridendo.
 

-Mi spieghi di che roba parli?
Sbraitò Alejandro, guardando Dawn che bloccava la porta della vecchia aula con la cattedra.
-Ancora non posso parlartene.
I due si erano rifugiati in un aula dichiarata inagibile per via delle crepe sul muro e sul soffitto, che potevano crollare da un momento all'altro.
Avevano protetto la porta con banchi, sedie e ora la cattedra: Dawn ci teneva particolarmente alla loro sicurezza.
Le ante delle finestre cigolavano, Dawn le chiuse facendo calare la stanza nel buio, poi accese alcune candele che aveva posizionato poco prima, ricoprendo la stanza di un profumo dolce, vaniglia.
-Tu mi inquieti.
Le disse lui, poggiandosi sulla parete e rispondendo al cellulare.
-Heather!
Esclamò poi, facendo voltare Dawn che lo osservava con un sopracciglio inarcato.
-Alejandro, mi manchi troppo.
Rispose lei dall'altra parte del telefono.
-Dove sei? Sono a scuola anche io con la chiaroveggente matta.
Dawn non disse nulla e si mise a sedere su uno dei pochi banchi che non erano stati messi a protezione della stanza.
-Sono nello stanzino delle bidelle, quello dell'ingresso. Insieme a me ci sono Courtney e Duncan. Cioè, ora non ci sono, in realtà.
-Vengo da te, mi manchi troppo.
Rispose lui, ma Dawn lo bloccò con un cenno della mano.
-Hai visto che ore sono?
Domandò la ragazza indicando l'orologio da parete. Erano le nove di sera.
-Niente di uscite di sera.
Le ricordò lei, tirando fuori dalla borsa due panini, porgendogliene poi uno.
-Dawn, mi senti?
Domandò Heather dall'altra parte del telefono.
La bionda annuì mentre scartava il suo panino.
-Vogliamo fare un'altra seduta spiritica, vogliamo parlare con Blaineley.
-Va bene, a mezzanotte io e Alejandro verremo da voi. Ma Duncan non dovrà esserci, mi sono spiegata?
Heather annuì,la bionda spense il cellulare del ragazzo con un cenno della mano.
-Ehi!
Lei non rispose e iniziò a mangiare.
-Hai detto che non potevamo uscire di notte.
Disse lui, sedendosi sul banco di fronte al suo.
-A volte bisogna fare un'eccezione. Ma non prenderemo le scale: troppo rischiose, meglio prendere l'ascensore.

 

Courtney continuò a camminare e a guardarsi intorno, era arrivata davanti alla cucina, e iniziò a tremare: sembrava che qualcuno avesse dimenticato il frigorifero aperto.
Aprì la porta, la stanza era fredda, si udiva sospiri profondi e dei passi che riecheggiavano per la stanza.
La ragazza vide un'ombra da lontano, non la stava guardando. Entrò furtivamente in stanza e si nascose dietro un tavolino, sperando che quel qualcosa non vedesse le sue gambe e il suo corpo.
Fece capolino e vide l'ombra avvicinarsi verso di lei, poi si ricordò di qualcosa che aveva sentito udire da Dawn.
Non dovete avere paura.”
Lo aveva detto quella mattina stessa poco prima di iniziare la seduta, se era vero che quella cosa in cucina era un demone, lei doveva dimostrarsi coraggiosa e iniziò a ripensare al bacio che le aveva dato Duncan il giorno precedente.
Decise di ricordare quell'evento perché le provocava rabbia, eppure si ritrovò a sorridere.
Chiuse gli occhi e sorrise, ricordando le sue labbra soffici premute sulle sue, eppure perché?
Questo la faceva sentire tremendamente in colpa: lei amava Scott, il suo ragazzo, eppure si ritrovava a sorridere ricordando il bacio che le aveva dato Duncan. 
In mente le venne in mente come si erano conosciuti e sorrise: lei era andata con i suoi a pranzo in un agriturismo, lì aveva conosciuto questo giovane ragazzo dai capelli rossi che si occupava della campagna insieme a suo padre.

Pensava che fosse solo un rozzo contadino, eppure qualcosa in lui lo aveva colpito, qualcosa che andava oltre all'aspetto esteriore.
Si erano scambiati i numeri, si vedevano praticamente sempre, lui finiva spesso nei guai con suo padre perché per stare con lei non eseguiva i suoi doveri, eppure continuava a stare lì con lei.
Ricordò il loro primo bacio: era notte fonda, lei era stata a cena da Scott e i due si erano ritrovati a guardare la Luna seduti sulla casa sull'albero di lui di quando era piccolo.  L'atmosfera era intima, i due si tenevano la mano. 
"Ti amo." Le aveva detto lui, quelle parole furono musica per le sue orecchie e zucchero per il suo cuore; senza ulteriori indugi, lei lo baciò e passarano la serata abbracciati a guardare la luna e baciarsi di tanto in tanto. 
In quel momento stava sorridendo, forse per sentirsi protetta da quel mostro che si avvicinava a lei, magari vedendo il suo sorriso e la sua felicità si sarebbe allontanato. Insomma, lei non provava niente per Duncan, amava Scott. Amava il suo carattere, i suoi modi di fare, il suo sorriso...
Il freddo divenne insopportabile, aprì gli occhi e rabbrividii: un uomo alto e muscoloso era davanti a lei. Indossava un abito bianco lungo e un passamontagna dello stesso colore.
La ragazza deglutì e lui si avvicinò, ridacchiando. Courtney poteva udire il suo respiro e le sue risate.
Salì sul tavolo e lo scavalcò, poi corse all'impazzata verso la porta che conduceva all'uscita, che si chiuse di scatto.
-Non mi avrai mai, brutto mostro!
Esclamò lei con tono deciso. Lui scoppiò a ridere e si avventò contro di lei, che fu più veloce e si spostò facendogli picchiare la testa contro la porta.
Lui si rialzò e in breve tempo fu di nuovo pronto all'attacco.
Unì le mani e convogliò tutta la sua energia in esse, quindi una sfera di colore rosso si scagliò contro la ragazza.
-Questa è follia!
Esclamò lei, oramai era spaventata, sarebbe stata uccisa.
Chiuse gli occhi, pronta a ricevere il colpo.

   
 
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