Fanfic su artisti musicali > Black Veil Brides
Segui la storia  |       
Autore: Egg_boy_    25/02/2016    1 recensioni
Andy Biersack, trasferitosi da poco a Santa Monica cerca di integrarsi nella città Californiana dopo essere stato in ospedale per più di un mese. Incontrerà nuove persone, ma una lo incuriosirà più delle altre.
Ashley Purdy, il tipico playboy, il sogno di ogni ragazza della scuola. Tuttavia ognuno ha i propri segreti e Ashley ne custodisce uno gelosamente.
I nostri due protagonisti diventeranno amici o qualcosa di più?
**
Dal primo capitolo:
"Correvo, correvo da troppo tempo, i polmoni sembravano stessero per esplodere così come il cuore il cui battito era al massimo. Non dovevo farmi prendere, la vista si oscurava e poi tornava nitida, sentivo la testa pulsare dolorosamente.
Il mio cervello continuava ad urlare di fermarmi, di farmi prendere, i pugni sarebbero comunque arrivati, ma quella volta era diversa"
(Andley)
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Biersack, Ashley Purdy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

  Una nota, un’altra e insieme a loro il volume si alzava. Dovevo smetterla di impostare come sveglia gli AC/DC. Stropicciai gli occhi strofinandoci le mani sopra e poi tentai di aprirli, il sonno ormai mi aveva abbandonato e solo come ultima cosa notai il corpo appoggiato al mio fianco che si stiracchiava e mormorava sillabe incomprensibili. Mi sedetti sul materasso e anche gli occhi color caramello di Ashley si aprirono posandosi su di me, mi sorrise ed io ricambiai. Aveva i capelli spettinati, come me del resto. Gli sorrisi ancora e poi tentai di scendere dal letto, una volta che i miei piedi toccarono il pavimento, mi stiracchiai alzando le braccia.

-Vado a farmi una doccia.- dissi appoggiando le mani al letto. Ashley si sedette e la maglia gli scivolò verso l’alto, lasciandomi intravedere un tatuaggio che non sapevo avesse. Quando si accorse che gli stavo guardando l’addome si coprì e annuì.

Entrai in bagno, mi spogliai e poco dopo l’acqua tiepida mi aveva svegliato completamente. Rimasi sotto il piacevole calore che l’acqua mi donava per una decina di minuti poi uscii e mi accorsi di non aver preso il cambio, ma solo i boxer. Sospirai e uscii dalla stanza, sentivo lo sguardo di Ashley sulle spalle, ma non mi girai finché non fui coperto e il castano scappò con gli occhi a fissare il cielo azzurro che si vedeva dalla finestra.

-Vuoi farti anche tu la doccia?- Chiesi avvicinandomi al ragazzo ancora nel letto.

-Sì, se non è un problema.- Lo lasciai andare in bagno e scesi in cucina a preparare qualcosa come colazione. Mia madre e Tom sarebbero dovuti tornare oggi, avevo programmato di chiedere se Ashley poteva restare da noi. Quando sentii il ragazzo scendere dalle scale misi sul tavolo una tazza di caffè e dei biscotti.

-Grazie..- Anche lui non era di molte parole al mattino e gliene ero grato, perché di tenere una conversazione a quell’ora non ne sarei stato entusiasta. Decidemmo di andare a piedi fino a scuola, anche se l’autobus sarebbe passato regolarmente.

 Appena arrivammo davanti all’edificio color crema, vidi Jake, Cc e Molly che mi salutavano. Il ragazzo di fianco a me camminava guardandosi in giro alla ricerca di qualcuno, Ronnie immaginai, ma non l’avevo visto.

-Andy!- La ragazza mi venne incontro abbracciandomi stretto, io ricambiai.

-Amico andiamo nella nostra aula?- sorrisi ai miei amici e lasciai che Ashley ci seguisse nell’Aula di musica.

-Che posto è questo?- mi chiese il castano guardandomi interrogativo.

-L’aula dove facciamo delle specie di prove per una futura band..- gli sorrisi e mi sedetti sul pavimento di legno. Cc era già seduto sullo sgabello davanti alla batteria e Jake aveva in braccio la sua chitarra.

-Tu cosa suoni Andy?- mi chiese Ashley. Io gli sorrisi e m schiarii la voce.

-Io canto.- la bocca del ragazzo di fianco a me si aprì in una piccola “o” ed io ridacchiai.

I miei amici si guardarono poi il loro sguardo si spostò su Ashley.

-Non ci siamo presentati, scusaci.- disse Jake. –Io sono Jake Pitts e lui è Christian Coma.-  si fermò e poi una voce leggera si lamentò. –E lei è Molly Parkinson.-

-Lo so, vi conosco.- rispose il castano guardando i tre che si erano presentati.

-Suoni qualcosa Ashley?- Chiese Molly sorridendo apertamente. Il ragazzo annuì.

-La chitarra, ma preferisco il basso.- Mi chiesi dove fosse finita la spavalderia di Ashley Purdy, ma era naturale che non fosse a suo agio, almeno credevo così.

-Puoi farci sentire qualcosa?- chiese Cc.

-Ma Cc!- lo rimproverai, non pensavo che ad Ashley facesse piacere che altre persone lo sentissero suonare, invece il ragazzo mi stupì e prese il basso mettendoselo a tracolla.

-Se mi dai la base Christian vi faccio sentire.- accarezzò le corde di quello strumento e una volta che il mio amico iniziò a battere le bacchette sui tamburi, al ragazzo servirono solo pochi secondi per decidersi a seguirlo. Era notevolmente bravo, di quella bravura che non mi aspettavo possedesse un ragazzo come lui.

Quando i colpi finirono e Cc tornò a roteare le bacchette tra le dita io sorrisi.

-Sei bravo.- dissi. –Molto bravo.- ripetei e il castano di fianco a me arrossì, anche Molly aveva applaudito.

-Grazie.- rispose, avrei voluto dire qualcos’altro, ma la campanella suonò e ci disperdemmo nelle rispettive classi.

-Aspetta Ash!- lo chiamai e lui si fermò.

-Dimmi.-

-Vorresti fare qualche prova con noi?- lui annuì e ci demmo appuntamento per pranzo nell’aula, sta volta ero sicuro che saremmo stati soli.

 

Appoggiai i libri sul banco dell’aula di Matematica e sospirai. Mi sentivo stranamente riposato, come non lo ero da qualche tempo e la cosa mi piaceva. Era stato imbarazzante svegliarsi di fianco a Andy, ma girarsi e vedere i suoi occhi azzurri senza aver paura che saltasse fuori qualcuno che ti avrebbe preso a pugni per motivi ignoti, era stato bello.

Rimasi ad ascoltare la lezione finché degli schiamazzi e una voce fin troppo conosciuta risuonò nella classe.

-Ho detto che entro!- Ronnie Radke fece la sua entrata e si sedette di fianco a me. Sbuffò e si tirò indietro i capelli scoprendo la fronte tatuata.

-Mi ha beccato.- ridacchiai e lo guardai negli occhi nocciola, non erano da paragonare con la bellezza del blu di Andy.

-Se non ti sospendono anche questa volta ti offro il pranzo.- dissi sottovoce.

Insieme parlottammo tutta l’ora poi ci dividemmo per un’altra lezione, quella mattina non ne avevo nessuna in comune con Andy, infatti, mi sedetti di fianco a Fleur che continuava a stuzzicarmi accarezzandomi la coscia, salendo sempre più. La dovetti fermare con un’occhiataccia. Non avevo provato quei brividi che di solito le mani della ragazza mi regalavano al minimo tocco, era preoccupante, cosa voleva dire?

All’ora di pranzo mi sedetti di fianco a Ronnie, ma guardai silenziosamente Andy per tutto il tempo e quando mi fece un cenno con la testa mi alzai e lo seguii fori dalla mensa.

-Vieni, devo farti sentire una cosa.- la sua giustificazione. Andammo nella stessa aula di questa mattina e io mi sedetti contro il muro mentre lui era in piedi a camminare avanti e indietro.

-Volevo farti sentire una canzone, ma non so se..-

-Muoviti Andy.- risposi secco, ma lo guardai con occhi dolci così si sarebbe deciso.

-Va bene.- mi diede le spalle per qualche minuto e io aspettai trepidante che facesse qualcosa, qualsiasi cosa. Si girò e si avvicinò ad un piccolo mixer, trafficò con l’oggetto per un po’ poi si avvicinò al microfono e io sgranai gli occhi. Stava per cantare.

La sua voce riempì la stanza e io respirai a fondo. La sua voce era roca e calda, sentivo un calore riempirmi lo sterno e le mie guance scaldarsi come il mio corpo.

-Here we go
Holding onto lies, holding onto ties that vanished
Cut the rope
And fall into the sky, the devil filled our minds with sadness

The world's a gun and I've been aiming all my life
Got something to live for, I know that I won't surrender
A warrior of youth
I'm taking over, a shot to the new world order
I Am Bulletproof-

Rimasi incantato dalle sue labbra che facevano uscire la sua voce graffiante. Non uno sbaglio, una stonatura. Niente, e più lo sentivo cantare più mi convincevo che avrei passato la vita ad ascoltare la sua meravigliosa voce.

-Got something to live for, I know that I won't surrender
A warrior of youth
I'm taking over, a shot to the new world order
I Am Bulletproof-

La canzone finì e io rimasi a fissare Andy che si schiariva la voce e mi sorrideva.

-Dobbiamo aggiungere la melodia, come ti sembra?- non risposi, rimasi a fissarlo. Ancora quella strana sensazione che mi attorcigliava lo stomaco.

-Ashley?- sbattei le palpebre diverse volte prima di decidermi a rispondergli.

-è molto bella.- dissi e tu hai una voce stupenda pensai, ma non diedi voce a questo pensiero.

-Grazie..- mi disse sedendosi al mio fianco. –Ti piacerebbe entrare nella band?- io lo guardai con gli occhi sgranati.

-Io..insomma, non so se è il caso..- dissi passandomi la mano fra i capelli.

-Suoni bene e ci serve solo un altro chitarrista per completare.- io sorrisi e annuii, Andy si sedette al mio fianco appoggiandosi al muro.

-Jeremy Ferguson è molto bravo.- il ragazzo al mio fianco si illuminò.

-Suona la chitarra?- annuii e mi appoggiai alla sua spalla. Avevo deciso la scorsa sera che quella posizione con i capelli del moro che mi solleticavano gli zigomi era comoda.

-Suona anche il violino..- dissi chiudendo gli occhi, nella mia mente la sua voce era ancora vivida. Restammo in quella posizione, neanche quando la campanella suonò ci spostammo.

Solo quando sentii delle voci fuori dalla porta mi spostai ed Andy fece lo stesso sedendosi dritto contro il muro.

-Dovremmo andare a lezione.-  Sorrise il ragazzo alzandosi in piedi, mi tese una mano e io la afferrai alzandomi.

-Già, dovremmo, ma io vorrei andare a casa. Ci vediamo?- aprii la porta e salutai il ragazzo con uno sguardo poi oltrepassai la soglia e mi avviai verso l’uscita. Una testa scura come la pece e una biondo platino erano in fondo al corridoio e io mi avvicinai salutandoli.

-Ronnie, Floeur.- dissi avvicinandomi a quest’ultima, le diedi un bacio sulla guancia e lei come saluto mi abbracciò stretto.

-Dove sei stato?- mi chiese il moro con gli occhi ridoti a due fessure.

-Io..ecco ero..- cercai di inventarmi qualcosa, ma non mi veniva in mente nulla.

-Eri con Biersack vero?- Una pausa. –Quello sfigato. Fai comunella con quelli ora?- scossi la testa e guardai gli occhi furenti del mio amico. -Non provarci Purdy. Hai capito?- annuii e uscii dalla scuola quasi correndo.

Perche doveva essere tutto così difficile? Non potevo scegliere come gestire la mia vita, era snervante. Camminai a lungo verso casa, se potevo chiamarla così. Suonai il campanello e quella che mi venne ad aprire era una versione casalinga di mia madre. Strano, non aveva uno di quei vestitini succinti che a Bill piacevano tanto, ma solo una t-shirt e un paio di jeans. Ora che lo notavo l’uomo non c’era.

-Ashley!- mi abbracciò e mi riscossi dai miei pensieri. –Dove sei stato? Ero in pensiero.-  certo, valle a raccontare al tuo principe queste cazzate.

-Da un amico mamma.- dissi entrando in casa. Guardai il divano sulla mia sinistra e rabbrividii solo a pensare a Bill.

-Tesoro dobbiamo parlare..- annuii e mi sedetti al tavolo della cucina insieme alla donna che mi assomigliava così tanto.

-Dimmi mamma..- le dissi, lei appoggiò la mano sulla mia e la strinse.

-Tra poco sarà Natale.- io annuii e ricambiai la stretta. –Non sarò a casa in quel periodo. Nonna sta male ed io devo andare da lei.- mi disse guardandomi negli occhi uguali ai suoi.

-Io dovrei stare a casa con lui vero?- marcai quella parola. –Non posso, non rischierò che mi ammazzi.- le dissi stringendole la mani.

-Non puoi chiedere a Jeremy?- mi guardò e mi accarezzò una guancia.

-No, lui ha già fatto troppo per me. Però..- districai la mano dalla sua e mi misi a giocare con una ciocca di capelli davanti alla mia fronte. –Ci sarebbe questo ragazzo che si è offerto di aiutarmi, non sarei neanche lontano da qui.-

Lei mi guardò dubbiosa. –Ronnie?-  appoggiò il viso alla mano spostandosi la frangetta di lato.

-No, il nostro vicino, Andy.- lei mi guardò come spaventata.

-Ashley, se Bill ti vede con lui..lo sai!- io annuii e rimanemmo in silenzio per qualche minuto poi sentimmo il rumore del motore della macchina che si parcheggiava nel vialetto. Io mi alzai velocemente e salii le scale. Mi chiusi in camera e uscii dalla finestra, sul tetto, cercai di scivolare sul lato della casa e quando ci riuscii mi sedetti contro il muro.

Mi ricordai una cosa. Quella sera ci sarebbe stata la festa di Ronnie e io sarei dovuto andare. Era presto quindi decisi di suonare il campanello a Andy. Aspettai che i passi famigliari giungessero vicino alla porta poi due occhi azzurri mi sorridessero.

-Ehy.- dissi e lui mi fece entrare. –Devo parlarti..- lui mi fece cenno di seguirlo. Salimmo in camera sua e ci sedemmo sul letto sopraelevato, contro la spalliera.

-Dimmi.- appoggiò la spalla alla mia e girò il viso per guardarmi.

-Devo chiederti un favore enorme.- lui mi sorrise e io mi sentii sciogliere. –Mia madre non sarà a casa nelle vacanze di Natale e io dovrei stare a casa con Bill.- lui mi fermò ancora prima che io potessi finire.

-Starai qui, non puoi stare a casa con quel pazzo.- sospirai e lui mi appoggiò la mano sulla spalla. –Tranquillo, ho parlato con i miei appena sono tornati.- Ah. –Mi hanno detto che puoi stare quanto vuoi.-

-Grazie Andy..ti devo molto più di un favore per questo.- dissi e lui mi sorrise di nuovo. Era come se quel sorriso non volesse abbandonargli le labbra e ad essere sinceri non volevo lo facesse. Dovevo tornare a casa e prendere i vestiti che mi sarebbero serviti in quelle due settimane e per la seconda volta mi scordai della festa di Ronnie, finchè quest’ ultimo mi chiamò strillandomi dietro io me ne dimenticai. Ormai avevo promesso ad Andy di aiutarlo a sistemare le varie action figure quindi declinai la richiesta del mio amico e tornai a guardare il ragazzo nella stanza con me che si muoveva freneticamente con delle borse tra le mani.

-Andy, tu sei fissato!- dissi ridacchiando. Lui si sedette sul pavimento e guardò attentamente ogni oggetto buttato in terra prima.

Avevo conosciuto i suoi genitori. Sua madre era simpatica: una donnetta alta e snella con gli occhi azzurri, come il figlio, mentre l’uomo era il suo compagno. Aveva un bell’aspetto ed era simpatico. Stare il quella casa era piacevole, ma sentivo la voce di Bill ogni tanto e l’ansia si impossessava di me, Andy se n’era accorto e mi aveva stretto a lui in un abbraccio.

Eravamo passati dal riordinare al guardare un film horror. A nessuno dei due interessava davvero o almeno speravo, stavo notando solo la sua testa appoggiata alla mia e le sue dita che mi pizzicavano il braccio ogni volta che in un momento di suspance succedeva qualcosa che lo spaventava. Andy e io eravamo amici, certo, ma si stava creando qualcosa che non avevo mai provato con nessuno e ne ero terrorizzato.

 

Dopo quella sera passata con Ashley non volevo più che se ne andasse infatti era qui da due settimane ed erano appena iniziate le vacanze natalizie. Mancavano pochi giorni a natale: io, Ash e gli altri avevamo programmato di passarlo a casa mia con i miei. Mia madre era felice, mi ero fatto degli amici e mi guardava dolcemente ogni volta che rientravo a casa con Ashley. Mi aveva anche detto “Andy, sono così fiera di te.” Probabilmente pensava che avessi superato tutta la faccenda di Miles, solo alla pronuncia di quel nome un retrogusto amaro appariva nella mia bocca. Non sapeva che ogni volta che camminavo nel corridoio, di scuola, e li sguardi si posavano su di me io mi sentivo in trappola. Come se qualcuno volesse saltarmi addosso e farmi male.

Ashley stava aiutando mia madre a mettere i piatti nel mobiletto, diceva di volerlo fare per sdebitarsi. Si sentiva un peso per noi, ma io gli avevo ribadito che non doveva pensarlo. Ogni volta che mi sdraiavo sul letto con lui e ci appoggiavamo l’uno all’altro sentivo che un pezzetto dopo l’altro stavo cedendo. Mi attirava quel ragazzo, focalizzava la mia attenzione su di lui. Avevo scoperto che aveva diversi tatuaggi, come me del resto, uno sullo stomaco e delle stelle sul braccio. Lo osservavo e lui mi sorrideva come se fosse stata la cosa più normale del mondo trovarsi a dormire con un tuo amico per qualche giorno di troppo.

Il peggio però venne dopo natale. Io e Ashley tornavamo da casa Pitts, la cena era stata fantastica e l’allegria era palpabile tra le mura di casa. Tutti si sorpresero compreso il mio coinquilino che sembrava il più stupito di trovare Jeremy sul divano accanto al nostro amico. Ci furono partite a scacchi, alla play station e tante chiacchiere che durarono fino a mezzanotte passata quando Molly mi chiese di accompagnarla a casa, io ovviamente accettai e insieme ad Ashley ci incamminammo verso la spiaggia.

Dopo aver accompagnato la ragazza di fronte alla porta di casa sostenni un Ashley leggermente brillo fino a casa nostra. Nostra..mi ero così abituato alla presenza del ragazzo che non immaginavo quanto mi sarebbe mancato se fosse andato via. Arrivammo davanti a casa  in poco più che venti minuti tra risate e  schiamazzi, era divertente parlare con lui. Sentimmo dei rumori, ma non ce ne curammo finchè una voce rimbombò nella strada, Ashley si irrigidì e si voltò di scatto, cosa che feci anch’io.

-Dove stai andando Ashley?- il ragazzo al mio fianco stava tremando e quando l’uomo avanzò io gli presi la mano stringendola forte.  –Il tuo fidanzato, no?- disse guardandomi, storsi il naso. Il castano stava zitto e immobile, era spaventato. Lo tirai verso casa mia sussurrandogli di stare tranquillo, ma l’uomo si allungò verso di noi e afferrò Ashley per un braccio.

-Torna a casa, sai cosa ti succederà per le cazzate che stai facendo.- le parole venivano dette trascinando le lettere, era ubriaco. Sentii la stretta intorno alla mano del castano allentarsi e sparire.

-Mi dispiace Andy…scusami.- disse allontanandosi da me. Io lo tirai a me.

-No! Non ci vai con lui!- camminai velocemente verso casa chiudendomi poi la porta alle spalle. Ashley respirava velocemente e sapevo cosa gli stava succedendo. Un  attacco di panico.

-Respira con me..inspira ed espira..- dissi mimando l’azione, il ragazzo mi prese la mano e la strinse mentre apriva le labbra e tornava a respirare normalmente. Lo abbracciai e lui si strinse a me. Non parlò finchè andammo in cucina e gli misi fra le mani una tazza di the caldo ordinando gli di bere. Quando finì lo portò in camera.

-Andy..-  mi chiamò Ashley.

-Sono qui..- gli accarezzai il capo, era così vicino. L’avrei baciato se non fosse stato spaventato a morte. –Vai a farti una doccia. Cerco qualcosa per te..- gli sorrisi e Ashley sparì in bagno, poco dopo sentii l’acqua scorrere. Mi appoggiai alla parete per qualche minuto, avevo avuto anch’io paura quando l’’uomo era spuntato fuori apparentemente dal nulla. Presi un paio di boxer e una maglietta che sarebbe stata sicuramente larga al ragazzo dietro la porta, ma meglio che nulla. Entrai nel bagno e appoggiai i vestiti sul lavello.

-Tutto bene?- chiesi. Ashley uscì dalla doccia in quel momento e io gli passai un asciugamano con le guancie bordeaux. –Ti ho portato questi.- il castano sorrise e si passò una mano fra i capelli.

-Grazie Andy, davvero.- gli sorrisi.

Avevo deciso. Gli avrei raccontato di Miles, della scuola dell’autolesionismo  e tutto il resto, lui ne stava passando così tante e io potevo solo dirgli che non era solo, che io ci sarei sempre stato. Il ragazzo uscì dal bagno, ma io già sul letto. Salì sulla scaletta e mi raggiunse sedendosi di fronte a me.

-Dobbiamo parlare.- Ashley annuì e io mi tolsi la maglia, lui mi guardò interrogativo.

-Cosa ti sei fatto?- mi chiese allungando la mano verso le garze.

-Mi sono trasferito qui perché un ragazzo e la sua banda mi hanno pestato a morte.- dissi secco guardandomi le mani imbarazzato. Gli raccontai delle giornate in ospedale e non mi ero neanche accorto che le sue dita erano scivolate nella mia mano e ne stavano accarezzando il palmo. Stette zitto e quando finii mi abbracciò.

-Ci sono io, non ti succederà nulla.- mi sussurrò nell’orecchio. Il suo respiro caldo mi accarezzava il collo e avevo davvero la tentazione di baciarlo, ma non piacevo ad Ashley, uno come lui non poteva stare con uno come me: uno sfigato. Non sapevo da quando avevo iniziato a pensare al castano in quel modo, ma in quel momento per l’ennesima volta ci addormentammo insieme.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Black Veil Brides / Vai alla pagina dell'autore: Egg_boy_