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Autore: __roje    18/02/2016    2 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Ryu è un ragazzo di appena sedici anni praticamente invisibile al mondo intero, ma che un bel giorno si trova a fare la conoscenza del ragazzo più ammirato e desiderato della sua scuola, Hara. Solo che quell'incontro darà il via a tutta una serie di episodi tutt'altro che piacevoli per il nostro protagonista. Infatti finirà con lo scoprire che proprio Hara nasconde un carattere davvero particolare e schivo sulla propria vita privata, e spetterà proprio a Ryu scoprire il perchè del suo atteggiamento. Con determinazione e amore Ryu dovrà passo dopo passo arrivare al cuore di una persona che non sa che significa amare, e dovrà combattere contro i suoi demoni.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO XII

Eravamo arrivati a Lunedì mancava davvero poco alla partita, e l’ansia aumentava in tutti noi, per non parlare del mister che diventava sempre più esigente e scontroso.
La mia specie di terapia aveva portato qualche giovamento ad Hara che quotidianamente la seguiva senza bisogno che gliela ricordassi ma sembrava ancora affaticato anche se almeno qualche tiro lo centrava. Continuavo però a vedere in lui profonda stanchezza perché rispetto agli altri doveva rendere il doppio. Quel pomeriggio fui trascinato proprio da lui nello spogliatoio mentre gli altri erano a giocare e fui sbattuto con estrema violenza contro gli armadietti. “Non funziona più nulla!”
“E tu per poco non mi spaccavi la testa per dirmi questo?” Mi massaggiai la testa perché mi faceva male, che modi.
“Trova qualcos’altro.”
“Non ho più idee, a questo punto devi solo stare a riposo.”
Era sudato, stanco e sul suo volto gli leggevo il dolore che probabilmente stava sopportando “Cazzo. Di questo passo non sarò in forma per la partita.”
“Hara dillo al mister non puoi giocare, così farai perdere la squadra.”
“Sta zitto!” sbottò furioso. Quella sua rabbia però sembrava nascondere tanta amarezza, si toccò la spalla e andò a scavare nella sua borsa in cerca di qualcosa. Lo vidi afferrare due pacchi di aspirine.
“Quante ne stai prendendo” dissi notando che i pacchetti erano quasi vuoti, altro se seguire perfettamente la terapia ne stava abusando “Ne va presa una al giorno idiota!” andai verso di lui di scatto, senza pensarci, puntavo a quei pacchetti perché volevo fermarlo.
Hara mi scansò afferrandomi per un braccio “Non ti riguarda”, mi guardò in maniera truce.
Era vero ma tutto ciò riguardava anche gli altri “Sei il dannato capitano di questa squadra pensa al loro bene! Smettila di essere egoista e fatti sostituire questa volta.” Mi fece davvero arrabbiare al punto che andai via sbattendo la porta e ignorando gli altri una volta fuori di lì. Era un idiota, come potevo provare qualcosa per quel tipo, non ascoltava nessuno e ancora una volta l’aveva dimostrato. Tanto era lui che usciva dal campionato che importava a me.
 
Mercoledì alla fine arrivò e come c’era da aspettarsi dopo tutta la pubblicità che avevano fatto ragazzi e docenti, tutta la palestra era piena. Spalti che brulicavano di ragazze con enormi striscioni e urlavano in coro qualcosa che non capivo. Mi sistemai in un angolo, tra gente a caso dove vi trovai Onoe che a stento mi guardò in faccia ignorandomi. Non ci diedi peso e andai a sistemarmi accanto a Kioko che era in un stato d’ansia assurdo “Speriamo che giochino bene, sono troppo in pensiero per tutti loro. Kyoja sembrava anche meno in forma del solito.”
Solo lui?, pensai. Doveva vedere in che stato era Hara allora “Vedrai che se la caveranno.”
“Speriamo Ryu” e senza accorgersene mi strinse la mano. Che strano gesto, nessuno fino a quel momento aveva mai voluto tenermi per mano per sentirsi meglio. Lei mi guardò confusa “Posso?”
“S-si” non seppi che altro dire. Finalmente la partita stava per iniziare, entrarono prima gli sfidanti, i quali erano giocatori enormi rispetto ai nostri. Almeno un metro e ottanta ciascuno e sembravano davvero agguerriti per la vittoria, cominciai ad essere preoccupato anch’io per gli altri. Era strana quella sensazione, non mi ero mai preoccupato per nessuno questo perché non avevo mai avuto qualcosa a cui pensare.
Poi entrò la nostra squadra. Entrò prima Tetsuo e poi gli altri, Kyoja che come al solito ricambiavi le acclamazioni con vistosi saluti e Makoto che timidamente lì seguiva, poi ecco Kaoru e poi apparve un ragazzo che non avevo mai visto prima. “Ma quello chi diavolo è?” domandi.
“Ah tu non lo sai? Hara si è fatto male alla spalla e ha scelto di non giocare in questa partita. Non ha voluto che si sapesse in giro, ma penso sia stata la scelta migliore che potesse fare.”
Hara quindi non avrebbe giocato. Ero totalmente sorpreso di quella scelta, non era da lui ma poi mi tornò in mente le parole che gli avevo detto e pensai che non poteva davvero avermi dato retta, era impossibile. Lo cercai con lo sguardo a bordo campo ma non lo vidi, dov’era? “Ma non è neppure venuto?”
Kioko ci pensò un attimo “Non saprei ma credo di si.”
Conoscendolo sapevo che quella scelta gli era pesata molto, e non era lì. “Torno subito” dissi a Kioko lasciandola lì senza una valida spiegazione e cercai di farmi strada verso l’uscita. Mi venne di istinto, quegli stupidi sentimenti che provavo mi facevano fare cose senza riflettere. Scesi dagli spalti, gettai ancora un occhiata a bordo campo ma c’erano solo cambi e i mister. Partì a quel punto il fischio d’inizio e la partita cominciò.
Non era lì e quindi dov’era? Hara non si sarebbe perso la partita quindi la stava guardando da dove? Ci pensai un attimo con lucidità e pensai che potesse essere fuori di lì, così corsi fuori dalla palestra.
Era buio e faceva anche abbastanza freddo, il venticello muoveva le foglie degli alberi e il viale era completamente deserto perché erano già tutti dentro. Lo cercai lì, guardai in giro e avevo ragione era vicino ad un albero tutto solo. Hara..
Mi vide e non disse nulla, così neppure io. Non era egoista dopotutto, aveva pensato al bene degli altri e si era fatto da parte da vero capitano lasciando spazio a qualcun altro, bravo, pensai dentro di me e sperai che gli potesse arrivare il mio senso di orgoglio. Decisi dunque di avvicinarmi a lui “Kioko mi ha detto tutto” spiegai.
“Te ne saresti accorto anche vedendo la partita immagino.”
“Perché non sei dentro?”
Hara lanciò un occhiata all’edificio “Posso capire anche da qui come sta andando”, forse faceva riferimento ai boati di esaltazione che si sentivano quando una delle due squadre segnava.
“Vinceranno vedrai”
“Già” sembrava essere giù di morale perché non era ancora partito col suo solito tono pungente, potevo immaginare cosa provasse dentro di se, e a quel punto mi guardò, “Tu perché sei qui fuori?”
Perché ero preoccupato per te, questo avrei voluto dire in quel momento ma non ne ebbi il coraggio “Pensavo volessi compagnia dopotutto” cambiai totalmente la mia versione, e avevo il brutto vizio di guardare altrove quando mentivo a me stesso e agli altri.
“Sai che non voglio la tua compagnia sega.”
Come no detto “Ti dovrai accontentare per stasera.”
“A quanto pare si” e sorrise. Mi aveva un concesso un breve ma bellissimo sorriso, era davvero rivolto a me, peccato solo che durò molto poco “Ti ho già detto di smetterla di fissarmi.”
“Ah.. s-scusa.”
“Sei inquietante quando fai così” parve estremamente a disagio e imbarazzato in quel momento, ma quanti caratteri aveva? E io che pensavo di essere complicato, anzi, lui mi batteva nettamente anche in quello.
“Quando riapriranno le selezioni tornerò nella squadra” dissi a quel punto, pensando che volevo assolutamente tornare anch’io lì con loro.
“Uao proprio quello che volevo” commentò ironico ma non importava, poteva dire e fare quello che voleva non me la sarei più presa per nulla. Anzi per le sue parole non me l’ero mai davvero presa.
“Dovrai sopportare ancora questa mezzasega quindi vedi di guarire non voglio diventare più forte di te” sorrisi, e questa volta stavo cercando il sarcasmo anch’io.
Hara mi fissò però senza dire nulla, nella mia mente avevo immaginato subito una sua risposta che però non arrivò e piuttosto bruscamente mi afferrò per una spalla e mi portò verso di lui, a pochi centimetri, allungò la testa verso di me e molto delicatamente mi strappò un bacio.
Fu un bacio veloce, delicato, proprio l’opposto dei suoi modi. Mi lasciò andare e tirò indietro la testa allontanandosi, ero sul serio senza parole e completamente spiazzato del gesto. Hara da parte sua sembrava perfettamente lucido e a suo agio, tanto che guardò in direzione della palestra sentendo altri boati. “Hanno segnato probabilmente” disse.
“C-cosa era quello!?” Sentii le guance prendere fuoco, il cuore battere prepotentemente contro il petto e ogni parte del mio corpo bruciava. Perché faceva sempre certe cose.
“Era il mio grazie non ti è piaciuto?” ghignò ironico. L’aveva seriamente fatto per scherno? Davvero? Ero basito di tanta sufficienza per certe cose, dopotutto aveva baciato un ragazzo e all’aperto dove chiunque avrebbe potuto vederlo.
“SEI UN IDIOTA!” gridai.
Corsi via di lì perché non sarei più riuscito a guardarlo negli occhi, no dopo quello che aveva fatto. Era il primo a dire ‘dimentica’ e poi puntualmente faceva determinate cose, che mettesse pace coi propri pensieri perché ormai ero completamente confuso e volevo solo andarmene di lì.
Era il tipo faceva un gesto carino e altri cento di merda, che diamine di problemi aveva.
 
Il giorno dopo a scuola non si parlava altro che della strepitosa vittoria dei nostri ragazzi. Mi ero praticamente perso tutta la partita per colpa di quell’idiota, pensai, ma poi mi consolai dicendo a me stesso che ne avrei viste altre. L’edificio sembrava scosso in quei giorni da una strana energia, c’era euforia tra i ragazzi per la vittoria e l’accesso ai quarti di finale ma c’era anche altro nell’aria.
Per tutta la mattinata rimasi seduto al mio posto e avvertivo quella strana forza, vedevo intorno a me ragazzine che confabulavano e ridacchiavano tra loro con libricini e riviste tra le mani. Persino Kioko, che passava le sue intere giornate insieme a noi faceva parte di quel branco.
Arrivò poi l’ora del pranzo e andai al bar a comprare qualcosa e fu lì che incontrai Kyoja più solare del solito “Ryuuuchan!” e mi saltò letteralmente al collo.
“Ciao Ryu” mi salutò anche Makoto che era in sua compagnia.
“Ehilà. Complimenti per la vittoria di ieri” dissi, era mio obbligo complimentarmi con loro erano stati davvero grandiosi dopotutto.
“Ti sei perso una grande partita Ryuccha. Lì abbiamo fatti neri!”
“Immagino” sorrisi. Alle spalle dei due miei amici passò un altro gruppetto di ragazze ridacchiando. Ancora? Ma cos’aveva quel giorno il sesso femminile?
Kyoja si rese conto della mia faccia confusa e diede un occhiata alle sue spalle “Le ragazze hanno già cominciato guardate”, cominciò a dire.
“Cominciato?”
Kyoja scoppiò a ridere “Ma si, dopo domani è San Valentino!”
Mi era completamente passato di mente con tutto quello che avevo fatto in quei giorni. Stava per ricominciato il periodo più brutto dell’anno, vedere tutte quelle oche in fermento che lascivamente inseguivano i loro amori segreti regalando cioccolato qua e là.
“Chissà se qualcuna ci farà qualcosa” chiese ad alta voce Makoto.
“Siamo i campioni quindi credo di sì!” Ammiravo le loro speranze ma io sapevo troppo bene che genere di ragazzi piacesse a quelle ragazze e infatti non tardò a farsi vedere lì. Arrivò Hara accompagnato da Tetsuo e altri due ragazzi tra cui Nakamura, e fu in quel momento che i bisbigli delle ragazze si fecero più intensi. Oche, pensai seccato.
“Cos’è quell’aria truce Ryu?” mi domandò Kyoja facendomi tornare alla realtà.
“Nulla. Solo che non sopporto questa festa.”
Makoto e Kyoja si lanciarono un occhiata divertita “E’ solo perché non hai mai ricevuto nulla immagino. Cambierai idea appena accadrà vedrai” mi rassicurò Kyoja.
“Perché qualcuno di voi ha mai ricevuto qualcosa?”
Ci fu silenzio. Vidi l’espressione di entrambi mutare in una smorfia, avevo completamente colto nel segno, non ero l’unico lì ad essere sfigato col sesso femminile. Gettai un altra occhiata in direzione di Hara e lo vidi circondato di bellissime ragazze, una di queste si era persino attaccata al suo braccio premendo appositamente il suo seno contro di lui. “Ma andiamo” dissi guardando disgustato quella scena.
“Come stanno i miei campioni?” apparve dal nulla anche Kioko col suo bento tra le mani, era stranamente più raggiante del solito “Che sono queste facce buie?” e notò il nostro malumore.
“Kioko-chan almeno tu ci farai del cioccolato?” domandò disperato Kyoja.
“Oh ma certo!” raccolse il nostro stupore “Io faccio sempre del cioccolato in più di cortesia per i miei amici”, lo disse come se fosse una cosa normale concederci quello che restava del suo cioccolato.
“E a chi lo vuoi dare?”
“Ma ovviamente a Masato.” Ci risiamo. Masato erano giorni che non si faceva sentire, o era impegnato con gli allenamenti o voleva salvarsi dalle attenzioni di Kioko. Pensai un attimo a quello che aveva detto, se quindi lei stava preparando il suo cioccolato per Masato.. “A Tetsuo piace Kioko” mi tornarono in mente le parole di Hara. Era vero, Tetsuo era innamorata di lei e sentendola parlare non aveva alcuna intenzione di regale qualcosa a lui, se non cioccolato di cortesia.
“Ryu ma dove sei sparito ieri?” mi domandò all’improvviso.
La domanda mi mise profondamente a disagio “Non mi sentivo molto bene, mi spiace.”
“Povero cucciolo” mi venne vicino e mi accarezzò la testa come se fossi un cane. Per quanto mi sforzassi non la capivo, che stesse anche lei prendendo per il culo tutti noi? Da lontano si sentirono altri schiamazzi e mormorii, era Tetsuo che dava il meglio di se per pavoneggiarsi della vittoria. Hara da parte suo mangiava il suo pranzo in completo silenzio, forse semplicemente perché non aveva contribuito alla vittoria e non poteva vantarsi di nulla. Ti sta bene, pensai tra me.
Da lotano Tetsuo lanciò un occhiata in nostra direzione “Hey donna! Vieni un attimo qua.”
“Che cosa vorrà quell’idiota” commentò al alta voce Kioko molto seccata che quel tipo la chiamasse continuamente donna. Certo che aveva proprio dei bei modi verso la ragazza che gli piaceva. Ero sul punto di andarmene ma Kioko mi trascinò letteralmente verso di loro facendosi largo tra le ragazze che ci lanciarono occhiate di puro odio.
“Che cosa vuoi?”
“Immagino che tu stia preparando del cioccolato, voglio solo informarti che posso accettarlo alla fine delle lezioni non prima.”
“Eh?” L’aveva davvero detto davvero? Mi venne da ridere.
“Che cazzo ridi sega?” domandò Tetsuo irritato dalle mie risate e risposi semplicemente nulla. Senza darlo a vedere guardai Hara che continuava a mangiare come se tutto ciò non lo riguardasse.
“Non ci credo ma tu sei Yumei” disse all’improvviso Nakamura notando la mia presenza, non capivo cosa volesse adesso quel tipo “guardate è irriconoscibile!” mi venne più vicino per guardarmi meglio e con una mano mi afferrò il mento portandolo verso di lui.
“Non credevo avesse degli occhi sotto quei capelli” commentò un altro di quei ragazzi.
“Lasciami.” L’espressione di Nakamura era di puro stupore. Possibile che in tutti quei mesi non avessero notato che avevo tagliato i capelli? Per quei tipi continuavo ad essere invisibile.
“Piantala Kou” disse intromettendosi Hara.
Nakamura allora mi lasciò andare “Ma è sorprendendo giuro!”
“Già, fantastico. Sega su sparisci” mi ordinò e non me lo feci ripetere due volte, non avevo alcun interesse a restare lì in loro compagnia così feci dietrofront e me tornai da Kyoja e Makoto. Sentivo il cuore battere a mille e solo perché si era rivolto a me parlandomi, accidenti non potevo reagire così ogni volta, sarebbe stato palese che mi piacesse.
“Ehm scusami” all’improvviso mi sentii chiamare da quella che pensai fosse la voce di una bambina ma quando misi a fuoco il suo volto, mi resi conto di avere davanti una ragazza. Sussultai letteralmente. “Oh ti ho fatto paura. Perdonami” e la ragazza arrossì.
Non potevo credere che stesse parlando davvero con me “Figurati” le dissi.
“Ah che sbadata non mi sono ancora presentata. Sono Mizumi Aibara” disse sorridendomi dolcemente. Che cosa voleva da me una persona così delicata? Aveva la carnagione bianca come la neve, labbra piccole e carnose a cuoricino. Classici occhi a mandola color ambra. Il suo viso era piccolo ma proporzionato in ogni dettaglio, avevquel lieve rossore sulle gote tipico delle ragazzine della sua età quando parlavano con qualche ragazzo. E il tutto era incorniciato da morbidi capelli neri che le cadevano appena sulle spalle.
Ok, praticamente la stavo fissando “Ah io sono Ryuchi Yumei.”
“Si lo so chi sei”, davvero? Era la prima volta che una persona estranea diceva di conoscermi senza che mi fossi ancora presentato. Era un momento epico.
“Perdonami ma non ricordo di averti mai vista prima.”
“Lo immaginavo, sono nella classe accanto alla tua in verità, quindi ogni tanto ti ho visto nei corridoi.”
C’era un essere umano mi aveva notato. “Oh”, provai profondo imbarazzo.
“Perdona la mia sfrontatezza ma tu..” esitò per un attimo e nella mia testa partirono mille seghe mentali ma cercai di contenerle ricordando il palo con Kioko, ma poi mi dissi perché una ragazza avrebbe dovuto notarmi se non per un motivo sentimentale “tu sei un amico di Hara vero?”
Ogni mia illusione si frantumò in mille pezzi nel sentire quel nome e cominciai a guardarla in maniera fredda e meno gentile rispetto a prima “Ti sbagli non lo conosco” e imboccai la direzione opposta alla sua.
Purtroppo Mizumi non mollò e mi venne dietro “Ma come vi ho visto molte volte insieme allora ho pensato che tu sia un suo amico” continuava a ripetere. Petulante.
“Non so cosa tu abbia visto ma io non ho rapporti con quello.” Mizumi mi guardò stupita come se la notizia andasse contro a tutto ciò che aveva pensato fino a quel momento e non mi sentivo un verme ad aver distrutto quel suo sorriso irritante. Le stava bene, odiavo le persone come lei che cercavano intermediari per approcciarsi agli altri.
“Allora lo chiederò all’altro ragazzo.. Tetsuo” disse ad un certo punto cambiando totalmente i propri piani e nei suoi occhi rinacque una nuova speranza.
“Credimi ti manderà a cagare conoscendolo” pensai purtroppo ad alta voce tradendomi da solo, infatti appena me ne resi conto era già troppo tardi.
Sul volto di Mizumi apparve un ghigno di soddisfazione “Beccato.”
“Cazzo..”
“Sapevo che mi stavi mentendo! Vi ho osservati a lungo e so che uscite persino insieme dopo la scuola.”
Non si arrendeva proprio “Puoi farti aiutare da altre persone che lo conoscono, perché proprio io?”, era vero avevo proprio quel dubbio e non capivo perché avesse scelto proprio me.
“Perché sembri una persona gentile.”
Solo questo? “Pessima motivazione. Non posso aiutarti, pur ritrovandoci a fare cose insieme a lui non mi sopporta quindi davvero non ti sarei d’aiuto.”
“Ma non sai neppure cosa voglio” mi guardò dubbiosa.
“Vuoi provarci lo so già” Mizumi scoppiò a ridere fragorosamente attirando l’attenzione delle persone presenti nel corridoio, così cercai di farla calmare chiedendole una spiegazione. “Non so cosa tu abbia pensato ma non voglio assolutamente provarci con nessuno” spiegò.
“Allora cosa diamine vuoi!”
Mi guardò attentamente avvicinandosi “Non noti nulla?” non capii il senso della domanda, mi stava invitando a fissarla? A guardare esattamente cosa? “Oh pensavo ci somigliassimo di più. Sono sua sorella.”
Vi fu un silenzio che parve eterno. Sorella. Aveva detto chiaramente quella parola o l’avevo sognata? La guardai di nuovo e pensai tra me e me che alcuni lineamenti erano vagamente simili oppure ero io che mi stavo facendo influenzare dallo scherzo? “Stai mentendo!”
“Affatto” mi guardò seccata “perché dovrei dire una cosa del genere altrimenti.”
“Ma tu hai detto di chiamarti Mizumi Aibara, che diavolo significa”, la confusione si faceva sempre più forte ma più la guardavo e l’atteggiamento gentile che all’inizio mi aveva proposto stava lasciando posto a dei tratti che mi ricordavano palesemente Hara. Cazzo è vero, pensai.
“I nostri genitori sono divorziati e io porto il cognome di mio padre non ti ho affatto mentito.”
Quella era sul serio sua sorella? Un momento ma quanti anni aveva. Oddio, pensavo a tremila particolari che non tornavano e sentii il cervello andarmi in fumo “Sei la sua...”
“Gemella. Sì.” Hara aveva una gemella? La notizia mi sconvolte più di quanto immaginassi ma più la fissavo e più mi rendevo conto che tutto ciò si avvicinava ad una dura verità, e avevo davanti agli occhi un altro Hara.
Mizumi a quel punto si guardò in giro, mi afferrò bruscamente per un braccio e mi trascinò via di lì “Sarà meglio parlare in un posto migliore” disse portandomi chissà dove. Mi ritrovai nel retro dell’edificio, nelle grinfie di quella che sosteneva essere sulla sorella. Avrei voluto scappare perché probabilmente stavo cadendo in un altra trappola. “Non guardarmi come se fossi il demonio, è irritante”
Cazzo, più parlava e più l’atteggiamento era quello. “Dammi delle spiegazioni allora. Com’è che nessuno sa della tua esistenza, da dove sei apparsa, che cazzo vuoi” Perché stavo gridando?
“Ti ho già detto tutto mi pare. Nessuno sa che siamo fratelli perché io porto un cognome diverso e nessuno sa dei nostri genitori divisi e di solito non parliamo mai scuola.. beh nemmeno fuori” disse le ultime parole con un pò di amarezza.
“Siete fratelli e non vi parlate?”
“Già. Anzi direi che lui mi odia parecchio.”
Non sei l’unica credimi, pensai. “Cosa? E perché? Anzi soprattutto perché mi hai cercato che vuoi da me.”
“Oh niente di speciale volevo solo sapere qualcosa di lui e so che tu sei suo amico e mi dirai quello che voglio. Un mese fa tentai con Tetsuo ma quell’idiota mi ha praticamente mandato a quel paese”, tipico di quel ragazzo “e quindi ho adocchiato te” ridacchiò compiaciuta.
“Te l’ho già spiegato non so nulla, odia anche me.”
“Non stavi mentendo?”
“Assolutamente no” vediamo se così le arrivava al cervello che io non ero amico del fratello.
Mizumi si incupì di colpo, mica si sarebbe messa a piangere? “Oh beh non importa mi dirai quel poco che sai”, mi si avvicinò di colpo, era sempre più vicina e divenne improvvisamente lasciva e indemoniata “Mi sai dire cosa fa dopo la scuola di solito?” mi domandò sussurrandomi all’orecchio.
Scattai immediatamente indietro per allontanarmi “Nulla!”, ero probabilmente diventato paonazzo.
“Cazzo sei inutile Ryuchi Yumei.”
Che linguaggio poco elegante per una ragazza ma cosa mi aspettavo da una persona che aveva gli stessi geni di Hara, praticamente era come averlo di fronte solo in veste femminile. “Ora rispondi tu a me, che significa che non vi parlate neanche fuori dalla scuola?”
“Quello che ho detto, baka. Conduciamo due vite separate, io vivo con mio padre in centro e lui invece nella casa in periferia con nostra madre” spiegò con sufficienza come se tutto ciò fosse normale.
Non sapevo che vivesse con la mamma, tutte le volte che ero stato a casa sua non l’avevo mai incontrata e non riuscivo ad immaginare che persona potesse essere “Perché ti odia?” domandai ancora.
“Hey guarda che ero venuta io da te per delle risposte” sospirò scocciata “beh in verità non so perché mi odia, so solo che non ci parliamo ormai da anni.”
Addirittura anni! Beh di cosa mi stupivo, quel ragazzo non aveva parole gentili per nessuno non mi sorprendeva che odiasse persino la propria famiglia. “Perchè non lo dici ai tuoi genitori?”
“Mio padre lavora troppo e mia madre..” esitò ancora con un espressione turbata “diciamo che non sa praticamente come fare la mamma.”
Incominciai a collegare alcuni punti e a spiegarmi perché l’ultima volta che ero stato da lui non c’era ancora nessuno. Decisi dunque di non fare altre domande perché avrei potuto tradirmi da solo e ammettere che ero stato a casa sua e non volevo questo. “Mi spiace ma non posso aiutarti Mizumi ora devo tornare in classe.”
“Aspetta Ryu. Tienilo d’occhio per favore, fammi almeno questo piacere” me lo chiese con un tono di supplica come se lei non potesse farlo ma in quelle parole c’era celata anche tanta preoccupazione.
Le dissi che l’avrei fatto ma cosa potevo farci proprio io? Hara non dava modo a nessuno di entrare nelle sue cose e per quanto ci potessi provare ero l’ultima persona che voleva intorno a sé.
  
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