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Autore: Emmas_dreams    22/02/2016    1 recensioni
Allison, ragazza di 19 anni che ha causa del destino necessita soldi per poter continuare gli studi.
Dopo diversi colloqui viene assunta in prova da una casa discografica come segretaria di un famoso gruppo che lei non ha mai potuto ascoltare.
Cosa succede se un'innocua, sola e impaurita segretaria riesce a salvare l'animo ormai corrotto e consumato di un divo della musica?
"Pensavo che tutto questo sarebbe stato il massimo a cui potevo ambire ma solo ora capisco che c'è di più e lo devo a te."
Disse lui guardando davanti a se e non me
"C'è sempre stato di più e l'hai sempre saputo, solo non te ne accorgevi" dissi io guardandolo e poi continuammo, in silenzio, a guardare la strada davanti a noi.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero nervosa cavolo se lo ero, quel giorno al lavoro avevo rovesciato il caffè sulla scrivania e Nadia si era arrabbiata, tremavo e non riuscivo a concentrarmi, così non andava affatto bene. Provai in tutti modi a restare calma così alla fine presi un calmante e lì iniziò ad andare meglio, lavorai molto per non pensare a quella maledetta cena a cui non sapevo nemmeno se volevo andare.
Quando finii di lavorare corsi subito fuori dall'ufficio ma fui bloccata da una forte mano che prese il mio braccio prima che oltrepassassi del tutto la porta della Sony music, mi voltai e lo vidi, occhiali da sole, bandana, soliti skinny neri e solita maglietta bianca, riusciva ad essere perfetto anche con poco e io lo stavo fissando da troppo tempo così decisi di distogliere lo sguardo ricordando che l'ultima volta che ci eravamo visti ci siamo baciati appassionatamente sulla mia scrivania dell'ufficio..
"H-Harry cosa c'è?" Dissi io guardando in basso non riuscendo a trattenere il suo sguardo.
"Ricordati di sta sera, alle 7" disse prima di lasciarmi andare il braccio e voltarsi tornando del tutto all'interno dell'edificio.
Io stranita iniziai a camminare verso casa, era proprio bipolare quel ragazzo è non sapevo cosa diamine volesse dalla mia vita. 
Camminando verso casa pensai alle cose che avrebbe potuto dirmi e quelle che avrei potuto dire io a lui, c'erano così tante cose che avrei voluto chiedergli come: perché mi hai baciata se hai già una ragazza? Oppure: perché mi difendi la proteggi la mia incolumità se mi odi? E volevo chiedergli perché mi trattava male o perché volesse essere mio amico, insomma, tante domande che mi frullavano nella mente e mi rendevano molto soprappensiero.
Quando arrivai davanti alla piccola palazzina di casa mia cercai le chiavi in borsa che ovviamente erano sotto a tutti e aprii il portone entrando in casa, ovviamente Casey non era ancora tornata dall'università così guardai l'ora per vedere se avevo ancora tempo per lavorare su alcune cose prima di prepararmi per la cena: 16.30 okay avevo ancora un po di tempo.
Mi misi sulla piccola scrivania di camera mia e riaccesi il portatile attaccandolo alla presa dato che era scarico per il troppo lavoro di quel giorno.
Preparai le date del tour in arrivo e i vari luoghi e mi piacque molto, chiamai un pochino mia madre che fu molto felice di sentirmi.
"Allie tesoro non ti fai mai sentire, tutto bene?" Chiese lei piano dal suo "ufficio"
"Si mamma solo che sono piena di lavoro in questi giorni, volevo solo salutarti e chiederti come sta Robert" dissi io sorridendo pensando a lei.
"Bene bene cara non c'è male, beh io devo tornare al lavoro ci sentiamo presto fai la brava" disse lei e dopo un saluto breve riattaccò il telefono e io controllai nuovamente l'ora per vedere se era l'ora di prepararmi, le 18.03, si era decisamente ora.
Corsi in bagno a farmi una doccia veloce senza capelli perché non avevo tempo di asciugarli, uscii e andai a prendere l'intimo, di soliti indossavo sempre completino semplici ma non sapevo come mai u quella sera volevo qualcosa di più interessante, così presi un reggiseno in pizzo nero e le rispettive mutandine, mi sentivo un po a disagio ma non mi importò, "era solo l'intimo e Harry non l'avrebbe certo visto." Pensai tra me e me prima che le immagini di me ed Harry nel suo letto mi entrarono nella mente ma cercai di scacciarle, ero proprio messa male.
Mi misi un tubino nero semplice con una scollatura a cuore che non mostrava molto il mio seno, i tacchi neri e la mia borsetta abbinata, in bagno mi pettinai con cura i capelli e mi lavai i denti "non si sa mai" pensai e poi Risi per i miei pensieri. Ero proprio stupida.
Mi aveva invitato a casa sua per parlare e magari di lavoro e io mi stavo facendo tutte quelle fisse mentali, si, dovevo decisamente smetterla di pensare così, lui aveva una ragazza e a me lui non piaceva minimamente è solo perché mi aveva baciata non c'era motivo di pensare che ci fosse una qualche attrazione da parte di tutti e due no? 
Mi misi le lenti e mi truccai un po mettendo la matita, il mascara e un po di fard per rendere le mie guance più rosee, mi misi un po di profumo e quando misi il telefono in borsa sentii suonare il citofono.
Andai a vedere chi fosse ed era il suo maggiordomo/autista/ schiavetto.
Ad Harry piaceva essere servito e riverito e questa era una delle tante cose che odiavo di lui.
Misi sul tavolo della cucina un bigliettino per Casey di saluti dato che non l'avevo vista quel giorno e scesi di corsa.
A Casey 
Casey sono a cena dal principino ti aggiorno
Baci ;)
Mi fiondai verso il giardinetto del mio palazzo e vidi il pinguino che mi aspettava di fianco alla portiera della macchina.
"Buona sera signorina mi chiamo Roger ora la porterò dal signor Styles" disse tutto imbalsamato e a me venne da ridere per il suo modo così professionale e mi immaginai Harry che si lamenta con lui ma ricacciai le immagini e annuii piano salendo in macchina non sapendo cosa dire, ero stata praticamente costretta ad andare a quella cena e, anche se non l'avrei mai ammesso, dentro di me ero leggermente emozionata dal fatto che mi avesse invitato a Cena ma non era nulla di troppo rilevante.
Il viaggio fu abbastanza breve, un viaggio in cui io mi tormentai le mani per il nervosismo mangiandomi unghie o pellicine per cercare di calmarmi ma serviva solo a rendermi le mani ancora più brutte di prima quindi smessi.
La macchina si fermò d'un tratto da vanti al cancello in stile vittoriano di una villa piuttosto grande sempre in stile antico dell'800 che faceva pensare di essere in una fiaba, era in mattoni rossi con un'edera rampicante lungo il muro, aveva un balcone molto grande ed era semplicemente stupenda, attraversai lentamente il vialetto con molti cespugli e fiori, si sentiva solo il rumore dei miei tacchi e stava iniziando  a fare buio, arrivata davanti alla porta bussai timidamente voltandomi per vedere se c'era ancora Roger dietro di me ma no, era sparito e pensai che fosse andato a parcheggiare la macchina.
Volevo scappare, correre a casa e lasciar perdere tutto, indietreggiai lentamente indecisa, volevo correre ma i miei piedi restavano incollati al pavimento fino a quando la porta si aprì lievemente rivelando il viso del bellissimo ma tormentato ragazzo che vi viveva all'interno così sorrisi imbarazzata ed entrai piano, non era né elegante ne vestito da barbone e mi sentii stupida perché invece io ero molto elegante, avevo pensato a qualcosa di romantico quando in realtà come me aveva detto era solo una cena per parlare ma io stupida avevo pensato di testa mia, cercai di far finta di nulla e lo seguii verso la sala guardandomi in giro ammaliata, dentro la casa era tutta moderna bianca e nera, era tutto spoglio ma sembrava comunque accogliente e destramente elegante.
"Allora hai intenzione di parlare o dobbiamo stare muti tutta la sera?"chiese lui ghignando e io già mi irritai. "Ecco, adesso comincia con le sue cagate" pensai tra me e me ma mi trattenni dall'alzare al cielo per evitare inconvenienti come la volta prima.
"Beh sei tu quello che vuole parlarmi no?" Dissi io in tono da saccente e lui sorrise sghembo intimandomi di sedermi a tavola e sparì in cucina, era tutto strano, molto strano.
Quando tornò aveva in mano una pentola piena di rosbif e mi venne subito l'acquolina in bocca pensando che doveva essere proprio buono.
"Mmh sembra ottimo, l'hai cucinato tu?" Dissi anche se intuivo già la risposta.
"No no io non cucino l'ha fatto la mia cuoca Alexandra che ora non c'è, siamo solo noi due ora" disse guardandomi malizioso e io quasi non mi strozzai con il vino, si era seduto di fronte a me e aveva già iniziato a servirsi la carne, ne approfittai per iniziare a chiedere come mai fossi lì.
'Ehm come mai mi hai invitata?" Dissi piano guardandolo e lui alzò lo sguardo dal rosbif a me in un minuto.
"Così tanto per" disse lui facendo spallucce e io mi irritai per la sua risposta ma non mi fermai.
"H-ho visto ieri in TV che sei uscito con la tua ragazza ieri, non sapevo avessi una ragazza" dissi leggermente rossa in visto mentre tagliavo un pezzo di carne.
"Non essere gelosa ragazzina me la scopo e basta giusto per divertimento" disse e io feci cadere la forchetta sul piatto per le sue parole.
"Uno non sono gelosa, non mi interessa se te la fai o no era solo per chiedere e due devi smetterla di usare le persone a tuo piacimento solo perché sei famoso allora puoi" dissi io già stanca delle sue risposte e lui si alzò dal tavolo avvicinandosi pericolosamente a me.
"Ragazzina so che sei gelosa ma tranquilla te l'ho già detto, non sei il mio tipo" disse e li non ci vedi più.
"Ah sì? Allora perché mi hai baciata? " dissi io scocciata.
"Te l'ho già detto, tanto per fare qualcosa, mi annoiavo" disse lui alzando le spalle e io mi inorridii, ero una stupida per aver accettato il suo invito e per aver pensato che potesse avere un minimo di cervello.
"Sei proprio uno stronzo" dissi alzandomi da tavola e vedendo la sua mascella contrarsi, non mi importava più nulla di quell'essere fottutamente bipolare avevo solo bisogno di uscire da quella casa così presi la borsa ma mentre aprivo la porta qualcosa mi bloccò per un fianco e io immaginavo già cosa fosse, mi girò verso di lui, aveva la faccia a pochi centimetri della mia, non dovevo farmi incantare quella volta, dovevo essere più forte di lui.
"Cosa vuoi da me Harry?" Dissi io a denti stretti.
"Non te ne andare, resta con me" disse piano quasi implorandomi e io mi bloccai per le sue parole.
"Se la smetti di fare lo stronzo okay" dissi piano, perché aveva quel potere su di me? Dovevo correre a casa e pure le sue parole mi sciolsero e mi invasero i sensi, era come una droga la sua voce, il suo profumo, il suo modo di essere.
"Io intendo resta qui, per la notte" disse avvicinandosi pericolosamente al mio collo e baciandolo leggermente provocandomi dei brividi in tutto il corpo.
Non sapevo cosa fare, sentii qualcosa di strano sul mio basso ventre e non ci potevo davvero credere che stava avendo quell'effetto su di me, ne volevo ancora fino a farmi male ma sapevo che dovevo dire di no e la parte razionale del mio cervello vinse.
"N-no Harry non posso restare" dissi io quasi sottovoce ma lui ignorò le mie parole e mi interruppe premendo con forza le sue labbra sul mio collo, cominció a succhiare lievemente e a mordere creandomi un po di dolore, poi iniziò a succhiare sempre più forte, mi faceva male, ma era un dolore piacevole, io ero ferma contro il muro che gli dicevo a bassa voce di smetterla ma più lo dicevo più lui continuava, avevo tutti i suoi capelli in faccia che mi facevano solletico e quando finii di succhiarmi il collo mi guardò attentamente come per vedere una possibile reazione da parte mia, aveva le labbra leggermente arrossate e ansimava un pochino per il contatto sui mio collo.
"Resta" disse di nuovo prima di tornarsene in cucina come se nulla fosse.
Corsi verso il primo specchio che trovai per vedere il segno, era violaceo e piuttosto grande, sembrava che un vampiro mi avesse succhiato il sangue, sospirai sconfitta e tornai in sala da pranzo trovandolo continuando a mangiare il cibo che aveva nel piatto così mi risedetti anche io.
"Perché mi hai fatto questo segno?" Dissi indicandomi il collo.
"Così la gente sa che ti possiedo" disse ghignando e guardando verso di me.
Le sue parole mi lasciarono a bocca aperta e non sapevo se in modo negativo o positivo.
"Resta." Disse di nuovo piano è quella volta tutte le mie difese crollarono e mi resi conto che gli era basta una frase, un commento per farmi cadere ai suoi piedi come una stupida, annuii lentamente ed imbarazzata e finimmo la cena in silenzio, nessuno diceva qualcosa anche se c'era molto da dire e lo sapevamo, ma ogni cosa aveva suo tempo e a quanto pare, quella sera, ne avremmo avuto molto.
  
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