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Autore: __roje    26/02/2016    3 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Ryu è un ragazzo di appena sedici anni praticamente invisibile al mondo intero, ma che un bel giorno si trova a fare la conoscenza del ragazzo più ammirato e desiderato della sua scuola, Hara. Solo che quell'incontro darà il via a tutta una serie di episodi tutt'altro che piacevoli per il nostro protagonista. Infatti finirà con lo scoprire che proprio Hara nasconde un carattere davvero particolare e schivo sulla propria vita privata, e spetterà proprio a Ryu scoprire il perchè del suo atteggiamento. Con determinazione e amore Ryu dovrà passo dopo passo arrivare al cuore di una persona che non sa che significa amare, e dovrà combattere contro i suoi demoni.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Buona sera a tutti. Siamo quasi al capitolo 20 e ciò segnerà il passaggio dal secondo al terzo anno per i nostri protagonisti quindi entreremo in una fase ancora più matura della loro storia d'amore. Dico così perchè infondo avevano solo sedici anni quando si sono incontrati.
La parte più complessa di questa storia è far crescere Ryu, davvero non ho mai scritto di un personaggio così piccolo alle prese con storie d'amore perchè infondo si sta parlando di riconoscere la propria omosessualità in Giappone, paese dove il bacio per strada è visto come scandalo! Sono molto felice che Ryu affronti tutto ciò in maniera diciamo 'ingenua' fin'ora, parlando semplicemente d'amore. Però ovviamente, le domande inizieranno ad arrivare anche per lui e sono la prima ad essere curiosa di vedere come affronterà non solo Hara ma anche il contesto giapponese. Oltre questo posso solo dirvi che anche Hara, se pure minimamente sta cambiando rispetto a come era nel primo capitolo. So bene che non sarà mai il principe azzurro innamorato da fiaba, ma questo personaggio mi intriga per le sue mille sfaccettature che stanno venendo piano piano fuori.

CAPITOLO XIX

Quel giorno avevo un gran mal di stomaco che non voleva lasciarmi stare al punto che pensai che fosse tutto un fattore psicologico legato a ciò che era accaduto la sera prima. Non avevo proprio intenzione di andare a scuola quindi inventai una semplice scusa e mia madre ci credette. Ringraziai il cielo e tornai a dormire, perché sì, avrei passato quella giornata staccando completamente la spina. E mi dissi: al diavolo Hara e la sua rabbia, al diavolo i miei sentimenti e al diavolo tutti gli altri. Quel giorno sarei tornato invisibile.
Dovevo aver dormito troppo perché quando aprii gli occhi sentii lo stomaco brontolare insistentemente, così decisi di mettermi in piedi e di andare a prepararmi qualcosa. In cucina trovai un post it di mia madre dove lasciava detto: “C’è un pò di minestra in frigo, riscaldala.” Che carina, pensai, e io le avevo mentito ancora una volta per non andare a scuola. Da quando avevo iniziato a dire così tante bugie alle persone intorno a me? Ero davvero cambiato o forse ero sempre stato così? Mi tornò in mente quella Maya che si teneva al braccio di Hara e lo stomaco cominciò di nuovo a farmi male. Il solo pensiero che potesse sfiorare un’altra nel modo in cui aveva fatto con me mi faceva innervosire, ormai il dolore aveva lasciato posto ad un altro sentimento e non potevo fare a meno di sentirmi preso in giro ancora una volta. Era inutile che mi dicesse ‘Io non riesco a mandarti via.’ , perché stava solo giocando, sapeva benissimo cosa provavo e cosa mi aveva fatto e continuava quella tortura senza alcuna pietà.
Il giorno dopo dovetti tornare a scuola e con mio dispiace il pomeriggio stesso sarebbero ricominciati gli allentamenti, proprio ciò che non ci voleva. Per tutta la giornata preferii restare in classe con la paura di poter incrociare da Hara in giro, o magari Mizumi, perché sul serio anche il suo comportamento mi aveva lasciato senza parole. Lasciai dunque correre quelle ore che si susseguirono molto più rapide del solito.
Una volta in palestra cercai con tutto me stesso di tenermi impegnato con gli allenamenti e di non finire accanto ad Hara, il quale per tutta la giornata se ne era stato tranquillo nelle cose sue come se tutta la rabbia vista quella sera fosse magicamente svanita.
All’improvviso però fui afferrato per la maglia da Kioko, la quale sembrava furiosa, “Mi devi un paio di spiegazioni tu.” Mi disse con tono di minaccia.
“Non credo sia il luogo.”
“Ah si? Beh non mi hai dato altri modi per avvicinarmi oggi visto che te ne sei stato tutto il tempo inchiodato sul tuo banco” spiegò severa fulminandomi con i suoi occhioni “allora cosa è successo quella sera?”
“Assolutamente nulla.”
“Non prendermi in giro, ormai credo di conoscerti abbastanza. L’avete trovato o no?”
Mi liberai dalla sua presa. “Lascia perdere Kioko, per favore.” Usai un tono un pò più duro e lei parve capire che non avevo alcuna voglia di rispondere alle sue domande, così ripresi normalmente l’allenamento. Secondo il mister iniziavo a giocare molto meglio, ne sarei dovuto essere felice eppure mi sentivo stranamente apatico, e non provavo più alcuna emozione in particolare per certe cose.
Terminò anche quel pomeriggio e decisi di dare una mano a Kioko nel riordinare, tutto ciò, mentre gli altri andavano a darsi una ripulita. Kioko però non pronunciò il suo solito grazie, mi lanciava però occhiate strane quasi di tristezza. Poi però iniziò a dire: “Ascolta Ryu non ti chiederò altro ma pensavo che fossimo amici, e gli amici si confidano quando stanno male.”
“Siamo amici?”
Mi guardò spiazzata “Ma certo che sì, idiota!”
Sentirglielo dire, o meglio sentirlo dire da qualcuno era strano e particolare allo stesso tempo al punto che sentii di nuovo una piccola fiamma accendersi in me, “Scusami...”
“Oh Ryu, sembri molto triste che cosa è successo?” Decisi dunque di fidarmi e di raccontarle tutto, le chiesi di sedersi e di abbassare un pò la voce e di non reagire in modo strano. Le dissi per filo e per segno tutto quello che era successo quella sera senza tralasciare nulla e le spiegai perché non l’avevo coinvolta, che non me l’ero sentita perché mi ero sentito a pezzi “Non posso crederci che sia accaduto tutto questo.”
“Già.” Sorrisi per puro disagio.
“Non devi farti condizionare da questa cosa però. Non sai se davvero è andato a letto con quella tipa.”
Era un tentativo di consolazione? “Lo so. Ma non riesco a non pensarci, e mi sento ancora più un verme per aver fatto ascoltare una cosa del genere a Mizumi.”
“Lei non sa nulla dei tuoi sentimento vero?” Scossi la testa e lei mi sorrise. “Sei una brava persona Ryu, hai messo da parte quello che provavi per starle accanto, non tutti ci sarebbero riusciti.”
“Non credo.. infondo aveva ragione Hara l’amore fa solo male.”
Kioko allora mi colpì in testa come era solita fare con Kyoja cogliendomi di sorpresa “Stupido! Non è affatto vero, e se questa è l’idea di Yuuto non sa che si perde perché questo sentimento ci rende forti e felici.” Lo disse in modo talmente carico, cose se stesse alludendo alla propria di felicità.
“Kioko per caso ti sei messa con Tetsuo?” La domanda la lasciò interdetta al punto che arrossì di colpo e cominciò ad agitarsi per quella domanda perdendo completamente il controllo, iniziando anche a balbettare cose senza senso che non riuscii a capire. Però la vedevo felice.
“Accidenti non puoi cambiare così il discorso! Che domande.”
Scoppiai a ridere, era il sorriso di cui avevo bisogno in quel momento. “Perdonami. Ma se così fosse sono molto felice per te e spero che lui ti tratti bene.”
“Sì, mi tratta bene.”
E in quel preciso momento dallo spogliatoio apparve proprio il grosso Tetsuo con il proprio borsone in spalla “Kioko allora andiamo?” ci venne incontro e mi lanciò un occhiataccia come suo solito.
“Sì, dammi solo un attimo che vado a prendere la borsa dallo sgabuzzino.”
Restammo lì io e lui, senza dirci assolutamente nulla. Infondo non ci eravamo mai trovati in un contesto tale da poter parlare come due persone civili a parte gli insulti. “Kioko mi ha detto che state insieme. Complimenti.” Iniziai a dire cercando di migliorare la situazione.
Tetsuo roteò gli occhi “Ah si, quella non chiude mai il becco.”
“Lei ti vuole bene idiota non deluderla.” Dissi in maniera più seria raccogliendo la sua piena attenzione notando che quelle mie parole potevano anche essere interpretate come una minaccia, però non disse nulla e annuì semplicemente. Kioko tornò da noi e mi diede una bacio sulla guancia per poi andarsene con l’omone.
Era incredibile pensare che io e Hara avessimo costruito dal nulla una coppia e non riuscivamo a farlo con noi stessi, sembrava una barzelletta. “Uao ormai le fai sbavare tutte.”
Senza rendermene conto era apparso dal nulla anche Hara, chissà da quanto tempo era lì, accostato vicino alla porta dello spogliatoio ma non mi stupì più di tanto il suo arrivo, infondo mi aspettavo un confronto. “Hara...”
“Già ‘Hara’, cos’è oggi ti ricordi come mi chiamo?” Il tono era ancora basso e irritato, e i suoi occhi erano ancora più glaciali del solito. “Cos’è ieri avevi troppa fifa per venire a scuola?”
Strinsi i pugni per la rabbia. “Affatto, solo che non avevo voglia di venire.”
Hara lasciò la parete su cui si era appoggiato e cominciò a camminare verso di me. Mi assalì la paura, ma io non avevo fatto nulla di male quindi ogni sua azione era ingiustificata. “Sei un pessimo bugiardo, sega.”
“Non devo a te delle spiegazioni su quello che faccio.” Hara allora non ci vide più dalla rabbia e mi afferrò bruscamente per il colletto della camicia, quella mossa mi fece mancare per un attimo il respiro e senza accorgermene mi trovai a pochi centimetri dal suo viso.
“Coraggio dillo ancora brutto sfigato di merda.”
Cosa avevo fatto per meritare così tanto odio da parte della persona che amavo? Mi sentivo davvero spezzato in due ma non avrei più versato lacrime davanti a lui, perché non le meritava. “Lasciami andare.”
“Voglio sapere che ci facevi lì con Mizumi.”
“Credo che tua sorella ti abbia già risposto quella sera, no?”
Hara strinse ancora di più la presa. Non potevo credere che stessi davvero rispondendo in quel modo proprio a lui, non sapevo proprio che mi stesse succedendo. “Tu non le piaci quindi non farti tanti film.”
Cercai di liberarmi da quella presa e finalmente ci riuscii. “Perché devi fare sempre così? Cazzo, non ho fatto nulla di male perché devo trovarti qui oggi!” gli gridai contro.
“Te l’avevo già detto di non vederla più e hai disubbidito.”
Cosa? “Io non ti devo ubbidire in niente, scelgo io con chi parlare e chi vedere capito!?”
Hara sorrise bieco, “Uao inizi a tirare finalmente fuori le palle, mi stupisce sempre il modo in cui un pò di figa possa trasformare le persone, è assurdo.” Sputava solo veleno.
“Taci. Le cose che dici sono sempre orribili e sputi veleno persino contro le ragazze con cui esci, sono io quello sorpreso che ci siano ancora pazze che ti vengano dietro per come sei!”
“Oh ma guarda, il primo tra ‘quelle pazze’ sei tu o sbaglio?”
Aveva ragione. “Già e non ne posso davvero più!”
Hara fece un passo verso di me furioso per i toni che stavo usando “Allora smettila di starmi sempre tra i piedi!” iniziò a dire urlando più forte, “Nessuno ti ha chiesto di fare così eppure non puoi proprio farne almeno, al punto da mettere in mezzo persino mia sorella!”
“Eh? Tua sorella? Non ho messo in mezzo nessuno oppure credi sul serio che possa aver puntato lei per arrivare a te? Non sono così meschino.”
Sul suo viso apparve un sorriso compiaciuto che non riuscii a decifrare, tutta la rabbia di prima svanì di colpo lasciando spazio a quel suo solito ghigno di soddisfazione. “Finalmente una verità.”
Oh no mi ero tradito da solo. “E-ecco io volevo dire...” A cosa mi sarei aggrappato se avevo appena ammesso che non avevo affatto puntato Mizumi per arrivare a lui, se avessi continuato a parlare sarebbe saltata fuori la verità e cioè che lo stavamo pedinando.
“Giuro che me la paga quella.” Disse poi all’improvviso cambiando bersaglio.
“No! Lei non ha fatto nulla lasciala in pace!”
Hara mi fissò ancora una volta in maniera divertita per quelle mie reazioni, anche perché avevo nuovamente abbassato la cresca e mi si leggeva tutto in faccia. “Cos’è ti piace? Forse non vuoi ripiegare su di lei ma dentro di te forse è la persona che più mi somiglia con cui potresti stare.” Ridacchiò bieco.
“Già forse è vero” Iniziai a dire facendo sparire quel suo sorriso. “Lei ti somiglia molto e forse è la persona che vorrei che tu fossi, ma che in realtà non sei.”
“Se lo sai allora perché non smetti di starmi dietro?”
“Perché a quanto pare sono più masochista del previsto e adoro proprio essere trattato di merda da te.” Sfoderai un sorriso nervoso per ciò che stavo ammettendo senza accorgermene. Era ben altro ciò che volevo dirgli, e cioè che mi faceva molto male saperlo insieme ad un altra ma dirlo avrebbe significato ricevere altre grida contro da parte sua e non volevo più vedere quel suo sguardo furioso.
Hara continuava a fissarmi serio, in maniera distaccata come se quelle parole non l’avessero affatto colpito, o meglio come se non gli fossero affatto entrate nelle orecchie. “Ora se posso vorrei andare via.” Dissi a quel punto volendo porre fine a tutto ciò.
“Io non posso essere diverso da come sono, sega.”
Non era la prima volta che lo ammetteva davanti a me. “Non ci credo che non puoi. Alcune volte ho visto che potevi persino divertiti ed essere gentile come chiunque altro!”
“Hai visto male perché questo sono io. E la domanda è: ti va bene comunque? Io non cambio e non cambierò mai e questo sarà sempre il trattamento che avrai da me. Sei comunque disposto a non mollare?” Cos’era quella domanda improvvisa? Che risposta voleva che dessi? Era assurdo dire a una persona che avrebbe solo visto il peggio dell’altro, quindi chiederlo era stupido. Hara sorrise “Nessuno può sopportarlo, sega.”
“Io sì!” Avevo però risposto ancora più stupidamente a quella domanda. “Te lo dissi già, io non mi arrendo. E sarei dovuto già essere lontano anni luci da te avendo visto praticamente il peggio.”
Parve sorpreso per quella mia risposta come se si aspettasse tutt’altro. Inaspettatamente però Hara non aggiunse altro e fece per andarsene via, così all’improvviso, come suo solito quando si arrivava al nocciolo della discussione, era forse una sua difesa quella? Però prima di varcare la porta si girò verso di me e sorrise. “A domani.” E si congedò così.
Accidenti a lui e a quel suo bellissimo sorriso capace di farmi sciogliere. Era strano che tutta la rabbia di dieci minuti fa fosse svanita dopo una chiacchierata del genere. A quanto pare Hara sapeva di avere un brutto carattere, non vi era indifferente e allora perché non cercava di fare qualcosa?
Troppe domande mi assalivano ed erano tutte senza una dannata risposta. Sapevo bene che tutto era collegato alla sua condizione familiare e ormai mi premeva di sapere cosa gli fosse successo.


****


Come una folata di vento quell’anno giunse alla fine finalmente. Era incredibile come quel secondo anno di superiori si fosse rivelato pieno di assurde sorprese, e come in pochi mesi avessi cambiato la mia vita. E tutto era iniziato da un pallone che avevo tirato in faccia a Tetsuo.
Nel cortile come ogni anno tutti i ciliegi avevano cominciato la fioritura e il paesaggio era incantevole, amavo quel periodo dell’anno perché significava rinascita di ogni cosa.
“Non posso crederci che potremmo non essere nella stessa classe l’anno prossimo.” Disse all’improvviso Kioko, lamentandosi.
“Magari invece finiremo tutti nella stessa classe!” Intervenne poi anche Kyoja accompagnato da Masato. Non era male l’idea di stare tutti insieme al terzo anno. Arrivammo all’ingresso dove vi erano gli scompartimenti delle scarpe e lì trovammo anche Tetsuo e Hara che salutavano altri ragazzi che non avevo mai visto, probabilmente erano di un altra sezione.
Tetsuo vedendo la propria ragazza ci venne accanto. “Non amo che tu stia sempre in compagnia loro.” Disse guardandoci in maniera torva e strappando un sorriso a Kioko.
“Ci si vede l’anno prossimo baka.” Gli risposi con una sorta di ghigno finto.
Tetsuo si morse il labbro irritato dalla mia sfrontatezza e afferrò bruscamente la mano di Kioko tirandola via da lì, erano davvero carini insieme e lei sembrava essere felice.
Senza darlo a vedere lanciai un occhiata verso Hara, avrei almeno voluto dirgli ‘ci vediamo all’inizio del nuovo anno’ ma non ne ebbi il coraggio, sapevo che non l’avrebbe affatto apprezzato conoscendolo. Così lasciai perdere e lo vidi andare via con due suoi amici e fu lì che le nostre strade si divisero per ben tre settimane prima dell’inizio del nuovo anno.
Furono tre settimane assolutamente tranquille. Le trascorsi a casa con la mia famiglia, e qualche volta in centro con Kioko e Kyoja, ma di Hara non ebbi alcuna notizia non avendo neppure il suo numero di cellulare per chiamarlo. Era assurdo che ci conoscessimo ormai da mesi e non gli avessi mai chiesto il numero.
Era un giorno come tanti quando decisi di andare in giro con Kyoja per comprare delle cose che mi sarebbero servite per il nuovo anno scolastico, allora ne approfittai anche per fargli compagnia dal parrucchiere. Mi sorprese molto constatare che vi erano anche donne lì dentro e Kyoja mi spiegò che era un parrucchiere unisex e mi domandai se esistessero davvero o se era semplicemente andato in un locale per donne.
Mi vergognavo molto di essere lì, principalmente perché avevo gli occhi di tutte le donne puntati addosso e tutto ciò mi metteva molto a disagio. Lo feci notare più volte a Kyoja, il quale mi rispose: “Ci fissano perché siamo troppo belli per non essere guardati.” Non credevo affatto che fosse quello il motivo.
Alla fine Kyoja era andato lì per dei colpi di sole verdi, moda che andava alla grande in quel periodo a Tokyo e notai che anche lui seguiva la massa. “Forse prima o poi dovrò tagliarli anch’io un pò.” Dissi ad alta voce guardandomi allo specchio, ormai la frangia stava raggiungendo la lunghezza di prima coprendomi di nuovo gli occhi cosa che ora iniziava a darmi fastidio.
“Ormai siamo qui vedi se ti da una sistemata.” Ridacchiò Kyoja.
Era giusto che mi facessi tagliare i capelli lì? Poi però ci pensai e mi dissi al diavolo! L’ultima volta era stata comunque una donna a tagliarmeli quindi che differenza faceva se era lì o un barbiere.
Decisi dunque di posare le buste che avevo con me a terra e chiesi anch’io un trattamento, furono persino più gentili del solito locale che frequentavo, invitandomi a sedere su una delle poltrone in attesa dell’addetta.
Una volta seduto notai l'occhiata confusa di una ragazza con una specie di turbante in testa. Smettila di fissare, avrei voluto dirle ma decisi semplicemente di ignorarla. “Ciao. Allora che vuoi ti faccia?” Arrivò una signorina carina dai lunghi capelli neri e dalle punte rosa.
“C-ciao. Vorrei solo accorciarli un pò.”
“Mh? Scusa posso un secondo?” Inaspettatamente mi tirò su la frangia per vedermi il viso e fece un espressione strana come se vi avesse visto un mostro, e mi spaventai. “Scusa se non hai preferenze posso fare qualcosa io?” mi domandò poi.
Dovevo fidarmi? “V-va bene.” Ci mise più del dovuto perché iniziò praticamente a trafficare con i miei capelli. Iniziò l'operazione applicandovi qualcosa di strano sulle punte che lasciò in posa per quasi un ora per poi tagliarmi semplicemente un pò la frangia lasciandoli morbidi e leggermente lunghi all'altezza delle orecchie.
Alla fine di tutto ciò rimasi a bocca aperta per ciò che aveva combinato. I miei capelli erano stati accorciati in maniera ottimale in modo che nessuna ciocca mi coprisse più gli occhi ma alcune ciocche mi scendevano lungo la fronte in maniera morbida, ma ciò che più mi lasciava senza parole era il fatto che mi avesse decolorato di mezzo tono le punte dei capelli facendoli apparire simili al biondo cenere.
La tipa parve molto soddisfatta al punto che continuò a toccarli per un pò. “Spero ti piacciano.”
“Ehmm non sembro ridicolo così?” domandai in preda all’imbarazzo.
Poi alle mie spalle apparve Kyoja che spalancò letteralmente la bocca “Wow Ryucchan che figo!” Quanto potevo credere a quella sua reazione conoscendo i suoi gusti... “Stai benissimo!” continuò.
“Non so.. non mi ci vedo il tipo.”
“Ragazzo non faccio certe cose a tutti” disse all’improvviso la tipa “ma hai un viso molto bello dovresti metterlo più in risalto e secondo me con i capelli un pò più chiari risalta anche la tua carnagione chiara.”
Viso bello? Era la seconda persona che in quei mesi aveva detto una cosa simile ma possibile che solo io vedessi allo specchio una nullità? “G-grazie.” Le dissi semplicemente e andammo fuori di lì.
Per strada cominciò un vero e proprio incubo, ma soprattutto il disagio. Camminavo a testa bassa per la vergogna perché c’era gente che fissava, lo sapevo che sarei sembrato ridicolo con certe cose in testa d’altra parte invece Kyoja sembrava crogiolarsi di tanta attenzione.
La passeggiata proseguì ancora un pò e altre strane occhiate le ricevemmo persino dalla cameriera nel locale in cui decidemmo di fermarci per mangiare qualcosa. Cosa prendeva alla gente?
Finalmente arrivò Aprile e con lui il primo giorno di scuola. Ero emozionato di riprendere come mai era accaduto fino a quel momento e tutto ciò era dovuto al fatto che avrei rivisto Kioko e gli altri, ma sopratutto Hara che mi era mancato tanto in quelle settimane.
Cercai di sistemare capelli e divisa meglio che potevo, magari gli sarebbero piaciuti diversamente dal resto delle persone.
Sperai con tutto me stesso che quell’anno potesse essere in qualche modo diverso, ero più che mai determinato a conquistare il suo cuore e a scavare dentro lui per buttare fuori tutto il marcio. Sì, ero particolarmente ottimista anche perché da lì a breve ci sarebbero anche state le semifinali di basket e noi tutti avremmo ancora una volta giocato insieme. Sì, sarebbe andato tutto bene.
  
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