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Autore: eringad    24/03/2009    2 recensioni
Paesino sperduto in Campania, 7 Maggio 1945, ultimo giorno della guerra. Una famiglia problematica, composta da soli tre bambini, una piccola combina guai bionda di sei anni, nello scenario della Seconda Guerra mondiale, una storia di piccoli eroi, eroi di tutti i giorni, o eroi speciali, sopravvissuti alla durezza dei tempi di carestia, alle esperienze dolorose. La storia di tre piccoli eroi, Kankuro, Ino e Temari. Basata su una storia vera!
{Partecipante al contest "Ino & Temari Tribute" indetto da Mimi-chan e Bambi88}
Genere: Generale, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari, Ino Yamanaka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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{Half morning – Eroe}

Un piccolo sassolino rotolò sul pavimento della stanza di Kankuro.
Il bambino che era sdraiato con la spiga in bocca, le braccia dietro la testa, sul suo piccolo lettino si alzò di scatto sentendo quel rumore molesto.
Andò all’apertura sul muro di camera sua provocato da una bomba e fece capolino con la testa.

“Pssss! Kankuro!”

Una bambina dai corti capelli biondi spuntava tra le macerie sorridendo sdentata.
Il ragazzino sorrise e si arrampicò giù per il cumulo di mattoni crollati dal muro della sua stanza.
Si avvicinò saltellando alla bambina che teneva le mani dietro la schiena nascondendo due contenitori in metallo dietro al largo vestitino azzurro.

“Cosa c’è Ino?”

“Ti hanno messo in punizione?”

“No.”

“A me si… La mamma mi ha detto che devo andare a prendere il latte.”

Il bambino dondolò sulle gambe calciando una pietra.
Mise le mani nelle tasche dei pantaloncini corti e guardò la bimba alzando le spalle.

“E allora?”

“Mi accompagni? Ho preso due contenitori, così ne prendi anche per tua sorella e fate pace!”

La bambina mostrò fiera i contenitori di metallo che cozzarono l’uno contro l’altro.
Il bambino ne prese uno e con una mano in tasca cominciò a camminare affiancato dalla compagna di giochi.
La strada per arrivare alla fattoria dove prendere il latte passava in mezzo a un bosco e costeggiava un burrone, dove crescevano i castagni.
La loro meta era lontana e il paesaggio poco gradevole li impauriva.
Spesso e volentieri in quelle zone c’erano i partigiani, o i tedeschi. Sapevano bene che era più o meno la stessa cosa, i partigiani erano cattivi con loro, li picchiavano se ne avevano voglia, o rubavano, ma almeno parlavano la loro lingua, non come i crucchi che scendevano per le montagne.
Quando arrivarono al burrone, cominciarono a fischiettare battendo i piedi forte per spaventare gli animali selvatici e per farsi un po’ più di coraggio.
Gli aghi dei castagni crocchiavano sinistri contro gli zoccoli di legno, e loro si afferrarono per mano spaventati velocizzando il passo.
Quando raggiunsero la fattoria, il cancello d’ingresso era sbarrato. Gli abitanti si erano chiusi dentro per la paura.
Ino cominciò a scuotere forte le sbarre gridando con la sua vocina acuta.

“Siamo due bambini! Abbiamo bisogno solo di un po’ di latte!”

Non ricevette risposta. Ma lei testarda, continuava a percuotere le sbarre e a chiamare i padroni.
Kankuro, stanco di aspettare dopo tutta quella strada, poggiò a terra il contenitore metallico e fece spostare la bambina tirandola indietro.

“Aspetta Kankuro! Sicuramente verranno ad aprirci!”

Il ragazzino pestifero la guardò scettico arrampicandosi su per il cancello e scendendo cautamente dall’altra parte con un salto.
Una volta arrivato dall’altra parte, fece leva sulle ginocchia e si alzò creando un gran polverone, la bambina gli passò i contenitori attraverso le sbarre e il bambino cominciò a correre verso la stalla.
La bellissima bambina bionda cominciò a saltellare da un piede all’altro impaurita lanciando spesso occhiate verso la stalla.
Poi ripose i suoi sandali di là del cancello metallico ed emulò il gesto del bambino impacciata.
Raggiunta l’estremità superiore del cancello prese un gran respiro, era testarda e quello che voleva fare, faceva, a suo rischio e pericolo.
Fece passare l’altra gamba al di là del cancello e cominciò a scendere. Calcolò male la distanza tra il terreno e il punto da cui saltò cadendo sul ginocchio.
Si mise seduta con le lacrime agli occhi pulendo la ferita con le piccole manine.
Presto cominciò a singhiozzare spaventata e dolorante chiudendo gli occhi e strillando.
Aprì gli occhi quando sentì un cozzare metallico sul terreno e vide Kankuro correre verso di lei spaventato.

“Ino! Ti sei fatta male? Come hai fatto ad arrivare qui?”

Le mani del bambino si posarono prima attorno alla sbucciatura per esaminarla poi sotto le sue ginocchia e sulla schiena.
La raccolse tra le sue braccia trasportandola verso la fontana al centro del cortile, la posò su un gradino ponendo un secchio sotto il rubinetto e cominciando a pompare acqua da quello.
La bambina piangeva singhiozzando e il bambino tirò il secchio pieno fino a lei.

“Dai, Ino, non piangere, diventi brutta se piangi!”

Come se avesse detto le parole magiche, la bimba smise subito stringendo con le mani il vestito e trattenendo a fatica i singhiozzi. Il bambino strappò un lembo di stoffa da una manica della sua camicetta estiva e lo intinse nell’acqua strizzandolo e passandolo sulla ferita.
Ino guardò il ragazzino affannarsi per lei.
Era un eroe, perché gli eroi si prendono sempre cura delle principesse e la salvano sempre.
E lui lo faceva sempre.

“Kankuro, tu sei il mio eroe.”

Lui arrossì picchettandosi una guancia con una nocca e bagnandola d’acqua.
La bambina si chinò sul ragazzino donando un innocente bacio sulla guancia.

“Io sono la tua principessa però, vero?”

“Sì Ino, tutto quello che vuoi, però sta ferma con il ginocchio altrimenti la fasciatura non viene bene.”

Ino sorrise felice. La sua mamma le raccontava sempre, prima di addormentarsi nel tunnel, quelle belle favole in cui la principessa veniva salvata dal suo principe, il suo eroe, e poi si sposavano e vivevano felici e contenti.
E lei ci credeva fermamente alle favole.

  
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