{ Freddo
È freddo.
E non si riferisce tanto al metallo che sfrega contro la sua pelle; è fredda
quella stanza, sono fredde quelle coperte, sono freddi
quei corpi che giacciono su uno stesso letto ma schiena contro schiena, come
fossero sconosciuti.
Con gli occhi socchiusi, incantati nel tentativo di distinguere i contorni di
un'oscurità opprimente, Qrow sente un peso troppo
forte nel mezzo del petto per riuscire a dormire. Una mano è nascosta sotto il
cuscino, l'altra stringe dolorosamente sulla federa, e ogni pensiero si
fa via via sempre più difficile da ignorare.
Perché sempre più difficile è ignorare il suo ignorare, il suo
distanziarsi, il suo sfuggire così dannatamente palese ai tentativi di
riallacciare qualsiasi cosa si andata a perdersi in quei mesi di silenzio e di
assenza, di lavori e missioni irrinunciabili. Anzi, è piuttosto sicuro di poter
andare anche oltre, di poter individuare, nell'origine di quella gelida
freddezza, il momento in cui per la prima volta l'ha rivisto aprire gli occhi
dopo quelle che gli erano parse epoche di pura,
lancinante agonia.
Quando ancora credeva di dovergli dare i suoi spazi, di aspettare che si
riabituasse alla vita, che fosse comprensibile volersi allontanare quando il
suo corpo era — e tuttora è — ridotto in quella maniera.
Ma non ha più nemmeno la forza di biasimarsi, conscio,
ormai, che la colpa non risieda minimamente nel suo modo di reagire alla
questione. Sa di essere stato lì per lui quando ne ha avuto più bisogno, e sa
di essere mancato solo quando era chiaro che la sua presenza non fosse gradita.
Non c'è più senso di colpa, nel suo animo: odia ammetterlo, ma il peso che
sente, giorno dopo giorno, silenzio dopo silenzio, sta
diventando rancore.
Rancore nel sentirlo così distante.
Rancore nell'essere trattato con quell'altezzosa indisponenza.
Rancore nel vederlo impedirgli di toccarlo, carezzarlo, amarlo come ha sempre
fatto, come se ad unirli non sia tanto un sentimento
quanto una convenzione.
Rancore nell'assistere ad un cambiamento tanto
inutilmente improvviso quanto dannatamente stupido.
James Ironwood non è più un uomo; non è niente di
diverso dalle macchine di cui tanto va fiero, di quella ferraglia così intelligente
ma senza sentimento alcuno.
E sbuffa nel silenzio, Qrow, sentendo le labbra incurvarsi
amaramente.
“Jimmy.”
Lo sente muoversi. Probabilmente è ancora sveglio.
“Il cuore sta a destra o a sinistra?”
Sporge lo sguardo oltre la propria spalla: la prima cosa che vede, come un
riflesso di luce improvvisa, è il baluginare vigile e severo dei suoi occhi,
che non sortisce nessun effetto se non quello di premere ancora di più sui suoi
nervi esausti.
“Il cuore sta al centro, Qrow. Solo leggermente spostato a sinistra, se dobbiamo essere
assolutamente precisi.”
Quindi c'è davvero un cuore che batte ancora,
in quella scatola di pelle e di latta? Torna a dargli le spalle, sentendo il
sorriso di poco fa spengersi definitivamente.
“... sai, non l'avrei mai detto.”
Oh no ho contaminato con
gli uomini omosessuali anche la sezione RWBY di efp
Non ho idea se ci siano lettori da queste parti, e
se qualcuno di essi apprezzi l’IronQrow, ma pur
avendola scritta un po’ di getto mi è piaciuta e ho pensato di ficcarla
comunque qui, giusto per provare o/
Grazie già da ora per ogni eventuale lettura e/o
commento, ogni giudizio è sempre ben accetto ~
Take care!