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Autore: BlackCrimson    28/02/2016    2 recensioni
( Per Favore immaginate la storia come se fosse un Anime o Manga )
In un tempo lontano, l'oscurità era riuscita a dare vita ai peggiori incubi dell'umanità, creando degli esseri immondi denominati creature della notte. Non tutte queste creature però costituivano una minaccia ma altre, non esitavano a bramare con sempre maggiore foga la vita degli altri.
Per questo motivo, venne istituito un ordine per combattere e limitare tali disgrazie. Coloro che ne facevano parte erano chiamati Hunter.
Elizabeth, una giovane cacciatrice, che però teme fortemente i vampiri, si troverà a sua insaputa a combattere al fianco di uno di questi. Riuscirà ad affrontare la sua paura e realizzare il suo sogno?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Un Istante di Libertà




La riunione era terminata da appena qualche minuto, tuttavia gli Hunter si erano già recati alle loro stanze per preparare l’occorrente necessario alla missione che li stava aspettando.

Si erano dati appuntamento davanti alla villa tra esattamente dieci minuti, il che voleva dire che avevano solo il tempo per prendere lo stretto indispensabile, nient’altro. 

 

Per questo motivo, Keyn era entrato a passo svelto nella sua stanza senza neanche richiudere la porta alle sue spalle. 

Si diresse come prima cosa verso il suo armadio e ne spalancò le due ante con un movimento deciso. I suoi occhi si soffermarono subito su un cappotto lungo di un colore grigio chiaro ma dalla graduazione nettamente più scura all’interno. Lo prese immediatamente e se lo mise addosso con velocità, lasciando che i due estremi della cintura alla vita gli ricadessero lungo i fianchi. Poi si spostò per prendere la sua spada, adagiata ad una sedia vicino alla finestra. 

La afferrò e fece uscire una parte della lama dal fodero per controllarne le condizioni, permettendo ad un lampo di luce riflessa di passargli sul volto ed evidenziare le leggere occhiaie ancora ben visibili sotto i suoi occhi. Soddisfatto, la ripose subito dopo, mettendosi la cinghia del fodero a tracolla. 

Non aveva bisogno di altro. 

Uscì dalla stanza rapidamente iniziando a percorrere il lungo corridoio che lo avrebbe portato alle scalinate della sala principale della villa. 

Vedendole in lontananza, però, un pensiero gli balenò per la mente, costringendolo a fermarsi. 

Istintivamente guardò indietro, fissando pensieroso l’oscurità che si stava lasciando alle spalle. Poi ripose nuovamente lo sguardo davanti a sé. 

Attese qualche secondo, soffermandosi a vagare tra i suoi pensieri. Poi strinse le mani a pugno lungo i fianchi in un fremito di indecisione ed infine, emettendo un leggero sospiro, decise di fare dietro front, ma questa volta, dirigendosi in tutt’altra direzione. 

Seguì le pareti a passo spedito e sicuro finché non raggiunse la porta della stanza da lui cercata, ovvero, quella di Elizabeth. 

Mise una mano sulla maniglia con l’intento di entrare, ma non appena lo fece, il suo corpo sembrò bloccarsi mentre sul suo volto si disegnò una smorfia di lieve sorpresa. 

Abbassò istintivamente lo sguardo sul suo petto, riconducendolo al centro di quella sensazione che lo aveva pervaso non appena era entrato in contatto con il freddo metallo. Vi portò l’altra mano su di esso, avvertendo un insolito senso di calore divampare al suo interno. 

Forse la ferita era tornata a bruciargli, ma diversamente da come si aspettava, non percepiva alcun dolore. La sensazione che provava in quel momento era del tutto differente. Quasi piacevole. 

Poi comprese e questo bastò per fagli stirare le labbra in un lieve sorriso. 

Aveva pensato a lei

Anche se solo per un istante, aveva creduto di poterla ritrovare dall’altra parte di quella porta, come se niente le fosse successo. Al sicuro da tutto ciò che avrebbe potuto farle del male. 

Tuttavia, la sua razionalità gli rammentava l’esatto contrario. 

Socchiuse gli occhi, massaggiandosi le palpebre rese pensanti dalla stanchezza ed esalò un pensante sospiro. Sfortunatamente, non era il momento di perdersi in simili distrazioni e doveva sbrigarsi a recuperare al più presto l’oggetto che stava cercando.

Riaprì gli occhi, sforzandosi di cacciare via quel tepore dal proprio corpo e, senza esitare ulteriormente, entrò nella camera dando un’occhiata veloce a tutto ciò che lo circondava. 

Ma non pensare a lei era tutt’altro che facile. 

Ogni cosa all’interno di quella stanza era ancora intrisa del suo profumo e per quanto si sforzasse, non poteva ignorarlo. Spostò per qualche istante lo sguardo verso la finestra e un nuovo ricordo di lei si insinuò rapido nella sua mente, prima che potesse fermarlo. 

Ricordò quando alcune volte gli era capitato di passeggiare nella strada sottostante e, nell’alzare lo sguardo verso la sua finestra, trovarla a camminare nervosamente avanti ed indietro per la stanza mentre parlava a voce alta con se stessa o imprecava contro a qualcuno. E dato che questo avveniva soprattutto dopo una delle lezioni di combattimento che lui stesso le dava, non era difficile immaginare a chi fossero rivolti tali insulti.  

Sorrise tra sé nel ricordare il suo ennesimo ed insolito modo di fare. Così bizzarro ma ormai impossibile da non apprezzare, soprattutto per lui. 

Con quel pensiero in mente, però, la realtà si impose per l’ennesima volta davanti ai suoi occhi, rivelandogli soltanto una stanza vuota. Al di fuori della sua presenza. 

Scosse la testa di lato, abbassando lo sguardo sul terreno.

« Thz… Devi sempre complicare le cose… » sussurrò con tono rammarico, accompagnato da una lieve risata forzata ma del tutto priva di allegria. 

Risollevò lo sguardo, spostandolo velocemente da una parte all’altra della camera finché non trovò quello che stava cercando appoggiato alla spalliera del letto. 

Lo raggiunse e lo prese immediatamente, soffermandosi per un attimo ad osservarlo. In particolare, seguì le incisioni sul legno di quel bastone fino all’estremità più alta, dove i vari lineamenti andavano ad unirsi per formare un piccolo falco ad ali spiegate. 

« Resisti ancora un po’, sto venendo a prenderti! » affermò stringendo la presa su di esso come per sigillarne all’interno una solenne promessa. 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

Camilla uscì dal portone principale della villa con indosso il suo completo da missione. Decisamente meno vistoso ed ingombrante degli abiti che solitamente le piaceva portare, ma altrettanto elegante e in grado di garantirle una maggiore libertà di movimento. 

Scese quei pochi gradini che la separavano dal terreno e passò velocemente lo sguardo sui presenti. 

Aaron sembrava essere già pronto a partire e in quel momento si stava accertando che tutte le sue provviste fossero ben riposte nelle sacche agganciate alla sella del suo cavallo dal manto maculato. Nel mentre scambiava qualche parola inerente alla missione con Keige. 

Il suo adorato Blaze era già salito a cavallo e aspettava a debita distanza dal gruppo con braccia conserte e capo chino. La guardò appena sollevando pigramente la palpebra di un occhio per poi dare due colpetti leggeri ai fianchi del suo animale che si girò dandole le spalle. 

Sospirò sconsolata, scuotendo appena la testa ma decise che per il momento lo avrebbe lasciato stare. Lo aspettava una lunga cavalcata e di certo non le poteva fuggire. 

Trattenne una flebile risata a quel pensiero, coprendosi la bocca con una mano tesa. 

« Signorina Stalton! »

Sentendosi chiamare rivolse la sua attenzione nella direzione di quella voce, ritrovando il suo fidato Joseph sventolare una mano in cielo per farsi individuare più rapidamente da lei. Nel mentre, con l’altra accarezzava dolcemente la mandibola di un cavallo sul quale aveva già sistemato l’occorrente che sarebbe servito alla sua Signora. 

Camilla lo raggiunse subito notando che ancora una persona mancava all’appello. 

« Ho preso tutto quello che mi avevate chiesto signorina Stalton » affermò cordiale Joseph afferrando le briglie dell’animale per poi porgerle a lei. 

« Vi ringrazio » gli rispose Camilla afferrandole. 

« Siete sicura di non volere che vi segua anche io in questa missione? » 

« No Joseph, per questa volta voi dovete restare qui. Keige potrebbe avere bisogno del vostro aiuto… » Rispose lei, spostando lo sguardo in direzione del suo Presidente. 

« Come volete » affermò Joseph chinando leggermente il busto in avanti in un gesto cordiale. 

« Sapete per caso dove è finito Keyn? » Gli chiese ancora lei, notando il nero destriero del cacciatore ancora legato alla staccionata davanti alla villa. 

« Non ne ho idea, ma penso che dovrebbe raggiungerci a momenti… » 

Prima che potesse concludere la frase, le ante del portone della villa si spalancarono, rivelando la figura del diretto interessato sulla soglia. 

« Per l’appunto » aggiunse Joseph. 

Camilla seguì Keyn con lo sguardo mentre si dirigeva al suo cavallo e non poté fare a meno di notare il bastone di legno che stringeva in una mano. 

Sapeva benissimo a chi appartenesse, e in quell’istante capì anche cosa quello sguardo deciso e privo di ogni altra espressione dell’Hunter cercava di nascondere. Abbassò il capo tristemente e decise che non avrebbe fatto domande. Sarebbe stato inutile poiché anche lei sapeva si sentirsi nel medesimo stato. 

« Vedo che ora ci siamo tutti » Affermò improvvisamente Raphael facendosi da parte al lato della strada.

« … Non mi resta che augurarvi buona fortuna » 

« Di certo ce ne servirà » commentò tra sé Aaron montando a cavallo a sua volta.

 

Joseph restò al fianco di Camilla, osservandola mentre si sistemava elegantemente sulla sella.

« Vi prego di fare attenzione Signorina Stalton »

Camilla gli mostrò un dolce sorriso, innalzando le sopracciglia in un’espressione compassionevole. 

« Certamente. Non dovete preoccuparvi per me, ormai dovreste saperlo » 

Joseph annuì piano spostandosi di un passo indietro. 

« Le auguro un buon viaggio » 

« Vi ringrazio » Gli sorrise ancora lei.

Poi aggiustò la presa delle mani sulle redini del suo cavallo e con un leggero colpo di tacchi lo fece avvicinare a quello di Aaron, poco distante dal suo. 

Entrambi erano pronti a partire e ora fissavano Keyn, poco più avanti a loro, in attesa che finisse di prepararsi. 

Anche quest’ultimo montò in groppa al suo nero destriero.

Poi volse un attimo il capo indietro, puntano la sua attenzione verso il licantropo in fondo al gruppo per accertarsi che non si fosse assopito come suo solito. Quest’ultimo, seppur lontano da lui, alzò una mano in modo seccato, mantenendo però gli occhi chiusi. 

Era sveglio e vigile. Non poteva chiedere di meglio. Tutto era pronto. 

« Blacksword » lo chiamò improvvisamente Keige, attirando l’attenzione dell’Hunter verso la sua sinistra. 

« Tenete » gli disse porgendogli una piccola fiala di vetro contenete del liquido rossastro e denso. 

Keyn capì immediatamente di cosa si trattasse e non poté che sentirsi frustrato ed indignato per quello che gli stava proponendo.

« Non vi costringo a berlo se non è vostro desiderio farlo » Spiegò subito Raphael anticipando l’altro.

« Allora poteva risparmiarsi il disturbo di portarmelo » Rispose acido Keyn. 

Raphael sospirò calmo ma non accennò a voler ritirare la mano. Si guardò un attimo attorno e continuò con voce bassa, per evitare di farsi sentire dagli altri. 

« Vi prego solamente di portare con voi questa fiala come misura precauzionale. Voi prima di tutti dovreste sapere che se sarete costretto ad attingere al vostro potere come l’ultima volta… Il vostro corpo potrebbe… non sopportarlo » Disse stentando appena a trovare il tono giusto per pronunciare le ultime parole. 

« … Vi sto solo offrendo una possibilità per far si che ciò non accada »

Keyn tornò a fissare quella piccola boccetta di vetro con sguardo serio e torvo.

« Non vedo come una dose così misera possa essermi di aiuto. Al contrario potrebbe causare solo dei problemi… E’ pur sempre del sangue umano e noi, se non lo avete dimenticato, stiamo andando in un covo di vampiri »

« Per questo motivo mi sono preso l’ardito impegno di modificarlo per cancellarne totalmente l’odore… Ma ho fatto anche dell’altro… » 

Keyn sollevò un sopracciglio, esortandolo con lo sguardo a continuare. 

« So cosa comporta per un vampiro come voi riprovare il sapore del sangue umano dopo tanto tempo e soprattuto del pericolo che ne può scaturire da esso… Sia per voi che per coloro che vi circondano… Quindi ho cercato una formula che potesse limitarne gli effetti “collaterali”, se così possiamo chiamarli, e al tempo stesso donarvi la forza necessaria affinché voi possiate combattere al massimo delle vostre capacità. » 

« Ma? » La domanda gli venne spontanea, dettata più che altro dall’esperienza nel sapere che certi intrugli avevano sempre un prezzo da tenere in considerazione. E non sempre volgeva a favore di chi gli consumava.

« L’effetto è temporaneo e si limita a pochi minuti. Inoltre potrebbe non annullare l’effetto della vostra “Fame” ma… Scatenarla » 

« Mi avete appena dato un motivo in più e decisamente valido per rifiutare » Gli fece notare Keyn riportando lo sguardo dritto davanti a sé. 

« Anche se da questa fiala potrebbe dipendere la salvezza di Elizabeth? » 

Keyn tornò di colpo a posare lo sguardo su di lui con un’espressione sorpresa. Tuttavia i suoi occhi non nascondevano la rabbia che in quel momento lo aveva invaso non appena aveva sentito il nome di Lei essere pronunciato per un tale pretesto. 

« Non osate… » sibilò a denti stretti ma Keige si affrettò ad interromperlo. 

« Io voglio bene ad Elizabeth come tutti voi qui presenti » Affermò assumendo un’espressione dura in volto e scandendo con precisione ogni singola parola « … E temo per la sua incolumità in egual modo alla vostra. Per questo ora, qui davanti a voi, vi chiedo… No… Vi imploro di fare questo sforzo e accettare il mio aiuto » 

Keyn indugiò appena nel fissare lo sguardo profondo come la notte del Presidente dell’Associazione. 

Non vi era esitazione nei suoi occhi neri, nemmeno il più piccolo ripensamento. Soltanto una ferrea convinzione e una muta preghiera rivolta verso di lui. 

Keyn abbassò lo sguardo su quella piccola fiala di vetro, tenuta saldamente nella mano dell’altro. 

Una volta raggiunta Caisonville, entrambi sapevano che Vincent non avrebbe permesso a nessuno di loro di portare via Elizabeth senza provare ad impedirglielo. 

Potevano cercare di ingannarlo, ma Moore non era un vampiro che si poteva aggirare con tanta facilità. Uno scontro, quindi, non poteva essere evitato. Tutti loro ne erano più che consapevoli. 

Inoltre, vi era la possibilità che stessero andando incontro ad una trappola mirata solamente a distruggerli. 

Se si fosse ritrovato a fronteggiare da solo Vincent un’altra volta, non avrebbe avuto scampo. 

Ora sapeva quali erano i suoi limiti, e gli aveva scoperti a caro prezzo. Ma per riuscire a salvare Elizabeth con successo, avrebbe dovuto superarli. 

E la sola possibilità di farlo, per l’ironia della sorte, si trovava proprio li, davanti a lui. Ma non lo avrebbe mai ammesso apertamente. 

Allora afferrò quella piccola boccetta di vetro con un rapido gesto, tenendola saldamente con il pollice e l’indice della mano. Osservò il liquido scarlatto al suo interno, come se ne fosse ipnotizzato per qualche istante. Poi socchiuse gli occhi tirando un leggero sospiro forzato.

« Non sapete proprio cosa voglia dire la parola arrendersi vero? » Disse tornando ad appoggiare lo sguardo sull’uomo che era al suo fianco. 

« Deve essermi sfuggita col tempo… » rispose l’altro sistemandosi gli occhiali sul naso con un dito della mano, nascondendo un lieve sorriso di trionfo stampato sulle sue labbra. 

Keyn roteò gli occhi al cielo e si mise la fiala in una tasca interna del giubbotto. 

Poi, senza dire più nulla, afferrò le redini e gli diede un colpo secco, picchiando i talloni contro il ventre del proprio animale.

« Ah! Andiamo! » 

Il cavallo si impennò appena sulle zampe posteriori, sbuffando con forza dalle grandi narici e partì al galoppo scalfendo il terreno con i suoi possenti zoccoli. Subito gli altri fecero lo stesso e partirono al suo inseguimento dando ufficialmente inizio alla missione. 

Una volta fuori dalla cittadella, però, nessuno di loro si accorse che un’altra figura incappucciata prese a seguirli da lontano. 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

Le sue palpebre si mossero appena prima di aprirsi pigramente. Mugolò un lieve lamento con le labbra e si alzò a sedere, stropicciandosi gli occhi con le mani e lasciandosi sfuggire un ampio sbadiglio. 

Si guardò un attimo attorno, aspettando che la vista le si mettesse a fuoco. 

Il suo sguardo si spense subito dopo, abbassandosi sulle lenzuola color cremisi che la riscaldavano. 

« Già… E’ vero… » sussurrò lievemente nel ricordare dove si trovasse. 

Aveva dormito talmente bene che per un attimo le era sembrato di essere tornata nella sua camera alla villa degli Hunter. Ma non era stata nient’altro che una crudele illusione, dettata solamente dal desiderio di fuggire da quel posto privo della luce del sole. 

 

« Buon Giorno!! » Due grandi occhi viola e un sorriso a trentadue denti apparvero improvvisamente nel suo campo visivo, facendola sobbalzare e sfuggire un piccolo grido dalle labbra. 

« Caroline! » le urlò mentre cercava di calmare i battiti frenetici del suo cuore dovuti allo spavento. 

« Che c’è? » Le chiese l’altra guardandola a testa in giù dal baldacchino del letto con una smorfia confusa. 

« Mi hai spaventata! Che diavolo ci facevi sopra il letto?! »

« Aspettavo il tuo risveglio ovviamente » affermò con naturalezza, liberandosi in volo e atterrando finalmente con in piedi per terra. 

« Non potevi aspettare fuori come tutte le persone normali?! » 

« Fuori, dentro… Non vedo la differenza… » affermò Caroline alzando le spalle, non capendo la gravità della situazione che al contrario suo, Elizabeth sembrava voler farle intendere. 

« … E per tua informazione io sono tutto tranne che una persona normale » le sorrise strizzandole amichevolmente un occhio. 

Elizabeth sospirò sconsolata « Già… Non me lo ricordare… »

A Caroline scappò una lieve risata, poi balzò leggera verso la scrivania e vi ci sedette sopra, lasciando le gambe oscillare nel vuoto. 

« Coraggio ora datti una sistemata che usciamo! » Le disse sfoderando un sorriso raggiante. 

« Eh? Usciamo? E dove? » Ripeté confusa Elizabeth. 

Caroline rise « Ma come dove? In città ovviamente! » le disse indicando con lo sguardo la finestra.

« Cosa?! Non dirai sul serio! Intendi veramente che vuoi portarmi la fuori? » Le chiese Elizabeth strabuzzando gli occhi per la sorpresa e indicando l’esterno con un dito accusatorio.

« Certo che dico sul serio. Non te lo avevo accennato ieri sera? » 

« Assolutamente no! » esclamò Elizabeth con una nota di panico nella voce « … Di certo mi sarei ricordata se mi avessi detto che mi avresti portato a morire tu stessa! »

Caroline roteò gli occhi al cielo sbuffando sonoramente « Come sei melodrammatica… Andiamo solo a fare un giro, non al patibolo! »

« E secondo te quello non lo è? » le disse quasi urlandolo. 

« Adesso non esagerare… » poi si liberò di nuovo in volo fino alla finestra « … Non puoi di certo restare sempre chiusa qui dentro no? » le sorrise scostando le tende con un unico gesto della mano e spalancando le due ante  verso l’esterno. Subito una fresca brezza entrò nella stanza e costrinse Elizabeth a stingersi le braccia per il freddo. Ma fu solo una sensazione passeggera.

Con sua sorpresa, Elizabeth si accorse che vi era della luce mattutina che proveniva dall’esterno. 

Incuriosita da quel lieve bagliore, si alzò dal letto avvicinandosi al parapetto per osservare il paesaggio, dirigendo per prima cosa il suo sguardo verso l’alto.

Le nuvole sovrastavano ancora il cielo, non permettendo in alcun modo ai raggi del sole di superarle, tuttavia, non ne ostacolavano completamente la sua luce, rendendo l’intero panorama ben visibile. 

Alzò ancora leggermente la vista e solo allora si accorse che qualcosa ostacolava parzialmente la sua visuale. 

« Macbeth! » Esclamò improvvisamente Caroline facendo sussultare per l’ennesima volta Elizabeth. 

Il piccolo animaletto si rannicchiò ancora di più su se stesso strofinandosi il muso con le piccole ali, ma non diede nessun segno di volersi staccare dalla trave in legno dove era appeso. 

« Sei il solito pigrone! » lo rimproverò con finta severità. L’animaletto come risposta, si levò in volo ed entrò nella stanza andandosi ad appendere al baldacchino del letto con l’intento di continuare il suo beato sonno. 

« Io ci rinuncio… » sospirò la vampira sconsolata. 

« Beh… Penso che sia normale per lui dormire durante il giorno… » le disse Elizabeth.

« Hai ragione… Ma vedi, lui dorme quasi sempre. E’ già un miracolo se si ricorda di mangiare… »

Poi si diresse verso l’armadio posto vicino alla scrivania e ne prese dall’interno una mantella nera. 

« Tieni » disse lanciandola ad Elizabeth. « Potrebbe fare fresco fuori »

« Io non sono sicura di voler venire… E poi… Non credo che sia una buona idea per te aggirarti per le strade in mia compagnia… » Affermò Elizabeth cercando in ogni modo di trovare una scusa che potesse permetterle di rimanere in quella stanza, di certo più sicura dell’esterno. 

Caroline la guardò inarcando un sopracciglio prima di scoppiare in una sonora risata.

« Strade? E chi ha detto che faremo una passeggiata?… » si avvicinò ad Elizabeth ed le afferrò rapidamente il polso dove vi era il braccialetto che precedentemente Vincent le aveva messo. Con un rapido movimento tracciò un piccolo cerchio su di esso con le dita ed infine gli diede un piccolo colpo al centro. Magicamente, le incisioni del bracciale si illuminarono e la serratura scatto facendolo aprire. 

« … Noi voleremo! » Affermò sorridendole e lanciando con noncuranza il bracciale sul letto alle sue spalle. Elizabeth si guardò il polso, ora libero, con sguardo confuso. Poi tornò a fissare di nuovo la vampira con gli occhi di chi non ci stava capendo più niente. 

« Perché ora mi guardi in quel modo? » le chiese Caroline incrociando le braccia al petto « Non mi pare di aver detto niente di strano. Sei una maga del vento no? »

« Si ma… Perché mi hai tolto il bracciale? Non capisco… »

« Beh! Perché altrimenti come potresti volare senza i tuoi poteri? »

Elizabeth strabuzzò gli occhi per la sorpresa di quella nuova rivelazione.

« Posso… Volare anche io? … Dici sul serio? »

Ora era Caroline a guardarla con sguardo confuso. Ma subito dopo lo cambiò con un’espressione allegra. « Certamente! Tutti i maghi del vento lo sanno fare! » affermò spalancando le braccia « Ma aspetta… Non mi dirai che tu invece non lo sai?! » le chiese con una leggera voce allarmata.

Elizabeth distolse lo sguardo con un leggero imbarazzo. 

« A dire il vero… »

« Ho capito! Non fa niente, ti insegno io! Ho letto dei libri a riguardo e non dovrebbero esserci problemi! » Esclamò Caroline.

« Cosa? Veramente vuoi insegnarmi tu? » Elizabeth non sapeva se potesse rivelarsi più sorpresa di quanto non lo fosse già. Non solo aveva appreso un nuovo lato fantastico del suo potere, ma una vampira si era anche offerta di aiutarla a padroneggiarlo. 

« Certo chi altri sennò?! » Rispose Caroline come se fosse la cosa più ovvia al mondo « E poi tra le due, io so già volare molto bene! » le disse indicando orgogliosa con lo sguardo le sue piccole alette nere appena comparse sulla sua schiena. « … Quindi ora smettila di fare domande e seguimi! » affermò e nel mentre, spiccò un balzo uscendo dalla finestra.

« Non dirmi che non sei elettrizzata almeno un po’ dall’idea di provare! » 

Elizabeth indugiò appena guardando verso il basso. La sua mente stava ancora cercando di assimilare l’idea di fare qualcosa che normalmente un semplice umano non poteva neanche sognare, quindi era del tutto normale mostrare un po’ di diffidenza. Ma si accorse anche che Caroline aveva ragione. 

Una parte di lei non desiderava altro che liberarsi in volo, come se avesse sempre saputo di essere destinata a farlo fin dalla nascita. Non c’era niente di più emozionante.

Guardò Caroline fluttuare nel vuoto poco distante da lei, con un sorriso di incoraggiamento stampato in volto e decise che per una volta si sarebbe fidata. 

In fondo valeva la pena correre qualche rischio. Cosa poteva peggiorare di più la situazione in cui si trovava? Niente, si ritrovò a pensare. Quindi tanto valeva tentare ed accettare l’opportunità che le veniva offerta. 

« E va bene » disse mettendosi la mantella intorno alle spalle. Poi si affacciò alla finestra e guardò verso il suolo. 

A separarla dalla strada sottostante vi erano almeno sette o forse più metri. Una caduta da quell’altezza non le avrebbe lasciato alcuno scampo. 

Deglutì appena a quel pensiero. Finire spiaccicata al suolo non era fra i suoi impegni giornalieri. 

« Prima regola: all’inizio non guardare mai in basso, sempre verso l’alto! » Le disse Caroline porgendole una mano « Non ti preoccupare, ti accompagnerò io la prima volta! » 

Elizabeth annuì piano e mise un piede sul davanzale della finestra. Poi protese una mano per afferrare quella di Caroline. Il contatto con la pelle fredda della vampira le provocò un brivido lungo tutta la schiena, ma preferì ignorarlo. 

« Ora richiama verso di te il vento e fatti avvolgere. In poche parole, invece che sollevare un oggetto, sollevi te stessa »

« Ok ci provo » Affermò Elizabeth e socchiuse gli occhi. 

Poteva farcela. Sapeva di essere in grado di padroneggiare il suo potere a sufficienza per quel nuovo incantesimo e aveva tutta l’intenzione di dimostralo. E non solo a se stessa…

Si concentrò al massimo delle sue capacità e dopo qualche secondo, una leggera brezza cominciò a soffiare per le vie della città, dirigendosi obbediente verso la sua evocatrice.

In poco tempo, piccoli vortici di vento avevano iniziato ad circondare il suo corpo, accarezzandole i capelli e scompigliandole le vesti con i loro movimenti circolari. 

Caroline incurvò le labbra in un sorriso carico di soddisfazione nel vedere con in propri occhi un vento sempre più forte che accorreva in aiuto della giovane maga. 

Elizabeth riaprì gli occhi, cercando subito lo sguardo della vampira. 

« Bravissima! » Si complimentò l’altra « E ora vieni con me! Convinciti di poterlo fare, di poter volare veramente! E il vento accoglierà la tua richiesta! »

Elizabeth annuì e si diede una piccola spinta in avanti. 

Il suo cuore, in quel momento, prese a battere ad un ritmo sempre più frenetico e nuove emozioni, che mai prima d’ora aveva provato, si scatenarono dentro di lei. Talmente meravigliose che non avrebbe saputo descriverle in alcun modo. 

Non aveva paura. Era felice, come mai lo era stata da quando era giunta in quella città o forse da anche più tempo. Il suo corpo era diventato stranamente leggero e il delicato vento che la avvolgeva la faceva sentire completamente a suo agio. 

Sorrise ampiamente e lasciò che Caroline la trascinasse verso di lei.

Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò sospesa nel vuoto.

 

Solo allora si permise di abbassare lo sguardo. 

« Non ci posso credere! » Esclamò euforica, ritornando a guardare la vampira al suo fianco per poi riposare lo sguardo sul terreno sotto di sé. 

« Io… Io sto volando!! »

« Stai volando! » le confermò Caroline allegramente.

« Sto volando! » ripeté Elizabeth sempre più emozionata « Sto volando sul serio! »

« Certo che stai volando! E io sono un genio modestamente! » affermò Caroline gonfiando con orgoglio il petto. « Ma non è finita qua, come tua prima esperienza deve essere indimenticabile! »

Detto ciò le strinse di più la mano e si diede un piccolo slancio verso l’alto con le ali per poi lasciarsi cadere nel vuoto. 

« Aspetta che cosa vuoi fareeeee?!! » urlò Elizabeth ma non ebbe il tempo di finire che la vampira la trascinò giù con sé. 

« Tu sei come il vento Elizabeth! Non devi avere mai paura di cadere! » le urlò l’altra tra una risata e l’altra, spalancando ampiamente le sue piccole ali e riprendendo quota dopo aver quasi sfiorato il terreno. 

Elizabeth si aggrappò a tutto il braccio della vampira per lo spavento, ma Caroline non ci fece caso e la rese partecipe di un elegante volo a slalom tra le case della cittadina. Poi di nuovo puntò verso il cielo e i loro corpi si sollevarono verso l’alto, oltre i tetti delle case più alte. 

Dopo un primo momento di smarrimento e un pizzico di paura, Elizabeth rimase sorpresa ed affascinata nello vedere un tale spettacolo pararsi davanti ai proprio occhi. 

La città si mostrò davanti a lei in tutta la sua grandezza.

Ma non si soffermò che qualche secondo poiché istintivamente alzò lo sguardo oltre quelle mura di pietra, lasciando che la vista le si aprisse ad una nuova e bellissima visione. 

Lontano da quella tetra valle, i raggi del sole penetravano dolcemente le fitte nuvole, andando ad illuminare con la loro tenue luce del mattino le vaste catene montuose che sorgevano all’orizzonte colorato di mille sfumature. 

« E’ bellissimo » sussurrò appena, ammaliata da quella vista che mai si sarebbe aspettata di rivedere. 

« Vero. Non è una cosa che si può vedere tutti i giorni » concordò Caroline respirando a pieni polmoni i mille e freschi profumi che quell’atmosfera poteva offrirle.

« Ti ringrazio » disse ad un tratto Elizabeth attirando lo sguardo sorpreso dell’altra su di sé. 

« Prego » Rispose Caroline ritornando poi a godersi il panorama. 

Restarono sospese in aria per alcuni minuti o forse per molto più tempo, godendosi ogni istante di libertà che si erano deliberatamente concesse. 

« Ora è meglio rientrare » Disse la vampira ad un tratto. « … Vincent non sa niente della nostra piccola “fuga all’aperto” e preferirei che non lo scoprisse affatto » 

« Cosa? Stai scherzando non è vero?! » Esclamò subito in risposta Elizabeth, con un certo allarmismo e preoccupazione a riguardo « Se ci scopre siamo fritte! »

« Rilassati! Vincent è fuori città al momento e non credo che tornerà così presto… Ma come si dice… Non tentare la sorte, no? »

« Vero… » Sussurrò Elizabeth volgendo un ultima volta lo sguardo verso quello spettacolo in lontananza, volendo memorizzare saldamente nella sua memoria quelle immagini poiché sapeva che non le avrebbe riviste tanto presto. 

« Vuoi provare a planare da sola questa volta? » le chiese Caroline attirando di nuovo l’attenzione su di lei. 

Elizabeth annuì piano e fece un ampio sospiro prima di lasciare la mano dell’altra. 

Anche senza l’appoggio della vampira, il suo volo era stabile e il vento le vorticava instancabilmente intorno. La cosa la rallegrò molto, dandole più fiducia in se stessa.

« Ok, ci sono » disse e con massima concentrazione, fece diminuire poco alla volta l’intensità del suo potere. Lentamente cominciò a scendere, avvicinandosi sempre di più ai tetti delle case sottostanti seguita a ruota da Caroline poco distante da lei.

 

Tuttavia, accadde qualcosa che nessuna delle due ragazze si sarebbe mai aspettata. 

Un ruggito orrendo squarciò la quiete di quel posto, costringendo sia Caroline che Elizabeth a guardare nella direzione da dove era provenuto tale suono. 

Con orrore videro un essere con due enormi ali nere e dalle sembianze animalesche avvicinarsi ad una velocità sorprendente verso di loro. 

Ma la cosa che fece di nuovo tremare Elizabeth più di ogni altra cosa furono quegli occhi rossi come il sangue che non facevano altro che fissarla con malefico desiderio. 

E questo bastò per farle perdere totalmente la concentrazione. 

In un istante, il vento che l’avvolgeva scomparve ed Elizabeth si ritrovò a precipitare nel vuoto.

« Oh no Elizabeth! » Esclamò Caroline allarmata, gettandosi subito in picchiata verso di lei in un disperato tentativo di salvataggio, seguita dall’orrenda creatura con tutt’altre intenzioni.

« Dammi la mano! » le urlò ed Elizabeth non se lo fece ripetere. Allungò il palmo aperto della sua mano verso di lei, estendendo al massimo il braccio verso la sua unica possibilità di salvezza. 

Le dita delle due ragazze di sfiorarono appena, ma non sufficientemente forte da mantenere un qualunque tipo di presa. 

Caroline strinse i denti notando il tetto di una casa avvicinarsi troppo velocemente verso di loro. Sbatté con più forza le ali e riprovò per l’ultima volta ad affermare Elizabeth prima del tragico impatto. 

Questa volta le due ragazze riuscirono rispettivamente ad afferrarsi saldamenti per i polsi e Caroline poté finalmente iniziare la brusca frenata. Ma questo non sarebbe bastato ad evitare la demoniaca creatura diretta verso di loro, né tanto meno l’impatto col tetto dell’abitazione.

Ma Caroline non si fece scoraggiare minimamente dalla cosa e appellandosi a tutto il suo sangue freddo, calcolò perfettamente la traiettoria della creatura con la loro vicinanza al parapetto. 

Attese solamente il momento perfetto e…

“ Adesso! ” Esclamò nella sua mente e tirò ancor di più verso di sé Elizabeth capovolgendosi con le spalle rivolte al terreno. Ora la creatura le era arrivata praticamente addosso ma ad attenderla non vi era la pelle calda dell’umana ma bensì il pugno già caricato di Caroline. 

Il colpo esplose con tutta la sua potenza contro la mascella del demone che si frantumò con estrema facilità e questo fu sbalzato indietro fino a schiantarsi contro il muro della casa difronte. 

Subito dopo avvenne l’impatto con la tettoia in legno.

Il colpo le fece irrigidire tutti i muscoli ed emettere un lieve lamento con le labbra ma non ci fece molto caso. Per lei era più che sopportabile. Ma la cosa che la spaventò maggiormente fu la consapevolezza di aver perso la presa su Elizabeth, che ora, stava rotolando pericolosamente sul quel tetto in pendenza. 

Elizabeth, superato un primo momento di shock, si girò in posizione prona e iniziò disperatamente a cercare con le mani e i piedi un appiglio che potesse evitarle un’altra caduta nel vuoto. 

Fortunatamente, una trave sconnessa le permise una presa solida e così frenò la sua brusca discesa aggrappandosi ad essa con tutte le sue forze. 

Una volta ferma, esalò un’ampio respiro liberatorio. Ce l’aveva fatta. Non poteva essere più felice. 

Poi alzò immediatamente lo sguardo alla ricerca della vampira che le aveva appena salvato la vita. Sospirò per il sollievo nel vedere che era già in piedi e la stava osservando con una certa preoccupazione. 

« Elizabeth! Ti prego dimmi che stai bene! » Le urlò da lontano, con una leggera nota di panico nella voce. 

« Si… Credo di si » Rispose subito lei controllando la verità della sua affermazione. Per fortuna non sembrava avere niente di rotto e si sentì estremamente sollevata. 

Poi l’attenzione di entrambe fu catturata di nuovo da quella creatura demoniaca che urlò verso il cielo tutta la sua rabbia per via del dolore che Caroline le aveva provocato. Si alzò sulle zampe posteriori, facendo scorgere negli occhi tutta la sua collera e la sua imponenza. 

Elizabeth non seppe definire che cosa fosse, se un vampiro o un demone. O addirittura entrambi. Gli occhi erano certamente di un vampiro, ma la corporatura dalla pelle grigiastra e animalesca munita di due enormi ali nere la faceva assomigliare per di più ad un demone. 

« Non ti è concesso avvicinarti oltre! » Tuonò improvvisamente Caroline con voce seria. « Stai indietro e vattene, se non voi pagarne le conseguenze! » 

« L’umana… » ringhiò l’altro con voce roca e profonda. « Voglio l’umana! »

« Mi dispiace informarti ma lei non ti appartiene! » Ribadì Caroline con fermezza. 

Il demone, a quel punto, spalancò le sue fauci ruggendo verso la vampira tutto il suo disappunto e si scagliò contro di lei ad ali spiegate. 

Caroline non si fece cogliere impreparata e balzò verso l’alto con una capriola elegante. Le fauci del demone cozzarono contro duro legno, distruggendolo all’istante e provocando un profondo squarcio nel tetto. 

« Cattivo! Non si distruggono i tetti degli altri! » Lo rimproverò Caroline incrociando le braccia al petto con disappunto. 

Il demone non parve udire il suo commento, poiché puntò i suoi due occhi scarlatti verso la figura alle spalle della vampira. Era lei che voleva, che desiderava più di ogni altra cosa, o meglio, era il suo sangue. Quella linfa vitale capace di provocargli un piacere immondo e allo stesso tempo divino. E in questo momento, stava sgorgando lentamente dalla ferita ancora fresca che si era aperta sull’avambraccio destro della ragazza. 

Elizabeth seguì lo sguardo di quella creatura scendendo lungo il suo braccio ed si inorridì all’istante notando il liquido rossastro sporcarle la camicia bianca. Durante la caduta doveva essersi tagliata e non poteva esserci sfortuna peggiore, considerando la città in cui i trovava. 

« Oh no…» Sussurrò a malapena riportando immediatamente l’attenzione verso quella creatura che continuava a fissarla con gli occhi di un pericoloso predatore. E lei, suo malgrado, era la sua preda preferita. Il panico cominciò a crescere velocemente dentro di lei, così come i suoi respiri, che si fecero più profondi e rapidi. 

« Elizabeth che succe….de » Le parole di Caroline le morirono in gola non appena notò la ferita della ragazza ed il sangue impregnarle i vestiti. 

Elizabeth iniziò a tremare e si affrettò a nascondere il braccio sotto la mantella. Ma ormai l’avevano notata e ora, non solo il demone la osservava con desiderio ma anche Caroline sembrava voler avventarsi su di lei. I suoi occhi, diventati improvvisamente rossi, evidenziavano chiaramente la cosa. 

« No no no no » Ripeté fra se la giovane Hunter, indietreggiando di qualche passo incerto e scuotendo leggermente la testa nello sperare fortemente che tutto questo non fosse altro che un terribile incubo. Ma il dolore che aveva iniziato a sentire lungo il braccio distruggeva completamente la sua inutile speranza. 

 

Nel mentre, poco lontano dallo scontro, un uomo dagli abiti bianchi osservava la scena, cullato dall’oscurità profonda del piccolo vicolo nel quale si trovava. Sorrise divertito, godendosi ogni attimo di completo terrore che quell’umana si era ritrovata ad affrontare e che tutt’ora stava affrontando. Non poteva chiedere di meglio, se non la sua completa eliminazione. E senza Vincent nei dintorni, niente lo avrebbe ostacolato. Sogghignò appena a quel pensiero, sistemandosi gli occhiali neri sul naso prima di scomparire nel nulla, consapevole del fatto che ormai il destino di quella ragazza era segnato. 

 

Il Demone ringhiò verso il cielo per l’ennesima volta, facendo gelare ancor di più il sangue nelle vene di Elizabeth. Poi spalancò le sue enormi ali e le sbatté fortemente verso il suolo. 

Con disumana velocità si diresse verso di lei, pronto a portarle via ogni goccia della sua essenza vitale. 

Ma prima che potesse solo avvicinarsi, un pugno ben assestato all’altezza del suo stomaco lo fece fermare e ricadere sulle ginocchia, il viso contratto in un’infernale smorfia di dolore. 

« Scappa Elizabeth! Torna alla villa! » Esclamò Caroline tra i denti, mostrando un evidente sforzo nel trattenersi difronte alla volontà sempre più forte di aggredirla. 

Elizabeth non ebbe niente da obiettare e iniziò subito la sua folle corsa verso la sua presunta salvezza. Ma man mano che i suoi passi si facevano più veloci, i suoi occhi lo erano altrettanto nell’individuare altri occhi rossi sputare da ogni angolo di quella cittadella. 

L’unica alternativa per raggiungere in tempo la villa era quella di volare di nuovo, ma in quel momento, per quanto si sforzasse, era troppo terrorizzata per richiamare anche un solo e piccolo venticello. 

Lo sconforto prese pian piano ad impadronirsi di lei, offuscandole la mente ed ogni capacità di giudizio. Gli occhi si erano fatti lucidi e i muscoli del corpo talmente pesanti da renderle difficile anche il più piccolo salto. Ma non si sarebbe fermata. Se solo lo avesse fatto, allora veramente non ci sarebbe stato più scampo. 

Maledisse quella giornata e per prima cosa la sua irresponsabilità nell’aver accettato la proposta di Caroline. Certo, le era grata per quello che le aveva fatto per lei, e soprattutto per averle parato quella altrimenti mortale caduta.  Ma ora si ritrovava ad essere la preda più ambita in quella città di creature immonde. 

Era così assopita dai suoi pensieri che non si accorse minimamente della presenza di un vampiro che si stava avvicinando pericolosamente al suo fianco. Lo notò solamente quando ormai era in procinto di avventarsi famelicamente contro il suo collo. Ma non gliela avrebbe data vinta così facilmente. Così si abbassò rapidamente gettandosi di lato e riuscendo in qualche modo ad evitare le sue fauci. Tuttavia quella schivata la fece inevitabilmente cadere e rotolare sul fianco. 

Senza neanche avere il tempo di rendersi conto di quello che era successo, si ritrovò a precipitare verso l’abbraccio della morte. 

L’unica certezza di quell’inesorabile discesa fu il fastidioso senso di vuoto che le attanagliò lo stomaco e che l’avrebbe accompagnata fino all’impatto con il terreno. 

La sua vita cominciò a scorrerle davanti agli occhi come una successione rapida di fotografie che scandivano i momenti più belli della sua vita. E l’ultimo di questi frammenti fu dedicato alla persona che per lei avrebbe contato più di ogni altra cosa e che avrebbe desiderato avere al suo fianco durante il suo ultimo respiro. 

“ Per favore aiutami… Keyn! ”

 

La sua preghiera parve avverarsi al pari di un miracolo, poiché due braccia forti la afferrarono al volo, stringendola protettivamente contro il petto, mentre i piedi toccavano il suolo in una lunga frenata dovuta allo slancio iniziale. 

Una volta fermi, l’individuo che l’aveva appena salvata allentò la stretta su di lei, continuando tuttavia a tenerla fra le sue braccia. Solo allora Elizabeth si permise di guardare il volto del suo salvatore e i tratti di colui che riconobbe, le fecero perdere un battito del cuore. 

A fissarla, in quel momento, erano due rubini incandescenti colmi di una collera mal repressa, appartenenti alla persona che aveva imparato a temere con tutta se stessa. 

La sua richiesta di salvezza era stata esaudita, ma mai si sarebbe aspettata che sarebbe stato proprio lui ad accoglierla.

« Vincent… Moore »






Ciao! Come state?! Ed eccomi di nuovo tra di voi dopo questo lunghissima assenza! Ho mantenuto la promessa Fairy ;)
Onestamente non so come sia venuto questo capitolo... Non ne vado molto fiero ma spero che a voi possa piacere e per scusarmi del ritardo è anche più lungo dei precedenti :D Bravo eh? :P

Domande :
Vi è piaciuto?
Keyn berrà mai quel sangue?
Chi era la figura nel vicolo?
E ora che accadrà visto l'arrivo di Vincent?

Vi prego commentate in molti e ditemi cosa ne pensate :D
Ringraziamenti
Dei grazie davvero speciali vanno a:
fairy94 !!!
Cristina Maurich 55

Per avermi lasciato delle bellissime e stupende recensioni nell'ultimo capitolo:D

Poi grazie come sempre a chi ha messo la mia storia tra le preferite ovvero :
Akemi chan
LoStregatto
Martina Malfoy
Shadow writer
valevane1991
valey_

Tra le Seguite:
bibliofila_mascherata
chiaretta8059
dark_heroes_
Sali_17

Tra le ricordate:
Alexya_


Che dire altro... Il prossimo capitolo sarà un po' drammatico e spero di scriverlo adeguatamente. Farò il possibile alla prossime :D
E grazie a tutti quelli che seguono la storia in silenzio :) CIAOO!

  
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