Film > L'Ultimo Dei Mohicani
Segui la storia  |       
Autore: Assiage    20/02/2016    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se sul promontorio le cose fossero andate diversamente, e Uncas e Alice fossero sopravvissuti? Con un futuro ancora tutto da scrivere, le cose non saranno semplici per loro. Riusciranno a mettere da parte le loro differenze e vivere il loro amore?
Traduzione di: Eilan21
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Yakwawiak vagava per queste terre molte, molte generazioni fa. Lo chiamavamo l'orso dalle zampe rigide.”

Quanto era grande?”

Più alto di un albero. Aveva un lungo naso che arrivava fin quasi a terra, e lunghi denti ricurvi che gli sporgevano dalla bocca. Aveva una pelliccia molto folta. Mangiava chiunque gli capitasse a tiro.”

Che cosa terribile. Assomiglia ad un elefante.”

Che cos'è?”

Ne ho visto solo dei disegni. Vivono in varie parti del mondo. Dimmi di più sull'orso dalle zampe rigide, Uncas.”

Mmm. Alcune tribù ancora ne hanno i teschi e le ossa. Sono più grandi di quelle di qualsiasi animali che esiste oggi.”

Tu le hai mai viste le ossa?”

Mai.”

Sono contenta che non ci siano più, ma vorrei vederne uno. Mi chiedo se esistano delle ossa di drago. Va bene, ora tocca a me. Stasera ti racconterò... della principessa Rashiecoats di Scozia.”



—————————————————————————————————————————


Era ormai Lowan- inverno. Faceva freddo, ma non eccessivamente. Non ancora. Per questo Uncas ringraziava Mannitto.

Le sue giornate erano ancora piene, perché si alzava quasi sempre presto per occuparsi della fattoria e per continuare i preparativi per l'arrivo del freddo intenso. Manteneva la sua mente attiva e le sue preoccupazioni a bada; inoltre voleva che Jack trovasse la sua terra e la sua fattoria in condizioni migliori di come le aveva lasciate.

I suoi pensieri erano spesso diretti a suo padre. Una volta lo aveva sognato all'inizio dell'Anixi Gischuch, il periodo dell'anno in cui gli scoiattoli tornavano alle loro tane. Aveva visto suo padre come era di solito, il portamento eretto e fiero, gli occhi stanchi. Nel suo sogno, suo padre aveva provato a parlargli, ma il suo viso era stato oscurato da un improvviso turbine di neve.

Si era svegliato con il cuore che gli batteva forte e la mente affollata da molti pensieri. Più di tutto il dolore per la loro separazione. Non avrebbe mai pensato che suo padre gli avrebbe voltato le spalle come aveva fatto.

Anche Alice faceva brutti sogni, e spesso piangeva e si agitava nel sonno. A volte parlava addirittura un'altra lingue. Una volta sveglia, Alice non condivideva con lui quei sogni. Accennava solo al fatto di essere cresciuta in Scozia parlando un'altra lingua. Gae-lic. Lontana dalla società inglese, la sua voce dolce cominciava a virare più verso l'accento scozzese della sua infanzia.

Uncas cominciò a bruciare del cedro rosso per scacciare via gli spiriti maligni che potessero causare quel loro turbamento.

Che il Grande Spirito fosse in collera con lui? Le sue offese erano state così gravi?

Mentre il bambino cresceva nel ventre di Alice, cominciò a chiedersi se avesse fatto la cosa giusta nel portare via quella ragazza da Albany, da Londra e da tutto ciò che conosceva. Era meglio questo, pensava, piuttosto che vederla sprofondare nell'oscurità e nella vergogna da sola. Piuttosto che non conoscere mai il sangue del suo sangue che Alice portava in grembo.

Le loro giornate erano semplici. Lui riusciva ancora ad andare a caccia, anche se la carne era scarsa. La carne di cervo che avevano messo da parte era stata salata e seccata per poterla consumare durante il freddo dell'inverno. Stava arrivando, di questo non aveva dubbi. Il pensiero di essere bloccato dalla neve con Alice incinta lo innervosiva, perché se fosse successo qualcosa?

Si rifiutò di indulgere in pensieri tanto negativi. Le sue uniche preoccupazioni ora erano mantenere Alice ben nutrita e felice, e insegnarle come cucinare e pulire e svolgere i doveri di una donna. Doveva costantemente ricordarle di mantenere il fuoco acceso quando usciva per andare a caccia o per controllare le trappole. Era così poco preparata che a volte lui ancora se ne sorprendeva, anche se se ne guardava bene dal dirglielo.

Si raccontavano storie, e lei gli leggeva i sonetti ad alta voce. Fu davvero un inverno tranquillo.

Alice aveva cucito dei pannolini di stoffa, e Uncas aveva cominciato a pensare a come costruire una culla.

Quando fosse arrivata la primavera, sarebbe stato pronto ad accogliere suo figlio.



——————————————————————————————————————————


Uncas controllava le trappole ogni giorno. Ormai ci avrebbe trovato solo un topo muschiato, o al massimo un coniglio.

Sulla strada del ritorno quel giorno realizzò che il ghiaccio e la neve erano ormai imminenti. Lo sapeva perché, nonostante fosse avvolto in una pesante pelliccia di lupo, il freddo gli penetrò fin nelle ossa.

Entrando nella capanna, Uncas mise allegramente il coniglio sul piccolo rozzo tavolo che aveva adibito allo scuoiamento degli animali, ora che erano costretti a stare in casa. Stiracchiandosi, Uncas si tolse la pelliccia.

Alice si alzò dal proprio posto accanto al focolare e lo salutò con un sorriso. Il suo sguardo lo scrutò ansiosamente, il sorriso ancora al suo posto. Lui sapeva che era preoccupata. Come molti degli europei che aveva conosciuto, aveva quella particolare abitudine di sorridere rigidamente ogniqualvolta si sentiva insicura di qualcosa.

Bentornato, Uncas.”

Uncas nascose un sorriso. Così formale.

Più tardi quella sera stavano finendo la loro cena a base di stufato di coniglio. Usavano di rado il tavolo, preferendo consumare i pasti di fronte al focolare. Sedevano vicini, crogiolandosi al calore del fuoco che crepitava allegramente.

Alice amava leggere accanto al fuoco. Aveva trovato un baule di libri che erano appartenuti alla moglie di Jack, Katerina, che era morta anni prima. Uncas imparò che ad Alice piacevano le opere di Shakespeare e Francis Bacon.

Alice gli sorrise, il fuoco che danzava nei suoi occhi. Posò il volume che stava leggendo. Sporgendosi in avanti, sfiorò il petto di Uncas con le dita, carezzando il suo tatuaggio. Sapeva cosa gli provocava ogni suo singolo tocco.

Uncas si tirò un po' indietro, dandole invece un bacio sulla fronte.

Sei stanca. Vai a dormire.”

Alice si ritrasse, sentendosi respinta e ferita. Uncas sentì il senso di colpa impadronirsi di lui. Non aveva voluto ferire i suoi sentimenti. Era solo che stava iniziando a pensare che si fosse davvero comportato indegnamente, come suo padre lo aveva accusato.

Era una cosa difficile da dire a parole, figurarsi spiegarla a lei. Nella sua cultura, gli uomini non dividevano il letto con le mogli quando erano in attesa o allattavano i figli. Non si era mai sentita una cosa simile. Suo padre una volta ne aveva fatto una questione nel spiegarlo ai figli – che a differenza dei bianchi, che non davano mai pace alle loro mogli e molestavano le giovani vergini, gli indiani rispettavano le donne.

Le loro notti insieme erano state a dir poco piacevoli – più che piacevoli. Alice aveva perso la sua timidezza e si gettava volentieri tra le sue braccia notte dopo notte. Si esploravano a vicenda alla luce del fuoco, ogni luogo segreto, e ad ogni carezza ed ogni volta che facevano l'amore, sentiva i suoi sentimenti per lei diventare sempre più profondi. Tutto ciò che lei diceva o faceva, ogni suo gemito, era ardente come se lo avesse marchiato a fuoco.

Era così per ogni uomo?

Non poteva fare a meno di pensare che forse era troppo. Suo padre era un uomo saggio – di sicuro sapeva la verità su un problema come questo. I bianchi a volte avevano anche dieci figli, uno dopo l'altro, mentre gli indiani si controllavano, e i loro bambini nascevano molto più distanziati.

Alice ancora lo guardava, anche se improvvisamente sembrò colpita da un pensiero.

Non mi trovi più attraente perché mi sto ingrossando?”

Uncas la guardò in fretta. Perché pensava una cosa del genere? Allungò la mano verso la sua ma lei si sottrasse. Era un modo per ritrarsi, alzarsi in piedi e scappare, lui lo sapeva, ma la trattenne gentilmente.

No, Alice.” Il suo tono era fermo. “Parliamo.”

Sapeva che lei poteva essere petulante, e che era orgogliosa. Perfino adesso la sua mascella era serrata e il suo sguardo duro. Che mogliettina testarda che aveva.

Dovresti riposare il più possibile.”

Ma riposo,” gli ricordò lei, mettendo il broncio. “Non faccio altro che riposare.”

Lo so,” disse Uncas pazientemente, “ma non voglio stancarti ancora di più. O farti male.”

Alice gli tenne lo sguardo addosso, con espressione neutra. Poi il suo viso si addolcì.

Non mi hai mai fatto male,” mormorò, sporgendosi a baciargli la guancia. Lui la tenne stretta a sé, le sue curve morbide.

Forse suo padre si era sbagliato. Forse avrebbe dovuto imparare le complessità del matrimonio da solo. Il pensiero lo fece sorridere.



——————————————————————————————————————————


Come Uncas aveva predetto, il periodo più freddo dell'inverno giunse in fretta.

Trascorse il tempo facendo riparazioni alla capanna per mantenere le correnti d'aria al minimo, e intagliando e assemblando una culla. La sua gente non usava culle, nel senso stretto del termine, ma sapeva che Alice ne avrebbe voluta una. Cominciò anche a costruire una culla portatile. Aveva solo una vaga idea di che aspetto avesse, e così fu stimolato ad essere creativo durante la costruzione. Sapeva che doveva esserci qualcosa per poggiare i piedini, un'imbottitura, e coperte e corde.

Quando fu abbastanza soddisfatto del risultato finale, Uncas attaccò un amuleto di protezione con perline che suo padre aveva messo a lui da bambino nella culla.

Alice sembrò più entusiasta della culla che della culla portatile. Vi mise dentro delle coperte, e le risistemava un poco ogni giorno. Disse che avrebbe voluto fare una bambola , ma non voleva sprecare altro lino.

Le settimane si susseguirono fino a Dicembre, a la neve cominciò a cadere. All'inizio era leggera, una morbida coltre che copriva ogni cosa. Poi il mondo divenne bianco.

Aveva costruito delle scarpe da neve, e Alice prese a passeggiare fuori intorno alla capanna nei giorni in cui smetteva di nevicare. La luce invernale era fioca, il sole scappava via dal nonno vento del nord, lo spirito dell'inverno. Fortunatamente avevano abbastanza legna per mantenere calda la capanna, e cibo sufficiente. Avevano pummikan e carne secca, e anche frutta secca. Avevano pannocchie, fagioli, e riso.

Si scaldavano anche l'un l'altra durante le lunghe, fredde notti invernali.



—————————————————————————————————————————


No, no, no, no! Vieni, andiamo in prigione:

Là canteremo insieme, noi due soli,

come uccellini in gabbia; e quando tu

mi chiederai la mia benedizione

io mi inginocchierò davanti a te

per implorare invece il tuo perdono:

così vivremo, cantando e pregando,

e raccontandoci antiche favole,

e sorridendo al volo di farfalle,

e alla voce di poveri furfanti

imprigionati per vagabondaggio;

e anche noi parleremo con loro...

di chi perde e chi vince;

di chi è rimasto e di chi se n'è andato;

assumeremo su di noi il mestiere

di sondare i misteri delle cose,

come se fossimo spie degli dei;

e noi, così, tra le mura di un carcere,

cancelleremo via dalla memoria

il ricordo di intrighi e di fazioni

dei potenti, fluenti e rifluenti

come onde di marea sotto la luna.”


Alice.”

Sì?”

Perché sei triste?”

Questo passaggio mi ricordava mia madre. È morta così improvvisamente. Come mio padre.”



——————————————————————————————————————————



Uncas evitò di poggiare il proprio peso sul corpo caldo sotto il suo, tenendosi sugli avambracci, il capo nell'incavo del collo di lei. Attese finché il suo respiro fu tornato normale. Baciandola dolcemente sulle labbra, Uncas rotolò di lato e giacque al suo fianco, osservando languidamente il soffitto. Provava quella sonnolenza tipica dell'amore, ogni suo arto era rilassato.

Alice avvicinò il proprio corpo a lui, accoccolandosi contro il suo petto, gli occhi che incontrava quelli di lui – grandi e luminosi. Sorrise e attese.

Ancora?” chiese lui, divertito e incantato dalla sua bellezza alla luce del fuoco. I suoi lunghi capelli dorati accarezzavano la sua pelle.

Alice fece correre la mano sulla pelle del suo ventre, accarezzandone le cicatrici quasi scomparse. Uncas trattenne il respiro. Alice premette le labbra sulla pelle tesa del suo petto.

Uncas l'aiutò a salire sopra di lui, e fece scorrere le mani lunga la sua schiena dalla pelle liscia. Questo era quello di cui tempeste e tuoni erano fatti, pensò.

Più tardi, Uncas fece per sollevare la moglie addormentata e portarla verso il letto. Era troppo piccolo per tutti e due, e con le sue lunghe gambe lui ci stava scomodo.

Fu sorpreso di sentire un mormorio di dissenso da parte di Alice. “Restiamo così.”

Il letto è più comodo,” replicò lui in un sussurro, togliendole una ciocca di capelli dal viso.

Sono al caldo qui. Con te.”

Allora lui rimase immobile mentre lei si rintanava ancor di più nelle coperte e contro di lui. Il sonno lo portò presto nella terra dei sogni.



——————————————————————————————————————————


A molte, molte miglia di distanza, dall'altra parte del fiume Ohio, Chingachgook invece non riusciva a dormire; non riusciva a trovare pace nel sonno o nella meditazione. Il suo cuore era pesante, come se fosse fatto di ghiaccio.

I suoi pensieri correvano continuamente verso i suoi figli ad est. Il maggiore aveva deciso di andare ad Albany con sua moglie, invece che in Can-tuck-ee, al minimo suggerimento della ragazza dai capelli scuri.

E Uncas.

Uncas.

Suo figlio di sangue lo aveva disonorato. Il tradimento di cui si era macchiato era stato indicibile.

Chingachgook fissò pensosamente il fuoco della sua wigwam. Non aveva sentito calore fin da quando era arrivato lì con i suoi parenti.

Uncas aveva sempre osservato le donne Yengeese bionde, affascinato da loro. Aveva perfino osservato la moglie di John Cameron per più tempo del necessario, durante gli anni in cui stava divenendo uomo. Non era sicuro se Uncas avesse mai giaciuto con una donna, ma pensava che fosse probabile che lo avesse fatto al campo Delaware. Aveva sentito qualche voce qui e là, anche se Chingachgook si era sempre rifiutato di indagare. Comunque nessuna di quelle donne aveva catturato l'attenzione di Uncas. La sua mente era sempre altrove, sulla caccia, sulla loro vita quotidiana. Mai davvero sul futuro. Chingachgook aveva sempre tollerato questo fatto con pazienza, sapendo che i giovani erano sciocchi a questo proposito. Quando aveva finalmente parlato ad Uncas la primavera precedente, il suo cuore era stato felice quando suo figlio aveva acconsentito a spostarsi ad ovest e a sistemarsi con una ragazza Delaware.

Invece, Uncas aveva perso la testa per quella sciocca ragazza bianca. Aveva gettato via il futuro di entrambi scappando insieme a lei. Con una strana, fragile, ragazza Yengeese che era così debole, perfino tra il suo popolo. Aveva scelto di diluire e quindi contaminare il loro sangue per un attacco di lussuria e infatuazione.

Chingachgook fece una smorfia, scuotendo la testa tristemente. Comunque aveva scoperto che non poteva più essere in collera. Se lo avesse fatto, sapeva che la rabbia lo avrebbe consumato.

Aprì con cautela la lettera che aveva ricevuto quel giorno. Dal suo figlio bianco. Un esploratore da Albany era venuto ad ovest, e la lettera era passata di mano in mano, prima di raggiungere il campo invernale dei Lenape. Fissò la calligrafia sottile di Nathaniel.



Padre,

non sono sicuro se e quando questa lettera ti raggiungerà. Spero tu stia bene. Cora ti manda i suoi saluti.


Chingachgook sbuffò di sdegno. Dubitava che lo avesse davvero fatto.


Ci siamo sposati con una piccola cerimonia tenuta dal reverendo Wheelock. Il tempo è freddo ma a Cora piace molto la neve.

Padre, ti prego come figlio e fratello di perdonare Uncas. Non ha mai avuto intenzione di tradirti. Si è preso le sue responsabilità per ciò che ha fatto con Alice. Uncas e Alice non sono con noi ad Albany. Ci siamo separati vicino Schuylerville. Credo che fossero diretti a nordovest. Non so dove siano andati. In primavera, Cora e io li troveremo, speriamo.

Ti mando i miei saluti, spero che questa lettera ti trovi, padre.

NP


Chingachgook rimise a posto la missiva. Perché Uncas si era separato da suo fratello? Con la ragazza dai capelli chiari incinta?

Era preoccupata per i più giovani della famiglia. Dopo che si era saputo della condizione della ragazza, Uncas aveva agito con un'avventatezza che non era nel suo carattere. Come se avesse avuto paura che qualunque ritardo avrebbe fatto sparire la ragazza in un soffio di fumo. Aveva esiliato se stesso e lei. Forse la vergogna era stata troppa.

Porta in grembo tuo nipote.

Chingachgook rimuginava sue quelle parole da diversi mesi ormai. La sua rabbia era stata così forte che aveva chiuso il suo cuore a qualunque altra cosa. Ora si chiedeva... avrebbe mai conosciuto suo nipote?



Nota della traduttrice: Ciao a tutti! Il passaggio che trovate in questo capitolo, quello che ad Alice ricorda sua madre, è un brano di “Re Lear” di Shakespeare; nello specifico l'atto 5, scena III, il momento in cui Lear e sua figlia Cordelia vengono portati in prigione. Dovendolo tradurre dall'originale inglese proposto dall'autrice ho preferito affidarmi ad un professionista. Per cui la traduzione che leggete qui non è la mia, ma è quella di Goffredo Raponi.

Ne approfitto anche per ringraziare tutti voi che leggete e recensite!

Un abbraccio,

Eilan21


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > L'Ultimo Dei Mohicani / Vai alla pagina dell'autore: Assiage