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Autore: Farawayeyes    28/02/2016    2 recensioni
La premessa è semplice: dimenticate le coordinate spazio temporali.
La domanda è semplice: ci sarebbe spazio per i Guns n' Roses al giorno d'oggi?
Oltre a questo è la solita, incasinata, classica, storia d'amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Slash, Steven Adler
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Perchè tu vuoi i colori
Stai attenta a te



Era un giorno di novembre la mattina che durante latino capì che non potevo resistere fino all'intervallo per andare in bagno. Per fortuna la Martinez era di genio quel giorno e acconsentì senza problemi.     
Entrai soprappensiero e quando mi accorsi di non essere sola era ormai troppo tardi. L'usanza di fumare nei bagni nell'orario di lezione è una tradizione difficile da eliminare. Solo che non capisco perché i ragazzi non possano fumare nel loro bagno invece di andare in quello delle ragazze.  
Ho quella scena stampata nella mente da parecchi anni ormai. Lui era appoggiato a una porta dei bagni e fumava sereno, una cicca di capelli rossi gli usciva ribelle dal cappuccio. Intorno a lui c'erano tre ragazze della sua età. Si girarono di scatto verso di me, e io sarei voluta sprofondare. Dov'è il mantello dell'invisibilità di Harry Potter quando serve?
Fui presa da un'indecisione cosmica. -Entro in un bagno come se nulla fosse o scappo a gambe levate?- 
Sentivo già il viso andarmi a fuoco, dopo tutto non mi scappava così tanto. Girai i tacchi e tornai in classe. 
“Che ti è successo?” Mi bisbiglió Sofia.
“Perché?” 
“Hai una faccia...”
“Ho fatto una figura di merda”
“Con chi?”
“Boh, con dei tipi di terza credo. Erano nel bagno delle ragazze”
“E quindi?”
“E quindi niente, appena li ho visti me ne sono andata”
“Senza andare in bagno?”
“Già”
-Ferretti, Gervasi: fate silenzio-
“Scusi”

La seconda volta che lo vidi fu all'entrata di scuola. Mancavano dieci minuti alle otto, ed ero alla macchinetta a prendere il caffè. Misi dentro due euro e quando mi accorsi che la macchinetta non ne voleva sapere restituirmi il resto tirai un vaffanculo cosmico.
“Non ti si addice” disse una voce alle mie spalle.
Mi girai. Era dietro di me, sorrideva, il ragazzo del bagno.
Dovevo rispondere? Forse. Lo feci? No.
“Facciamo così, con i soldi che hai lasciato dentro prendo il caffè e la prossima volta te lo offro io così ti restituisco il favore”
Mi implorai di dire qualcosa, qualunque cosa, ma non ci riuscì. Ero distratta, mi ero appena accorta che aveva degli occhi stupendi e aveva anche delle occhiaie paurose.
“Sei sempre così loquace?”
Fui presa di soprassalto da quell'ultima frase che quasi sussultai.
“No” dissi e me ne andai. Già, me ne andai senza prendere il caffè.

“Facciamo un giro fuori?” Mi chiese Sofia quel giorno all'intervallo.
“Se prorprio insisti”
Ero combattuta tra la curiosità e la paura di rivederlo. Volevo capire che tipo fosse, quanti anni avesse, insomma inquadrarlo. Non fu difficile da trovare in mezzo alla folla, il colore dei suoi capelli fu di grande aiuto. Ci appoggiamo a una staccionata e, con quella che speravo essere una grande disinvoltura, lo osservai.
“Sofi non ti girare, ok? Ma per caso tu li conosci quei tipi?”
“Quali?”
“Sono dietro di te, seduti sui gradini. Due ragazzi biondi e uno con i capelli rossi. No, aspetta, non ti girare”
“Ari, come faccio a vederli se non mi giro?”
“Ok, allora girati, ma poco"
Giró lentamente la testa e la vidi sgranare gli occhi.
“Davvero non sai chi sono?”
“No”
“Io li ho notati subito il primo giorno e il pomeriggio li ho subito stalkerati su Facebook. Li ho trovati tutti, tranne uno, quello che mi piaceva di più, ovviamente”
“E quindi?”
“Niente, sono tutti di 3ªC. Quello con il giubbotto di jeans si chiama Steven, quello alto Michael e quello con i capelli rossi William. Però il gruppo non è finito lì, ne mancano due all'appello” 
“Capisco. Allora è William quello con cui ho fatto la figura di merda in bagno e alla macchinetta”
“Giura?”
“Già”
“Io pagherei per ritrovarmelo in bagno”
“Tu sei pazza. Rientriamo dai, sta quasi per suonare”.

A quel punto avevo un nome, una classe, era già qualcosa. Qualcosa per cosa? Non lo sapevo, ma mi sembravano informazioni di vitale importanza.
A pranzo quel giorno meditai a lungo sul da farsi. Perché non potevo avere una sorella maggiore di quelle che ti chiedono com'è andata la giornata o se hai visto qualche ragazzo carino? Il nulla, per lei potevo ancora essere in terza media. La presi da lontano.
“Che fastidio quelli che fumano nel bagno”
Alzò un attimo la faccia dal piatto di pasta e poi continuò a mangiare.
Il colpo non era andato a segno, riprovai.
“Poi non capisco perché i ragazzi debbano fumare nel nostro bagno”
“Ma che ti frega?”
“No, nulla”
Non aveva voglia di parlare, come sempre. Si sforzava così tanto di essere socievole all'esterno che dentro casa diventava una iena.
“Vado in camera mia” dissi.
“Aiutami a sparecchiare prima”
Aiutarla voleva dire sparecchiare mentre lei continuava a smanettare con il telefono. Quando finì mi ritirai in camera, chiusi la porta e presi il tablet. Avevo delle ricerche da fare. Da circa un anno avevo bloccato mia sorella su Facebook in modo tale da non dover vedere ogni suo singolo post in bacheca. Andai sul suo profilo e cercai tra gli amici, purtroppo erano visibili solo quelli in comune. Odiosa.
Guardai le foto, e realizzai nuovamente perché l'avevo bloccata. La maggior parte erano suoi selfie con minimo 200like ognuno. Doppiamente odiosa. Lei al mare, lei con il nostro cane, lei che studiava, lei con la nonna, lei con le amiche. 
Dovetti scorrere un po' di foto prima di trovare quelle interessanti, erano di tre anni prima. Ed eccola lì taggata in una foto in discoteca insieme a lui. Era un bacio quello? Lo sembrava. I capelli biondi di Beatrice coprivano leggermente il volto del ragazzo, nonostante ciò era abbastanza chiaro che fossero intimi. Lessi i commenti:
Ginevra (all'epoca della foto lei è Beatrice erano grandi amiche) aveva scritto: -Ragazzi siete stupendi-
Un nome sconosciuto aveva scritto: -Eravate anche voi al Power? Non ci siamo beccati-, William aveva commentato con un semplice cuoricino.
Lessi l'ultimo commento: -
Se era sabato sera io non me ne sono accorto- sbarrai gli occhi, era un commento di Saul, il ragazzo del sesto piano. Insomma erano tutti grandi amici, almeno un tempo. Me lo dovevo immaginare. Fui invasa da un sentimento strano. Gelosia, fastidio, umiliazione. C'era sempre lei in mezzo nella mia vita. Tutto prima, tutto meglio. 






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