Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Pathetic    21/02/2016    1 recensioni
E Molly capì che suo figlio non si sarebbe mai più ripreso. Glielo poteva leggere negli occhi.
E decise che l’avrebbe protetto. Dal mondo e da sé stesso.
«No, Georgie» sussurrò, una forza disumana che si ancorava al suo cuore di madre «Sta solo dormendo.»
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Fred Weasley, George Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


E fu l’amore a decidere di non morire

 

«Mamma»
Fu quel richiamo a riportarla alla realtà, una voce carica di lacrime che la costrinse a distogliere lo sguardo dal corpo pallido di suo figlio e posarlo sul volto distrutto dell’altro.
Vide qualcosa in quegli occhi che la fece tentennare per qualche secondo, sentì un grido troppo lacerante per poter essere ignorato, una disperazione tale da chiudere ogni porta, da negare ogni salvezza.
E Molly capì che suo figlio non si sarebbe mai più ripreso, glielo poteva leggere negli occhi.
E decise che l’avrebbe protetto. Dal mondo e da sé stesso.
«No, Georgie» sussurrò, una forza disumana che si ancorava al suo cuore di madre «Sta solo dormendo.»
«Si sveglierà?»
«Sì, quando tutto sarà finito. Te lo prometto.» sentiva gli occhi di tutti posarsi su di lei, ma non se ne badò.
«Charlie» richiamò con autorità, nella sua voce non vi era nessuna dolcezza, non più «Porta tuo fratello lontano da qui.»
«Mamma, no. Voglio stare qui.»
«Portalo via.» ripeté, gli occhi che si posavano con sicurezza sul suo secondogenito, che annuì.
Molly ignorò tutto: le urla di suo figlio, le lacrime, gli scongiuri, ogni cosa. E vi riuscì perché sapeva di fare la cosa giusta.
«Che cosa vuoi fare, mamma?» domandò Ron, la confusione più cieca che dimorava nella sua testa.
«Proteggo la mia famiglia.»

 

 

 

«Sveglia, Freddie! È mattina, bisogna aprire i regali!» il sorriso sulle labbra del gemello era la cosa più splendente che illuminasse la stanza in quel momento, aveva i capelli rossi ancora spettinati e il pigiama stropicciato addosso, ma la sua espressione era euforica.
Era il primo Natale dopo anni di guerra, la prima vera festa di pace dopo lacrime e sangue.
«Mmh che ore sono?» domandò il fratello stirandosi le braccia e si passò una mano tra i corti capelli rossi. Nel suo sguardo spiccò una scintilla di amara comprensione, ma svanì com’era apparsa. Incatenò lo sguardo a George e gli sorrise con trasporto.
«Andiamo a strappare qualche carta colorata, Georgie

 

Erano scesi senza nemmeno preoccuparsi di cambiarsi e si erano tuffati in salotto, cominciando a scartare qualche pacchetto natalizio.
«Scommetto che a Ronnie hanno regalato il solito maglione marrone.» sghignazzò il gemello più giovane, sistemandosi i capelli per coprire un po’ il foro che Piton gli aveva lasciato al posto dell’orecchio.
«Ah, voglio vedere la sua faccia! Ogni volta gli si formano due fossette proprio qui e …» ma la loro conversazione venne interrotta dallo scalpiccio che udirono al piano di sopra. Qualcuno si stava affrettando a scendere le scale di corsa e dopo qualche secondo videro spuntare una figura sottile dai lunghi capelli cremisi.
«Si stanno già svegliando tutti» mormorò facendo scattare gli occhi da un regalo all’altro e avvicinandosi ai due fratelli maggiori.
«Dov’è Harry?» domandò divertito uno dei due dando una gomitata all’altro.
Ginny arrossì. «Non sono affari tuoi, Fred!»
«Certo che sono affari nostri» proruppe George con serietà «Abbiamo il dovere di dare il nostro consenso a questa relazione»
«Fa parte dei diritti dell’essere un fratello maggiore.»
«Un fratello maggiore affascinante» continuò George.
«Intelligente»
«Fantasioso»
«E modesto.» concluse la sorella guardandoli con un mezzo sorriso.
«E affamato» aggiunse Fred indicando la cucina. «Credo che mamma abbia lasciato i biscotti sul tavolo.»
«Biscotti che saranno mangiati durante il pranzo, signorino.» proruppe una voce famigliare e autorevole. Molly Weasley li fissava con le mani sui fianchi e un sopracciglio alzato, ma non c’era ira nei suoi occhi.
«Basta un incantesimo di appello» bisbigliò George all’orecchio del più grande, ricevendo un’occhiata di ammonimento dalla madre.
«Papà dovrebbe scendere a momenti ed Hermione si sta facendo una doccia, se poteste aiutarmi a preparare il pranzo …»
«Noi sistemiamo la tavola in giardino» si offrirono i gemelli, precipitandosi fuori e richiamando i giubbotti con le bacchette.
Molly si perse qualche istante a fissare la soglia da cui erano spariti quei due suoi scalmanati figli, un’ombra grave che gli incupiva il sorriso.
«Mamma» la richiamò Ginny, avvicinandosi a posandole una mano sul braccio. Condivisero uno sguardo di complicità e senso di colpa, poi la donna si fece forza e si costrinse a sorridere.
«Andiamo a preparare il tacchino, cara.»

 

La grande tavolata era un aggroviglio di chiacchiere e schiamazzi, sembravano tutti indaffarati a discutere di qualche frivolezza o argomento sportivo.
«Mi piascerebbe tanto avere un bambinò, ma William disce che è troppo presto.» stava dicendo Fleur e, nonostante il tono apparentemente irritato, stava sorridendo e sembrava alquanto presa dal discorso,tanto che cominciò ad elencare ad Audrey una lista di futuri nomi da dare ai suoi figli.
Dall’altra parte del tavolo, Ron discuteva animatamente con Harry a proposito dell’ultima partita di Quidditch della stagione.
«Non posso credere che l’Irlanda ha perso, pensavo che la sconfitta di Vol- cioè, di Chi-Sai-Tu avrebbe dato la giusta carica ai giocatori. Be’, almeno l’Inghilterra si è classificata con dignità.»
Il pranzo durò a lungo, molto più del solito e ben presto si ritrovarono a ridere e scherzare sotto il cielo di un pomeriggio decisamente caldo per l’inverno.
George aveva rinunciato a ingozzarsi di biscotti e si era voltato a parlare con suo fratello Fred di eventuali scherzi che avrebbero potuto inventare nelle settimane successive. Il negozio andava a gonfie vele, gli affari erano alle stelle e più il tempo passava, più i ragazzini di tutta Diagon Alley si affacciavano alle loro vetrine colorate.
«Faremo Galeoni a palate quest’anno, vedrai.» esclamò George con positività, mentre il fratello beveva un sorso da una boccetta di vetro scuro e violaceo.
«Fa ancora schifo?» chiese il fratello, indicando la bottiglietta di antidoto che Fred stringeva tra le mani.
«Un po’» mugugnò l’interpellato, ma si affrettò a cambiar discorso deviando l’attenzione del gemello dalla medicina che si era portato alle labbra. «Sai, potremmo inventare degli sciroppi sputa fuoco. Andrebbero a ruba!»
«Idea geniale, bello! E come li chiamiamo?» avvicinò l’indice alla bocca come per pensare, ma l’immaginazione di Fred fu più veloce.
«Gola fiammante, la medicina che divora la tosse in uno sbuffo di drago.» recitò con entusiasmo il maggiore dando una pacca al gemello, che annuì con lo stesso trasporto.
«A proposito di draghi» mormorò George all’improvviso, cominciando a guardarsi intorno «Dov’è Charlie?»
La mascella di Fred si serrò all’improvviso, un silenzio sospetto che gli rubava le corde vocali per qualche secondo. Non ricevendo risposta, George si voltò verso la madre, intenta a conversare concitatamente con Ginny e Hermione.
«Mamma?» la richiamò il ventenne, aspettando che la donna si voltasse a guardarlo «Che fine ha fatto Charlie?»
Il sorriso che colorava le gote di Molly si attenuò drasticamente mentre muoveva la bocca e tentava inutilmente di rispondere alla legittima domanda del figlio.
«L-lui ha avuto un impegno, tesoro.»
«Ma è Natale.» replicò il ragazzo, sbuffando sonoramente. Le chiacchiere si erano lentamente affievolite tra i presenti e ognuno alternava lo sguardo da George a Molly con nervosismo.
«Lui e i suoi draghi!» sbottò Fred alzando le spalle «Secondo me ha una storia con uno di loro.»
«Con un drago? Bleah!» commentò Fleur con disgusto e in quel breve scambio di battute, il sollievo tornò a calare sulla lunga tavolata assolata di dicembre.
«Che ci puoi fare, Georgie? I draghi lo esaltano.» sghignazzò Bill, seguendo le orme lasciate da Fred.
«Bene, che si sposi con Norberta allora.» borbottò il gemello, inghiottendo l’ennesimo biscotto al cioccolato.
Fred sorrise dando una pacca al fratello, ma a qualche sedia di distanza, due coniugi dai capelli rossi si scambiavano uno sguardo addolorato e una singola lacrima minacciava di graffiare il volto di sua madre.

 

In piedi di fronte al tramonto ormai concluso, Hermione aveva un’aria mesta e corrucciata, le braccia che si stringevano in un gesto di calore. Ron gli si avvicinò lentamente, potevano sentire il chiacchiericcio dei parenti radunati in salotto e il soffio lieve del vento gelido che si scontrava sulle finestre e muoveva i capelli della ragazza.
«Hermione ?»
«È sbagliato.» esclamò lei senza nemmeno incontrare i suoi occhi.
Ron non ribatté subito, c’era una lama dentro di lui che continuava a tagliare il suo cuore e ridurlo a brandelli.
«Non è giusto, è vero, ma sai che lui non …»
«Non potete farlo vivere in una realtà che non esiste. Ha il diritto di sapere, di capire, di andare avanti.» la sua voce era ferita, traboccava di un dolore imprescindibile e senza nome. Sapeva che quello che i Weasley tentavano di fare non era dettato da egoismo o cattiveria, sapeva che per quanto fosse sbagliato, era la strada meno difficile.
«È proprio questo il punto, Hermione. Credi che non ci sia una parte dentro di lui che non lo sappia già? Ha passato ogni ora della sua vita con Fred, riuscirebbe a riconoscerlo tra mille specchi. Mione, lui non vuole accettare la verità, non riuscirebbe mai a superarla.»
«Mentirgli aggraverà solamente la situazione, Ron. Più i giorni passano, più sarà difficile per lui lasciarlo andare.»
Si guardavano negli occhi con sofferenza e convinzione, le mani inconsapevolmente unite a supportarsi.
«Tu non l’hai visto» sussurrò Ronald, il tono che si faceva più triste e desolato «Non hai incontrato i suoi occhi quel giorno di maggio, non hai visto la disperazione che ha lambito il suo sguardo per quei pochi secondi. Non voglio perdere un altro fratello.»
E Hermione non disse quanto egoista fosse Ron a far vivere George nel passato, a non permettergli di andare oltre. Non disse niente e lo abbracciò, e lo baciò.

 

«Sai, Fred? Non sarebbe male un materasso di miele, che ne dici?»
«Mi sembra un’idea fantastica, Georgie
Si sdraiarono nel loro letto al buio della vecchia camera che condividevano alla Tana quand’erano più giovani. I cuscini erano morbidi così come ricordavano, e profumavano di casa.
Si sorrisero nell’ombra, la gioia natalizia che già scemava dai loro volti e si inchinava alla stanchezza.
«Fred?» chiamò George con voce più leggera, gli occhi fissi sulla figura quieta del fratello.
«Sì, George?»
«Ti voglio bene.»
Un groppo in gola gli artigliò la voce per qualche breve istante, un dispiacere che si infondeva per tutto il suo corpo e gli gridava tutte le sue colpe.
«Ti voglio bene anch’io, Georgie
E si addormentò.

 

Era passata un’altra giornata, Molly si sentiva a pezzi, seduta sulla poltrona su cui soleva lavorare a maglia. Fissava l’orologio appeso alla parete, le immagini dei suoi figli puntate su Casa. Sarebbe stato tutto normale se solo la lancetta dei gemelli non avesse continuato a ticchettare su un'altra casella, una casella che Molly aveva sempre disprezzato e temuto: Disperso.
Passava spesso le serate in soggiorno mentre la notte portava i suoi figli nel mondo dei sogni e Arthur si fermava nel suo studio all’aperto con tutti quei marchingegni babbani. Molly sapeva che non fosse più l’esaltazione e l’interesse a rinchiuderlo in quel capanno, ma il bisogno –come lei- di fermarsi un attimo a pensare.
Sentì dei passi avvicinarsi al divano, non dovette nemmeno alzare la testa per sapere a chi appartenessero.
«Sta dormendo.» esclamò la voce del figlio che aveva perduto, percepì un’accoltellata al petto in quelle parole.
«A volte mi chiedo se stiamo facendo la cosa giusta.» sussurrò la madre, cacciando via le lacrime dal suo volto. Fred si sedette sul divano di fronte a lei, un’espressione amara che cancellava il sorriso splendente con cui la morte l’aveva richiamato a sé.
«Non lo è, mamma» scosse la testa il giovane, i lineamenti che cominciavano a mutare e donavano al suo viso dei tratti più maturi e decisi di quelli del fratello. Anche il fisico divenne più pronunciato, lo sguardo più tranquillo e introverso di quello dei gemelli.
«Charlie» singhiozzò la donna abbandonandosi al pianto «Che cosa stiamo facendo?»
Il figlio la guardò per un paio di minuti, boccheggiando in cerca delle parole giuste.
Appoggiò la bottiglietta di pozione polisucco sul tavolino che li separava, unica prova della loro grande recita.
«Non lo so.»

 

 

 

 

 

Ehi guys!
Oneshot tremendamente triste e nostalgica, ma mi è venuta in mente ieri e ho deciso di scriverla oggi stesso ^-^

Avrei mille cose da dire, ma lascerò che sia il silenzio a parlare. Quindi vi invito a lasciarmi un commentino e farmi sapere cosa ne pensate e se ciò che Molly ha deciso di fare per salvare suo figlio sia tremendamente sbagliato ed egoista o in questa grande bugia vi sia anche una nota intonata a salvare lo spartito di questa famiglia.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Pathetic