E fu l’amore a decidere di non morire
«Mamma»
Fu quel richiamo a riportarla alla realtà, una voce carica di lacrime che la
costrinse a distogliere lo sguardo dal corpo pallido di suo figlio e posarlo
sul volto distrutto dell’altro.
Vide qualcosa in quegli occhi che la fece tentennare per qualche secondo, sentì
un grido troppo lacerante per poter essere ignorato, una disperazione tale da
chiudere ogni porta, da negare ogni salvezza.
E Molly capì che suo figlio non si sarebbe mai più ripreso, glielo poteva leggere
negli occhi.
E decise che l’avrebbe protetto. Dal mondo e da sé stesso.
«No, Georgie» sussurrò, una forza disumana che si
ancorava al suo cuore di madre «Sta solo dormendo.»
«Si sveglierà?»
«Sì, quando tutto sarà finito. Te lo prometto.» sentiva gli occhi di tutti
posarsi su di lei, ma non se ne badò.
«Charlie» richiamò con autorità, nella sua voce non vi era nessuna dolcezza,
non più «Porta tuo fratello lontano da qui.»
«Mamma, no. Voglio stare qui.»
«Portalo via.» ripeté, gli occhi che si posavano con sicurezza sul suo secondogenito,
che annuì.
Molly ignorò tutto: le urla di suo figlio, le lacrime, gli scongiuri, ogni
cosa. E vi riuscì perché sapeva di fare la cosa giusta.
«Che cosa vuoi fare, mamma?» domandò Ron, la confusione più cieca che dimorava
nella sua testa.
«Proteggo la mia famiglia.»
«Sveglia, Freddie! È mattina, bisogna aprire i regali!» il sorriso
sulle labbra del gemello era la cosa più splendente che illuminasse la stanza
in quel momento, aveva i capelli rossi ancora spettinati e il pigiama stropicciato
addosso, ma la sua espressione era euforica.
Era il primo Natale dopo anni di guerra, la prima vera festa di pace dopo
lacrime e sangue.
«Mmh che ore sono?» domandò il fratello stirandosi le
braccia e si passò una mano tra i corti capelli rossi. Nel suo sguardo spiccò
una scintilla di amara comprensione, ma svanì com’era apparsa. Incatenò lo
sguardo a George e gli sorrise con trasporto.
«Andiamo a strappare qualche carta colorata, Georgie!»
Erano scesi senza
nemmeno preoccuparsi di cambiarsi e si erano tuffati in salotto, cominciando a
scartare qualche pacchetto natalizio.
«Scommetto che a Ronnie hanno regalato il solito maglione marrone.» sghignazzò
il gemello più giovane, sistemandosi i capelli per coprire un po’ il foro che Piton gli aveva lasciato al posto dell’orecchio.
«Ah, voglio vedere la sua faccia! Ogni volta gli si formano due fossette
proprio qui e …» ma la loro conversazione venne interrotta dallo scalpiccio che
udirono al piano di sopra. Qualcuno si stava affrettando a scendere le scale di
corsa e dopo qualche secondo videro spuntare una figura sottile dai lunghi
capelli cremisi.
«Si stanno già svegliando tutti» mormorò facendo scattare gli occhi da un
regalo all’altro e avvicinandosi ai due fratelli maggiori.
«Dov’è Harry?» domandò divertito uno dei due dando una gomitata all’altro.
Ginny arrossì. «Non sono affari tuoi, Fred!»
«Certo che sono affari nostri» proruppe George con serietà «Abbiamo il dovere
di dare il nostro consenso a questa relazione»
«Fa parte dei diritti dell’essere un fratello maggiore.»
«Un fratello maggiore affascinante» continuò George.
«Intelligente»
«Fantasioso»
«E modesto.» concluse la sorella guardandoli con un mezzo sorriso.
«E affamato» aggiunse Fred indicando la cucina. «Credo che mamma abbia lasciato
i biscotti sul tavolo.»
«Biscotti che saranno mangiati durante il pranzo, signorino.» proruppe una voce
famigliare e autorevole. Molly Weasley li fissava con le mani sui fianchi e un
sopracciglio alzato, ma non c’era ira nei suoi occhi.
«Basta un incantesimo di appello» bisbigliò George all’orecchio del più grande,
ricevendo un’occhiata di ammonimento dalla madre.
«Papà dovrebbe scendere a momenti ed Hermione si sta facendo una doccia, se
poteste aiutarmi a preparare il pranzo …»
«Noi sistemiamo la tavola in giardino» si offrirono i gemelli, precipitandosi
fuori e richiamando i giubbotti con le bacchette.
Molly si perse qualche istante a fissare la soglia da cui erano spariti quei
due suoi scalmanati figli, un’ombra grave che gli incupiva il sorriso.
«Mamma» la richiamò Ginny, avvicinandosi a posandole
una mano sul braccio. Condivisero uno sguardo di complicità e senso di colpa,
poi la donna si fece forza e si costrinse a sorridere.
«Andiamo a preparare il tacchino, cara.»
La grande tavolata era
un aggroviglio di chiacchiere e schiamazzi, sembravano tutti indaffarati a
discutere di qualche frivolezza o argomento sportivo.
«Mi piascerebbe tanto avere un bambinò,
ma William disce che è troppo presto.» stava dicendo Fleur e, nonostante il tono apparentemente irritato, stava
sorridendo e sembrava alquanto presa dal discorso,tanto che cominciò ad
elencare ad Audrey una lista di futuri nomi da dare ai suoi figli.
Dall’altra parte del tavolo, Ron discuteva animatamente con Harry a proposito
dell’ultima partita di Quidditch della stagione.
«Non posso credere che l’Irlanda ha perso, pensavo che la sconfitta di Vol- cioè, di Chi-Sai-Tu avrebbe dato
la giusta carica ai giocatori. Be’, almeno l’Inghilterra si è classificata con
dignità.»
Il pranzo durò a lungo, molto più del solito e ben presto si ritrovarono a
ridere e scherzare sotto il cielo di un pomeriggio decisamente caldo per l’inverno.
George aveva rinunciato a ingozzarsi di biscotti e si era voltato a parlare con
suo fratello Fred di eventuali scherzi che avrebbero potuto inventare nelle
settimane successive. Il negozio andava a gonfie vele, gli affari erano alle
stelle e più il tempo passava, più i ragazzini di tutta Diagon
Alley si affacciavano alle loro vetrine colorate.
«Faremo Galeoni a palate quest’anno, vedrai.» esclamò George con positività,
mentre il fratello beveva un sorso da una boccetta di vetro scuro e violaceo.
«Fa ancora schifo?» chiese il fratello, indicando la bottiglietta di antidoto che
Fred stringeva tra le mani.
«Un po’» mugugnò l’interpellato, ma si affrettò a cambiar discorso deviando l’attenzione
del gemello dalla medicina che si era portato alle labbra. «Sai, potremmo
inventare degli sciroppi sputa fuoco. Andrebbero a ruba!»
«Idea geniale, bello! E come li chiamiamo?» avvicinò l’indice alla bocca come
per pensare, ma l’immaginazione di Fred fu più veloce.
«Gola fiammante, la medicina che divora la tosse in uno sbuffo di drago.» recitò
con entusiasmo il maggiore dando una pacca al gemello, che annuì con lo stesso
trasporto.
«A proposito di draghi» mormorò George all’improvviso, cominciando a guardarsi
intorno «Dov’è Charlie?»
La mascella di Fred si serrò all’improvviso, un silenzio sospetto che gli
rubava le corde vocali per qualche secondo. Non ricevendo risposta, George si
voltò verso la madre, intenta a conversare concitatamente con Ginny e Hermione.
«Mamma?» la richiamò il ventenne, aspettando che la donna si voltasse a guardarlo
«Che fine ha fatto Charlie?»
Il sorriso che colorava le gote di Molly si attenuò drasticamente mentre
muoveva la bocca e tentava inutilmente di rispondere alla legittima domanda del
figlio.
«L-lui ha avuto un impegno, tesoro.»
«Ma è Natale.» replicò il ragazzo, sbuffando sonoramente. Le chiacchiere si
erano lentamente affievolite tra i presenti e ognuno alternava lo sguardo da
George a Molly con nervosismo.
«Lui e i suoi draghi!» sbottò Fred alzando le spalle «Secondo me ha una storia
con uno di loro.»
«Con un drago? Bleah!» commentò Fleur
con disgusto e in quel breve scambio di battute, il sollievo tornò a calare
sulla lunga tavolata assolata di dicembre.
«Che ci puoi fare, Georgie? I draghi lo esaltano.»
sghignazzò Bill, seguendo le orme lasciate da Fred.
«Bene, che si sposi con Norberta allora.» borbottò il
gemello, inghiottendo l’ennesimo biscotto al cioccolato.
Fred sorrise dando una pacca al fratello, ma a qualche sedia di distanza, due
coniugi dai capelli rossi si scambiavano uno sguardo addolorato e una singola
lacrima minacciava di graffiare il volto di sua madre.
In piedi di fronte al
tramonto ormai concluso, Hermione aveva un’aria mesta e corrucciata, le braccia
che si stringevano in un gesto di calore. Ron gli si avvicinò lentamente,
potevano sentire il chiacchiericcio dei parenti radunati in salotto e il soffio
lieve del vento gelido che si scontrava sulle finestre e muoveva i capelli
della ragazza.
«Hermione ?»
«È sbagliato.» esclamò lei senza nemmeno incontrare i suoi occhi.
Ron non ribatté subito, c’era una lama dentro di lui che continuava a tagliare
il suo cuore e ridurlo a brandelli.
«Non è giusto, è vero, ma sai che lui non …»
«Non potete farlo vivere in una realtà che non esiste. Ha il diritto di sapere,
di capire, di andare avanti.» la sua voce era ferita, traboccava di un dolore
imprescindibile e senza nome. Sapeva che quello che i Weasley tentavano di fare
non era dettato da egoismo o cattiveria, sapeva che per quanto fosse sbagliato,
era la strada meno difficile.
«È proprio questo il punto, Hermione. Credi che non ci sia una parte dentro di
lui che non lo sappia già? Ha passato ogni ora della sua vita con Fred,
riuscirebbe a riconoscerlo tra mille specchi. Mione,
lui non vuole accettare la verità, non riuscirebbe mai a superarla.»
«Mentirgli aggraverà solamente la situazione, Ron. Più i giorni passano, più
sarà difficile per lui lasciarlo andare.»
Si guardavano negli occhi con sofferenza e convinzione, le mani inconsapevolmente
unite a supportarsi.
«Tu non l’hai visto» sussurrò Ronald, il tono che si faceva più triste e
desolato «Non hai incontrato i suoi occhi quel giorno di maggio, non hai visto
la disperazione che ha lambito il suo sguardo per quei pochi secondi. Non
voglio perdere un altro fratello.»
E Hermione non disse quanto egoista fosse Ron a far vivere George nel passato,
a non permettergli di andare oltre. Non disse niente e lo abbracciò, e lo
baciò.
«Sai, Fred? Non sarebbe
male un materasso di miele, che ne dici?»
«Mi sembra un’idea fantastica, Georgie.»
Si sdraiarono nel loro letto al buio della vecchia camera che condividevano
alla Tana quand’erano più giovani. I cuscini erano morbidi così come
ricordavano, e profumavano di casa.
Si sorrisero nell’ombra, la gioia natalizia che già scemava dai loro volti e si
inchinava alla stanchezza.
«Fred?» chiamò George con voce più leggera, gli occhi fissi sulla figura quieta
del fratello.
«Sì, George?»
«Ti voglio bene.»
Un groppo in gola gli artigliò la voce per qualche breve istante, un dispiacere
che si infondeva per tutto il suo corpo e gli gridava tutte le sue colpe.
«Ti voglio bene anch’io, Georgie.»
E si addormentò.
Era passata un’altra
giornata, Molly si sentiva a pezzi, seduta sulla poltrona su cui soleva
lavorare a maglia. Fissava l’orologio appeso alla parete, le immagini dei suoi
figli puntate su Casa. Sarebbe stato
tutto normale se solo la lancetta dei gemelli non avesse continuato a
ticchettare su un'altra casella, una casella che Molly aveva sempre disprezzato
e temuto: Disperso.
Passava spesso le serate in soggiorno mentre la notte portava i suoi figli nel
mondo dei sogni e Arthur si fermava nel suo studio all’aperto con tutti quei
marchingegni babbani. Molly sapeva che non fosse più
l’esaltazione e l’interesse a rinchiuderlo in quel capanno, ma il bisogno –come
lei- di fermarsi un attimo a pensare.
Sentì dei passi avvicinarsi al divano, non dovette nemmeno alzare la testa per
sapere a chi appartenessero.
«Sta dormendo.» esclamò la voce del figlio che aveva perduto, percepì un’accoltellata
al petto in quelle parole.
«A volte mi chiedo se stiamo facendo la cosa giusta.» sussurrò la madre,
cacciando via le lacrime dal suo volto. Fred si sedette sul divano di fronte a
lei, un’espressione amara che cancellava il sorriso splendente con cui la morte
l’aveva richiamato a sé.
«Non lo è, mamma» scosse la testa il giovane, i lineamenti che cominciavano a
mutare e donavano al suo viso dei tratti più maturi e decisi di quelli del
fratello. Anche il fisico divenne più pronunciato, lo sguardo più tranquillo e
introverso di quello dei gemelli.
«Charlie» singhiozzò la donna abbandonandosi al pianto «Che cosa stiamo
facendo?»
Il figlio la guardò per un paio di minuti, boccheggiando in cerca delle parole
giuste.
Appoggiò la bottiglietta di pozione polisucco sul
tavolino che li separava, unica prova della loro grande recita.
«Non lo so.»
Ehi guys!
Oneshot tremendamente triste e nostalgica, ma mi è
venuta in mente ieri e ho deciso di scriverla oggi stesso ^-^
Avrei mille cose da
dire, ma lascerò che sia il silenzio a parlare. Quindi vi invito a lasciarmi un
commentino e farmi sapere cosa ne pensate e se ciò che Molly ha deciso di fare
per salvare suo figlio sia tremendamente sbagliato ed egoista o in questa
grande bugia vi sia anche una nota intonata a salvare lo spartito di questa
famiglia. ♥