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Autore: Kirale    21/02/2016    7 recensioni
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.
Ambientato subito dopo la fine della sesta serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona Domenica a tutti.
Sono riuscita a finirlo questo capitolo, anche se succede diciamo...tutto o niente.
Ci sono tanti incontri e dialoghi, Camilla e Marco, Camilla e Sabrina, Camilla e Gaetano.
Lo so che il giallo non è la parte che interessa di più, ma un pochino devo per forza portarla avanti.
Per chi ancora la segue, vi dirò che non manca molto alla fine, per cui sarei veramente contenta se vi andrà di rimanere con me e concludere questo percorso.
Grazie veramente ancora a tutti quelli che stanno continuando a leggerla. So che a lungo andare diventa pesante quindi non potete immaginare quanto mi aiuti sapere che c'è ancora qualcuno a cui interessa. Soprattutto ora che praticamente il capitolo lo scrivo nella settimana e quindi è spesso difficile trovare inspirazione.
Grazie, grazie per trovare il tempo di darle uno sguardo e per i commenti.
Senza di voi non ci sarebbe questa cosa qui.
Spero tanto che questo capitolo non vi provochi il sonno però...intanto vi auguro buona lettura.


Capitolo quindici : Keep going

 

- Tu...che cosa?-
Marco non poteva, non riusciva a credere alle sue orecchie.
- Io voglio scoprire chi è questa gente che è venuta per farla pagare a Gaetano e voglio anche trovare dove si nasconde! -

Perché tutto sommato se l'aspettava?

Erano seduti allo stesso bar dove si erano parlati due giorni prima, Marco con davanti un Vermouth, Camilla con succo di frutta, e la donna gli aveva dichiarato i suoi intenti come se fosse la cosa più semplice del mondo.
- E tu come sai tutto questo? -
Domandò, anche se la risposta era intuibile.
- Stamattina ero venuta in commissariato per vedere Gaetano e tu mi hai preceduto...parlavate così forte che...-
- Sì, diciamo che ti sei messa ad origliare...-.
- E quanto la fai lunga, magari mi sarò avvicinata alla porta un po' troppo, ciò non toglie che voglio aiutarli nelle indagini.-
L'uomo poggiò entrambi i gomiti sul tavolino e si portò una mano sul volto.
- Camilla, ma tu ti rendi conto che questa gente va in giro ad ammazzare persone innocenti, vero?-
- Sì - rispose senza un minimo di esitazione.
- E che il tuo adorato vicequestore ha fatto tutto quello che ha fatto ed ora è ridotto peggio di un morto vivente proprio perché non voleva che tu ti immischiassi...-
Sentendo le sue parole fu punta sul vivo e abbassò lo sguardo.
- Lo so...ma non posso fare altrimenti...-
- Potresti, basta che ne tu ne rimanga fuori, vedrai che la risolveranno...-
- Non se ne parla! - aveva persino alzato la voce.
-E se ci andasse di mezzo lui? E se lo ammazzassero? No, io buona buona non ci sto, voglio che sia ben chiaro! Non ho alcuna intenzione di perderlo!-
Marco si raddrizzò prima di fissarla per qualche secondo e poi appoggiarsi alla spalliera.
- Tu non cambi proprio mai eh..- il suo tono sembrava sconfitto.
- Quando ci sono cose importanti di mezzo no, e ho bisogno di un aiuto per avere un collegamento con le informazioni che hanno Gaetano e tuo fratello...non posso chiedere a Torre. -
Camilla invece non si era mossa dalla posizione iniziale, braccia appoggiate sul tavolino, una mano che teneva il bicchiere anche se non aveva ancora iniziato a bere.
L'uomo rimase in silenzio come assorto sul da farsi, un po' sorprendendola dato che lei pensava di riuscire subito a convincerlo.

Doveva dare un ennesimo colpo.

- Senti Marco, io farò questa cosa in ogni caso, senza il tuo aiuto ci metterò solo più tempo e sarò costretta a trovarmi le informazioni da sola...-
Non serviva che glielo dicesse, lui aveva già capito che non la avrebbe mai convinta a desistere.
- E quindi..che cosa vuoi che faccia io? - chiese ormai rassegnato cercando di guardare ovunque tranne che gli occhi di lei.
- Ho bisogno che ti informi su come stanno procedendo, qualsiasi cosa che loro sappiano. Se stanno brancolando nel buio forse non cercano nel modo giusto. Io lo so che Gaetano è capace sicuramente di risolvere il caso in situazioni normali, ma in questo momento non mi sembra abbastanza lucido per farlo dato che sono due notti che non dorme..-
- Hai sentito proprio tutto eh? - commentò quasi divertito.
Ma non era il momento di fare battute e se ne accorse immediatamente perché Camilla non cambiò espressione neanche adesso che gli si era fatta presente la sua curiosaggine.
Sentiva di non avere quasi scampo e sospirò.
- E comunque hai ragione, è sfinito e di umore nero, non è lucido ora e mio fratello lo è anche meno perché a Torino non sa neanche come muoversi...-
- Tu ascolti e poi mi riferisci...-
- Ma tu mi assicuri che te ne stai buona ad aspettare quello che ti dico e non ti metti a girare in posti strani da sola, questo deve essere chiaro...-
- Pensi che potrebbero controllarmi? -
- Io credo che ora come ora pensino che Sabrina, dato che vive con Gaetano e che è la sorella di De Silva, sia più appetibile. Potrebbero pensare di vendicarsi doppiamente.-
Al sentire pronunciare il nome di Sabrina, Camilla ebbe un attacco di nausea e la bocca le si piegò in una smorfia anche se impercettibilmente.
In una parte remota del suo cervello non poteva non pensare che forse se non ci fosse stata lei tutto questo casino non sarebbe successo.
Aveva aggiunto un altro motivo alla lista di ragioni per cui non vedeva l'ora che quella donna ritornasse a Roma.
Al pensiero del processo cominciò a ragionare.
Qualsiasi mossa quella gente avesse fatto, sarebbe comunque stata prima del processo, al quale ormai mancava meno di un mese per cui sicuramente, in un modo o nell'altro chiunque fossero, questi li tenevano sotto controllo.
Probabilmente avendolo saputo solo da due giorni, Gaetano ancora non ci aveva pensato ma...
Avrebbe dovuto fare quattro chiacchiere con qualcuno.

- Camilla, mi ascolti? -
La voce di Marco la riportò alla realtà.
- Sì scusa stavo pensando. Allora guarda facciamo in questo modo, tu mi aiuti a indagare e poi qualsiasi cosa scopriamo, chiami con la tua solita voce da travestito e lasci tutte le informazioni a Gaetano....ti sembra un patto ragionevole? -
E a Marco sembrava la soluzione migliore. Alla fine avrebbe tenuto sotto controllo Camilla, meglio questo che lasciarla indagare da sola, e poi una telefonata a suo fratello e Berardi e la collaborazione sarebbe finita.
Si avvicinò con il viso a lei abbassando la voce.
- Tu lo sai che se i nostri amici vicequestori lo scoprono, il tuo Gaetano mi ammazza e ti chiude in casa agli arresti domiciliari per tutta la vita, mentre mio fratello non farebbe distinzione e ci ammazzerebbe entrambi...vero?-
La donna piegò le labbra.
- Questo è un sì? -
Marco sentendosi sconfitto si accasciò sulla sedia passandosi una mano tra i capelli, poi sospirò guardando la piazza.
- Non mi pare di avere altra scelta...-
E Camilla fece il primo sorriso sincero da quando si erano rivisti.
- Grazie...-



Dopo aver parlato con l'uomo, non sapeva se si sentiva più sollevata o più in ansia.
Aveva avuto la certezza che l'atteggiamento di Gaetano nei suoi confronti era stato forzato dagli eventi, ma sapere che c'era gente che voleva fargliela pagare non la faceva stare tranquilla.
Tornando a casa si era fermata al parco del Valentino, aveva bisogno di riflettere con calma, di ritrovare il suo acume nelle investigazioni anche se purtroppo non aveva niente su cui basarsi a parte le poche informazioni che le aveva raccontato Gaetano.
Se quella gente aveva ammazzato il fratello di Sabrina voleva dire che in ogni caso sapevano dove trovarlo.
Però era stata una mossa veloce, come un avvertimento.
Da quello che aveva capito stavolta invece, Gaetano lo aveva saputo due giorni prima ma loro erano qui da un po', e quindi se finora non avevano fatto niente...

- Pensa Camilla...pensa..-

Se avessero voluto ammazzare Gaetano, vendicarsi di lui, sarebbe stato logico arrivare, farlo il più presto possibile e poi sparire di nuovo e invece stavolta erano in giro già da settimane senza aver fatto nulla.
Potevano star cercando di capire chi erano le persone più vicine a Gaetano per trovare chi colpire?
In quel caso di certo tenevano sotto controllo il commissariato ma anche casa sua.
E c'era un'unica persona che poteva sapere qualcosa dei movimenti intorno a casa loro.
Si alzò dalla panchina dove si era seduta in maniera un po' troppo improvvisa e questo le causò un giramento di testa.
- Ehi, non facciamo scherzi li sotto, abbiamo da lavorare, mi serve cooperazione che sennò rimaniamo senza papà, ok? -

Ritornò in macchina dirigendosi verso casa con un obiettivo ben chiaro in testa.
Appena parcheggiato, invece di salire, si avviò verso la guardiola del portiere.

- Gustavo? -
- Oh professoressa! Mi dica, cosa posso fare per lei? -
Sicuramente se c'era qualcuno che non si faceva mai gli affari suoi, era il portiere del loro condominio, intanto sarebbe partita da lui.
- No senta mi chiedevo se ultimamente avesse notato cambiamenti in giro da noi...non lo so, ci sono stati nuovi trasferimenti? -
L'uomo la guardò con aria interrogativa.
- Trasferimenti qui? No non mi pare...anche se veramente io vorrei andarmene sa..-
No, se Gustavo cominciava a parlare non ne sarebbe uscita più, doveva cercare di riportare la conversazione su altri lidi con gentilezza.
- Ma come, non si trova più bene con noi?- chiese con finto interesse.
- Eh, insomma, mi piacerebbe andare via, magari se vincessi alla lotteria, mi piacerebbe molto poter lasciare il lavoro, poi comprarmi una di quelle macchine sa..quelle nere con i vetri scuri che fanno molto vip... anche qualcuno da noi deve averla comprata e quando la ho vista ho pensato che era la macchina dei miei sogni, e poi cambiare casa...-
Una macchina nera con i vetri scuri?
Camilla sentì suonare un campanello.
- Ah ma davvero? Non ho presente, ma che tipo di macchina sarebbe? -
- Ah guardi aspetti, vediamo se c'è ora...no non la vedo. Ho sempre cercato di scoprire di chi era per chiedere dove la avessero comprata, ma finora non sono riuscito a intercettare il proprietario. Comunque devono averla comprata da poco, neanche due mesi...e di certo abitano qui perché la vedo ogni giorno..ah, come vorrei comprarmene una anche io e poi andarmene in giro facendo credere a tutti...-
- Sì Gustavo, aspetti un attimo, torniamo sulla macchina perché vede anche a me piacciono molto quel tipo di automobili. Mi dica un secondo, rimane sempre allo stesso posto?-
- No, cambia, comunque deve essere di qualcuno che abita qui per forza perché ormai riconosco tutte le macchine dei condomini e quella mi è saltata subito agli occhi...-
Non era un po' strano che da poco meno di due mesi ci fosse una macchina con i vetri scuri spesso parcheggiata intorno al suo condominio?
Non poteva essere una coincidenza, il problema è che non sarebbe stato opportuno in ogni caso, anche se la avesse scorta, farsi scoprire a guardarla.
I vetri scuri impedivano di vedere chi c'era dentro e se lei la avesse fissata e qualcuno fosse stato nella macchina, sicuramente avrebbe attirato l'attenzione.
Ma ora che aveva questa informazione almeno poteva cominciare le sue ricerche.
- Grazie tante Gustavo- sorrise -mi è stato di grande aiuto, e non ci lasci troppo presto eh! -
- Oh si figuri professoressa...ma in cosa le sono stato d'aiuto?-
- Devo andare, mi scusi ma ho una giornata pazzesca, arrivederci eh! -
 

Mentre si avviava verso il portone lasciando un curioso Gustavo alle sue spalle, Camilla si sentì soddisfatta di questa prima scoperta, ora doveva solo aspettare le notizie da Marco, ma intanto continuare sulla pista di questa misteriosa macchina nera con i vetri scuri che stava davanti il suo condominio.
Non sapeva se la direzione che aveva preso era giusta, però da qualche parte doveva cominciare.
Avrebbe voluto fare molto di più ma in quel momento di certo non aveva quasi niente in mano e non c'erano basi per muoversi.
Sperava solamente di riuscire a scoprire qualcosa a breve perché il tempo incombeva.
Immersa nei suoi pensieri non si accorse mentre apriva la porta dell'ascensore al suo piano, che Sabrina stava uscendo dall'appartamento di Gaetano.
Le due donne si fissarono per qualche secondo prima che Camilla la salutasse con un sorriso tirato.
- Ciao Sabrina, stai uscendo? -
Onestamente, dato il non proprio idilliaco rapporto tra le due, Sabrina non si aspettava quella domanda.
- Sì, cioè no, in realtà abbiamo finito lo zucchero quindi pensavo di andarlo a comprare...lo so che non dovrei uscire sennò Gaetano si arrabbia ma insomma, lui è troppo protettivo, in fondo devo solo arrivare all'angolo.-
L'aggettivo "protettivo" era stato molto enfatizzato e non era assolutamente sfuggito a Camilla, che però invece risponderle male, sorrise guardando nel vuoto.
- Hai ragione, è troppo protettivo...-
Non accorgendosi affatto che la donna non si stava riferendo a lei, Sabrina continuò.
- Eh, ma guarda, non puoi immaginare...praticamente se potesse non mi lascerebbe mai sola..-
Quella battuta fece tornare in sé Camilla che sentì una voglia incredibile di rispondere a tono ma evitò, sebbene nelle sue parole si poté percepire un forte sarcasmo.
- Beh allora senti, non facciamolo preoccupare, ti do io lo zucchero, vieni un attimo dentro che lo prendo -
Nella sua testa Camilla si ripeteva di essere gentile, di ricordare le parole che Gaetano aveva detto quella mattina.

Doveva ammetterlo, fino a quel momento, con la storia del bambino, lei si era comunque sempre leggermente sentita in svantaggio o meglio incompleta nei confronti di Sabrina.
Ma adesso le cose erano diverse, era vero che Gaetano aveva preso una decisione drastica ma Camilla sapeva la ragione che c'era dietro e aveva la prova vivente, beh, quasi vivente, che il destino era dalla sua parte.
Mentre cercava lo zucchero in cucina, vide Sabrina sedersi sul divano e guardarsi intorno.
Tornando da lei con un barattolo, glielo porse mentre si accorse che la donna non accennava ad alzarsi.
- Hai bisogno di altro?- chiese mentre la vedeva stringere lo zucchero guardando per terra.
- Senti Camilla...io non so bene cosa stia succedendo tra te e Gaetano, ma ultimamente mi sembra di capire che ci siano problemi..-
E questa era una conversazione che Camilla non avrebbe mai voluto fare, tanto meno con lei.
- Io non credo che siano affari che ti riguardino...- la donna dovette stringere i pugni per trattenersi dal buttare l'altra fuori di casa.
- No, lo dico perché tre giorni fa, quando sei venuta a noi, lui era dentro ma mi ha detto di dirti che era a lavoro...-
Allora era come pensava, quel giorno Gaetano c'era e si era fatto negare.

Ricordati che ti ama, ricordati di cosa ha detto a Marco, stai calma.

- Beh sai, capita spesso di avere momenti difficili in una coppia e comunque ti ripeto, non credo che siano affari tuoi...-
Sabrina, che fino ad allora aveva evitato di incontrare il suo sguardo alzò il viso per fissare Camilla, sulle sue labbra un sorriso alquanto fastidioso.
- Sai...ho deciso che probabilmente anche dopo la fine del processo, non tornerò a Roma..-
Un rivolo di sudore freddo percorse la schiena della professoressa a sentire quelle parole, non sapeva se chiederle o no il perché anche se andando a fiuto non era difficile immaginarselo.
- Vorrei...rimanere qui con Gaetano, lo vedo come mi guarda e come si preoccupa per...lui...- disse indicandosi il pancione.
- E poi hai visto anche tu la faccia che ha fatto qualche giorno fa...io credo che desideri un bambino più di ogni altra cosa...-

Respira, non la puoi strozzare che sennò finisci in galera....

Quasi automaticamente si portò la mano sulla sua inesistente pancia, cosa che Sabrina notò ma che intese in tutt'altro modo.
- Vorresti veramente privarlo di questa felicità? -
- E tu cosa ne sai di quello che lo rende felice? -
Camilla tentò con tutte le sue forze di non far presente il fatto che il bambino che la signorina avrebbe avuto non era di Gaetano. Anche perché alla fine era cosciente che si può crescere un figlio con amore anche se non si è i genitori naturali, e sebbene in quel momento si sentisse insultata dall'altra, non voleva scendere al suo stesso livello facendo leva sul fatto che Sabrina fosse stata lasciata in tronco.
- Hai ragione, forse non posso saperlo del tutto, ma se ti sta evitando adesso è evidente che probabilmente neanche tu ora sai cosa lo rende felice..-

E su quello si sbagliava, si sbagliava di grosso perché sapeva senza ombra di dubbio che lei e Gaetano erano una cosa sola e non aveva dubbi che insieme fossero talmente tanto felici da far invidia al mondo.
Adesso c'erano problemi da risolvere, cose difficili che li avevano divisi ma non era l'amore quello che mancava.
Gaetano glielo aveva detto chiaramente, lei era la sua felicità e dopo tutta la conversazione ascoltata in commissariato, sapeva senza ombra di dubbio che ormai non potevano più fare a meno l'uno dell'altra.

Per questo ora lui stava male.

Per questo, stavolta sarebbe stata lei a salvarlo.

Se lui la aveva salvata da sé stessa quando lei era ridotta l'ombra della donna che tutti avevano conosciuto, dilaniata dalla rabbia e dalla frustrazione, adesso sarebbe stato il suo di turno.
In qualche modo ce l'avrebbe fatta.
Intanto per ora, avrebbe dovuto mandare via la donna che aveva di fronte o le sarebbero salite le manie omicide.
- Senti, non ho voglia di discutere con te e tanto mento di Gaetano, sei quasi a fine gravidanza, concentrati su questo...-
Sabrina si alzò dal divano dirigendosi verso la porta con un'espressione quasi soddisfatta.
- Sì hai ragione, facciamo nascere questo bambino, e tu magari rifletti sulla nostra chiacchierata...ah grazie per lo zucchero!-
Dopo aver udito il rumore della porta di casa che si chiudeva, colta da una rabbia quasi incontrollabile Camilla prese il primo libro che aveva sottomano lo scaraventò verso l'entrata.

- Calma, calma, respira. Qui va a finire che arrestano me...-

Il resto della mattinata lo passò tentando di rilassarsi lanciando ogni tanto un occhio al telefono sperando di ricevere notizie da Marco, anche se probabilmente almeno fino al giorno seguente non ne avrebbe avute.

In realtà la sua previsione era anche fin troppo ottimista.


Marco dal giorno della conversazione con Camilla, ogni sera quando il fratello tornava in hotel, tentava di scoprire qualche informazione in più ma puntualmente quello che riusciva a scucire dalla bocca di Paolo era troppo poco per poterlo raccontare a Camilla.
L'unica cosa che aveva capito era che Gaetano stava quasi dando di matto, ma non avrebbe mai potuto dirlo alla professoressa o sicuramente lei avrebbe voluto prendere l'iniziativa di cercarsi informazioni da sola.
Inoltre non sapeva perché ma aveva la sensazione che Paolo fosse molto più parco del solito riguardo il caso negli ultimi tempi.
Sì va bene, gli aveva detto che aveva visto Camilla, ma gli aveva anche assicurato che non era successo nulla e soprattutto che la cosa non lo aveva minimamente toccato, eppure Paolo lo guardava ancora con diffidenza.
Dopo poco più una settimana senza essere riuscito a carpire nulla al fratello, Marco si ritrovò di nuovo al commissariato.
Se non poteva essere Paolo, avrebbe cercato di scoprire qualcosa alla vecchia maniera.

Poco prima di arrivare all'ufficio di Gaetano, apparì proprio l'uomo che faceva al caso suo.

- Torre! - esclamò con un sorriso soddisfatto mentre metteva una mano sulla spalla all'ispettore che aveva invece la faccia di uno che voleva solo rinchiudersi in casa buttare la chiave.
- Che faccia che hai amico, che succede, il capo di è cattivo umore? -
Lo aveva detto in modo scherzoso ma la domanda doveva aver colpito l'altro in maniera profonda perché abbassò lo sguardo.
- Eh...ormai sono giorni che è di cattivo umore e non riesco a portargli una notizia decente...sto proprio diventando vecchio -
- Non è vero, smettila..- si avvicinò la Lucianona che lo guardava con amore e preoccupata.
- Lo scusi signor Visconti, mio marito ultimamente si butta troppo giù...non è colpa tua va bene? Anzi, tu stai facendo tutto quello che puoi..-
Lo consolò la moglie mentre gli metteva una mano sulla spalla accarezzandola.
- Non faccio abbastanza...- la voce di Torre era ormai sul punto di cedere.
- Ma scusa, pensa - disse la Lucianona - chi ha scoperto che intanto quelli venuti da giù sono solo due? -
- Sono...stato io...-
- E chi è riuscito a trovare l'albergo dove stavano e farsi persino dare la copia dei documenti? -
- Sì ma erano nomi falsi!! Documenti falsi! - invece di aiutarlo, sembrava quasi che qualsiasi cosa gli si dicesse, lui riuscisse a trovare il lato negativo.
- Sì...però le foto sono quelle...e adesso le stanno confrontando con il database che abbiamo per vedere se sono schedati...-
- Ma non è abbastanza! Lo vedi come sta il dottore, non lo ho mai visto così e ogni giorno peggiora...vado un attimo fuori...-
L'uomo si allontanò mesto mentre la moglie lo guardava triste e preoccupata.
- Ma il vicequestore è veramente così nervoso? - chiese Marco alla Lucianona.
La donna sospirò.
- Neanche io lo ho mai visto così, più passa il tempo e più va peggio, non urla mai perché il dottore è un signore, ma basta un suo sguardo...e credo anche che non dorma molto ultimamente sa? Io entro con qualcosa da mangiare ogni volta perché passa talmente tanto tempo in quell'ufficio che ormai neanche mangia più...-
- Ma questo caso è veramente così complesso? Io so qualcosa da mio fratello ma...-
La Lucianona si guardò intorno prima di avvicinarsi a Marco.
- Lo è, hanno scoperto pochissimo, solo che sono in due e per qualche settimana avevano preso una camera in una pensione, questa è stata una soffiata di alcuni informatori di Roma che Pasquale ancora conosceva...ma quando siamo andati lì ci hanno detto che avevano già lasciato il posto e i documenti che avevano dato erano falsi. Abbiamo le facce ma il database è lungo....Pasquale è andato con le foto in giro ma, temo che ormai lui sia troppo conosciuto per cui anche se qualcuno avesse informazioni, lui sarebbe l'ultima persona a cui verrebbe detto. -
E ora Marco sapeva che avrebbe dovuto in qualche modo ottenere quelle foto.
Mentre erano assorti nel loro discorso la porta dell'ufficio di Gaetano si spalancò e videro l'uomo uscire.
Correzione, videro qualcosa uscire, perché anche se erano passati solo pochi giorni da quando Marco aveva parlato con Gaetano l'ultima volta, a giudicare dalla faccia del vicequestore sembrava che fosse trascorso un anno o più.
Gaetano era irriconoscibile, le occhiaie lunghe, una ricrescita di barba segno che aveva passato almeno una notte se non più in commissariato, e se possibile era anche dimagrito.
I loro occhi si incontrarono.
- Marco...che ci fai qui? - chiese il vicequestore con una voce che quasi non sembrava la sua.
- Ero venuto a cercare mio fratello per chiedergli le chiavi della macchina...se la è di nuovo presa...-
- E' fuori, Baiocco, dove sta Torre? Chiamalo ho bisogno di lui...-
- Subito!! - scattò la poliziotta correndo via a cercare Torre.
- Sei uno straccio...- commentò Marco mentre guardava Gaetano che si avviava verso la macchinetta automatica per prendere quello che doveva essere il trentesimo caffè della giornata.
- Lo so da solo...hai altro da dirmi? -
- No, se mio fratello non c'è me ne vado in hotel in taxi...-
Si apprestò ad andarsene quando la voce del vicequestore lo bloccò.
- La hai vista? -
Non lo guardava, aveva gli occhi persi nel vuoto.
- Tu le abiti di fronte e chiedi a me se la ho vista? -
- Non torno a casa da tre giorni...-
L'uomo si avvicinò a Gaetano che si era messo a fissare il bicchiere vuoto del caffè.
- Torna a casa per qualche ora, rilassati, fatti una doccia...non aiuta nessuno e tanto meno le indagini se ti stanchi fino a perdere lucidità.-
- Non posso, siamo in alto mare ...-
- Dammi retta, sembri uno zombie, allontanati da qui e torna qualche ora a casa, il tempo di una doccia e di un cambio...ogni tanto schiarire le idee fa bene...- disse mentre gli dava una leggera pacca sulla spalla.
Gaetano lo guardò prima che un sorriso sconfitto gli si dipingesse sul viso, era veramente stanco.
- Magari sì...lascio qualche indicazione a Torre e poi un salto a casa lo faccio...-
Un cenno della testa e poi l'uomo rientrò in ufficio seguito dall'ispettore che nel frattempo era arrivato correndo.
Marco prese il cellulare digitando velocemente un messaggio prima di guardarsi intorno.
Conosceva suo fratello, probabilmente una copia delle foto delle persone che stavano cercando era nel fascicolo che Paolo teneva in casa per studiare la sera.
Soddisfatto di quella risoluzione, uscì dal commissariato con l'idea di recarsi nel loro hotel.
 


 

Erano passati giorni nei quali tentava di star calma ma l'agitazione montava.
Marco le aveva detto che si sarebbe fatto sentire con delle novità quando ne avesse avute ma non aveva ancora ricevuto nulla.
Nel frattempo, lei aveva ricominciato la scuola e un pomeriggio tre giorni prima, tornando a casa, aveva finalmente visto una macchina con i vetri scuri parcheggiata poco lontano dal suo condominio...ma quello era stato il massimo ottenuto.
Dopo aver preso la targa era stata aiutata da un alunno e aveva fatto ricerche che si erano risolte con un buco nell'acqua, perché sembrava che la targa non fosse registrata, il che però la aveva convinta ancora più fermamente che era sulla pista giusta.
Così con la scusa di portare Potty a fare la passeggiata, fingeva di guardare altrove ma i suoi occhi fissavano solo quei vetri scuri dai quali era impossibile capire se dentro ci fosse qualcuno o no.
E come se non bastasse, Livia aveva cominciato a non credere più alle scuse della madre per quanto riguardava Gaetano, e proprio Gaetano sembrava scomparso.
Erano giorni che non lo vedeva, persino la sera la macchina non c'era per cui si era convinta che l'uomo stesse passando le notti a lavoro in commissariato e la cosa la metteva in ansia.

Il tempo scorreva e non riusciva a trovare un indizio che fosse uno se non quella macchina nera dalla quale però non aveva mai visto uscire nessuno.
Era con l'ennesima tisana in mano anche quel pomeriggio quando sentì il suo cellulare vibrare.

"Forse ho scoperto qualcosa, dopo faccio delle ricerche tra le carte di mio fratello, ti faccio sapere.
P.S. Il tuo vicequestore sta per crollare, dovrebbe tornare a casa tra poco.
Marco"

D'istinto corse a vedere, anche se sapeva che in ogni caso Gaetano ci avrebbe messo un po' per arrivare, ma aveva memorizzato persino il rumore che faceva la sua macchina per cui si distese sul letto con gli occhi chiusi in attesa di sentire quel motore inconfondibile spegnersi in cortile.
Aveva bisogno di vederlo, anche se magari lui la avesse trattata male.

Non passarono neanche venti minuti prima che quel suono familiare le fece aprire gli occhi di scatto.
Andò di nuovo alla finestra spostando le tende impercettibilmente per non farsi notare, e quello che vide la preoccupò moltissimo.
Gaetano stava uscendo dalla macchina, non aveva la cravatta, i capelli erano in disordine e i vestiti le sembravano stropicciati.
Era anche dimagrito e le si strinse il cuore a vederlo così.
Senza neanche pensarci, si recò in cucina cercando le bottiglie di plastica vuote da buttare, chiuse la busta, attaccò Potty al collare e non appena sentì l'ascensore che si fermava al suo piano, prese un respiro e aprì la porta.
Sapeva che era il momento sbagliato, ma dopo il messaggio di Marco la sua preoccupazione era alle stelle e anche se lui la avesse trattata con freddezza, lo avrebbe capito sapendo che dietro stavano tutti e due male per quella separazione.
 

Gaetano aveva la sensazione si essere un robot, la strada dal commissariato a casa era stata percorsa automaticamente, nel cervello un'accozzaglia di pensieri confusi perché non dormiva da giorni.
Erano in alto mare, almeno finché non avessero avuto riscontri con il database per le due foto trovate in quell'hotel, anche perché ovunque mandasse Torre sembrava esserci un'enorme omertà e non si riusciva a cavare un ragno dal buco.
Dopo aver parcheggiato, si era avviato quasi trascinandosi verso l'ascensore e solo mentre lo sentiva salire verso il terzo piano venne colto dall'ansia.
Gli capitava sempre così quando tornava a casa ormai, perché non sapeva se sperare che per qualche caso fortuito si incontrassero sul pianerottolo oppure no.

Ma in quel caso, il destino, o meglio, una certa professoressa, aveva già deciso per lui.

Anche con i sensi appannati dovuti alla stanchezza, si accorse immediatamente dopo aver aperto l'anta, che non era solo sul pianerottolo e c'era unicamente una persona che persino in quello stato gli provocava l'accelerazione dei battiti del cuore.
Alzò lo sguardo stanco e dopo più di una settimana, azzurro incontrò due occhi color nocciola che come sempre, avevano il potere di entrargli nell'anima.
- Ciao...-
Da quanto tempo non sentiva la voce della sua prof?
Gli sembrava che fossero passati anni dall'ultima volta, ed era bastato un saluto perché le farfalle nel suo stomaco cominciassero una danza frenetica.
- Ciao - rispose con voce bassa, non riuscendo a nascondere quanto era sfinito.
Aveva una voglia incredibile di prenderla tra le braccia e sentire di nuovo il profumo dei suoi capelli contro il collo. Sapeva che accanto a lei tutto sarebbe stato più facile e in discesa, ed ora era lì a due passi...

Vicinissima eppure lontana.

Una tortura.

- Sei...appena tornato? Sembri molto stanco...-
Quella domanda lo spiazzò.
Era convinto che lei fosse arrabbiata, che lo odiasse per come si era comportato, e invece nei suoi occhi vedeva solo comprensione, tenerezza e preoccupazione.

Non puoi farmi questo, sto già male così, ti prego.

Lui si accorse invece che lei era bellissima.
Aveva una luce negli occhi che prima non c'era e un'aria diversa.
Alla fine probabilmente non era rimasta così provata da quello che era successo se dopo una settimana sembrava ancora più bella di prima.

E quanto gli faceva male questo?

- Lo sono...- rispose tentando di evitare il suo sguardo, non cercava la sua compassione.
- Stai andando a portare Potty fuori? -
Perché glielo aveva domandato? Avrebbe dovuto dileguarsi il più presto possibile ma era più forte di lui, anche così, la presenza di Camilla lo riusciva a calmare come niente al mondo e non voleva né poteva privarsene.
- Sì...e con l'occasione butto la plastica...-
Era rimasta sorpresa, onestamente non si aspettava che lui le facesse alcuna domanda. Però se poteva guadagnare qualche secondo prima di vederlo di nuovo sparire per chissà quanti giorni, sicuramente non lo avrebbe sprecato.
- Senti Gaetano, io ...- non finì la frase perché Potty improvvisamente si mise ad abbaiare verso le scale liberandosi dalla stretta del guinzaglio e cominciando a scendere mentre Camilla, presa alla sprovvista, fece cadere per terra la busta e il suo contenuto si sparpagliò sul pavimento.
- Oh mamma! Potty ma dove vai?-
- Stai tranquilla vai a cercarlo, ci penso io qui - disse l'uomo prima di chinarsi a raccogliere tutto mentre lei faceva lo stesso.
- No aspetta, ti aiuto...- prese le rimanenti bottiglie per terra infilandole nella busta che lui le stava tenendo aperta.
Quando fece per rialzarsi, ebbe un attimo di tentennamento perché un giramento di testa le fece quasi perdere l'equilibrio.
Gaetano se ne accorse immediatamente e di riflesso la tenne per la vita tirandola su, cosa che la portò di appoggiarsi al suo petto e aggrapparsi alle sue braccia.
- Ehi, che hai? Stai bene? - La sua voce era veramente preoccupata.
- No, è un capogiro non è niente...-

E ritrovarsi così vicini dopo quella mattina in ospedale e quel tempo di forzata separazione ebbe su di loro un effetto devastante.
Una scossa di elettricità che fece rendere conto ad entrambi di essere ancora vivi.

Gaetano per la prima volta da giorni si sentì rinascere. Non riusciva a staccare le braccia dalla vita di Camilla e anzi, se possibile, la stretta si fece più forte, come se non esistesse altro posto dove le sue mani potessero stare.
E se glielo avesse detto?
E se le avesse spiegato tutto facendole giurare di non mettersi in mezzo, facendola andare da qualche parte fino a quando non avrebbero trovato quella gente?
Non ce la faceva più a vivere senza di lei, anche senza vedersi, avrebbero potuto sentirsi, parlare, almeno sarebbe stato qualcosa e se tutto fosse finito bene sarebbero potuti ripartire da dove si erano lasciati.

Forse...

Camilla dal canto suo era di nuovo a casa, protetta da quell'abbraccio, appoggiata all'altezza del suo cuore di cui finalmente risentiva i battiti, il posto in cui tornare sempre e che sapeva darle tutto quello di cui aveva bisogno.
Il suo profumo, il suo calore, quello sguardo che la faceva sentire la donna più fortunata della terra.
Percepì chiaramente quando la stretta si fece più sicura, e di rimando anche lei si aggrappò con più vigore a quelle braccia.
Voleva dirgli tutto.
Gli avrebbe detto del giorno in commissariato e che avrebbe fatto tutto ciò che lui desiderava, basta che stessero insieme.
Voleva raccontargli quello che le stava accadendo, viverlo con lui...aveva un bisogno disperato di sentirlo vicino a lei.
Magari avrebbe capito, magari insieme avrebbero potuto trovare una soluzione.

Magari...

Senza neanche rendersene conto i loro visi si avvicinarono, il cuore batteva all'impazzata e sebbene sapessero che non si era risolto nulla, entrambi avevano un disperato bisogno di sentirsi, di trovarsi, di viversi ancora perché quando erano separati era come se mancasse l'aria e non c'era niente per cui valesse la pena di svegliarsi ogni giorno.
Non avevano bisogno di parole, avevano solo bisogno di quell'attimo.
La distanza diminuì ancora, potevano percepire il respiro dell'altro e gli occhi che si chiudevano mentre con quel gesto ormai così familiare e allo stesso tempo meraviglioso, sentivano che avrebbero ritrovato loro stessi.

 

- E tu che ci fai qui eh bello? -
Una voce li riportò bruscamente alla realtà e contemporaneamente si voltarono verso le scale.
- Ciao Camilla, quanto tempo, questo signorino qui stava scendendo le scale tutto solo e ho pensato che non fosse una buona idea... -
Gaetano sbarrò gli occhi e lentamente ma inesorabilmente, la braccia intorno a Camilla si sciolsero.
La donna, sentendo perdere quel contatto si costrinse a rimanere in piedi da sola guardando il nuovo arrivato con un volto indecifrabile.
- Ah scusate, ho interrotto qualcosa? -
Chiese con un sorriso troppo largo per i gusti di Gaetano.
- Michele...ciao, che ci fai da queste parti? -
La voce di Camilla non riusciva a nascondere un leggero tremolio.
- Eh niente, ero venuto a fare un saluto e vedere come stavi dato che è tantissimo che non ci vediamo...poi ho trovato questo cagnolino sulle scale e...-
- Ah, grazie sì scusa entra in casa, porta Potty dentro io devo scendere un secondo a buttare la spazzatura...-
- Ma no dai ci vado io e poi torno, ci metto pochissimo...- e senza aspettare risposta le prese la busta e si incamminò di sotto lasciando il guinzaglio con Potty alla donna.
Mentre sentiva i passi allontanarsi, Camilla si voltò verso Gaetano per continuare il discorso interrotto ma lo trovò con un'espressione totalmente differente da quella di qualche minuto prima.
Stava per spiegargli che non vedeva Michele da tempo quando la porta di casa del vicequestore si aprì.

- Ehi ma c'è una riunione di condominio sulle scale?-
Sabrina si era affacciata incuriosita dalle voci, ma appena vide il vicequestore gli andò immediatamente vicino toccandogli il braccio.
- Oddio Gaetano, che faccia, sei stanchissimo, ma che ci fai qui fuori? Dai vieni dentro che ti preparo qualcosa da mangiare, sei distrutto...-
Questa volta anche se presa da furia omicida, Camilla purtroppo non poteva far nulla se non continuare a guardare il vicequestore che invece sembrava aver perso qualsiasi voglia di ribattere e si stava lasciando docilmente trasportare dentro.
Non voleva lasciarlo andare via così.

- Gaetano! -

Lo vide bloccarsi e girarsi verso di lei.
Avrebbe voluto dirgli tantissime cose ma non poteva più ormai, quindi si limitò ad avvicinarsi a lui mentre Sabrina stava rientrando e non senza qualche timore, anche lei gli mise entrambe le mani su un braccio diminuendo ancora la distanza.
- Lo so che...che non è più come prima -
Dio quanto le faceva male dirlo, ed era lo stesso identico dolore che stava provando lui nel sentirlo.
- Però per qualsiasi cosa...io sono sempre dall'altra parte del pianerottolo...anche se so che tu ce la puoi fare da solo e non hai bisogno di me...-

E quelle parole gli entrarono dentro svuotandolo.

Tu non hai neanche la minima idea di quanto io abbia bisogno di te.

I suoi occhi parlavano da soli e lei voleva disperatamente abbracciarlo e sentirlo vicino, cosa che avrebbe sicuramente fatto se non fosse che udirono qualcuno che saliva le scale.
- Grazie...- rispose con un filo di voce prima di avviarsi verso il suo appartamento e chiudere la porta dietro di sé.
Camilla non seppe mai che dietro quella porta appena chiusa, lui ci si era appoggiato serrando gli occhi e ricacciando quel dolore che lo stava quasi uccidendo.
La donna era rimasta a guardare l'uscio fino a quando Potty non la riportò alla realtà emettendo un piccolo guaito.
Spostando lo sguardo, vide Michele appoggiato al muro col il solito sorriso che a suo tempo, le aveva fatto perdere la testa, anche se ora non le comunicava assolutamente nulla.

- Allora, posso entrare? -


Sono sempre incerta se odiare di più Michele o Sabrina.
Ma penso che alla fine il primo posto lo lascerò a Michele, perché Sabrina almeno è inventata, Michele è una spina nel fianco vera.
Diciamo che con il prossimo capitolo le indagini potrebbero portare comunque ad una svolta.
Non è facile far passare il tempo in una fanfic, sembra sempre che tutto accada una cosa dietro l'altra senza respiro...e poi se devo scrivere Michele mi prende male.
Poveri Gaetano e Camilla, sono proprio sfortunati.
Intanto io ho finito anche il capitolo della prossima settimana. Penso che entro tre, massimo quattro capitoli questa storia giungerà al termine. Non ce la facevate più vero?
Ancora grazie per aver letto fin qui, non sapete quanto vi sono grata dal profondo del cuore, anche se non so quanta voglia avrete di seguirmi ancora dato il dilungarsi della storia.
Ma la gratitudine che provo è veramente enorme.
   
 
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