TORTURA

Un dolore sordo e lancinante, quella punta aguzza e tagliente che scorreva per tutto il suo essere. Dolore solo ed esclusivamente dolore, però non poteva gridare.
Solo la speranza che quella infinita, lunga e crudele tortura potesse finire al più presto.
La sua candida superficie bruciata e per sempre segnata da quei solchi che le sia aprivano addosso.
Come lava incandescente, rossa pece liquida, la toccavano e incidevano.
C’era chi affermava che quello che le stava accadendo fosse magnifico, che era arte pura.
Non se ne capacitava… perché in nome dell’arte era lei a dover soffrire in tal modo?
L’uomo che la sovrastava sorrise soddisfatto, appoggiò la penna sul tavolo e si mise a rimirare la splendida poesia che aveva appena composto.
La piccola pagina, ormai non più candida, tirò un sospiro di sollievo, quella crudeltà e tutto quel dolore erano passati.
Il viso dell’uomo si sformò in una smorfia schifata… No, quel passaggio che aveva scritto poco prima non lo soddisfaceva, riappoggiò la pagina sulla fredda superfice del tavolo e strinse nuovamente tra le dita la penna.
… Eccola di nuovo, quella sensazione di lava incandescente che le squartava l’essenza… la pagina urlò, con tutto il fiato che aveva… nella stanza il silenzio regnava, interrotto solo dal flebile fruscio di un foglio di carta.




Scritta nel 2011 ripubblicata qui per comodità. Copia incollata esattamente com'era