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Autore: Tati Saetre    24/02/2016    8 recensioni
Edward ha 30 anni, capo della Cullen Media Group, è un uomo presuntuoso, egoista e viziato.
Isabella ha 28 anni, direttrice di una delle Gallerie d'arte più famose di New York, è in cerca dell'uomo della sua vita.
Che cosa li accomunerà per il resto delle loro vite?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Sabato 22 Dicembre 2001

Quindicesimo capitolo – Desiderio di Natale

 

Sabato 22 Dicembre 2001

 

 

So thiiiiis iis Christmaaaas and happyyyy nuu yaaaaaa

“Mia!”

Jingle beeeel jingle beeeeelll

“MIA! Potresti smetterla?” Bella sbatté la cartellina che aveva in mano sul tavolo di marmo, sospirando rumorosamente.

Erano passati quattordici giorni. Da quando Edward le aveva detto che Tanya Denali era stata il suo primo grande amore, durante il College. Il solito cliché. Lei la ragazza più bella della scuola, lui il capitano della squadra di Baseball. Le aveva detto anche che non la vedeva e non la sentiva da anni, ormai.

Erano invece passati dodici giorni. Da quando Edward le aveva detto che sarebbe partito per un viaggio di lavoro in Svizzera, e che forse non sarebbe tornato nemmeno per Natale. Avevano parlato di Tanya e basta, quella sera. Poi, Bella si era chiusa nella sua camera dopo tanto tempo, forse troppo. Non avevano dormito insieme, e la mattina dopo aveva trovato un bigliettino in cucina, dove lui le spiegava con pochissime parole la sua partenza imminente per la Svizzera.

“Non fare così, su!” Emma si avvicinò a sua sorella, mentre la più piccola circondava con le sue piccole braccia la vita della maggiore.

Tia Bella mi strilla sempre!” Disse Mia in lacrime, zuppando lentamente il maglioncino rosso di Emma. “Non mi vuole più bene.” Singhiozzò.

Bella seguì tutta la scena dal tavolo della cucina, sparpagliato di documenti e carte per il lavoro.

“Che succede qui?”

Nonno!” Entrambe urlarono in coro, correndo fra le braccia di Carlisle. Lui le prese entrambe, baciandole sulla fronte.

“Bella, sono entrato con le chiavi di scorta che ha Esme. Scusami se non ti ho avvisato.”

“Ciao, Carlisle. Non ti preoccupare.” Si alzò, avvicinandosi ed abbracciandolo dolcemente.

Cosa dicono le mie tre donne preferite?”

“Nonno!” Emma gli diede un lieve buffetto sul viso “non dire così! Lo sai che poi nonna Esme si arrabbia.”

“Nonna non si arrabbia, perché io sono il suo preferito. E ama solo me.”

Bleah. L’amore.” Mia invece stava attraversando quella fase del ‘i maschi fanno schifo’.

Va tutto benissimo, Carlisle. Come mai da queste parti?”

Esme doveva fare delle compere nei dintorni, allora ho pensato di venirvi a fare una visita. Sai com’è Bella, le donne e lo shopping.”

“Hai fatto benissimo. Metto su del caffè?”

“Certo. E se poi non ti dispiace, quando Esme ha finito vorremmo che le bambine venissero a cena da noi.”

“Sì!”

“SISISISI!” Bella non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, perché quelle due avevano già deciso.

“Nessun problema.”

Bella mise su del caffè, mentre Carlisle fece scendere dalle braccia le sue nipotine, che corsero al piano superiore per preparare le loro cose.

“Come vanno le cose, tesoro?” Domandò Carlisle, sedendosi su uno sgabello davanti al piano cottura.

“Benissimo.”

Bella.”

“Sì?”

“Abbiamo tutti dei momenti difficili.” Aspettò che il caffè uscisse, e poi si voltò verso quel bellissimo uomo, che ormai considerava a tutti gli effetti un papà.

“Emma e Mia sono fantastiche, lo sai. Ma sono pur sempre delle bambine. Mille occhi e mille mani, sai cosa intendo. Carlisle rise, annuendo.

“Capisco benissimo.”

“Sai,” disse, versando il caffè in due tazze “mi sono sempre considerata una persona abbastanza matura, seria e responsabile.”

“L’opposto di Alice.” Finì Carlisle per lei.

“Esatto. Non capisco come… faceva. Alice era il mio esatto opposto, Carlisle. Sbadata, imprevedibile e geniale allo stesso tempo. Io pensavo che non sarebbe stato così difficile, con loro. Ovvio, Alice era pur sempre la loro mamma, ed io non sarò mai come lei, per le bambine. Ma…”

“Bella.” Carlisle allungò una mano sul tavolo, stringendo la sua. “Alice era una bambina. E non è un dispregiativo. Ma Alice, era tale e quale ad Emma e Mia. Se fosse stato solo per Alice, loro avrebbero fatto qualsiasi cosa. Qualsiasi. E Alice l’avrebbe fatta insieme a loro due. Tutto questo non è successo grazie a Jasper. Se Alice aveva quel lato infantile che faceva divertire le bambine sempre, Jasper sapeva quando era il momento di giocare e quando dovevano smettere. E’ per questo motivo, che erano una famiglia completa a tutti gli effetti, tesoro.

“Non ci avevo mai pensato.” Carlisle sorrise, carezzandole il palmo della mano prima di ritrarre la sua.

“E’ quello che dovreste fare tu e Edward. Completarvi. Eccellere quando uno di voi due manca in qualcos’altro, e viceversa. Lì diventerà tutto più facile, Bells.”

“Non credo che io e Ed-”

“E’ LA NONNA!” Bella non riuscì a terminare la frase, perché suonarono al campanello ed Emma corse giù per le scale per andare ad aprire.

“Ciao amore!” Esme le baciò dolcemente la fronte, posando delle buste di plastica all’entrata.

“Ho fatto un po’ di spesa, tesoro.” Disse a Bella, avvicinandosi per abbracciarla.

“Non dovevi Esme.”

“Oh, non ti preoccupare. Non mi è costato nulla.”

“Certo. Se continui a ritagliare tutti quei coupon.” Esme schioccò un’occhiataccia a Carlisle, pizzicandogli un fianco.

“Non sei simpatico.” Suo marito sorrise, e Bella in quel sorriso rivide quello di Edward.

Dio, quando mi manca.

“Eccole qui! Pronte?” Emma con un sorrisino sdentato annuì, portandosi per mano la sua sorellina che ultimamente la seguiva dappertutto.

“Zia Bella?”

“Sì, tesoro?”

“Possiamo restare a dormire dai nonni?” Domandò Emma, sbattendo gli occhi ripetutamente.

Questo l’ha imparato da Alice.

“Se per i nonni non è un problema.” Sia Esme che Carlisle dissero che no, non c’era nessun tipo di problema .

“Allora te le riportiamo domattina, Bella.”

“Le passo a prendere io, non vi preoccupate.” Posò un bacio sulla testa di entrambe, salutandole mentre si allontanavo nel porticato insieme ad Esme.

“Bella?”

“Sì?”

“Fra pochi giorni è Natale. Scrivi la tua lettera a Babbo Natale, esprimi un desiderio. Non è mai troppo tardi.” Carlisle la lasciò così sullo stipite della porta, raggiungendo sorridente sua moglie e le sue nipotine.

Una volta rientrata, si sedette sul divano appoggiando i gomiti sulle ginocchia, e affondando la faccia tra le mani.

L’unico problema era che il suo Desiderio di Natale era lontano migliaia di chilometri da lei.

 

 

 

24 Dicembre 2001

 

“Oh. Come sei bella, zia.”

“Grazie amore.” Era la vigilia di Natale, e sarebbero andate a cena a casa di Carlisle ed Esme. Bella per quella sera aveva indossato delle calze nere coprenti, ed un vestito rosso aderente che le arrivava al ginocchio.

Sarebbe stata una serata tranquilla, una cena senza troppe pretese. Leah, Jake, James e Laurent sarebbero andati a pranzo il giorno dopo. Quella sera, i signori Cullen aspettavano soltanto Bella e le loro nipotine.

“Siamo pronte?”

“Mi metti questo?” Mia le allungò un fiocco per i capelli rosso, che non riusciva a legare.

“Certo.” Bella si abbassò, incastrando per bene la mollettina fra i suoi capelli. “Ecco fatto. Ora, sei perfetta.” Le diede un lieve buffetto, e lei corse dalla sorella per farsi mettere le scarpine nere. Una volta pronte, si coprirono per bene tutte e tre ed uscirono nel freddo invernale di New York.

“E’ proprio bella questa macchina.” Disse Emma, sprofondando nei sedili profumati. Bella aveva deciso di prendere una macchina che costasse poco, per spostarsi meglio con le bambine. Jake l’aveva aiutata nell’impresa, ed ora guidava una piccola Fiat cinquecento bianca.

“Ti piace?”

“Sì. E’ come la macchina delle bambole.” E non aveva tutti i torti. La macchina di Barbie era proprio identica a quella. Soltanto rosa.

Il viaggio verso casa Cullen non durò molto, fra una canzone Disney e l’altra, tanto che quando Bella parcheggiò nemmeno fece caso all’auto parcheggiata accanto alla sua.

“Nonno! Nonna!” Mia urlò da vialetto, ed iniziò a bussare ininterrottamente alla porta di casa, finché qualcuno non andasse ad aprirle.

“BUH!”

“AAH” Le bambine sobbalzarono quando la porta si aprì, che nemmeno ebbero il tempo di realizzare di chi fosse quella voce, finché non misero a fuoco sotto la luce arancione del salone.

“Zio Edward!”

Tei Tornato!” Entrambe gli si aggrapparono addosso, circondandogli il collo con foga.

Hey, hey. Mi siete mancate anche voi.” Disse Edward, strapazzandole di baci. “Ora perché non correte dai nonni?” Non se lo fecero ripetere due volte, e scapparono via togliendosi i cappottini e buttandoli a terra.

Sia Bella che Edward si abbassarono per raccoglierli, trovandosi alla stessa altezza.

“Ciao.”

Il suo profumo.

I suoi occhi verdi.

Quelle fossette che uscivano fuori soltanto quando sorrideva.

“Ciao.” Bella si schiarì la voce.

Posarono tutte e due le giacche sull’appendiabiti, poi Edward aiutò Bella a togliersi la sua. Si stirò il vestito con le mani, ed si avviò verso la cucina.

“Dove vai?”

“A vedere se Esme e Carlisle hanno bisogno di aiuto in cucina.” Edward sorrise.

“Lo sai che è tutto pronto da stamattina. Vieni con me.”

“Dove?”

“A fare due passi.”

“Edward, nevica.”

“Non posso cenare...” Prese fiato, e si passò una mano tra i capelli. “Non possiamo sedere nello stesso tavolo… così. Dobbiamo parlare, prima.”

“Di cosa?” Bella si voltò, avvicinandosi verso di lui per fronteggiarlo. Anche se indossava i tacchi, non arrivava nemmeno alla sua fronte.

Vieni con me.” Fu appena un sussurro, e Bella non rifiutò.

Salirono le scale per andare al piano superiore, e Edward la precedette aprendo una delle tante porte di sopra. Fece entrare prima Bella, che si guardò intorno spaesata.

“E’ la tua camera?”

“Lo è stata fino al College. Esme e Carlisle l’hanno lasciata come allora. Non era grandissima, ma rispecchiava in tutto e per tutto Edward. Le foto della sua prima Comunione, dei suoi compleanni, del liceo e del College erano incorniciate sopra un mobile bianco. Al centro c’era un grande letto matrimoniale, e su delle mensole erano apposti i suoi trofei di baseball, il cappello della laurea e uno stereo. Bella si avvicinò, premendo play.

“Non credo ci sia qualcosa den- Ma si zittì, quando la musica partì.

Debussy?” Bella sorrise, raggiungendo Edward che si era seduto sul bordo del letto.

“Mia madre. Sai, la usa per rilassarsi.”

“Sì, come no.”

“Giuro!”

“Edward.” Lui si zittì. “Debussy è forte. Claire de Lune è una delle mie preferite.

“Va bene. Mi aiutava con la concentrazione. Sai, gli esami di fine anno.”

“Certo.” Bella sorrise, dandogli una lieve pacca sulla spalla.

Rimasero per qualche minuto in silenzio. Un silenzio che pesò su entrambi.

“Sei stato via tanto.” Lo ruppe Bella, mentre si tormentava le mani.

“Scusami. Io e James abbiamo dovuto chiudere la società in Svizzera.”

Cosa? No!”

“Già. Per ora, sei l’unica a saperlo. Dopo… dopo quello che è successo l’11 Settembre, i tagli sono stati radicali e drastici.” La sua voce si abbassò di qualche nota.

Oh, Edward. Mi dispiace tantissimo.”

“Lo so.” Lui le rivolse un sorriso sincero. “Ma non è di questo che voglio parlare.” Bella sapeva benissimo a cosa si riferisse.

“Già.”

“Che succede?”

“Io…”

Non sapeva come dirglielo.

Mh?”

“Non mi piacevi, Edward.”

“Scusa, che sig-

Shh. Ascoltami.” Continuò a tormentarsi le mani, cercando dentro se stessa le parole adatte. “Non mi piacevi, Edward.” Riprese, questa volta con più convinzione. Per niente. Alice era entrata nella mia vita velocemente, e non si è mai mossa da lì. Ma tu… proprio non mi piacevi. Non mi salutavi mai, quando ero a casa con Alice. Entravi con i tuoi amici, e non mi degnavi di uno sguardo. Ad un certo punto, hai anche iniziato a farmi dei dispetti.” Bella rise, ripensando a quando Edward non le lasciava nemmeno un secondo per respirare in pace. “Mi guardavi dalla testa ai piedi con aria stizzita. Alzavi gli occhi al cielo quando portavo a casa un bel voto, che magari era più alto del tuo. Quando i tuoi genitori si complimentavano con me, avevi sempre qualcosa da ribattere. Sempre.” Deglutì, riprendendo il discorso. “Eppure, Alice non faceva altro che dirmi che ci vedeva benissimo, insieme. E i tuoi genitori le davano man forte. Quando me ne sono andata per frequentare il College e sono tornata, con te è stato sempre peggio. Per non parlare di quando ho saputo che avremmo lavorato nello stesso edificio. Me ne inventavo di tutti i colori per mancare alle cene che organizzavano Jasper e Alice, perché sapevo che c’eri anche tu. Credo di essermi iniziata a sforzare una volta che sono nate le bambine, sennò non sarei mai venuta. Ma credo… credo che dietro a tutto questo ci siano tante cose, Edward. Mi sono sempre chiesta perché Alice avesse lasciato le bambine a noi due. Nemici da una vita. C’erano Esme e Carlisle, sono giovani e sarebbero riusciti benissimo a crescere Emma e Mia. Non è facile stare dietro a quelle due pesti, Edward. Ma farlo con te, è diverso. Sono cambiate tante cose, da quando ci sei tu. Credo di essermi innamorata di te.” Lo disse tutto d’un fiato, guardando fissa davanti a sé. Aleggiò il silenzio per pochi secondi, finché Edward non allungò la mano verso il mento di Bella, per voltarle il viso.

Ora, erano faccia a faccia.

“Guardami.” Lei alzò quegli occhi marroni, e li fissò in quegli occhi verdi.

“Se tu non prov-

Shh.” Questa volta fu Edward a zittirla, avvicinandosi lentamente verso di lei.

Non era come le altre volte.

La prima volta, si erano baciati con foga nella sala della loro casa, per poi finire a letto. In quel letto ci erano finiti tante altre volte. Ma non era così. L’attesa la stava logorando.

“Edward, baciami.”

Shh.” La zittì di nuovo, posando lentamente le labbra su le sue, e allontanandosi poco dopo. Continuava a sentire il respiro di Edward che si mischiava con il suo. Si avvicinò di nuovo, e questa volta la baciò davvero. Le loro lingue si incontrarono subito, le mani di Bella finirono subito in mezzo ai capelli di Edward, e lui le arpionò un fianco, ma quello ormai era familiare per entrambi. Non era la prima volta, e allora Bella non riuscì a spiegarsi perché fosse così nuovo.

Hey.” Sussurrò Edward, lasciando le mani vagare sul suo viso. “Tu sei il mio Desiderio di Natale, Isabella.”

   
 
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