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Autore: Recchan8    21/02/2016    1 recensioni
[SEGUITO di "Chance"]
"La prima volta che accadde arrivai a concludere che mi fossi sognata tutto: il mio arrivo alla Wammy's House, l'assurdo e ambiguo rapporto con Mello, la visita di Elle, e la tavoletta di cioccolata trovata al mio "risveglio".
E allora perché? Perché successe di nuovo?
A quanto pareva, la mia "missione" non era finita. Avevo fallito il primo tentativo: non ero riuscita a persuadere Mello a rimanere alla Wammy's House dopo la morte di Elle. Sapevo come le cose si sarebbero evolute... Mello si sarebbe unito prima alla mafia americana, poi avrebbe continuato le indagini con Matt, e infine sarebbe morto. Evidentemente c'era una forza maggiore che non voleva che ciò accadesse. Forse la mia volontà? La mia fantasia? La mia immaginazione? Insomma, in poche parole, quello che sto cercando di dire è che un giorno mi ritrovai nel quartiere di una città a me sconosciuta.
Strano, no?
Allora come reagireste se vi dicessi che fino a pochi attimi prima mi trovavo nel bagno della mia scuola?".
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt, Mello, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Chance'
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Near posizionò il telefono per terra tra me e lui, e attivò il vivavoce.
-“Mi raccomando, non dire una sola parola”- mi aveva detto un paio di minuti prima.
Dopo quattro o cinque squilli Mello rispose.
-“Cosa vuoi?”- domandò brusco.
-“Sapevi che Revi è ancora viva?”-.
Ci fu un attimo di silenzio, spezzato dalla successiva risata amara di Mello.
-“Non posso crederci, è riuscita a trovare l'SPK?”-.
-“Già. Curioso, vero? E pensare che doveva essere morta... Ad ogni modo, adesso si trova al quartier generale dell'SPK. L'ho fatta catturare da Lidner”-.
-“Bravo. Vuoi un applauso? Mi hai chiamato per compiacerti? Be', sappi che fino a poco tempo fa quella ragazza stava da me!”- ringhiò Mello. Il suo complesso di inferiorità stava cominciando a mostrarsi.
Near mi lanciò un'occhiata e, a gesti, mi fece intendere di stare in silenzio.
-“Oh, lo so”- rispose Near. -“E' stato difficile farla parlare, ma pian piano sta vuotando il sacco”-.
-“...Che intendi dire?”-. Notai una punta di preoccupazione nella voce di Mello.
-“Gevanni e Lidner la stanno... interrogando. A quanto pare sa un sacco di cose sul caso Kira, cose che non puoi lontanamente immaginare. Mi sono raccomandato coi miei uomini di non farle troppo male, ma sai com'è... Efficienza americana!”-.
-“Non ti azzardare a toccarla”- sibilò.
Le sue parole e la sua preoccupazione nei miei confronti mi fecero arrossire. Abbassai il viso per non farmi notare da Near.
-“Non l'ho toccata, non la sto toccando e non la toccherò. Perché dovrei? Lo stanno già facendo Lidner e Gevanni”- rispose il ragazzo albino lasciandosi sfuggire un sorriso compiaciuto.
-“Se tra dieci minuti non trovo Revi fuori dal tuo cazzo di SPK giuro che faccio saltare in aria il palazzo!”- urlò Mello dall'altro capo del telefono.
-“As you wish”- cantilenò Near, e buttò giù.
Era fatta. Mello era caduto nella nostra trappola. Esultai interiormente.
-”So... Do we have a deal?”- disse Near lanciandomi un'occhiata di sottecchi.
-”Damn yes”-.
-”Meraviglioso”- commentò gettandosi il telefono alle spalle. Gattonò fino alla sua scrivania e premette il pulsante verde di un dispositivo grigio e nero. -”Gevanni, accompagna Miss Lawliet all'uscita”- gli ordinò piatto.
Mi alzai in piedi e attesi pazientemente l'arrivo di Gevanni. Near, concluso il suo lavoro e stipulato il nostro patto, tornò nel suo mondo fatto di paperelle di gomma, dadi, fiammiferi e pupazzetti. Non riuscii a evitare di pensare a come fosse possibile che un ragazzo autistico come lui sarebbe riuscito a incastrare Kira.
Ce la farà solo grazie al sacrificio di Mello”, mi fece notare una vocina sentenziosa nella mia testa.
Un brivido mi corse lungo la schiena e mi ritrovai a stringere i pugni lungo i fianchi. No, avrei fatto il possibile per impedire a Mello di morire così tragicamente. Adesso Near sapeva tutto, persino il futuro; per lui sarebbe stato un gioco da ragazzi escogitare un piano per battere Kira. Tutto quello che rimaneva da fare era tenere Mello a bada. Ce l'avrei fatta?
Le porte automatiche si aprirono e Gevanni fece il suo ingresso nella stanza. Salutai Near con un cenno della mano al quale lui rispose con una rapida occhiata complice e seguii Gevanni lungo i corridoi dell'SPK. Una volta che fummo in strada, l'uomo mi augurò una buona giornata e si congedò silenziosamente. Mi sistemai lo zaino su una spalla e mi appoggiai al muro esterno dell'edificio in trepidante attesa del mio cavaliere. Me ne avrebbe dette di tutti i colori, oh se me ne avrebbe dette! Mi preparai mentalmente all'inevitabile scenata della primadonna. Una manciata di secondi più tardi il rombo di una moto sovrastò tutti gli altri rumori della strada. La moto nera di Mello apparve di fronte a me, come magicamente evocata dal nulla. Non feci in tempo ad aprir bocca che il mio cavaliere mi lanciò con poco garbo un casco e mi ordinò con un cenno della mano di salire. Esibendo la mia migliore faccia impassibile, indossai il casco e obbedii all'ordine di Mello, il quale, non appena fui salita, mise in moto e partì velocemente, quasi come se si volesse allontanare il prima possibile da Near. Be', molto probabilmente le cose stavano davvero così.
Arrivammo all'appartamento in meno di dieci minuti. Scesi entrambi dalla moto, senza neanche darmi il tempo di sfilarmi il casco integrale dalla testa, Mello mi afferrò per un braccio e mi trascinò oltre il poltrone del palazzo, facendomi salire alcune rampe di scale e gettandomi come un animale dentro al nostro appartamento. Mi tolsi il casco, buttandolo sul divano, e guardai con gli occhi spalancati Mello chiudersi la porta alle spalle con un calcio e tirare il casco per terra.
-”Che cazzo ti è preso?!”- quasi gridò allargando le braccia. -”Farti catturare dall'SPK?!”-.
-”Come se l'avessi fatto di proposito”- borbottai, mentendo spudoratamente. Mi lasciai cadere sul divano e ringraziai Matt quando vidi un pacchetto di sigarette sul comodino. Allungai una mano per prenderlo ma Mello mi afferrò il polso e con uno strattone mi costrinse ad alzarmi in piedi. Provai a lamentarmi e a ribattere, ma un'occhiata feroce lanciatami dai suoi occhi color ghiaccio mi zittì immediatamente.
-”Cos'hai rivelato?! Quali informazioni hai dato a quel nano di merda?!”-.
Lo guardai con tanto d'occhi e, con tutta la calma che riuscii a radunare, lo pregai cortesemente di ripetere le domande. E così la cosa a cui teneva più di tutte era mantenere le proprie informazioni e la propria posizione segrete. Non gli importava un accidente di me.
-”Rispondi!”- mi esortò.
Con la mano libera gli tirai uno schiaffo sonoro in pieno viso. Mello si zittì subito e mi lanciò un'occhiata in cagnesco. Mi liberai con uno strattone dalla sua presa e retrocedetti di qualche passo.
-”Sparisci dal mio campo visivo”- gli ordinai a denti stretti. Lui mi guardò come se avessi appena parlato in arabo e sbatté più volte le palpebre. Teneva una mano sulla guancia, esattamente dove lo avevo appena colpito. -”Ho detto di sparire dal mio campo visivo!”- gridai lanciandogli un cuscino.
Mello schivò il colpo e alzò un sopracciglio.
-”Io dovrei sparire? Guarda che questa è casa mia”- mi fece notare con una nota di derisione nella voce. -”Sei tu che te ne devi andare!”-.
Allargai le braccia e scoppiai a ridere malignamente.
-”Allora perché sei venuto a riprendermi? Perché non mi hai lasciata da Near? Stavo meglio sotto le torture di Lidner che qui con te!”-.
Eccolo.
Eccolo, era lui, quello sguardo che pensavo Mello non fosse più in grado di fare.
Non c'erano dubbi, era davvero lui.
Anche se per pochissimo, fui in grado di intravedere la sua anima. Non sapevo in che modo ci fossi riuscita, ma avevo toccato un nervo scoperto. Mello mi guardò con lo stesso sguardo che mi aveva riservato la sera del Ballo della Wammy's House, quando lo avevo piantato in asso nel giardino del palazzo: sorpresa, tristezza, senso di colpa e rimorso, emozioni che, stando alle parole di Matt, il nuovo Mello non sarebbe dovuto essere in grado di provare.
-”Ti hanno messo le mani addosso?”- riuscì a domandarmi con un filo di voce.
Mi strinsi nelle spalle e sentii le lacrime bruciarmi gli occhi. Tirai su col naso e mi voltai, dirigendomi in bagno. Mi erano tornati in mente troppi ricordi nostalgici e io in quel momento ero tremendamente debole per riuscire a trattenere le mie emozioni. Mi chiusi in bagno e scivolai a sedere per terra, la schiena contro la porta.
-”Revi, dimmi cosa ti hanno fatto!”- esclamò Mello battendo un pugno contro il legno della porta.
-”Vatti a fare un giro”- dissi asciugandomi il viso dalle lacrime.
-”Revi...!”-.
-”Ho detto vai via!”- gridai.
I colpi contro la porta cessarono di colpo. Sentii i passi di Mello spostarsi verso l'ingresso dell'appartamento e fermarsi. Per qualche secondo il silenzio regnò sovrano; poi Mello uscì e si chiuse la porta alle spalle con un tonfo rabbioso. Nascosi il volto tra le mani e lasciai che le mille emozioni che avevo represso fino a quel momento potessero fuoriuscire liberamente.

 

 

   
 
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