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Autore: Curleyswife3    20/02/2016    1 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.][M.A.S.K.]Il 30 settembre 1985 veniva trasmesso negli USA il primo episodio di M.A.S.K.
Oggi, trent'anni dopo, fioriscono le iniziative per festeggiare un compleanno tanto impegnativo e io voglio dare il mio piccolo contributo con questo racconto.
Che è soprattutto una storia d'amore, ma non solo. È anche una storia sull'amore, il monello con le ali che tutto vince e tutto sconvolge. Sulle sue sorelle maggiori - colpa, redenzione, speranza - e sul suo fratello più ingombrante, il dovere.
Su ciò che siamo o non siamo disposti a mettere in discussione per amore.
Un racconto che ha l'ambizione di dare alla serie ciò che gli autori non hanno ritenuto necessario, vale a dire un finale. Un finale vero, corale, in cui ciascuno trova il suo posto come le tessere di un puzzle riuscito.
Al racconto è agganciata una playlist di canzoni (a ogni capitolo corrisponde un titolo) che potete già ascoltare su youtube nel mio account, che ha lo stesso nickname: è una specie di "sommario emozionale" della storia, fatemi sapere se l'idea di piace! Vi lascio di seguito il link.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLTL5afe9YpdjzGwDOuNpkZymR_g9EL4qp
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Siamo alla resa dei conti: Mayhem è faccia a faccia con Vanessa e per lei sta arrivando il momento di confrontarsi col suo passato.
E anche col suo futuro.
 
 
HAUNTED (part two)
 
Il temporale infuriava violento, accompagnato da pioggia e da un vento così furibondo che tutte le porte e le finestre del vecchio palazzo tremavano con gemiti e scricchiolii paurosi.
Era un tempo ideale per i fantasmi, considerò con un brivido Sly Rax avanzando nella semioscurità.
A un tratto, aprirono la porta che avevano di fronte e si ritrovarono… esattamente nello stesso punto dove avevano salutato i loro compagni, alla sommità della grande scalinata.
Si guardarono in faccia, condividendo ancora una volta il medesimo pensiero: andarsene via da quel posto terrificante il più alla svelta possibile. E al diavolo Mayhem e i suoi propositi di vendetta.
In quell’istante una terza presenza si materializzò esattamente di fronte a loro: indossava un grande cappello con la tesa all’ingiù ornato di una piuma rossa e un sudario sfrangiato ai polsi e al collo.
Brandiva una daga arrugginita e la sollevò contro i due uomini.
Rax e Floyd urlarono con quanto fiato avevano in corpo, pazzi di terrore.
Scapparono alla cieca e, inciampando nella corda tesa tra le due balaustre, ruzzolarono con gran fragore lungo tutti i gradini fermandosi, esanimi, solo ai piedi della scala.
Rose Warfield si tolse il cappello e ridacchiò.
“Con questa spada il mio antenato ha liberato Gerusalemme dagli infedeli” disse tra sé e sé con fierezza “ero certa che non avrebbe potuto fallire con due yankees”.
“È sempre un piacere ammirare Daniele il Muto, ovvero Lo Scheletro del Suicida!” disse Matt, inchinandosi cerimoniosamente davanti alla lady.
“Ooohhh” gongolò lei, deliziata “Conosce Oscar Wilde!?”.
Il suo sguardo pareva dire Peccato solo che io non abbia trent’anni di meno. O anche venti.
Prese l’uomo sotto braccio.
“Mio caro giovanotto, lei certamente assomiglia a suo padre… non è forse così?”.
Sua nipote alzò gli occhi al cielo.
Con un gesto secco Matt sfilò le maschere ai due uomini che giacevano ai piedi della scala privi di sensi.
Vanessa scese rapidamente e lo aiutò a legarli assieme, schiena contro schiena, con i robusti cordoni che tenevano ferme le pesanti tende di velluto del vestibolo.
“Saremmo stati una grande squadra…” esclamò Matt, le mani sui fianchi.
“Se io non avessi giocato dalla parte sbagliata?” lo interruppe sarcastica Vanessa.
“Io non ho detto niente del genere”  replicò lui.
“Sì, ma stavi per farlo”.
“Forse perché è la verità?” ribatté l’americano a quel punto, acido.  
Vanessa serrò i pugni e si preparò a rispondergli per le rime.
Rose Warfield, che li aveva raggiunti, si schiarì la voce una, due volte, finché i due non si voltarono verso di lei.
“Mi spiace interrompere questo bel momento tra voi” disse “Ma non vi sembra il caso di pensare alle cose davvero importanti?”.
D’improvviso vide Vanessa impallidire e portarsi una mano all’addome. Per fortuna, Matt era proprio accanto a lei e la prese tra le braccia.
Il suo sguardo tradiva autentica preoccupazione.
“Non è niente” esclamò lei, controllando il tremito che le attraversava la voce.
Si allontanò dall’uomo.
“Sto bene…davvero, sto bene”.
 
***
 
Ma Vanessa non stava affatto bene. Le fitte alla schiena, sempre più acute, la costrinsero a sedersi nella grande poltrona accanto alla finestra dello studio del padre. Matt le lasciò una torcia elettrica e Rose la pesante spada del primo barone Warfield.
Nel frattempo, Mayhem e Gorey non avevano smesso di cercare.
“Rax, ehi Rax!” strillò l’uomo dai capelli grigi.
“Floyd… Rax, rispondete, razza d’idioti!” ragliò nella radio che, però, rimase ostinatamente muta.
“Chissà dove sono finiti quei due deficienti?” si domandò, rabbioso.
Nash iniziò a tremare.
No, per favore, no. Non voglio restare da solo in questo posto.
La sua mente era piena delle immagini terrificanti della fine che potevano aver fatto i suoi sfortunati compagni… magari il prossimo a venir ghermito dagli spiriti sarebbe stato proprio lui?
“Tu vai da quella parte” ordinò Mayhem, indicando l’estremità buia del corridoio che avevano appena attraversato “E quando trovi quei due cretini di’ loro che faranno i conti con me”.

 
***
 
“Non ti ho ancora fatto le mie congratulazioni” disse Mayhem freddamente.
La sua voce fece scattare in piedi Vanessa, cogliendola di sorpresa; il dolore al fianco aumentò, ma lei si costrinse a non sedersi si nuovo. 
Il capo di Veleno avanzò verso di lei a passi lenti, fissandola.
Vanessa tacque, gli occhi sul pavimento.
“Quindi è per questo motivo che te ne sei andata, che ci hai voltato le spalle?”
“Che sorpresa!” proseguì, muovendosi verso di lei e guardandola con occhi di ghiaccio “Vuoi fare la mammina…” la prese in giro, sarcastico “proprio non ti ci vedo”.
“Non è stata una cosa calcolata” ribatté lei.
 “È accaduto”.
“Dovevo immaginarlo” replicò il capo di Veleno, sprezzante “magari il fortunato è uno rimorchiato in un bar. O no, mi sbaglio: probabilmente non sai nemmeno chi è!”.
“Smettila” sbottò la ragazza “La mia vita privata non ti riguarda più, adesso!”.
È qui che ti sbagli - replicò Mayhem con odio, facendo un altro passo verso di lei “tu sai troppe cose su di noi, sei un problema da risolvere… ti ho cercata dovunque in questi mesi e adesso che ti ho trovata non posso lasciarti andare”.
 
***

Nash Gorey non conosceva molte preghiere. Il suo campo d’azione era molto più profano, per dire così.
Eppure quelle poche che sapeva a memoria le stava recitando a bassa voce senza sosta dall’esatto momento in cui aveva lasciato il suo capo: già, se la sua vita era stata tutt’altro che religiosa, pensava, almeno al cospetto di un’entità soprannaturale voleva mostrarsi devoto.
Forse i fantasmi avrebbero avuto pietà di lui e non gli avrebbero svelato in anticipo gli orrendi segreti della camera mortuaria.
Ma mentre si stava avviando passo passo verso la biblioteca per vedere se per caso i suoi compagni fossero lì, ecco che improvvisamente gli sbucarono addosso da un angolo buio due figure che agitavano selvaggiamente le braccia sopra il capo e gli fecero “Buuu!” nell'orecchio.
Colto da un panico anche troppo naturale date le circostanze, Nash corse a precipizio e scivolò su un piano inclinato completamente cosparso di burro che creature tutt’altro che incorporee avevano avuto cura di costruire dall'ingresso della sala delle tappezzerie fino alla sommità della scalinata di quercia.
Semisvenuto e paralizzato da terrore, quasi non si accorse che Sansone gli veniva strappata dalla faccia; una mano ben poco soprannaturale gli cacciò in bocca uno straccio e due braccia robuste lo rinchiusero in una stretta cassapanca di legno.
“Esattamente della sua misura” ghignò Matt, serrando il lucchetto.
“Presto!” esclamò Rose allarmata.
“Ho sentito delle voci provenire dallo studio di Wynstan”.
 
***
Vanessa si avvicinò a Mayhem e lo fissò.
“Sai che se avessi voluto tradirti l’avrei fatto quando stavo rischiando venti anni di galera”.
“Ti giuro che non lo farò mai”.
Ma l’altro scosse la testa.
“No. Non posso fidarmi di te. Finché tu sarai viva rappresenterai una minaccia per me e per Veleno”.
Le si accostò.
Nella semioscurità del corridoio, dietro la porta socchiusa, Matt e Rose osservavano la scena. In preda a un’angoscia senza nome, Matt si tormentava chiedendosi cosa avrebbe potuto fare solo e disarmato contro Vipera.
 “Ascoltami” disse Vanessa trattenendo l’ansia che le incrinava la voce “abbiamo condiviso tanto, tu ti fidavi di me… e c’è stato un momento in cui mi consideravi il tuo braccio destro”.
Il suo tono era accorato, ma Mayhem distolse lo sguardo, gelido.
“Però quello che facevamo era sbagliato, l’ho sempre saputo dentro di me, ma ero troppo arrabbiata per rendermene conto”.
Lui  alzò lo sguardo e la fissò in volto.
“E sono sicura che anche tu lo sai…”.
“Non potrò mai cancellare gli errori che ho commesso” continuò, commossa “però almeno posso cercare di non farne più”.
Mayhem la guardò e parve esitare un istante.
“Io non metterò più piede in America. La mia vita adesso è qui…il mio futuro è qui. Per te non sono una minaccia”.
Matt nella penombra strinse i pugni, le labbra premute in una linea esangue.
“Mia nipote ha fatto degli sbagli” gli sussurrò Rose “ma non è una cattiva persona”. Lo fissò e poi spostò lo sguardo sulla ragazza. 
“E credo che non sia passato un solo giorno in tutti questi mesi in cui non abbia pensato a lei”.
Mayhem a un tratto l’allontanò bruscamente, spingendola via.
A Vanessa sfuggì un gemito.
“Incredibile!” replicò con odio “Non avrei mai immaginato di sentirti parlare così! Deve esserti successo qualcosa di veramente sconvolgente…
Ma non importa”.
Avanzò minaccioso verso di lei.
“Adesso non importa più”.
“Vipera, fuoco!” disse a voce alta e imperiosa.
Avvenne tutto in un istante.
Vanessa si ritrasse contro la parete, aspettando il colpo.
Sollevò lo sguardo la porta, invocando un aiuto che sapeva sarebbe stato inutile.
Matt si slanciò nella stanza.
Nella sua mente, una voce gridò che non avrebbe fatto in tempo.
Rose Warfield si portò le mani giunte davanti alla bocca e trattenne il fiato.
Mentre il getto di liquido corrosivo schizzava dalla maschera, d’improvviso Mayhem grugnì per il dolore, oscillò, barcollò facendo due passi e poi cadde in avanti come un grosso fagotto.
Il pesantissimo ritratto di Iris Delandre si era improvvisamente staccato dalla parete ed era caduto proprio sulla testa dello sfortunato malfattore; la monumentale cornice di legno l’aveva tramortito, colpendolo come un pugno ben assestato.
Incredula, Vanessa fissò l’uomo svenuto, riverso sul tappeto di Boukara.
Matt le fu accanto in un balzo.
“Ringraziando il Cielo stai bene!” disse, abbracciandola.
Lo spruzzo velenoso aveva mancato di poco il suo bersaglio e ora sfrigolava e fumava sgretolando il tessuto di quella che era stata un tempo la poltrona preferita del barone Wynstan Warfield.
Rose tentò di sollevare in quadro, ma era talmente pesante che non vi riuscì.
Pensierosa, sfiorò i robusti cavi d’acciaio spessi due dita che, d’improvviso, si erano spezzati di netto.
Fissò il volto dipinto della cognata e annuì.
Per una frazione di secondo, vide le sue labbra dipinte schiudersi in un sorriso.
O forse fu soltanto la sua immaginazione. 
 
 
Note&credits: torniamo allo spirito giocoso di M.A.S.K. e ai fantasmi di Warfield Manor che, veri o presunti che siano, aiutano i buoni a sconfiggere i cattivi.
“Daniele il muto, ovvero lo scheletro del suicida” è una delle mise del mitico fantasma di Canterville, racconto di cui trovate ancora qualche citazione sparsa qua e là nel testo.
Ormai i nodi stanno per venire al pettine e, nel prossimo capitolo, se ne scioglierà uno fondamentale.
Grazie a chi continua a leggere. :)
 
   
 
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