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Autore: The_Lock    03/03/2016    1 recensioni
A grande richiesta, il secondo capitolo della saga It's Up to You. Ashley è una matricola che si trasferisce nel campus St. Collins. Tra confraternite e segreti, il gioco interattivo ritorna: a fine di ogni capitolo si dovrà scegliere tra due o più opzioni, ognuna delle quali avrà delle conseguenze. Il primo a commentare ha il diritto di scegliere.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's up to you!'
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ST. JUDE HOTEL, ore 00:03

 

Michael seguì la strada di destra ma non poteva scrollar di dosso quell'antipatica sensazione di star solo facendo il gioco di qualcun altro; però adesso non gli interessava, voleva uscire da quell'odioso Hotel e basta.
Ripensò agli ultimi avvenimenti e cercò di rimetterli insieme, ma c'erano solo domande e pochissime risposte. Molti dubbi si schiudevano rivelando altri dubbi in un circolo vizioso che si alimentava dell'insicurezza, dell'ansia e della paura che Michael aveva in quel momento.
La candela era ormai quasi tutta sciolta e il rosso sapeva che poteva contare su pochi minuti di luce e che poi avrebbe dovuto cavarsela da solo, al buio, con gli occhi che si erano appena impigriti a causa della candela.
Michael sbuffò, cercando di non cadere nel panico e canticchiando la prima canzone che gli passò in testa: Dancing Queen degli ABBA. Era questa la canzone che avevano messo dopo che avevano nominato Dylan March come reginetta del campus.
Il rosso arrivò, infine, davanti ad una spessa porta con una strana maniglia a pomello; vide della luce passare attraverso la fessura e sospirò, pensando di essere arrivato alla fine del suo percorso.
Quindi poggiò la mano sulla maniglia e spinse, gettando la candela per terra.
 

Logan aprì leggermente la porta e si affacciò oltre la soglia per cercare di vedere se il corridoio fosse libero dalla presenza dell'assassino. Si impose con imperio di non guardare in basso dove giaceva il corpo di Freddie, ma la curiosità lo vinse e Logan abbassò i suoi occhi scuri per vedere l'amico con gli occhi spalancati e scuri rivoli di sangue che colavano dalla bocca verso il pavimento.

Logan si coprì la bocca con la mano poiché tanti erano i sentimenti che attanagliavano la sua coscienza, ma ancor di più erano le voci che gli suggerivano di pensarci dopo, a Freddie; ora era il momento di mettersi in salvo.
Logan fece cenno a Madison e Linsday di passare. La prima provò a scavalcare il cadavere di Freddie ma le gambe le si pietrificarono solo all'idea. Guardando Logan come non l'aveva mai guardato prima- con pietà, bisogno d'aiuto e totale disarmo -Madison chiese aiuto al ragazzo e Logan la prese in braccio, portandola oltre il cadavere del ragazzo.
Distrutta, Madison si poggiò alla parete dando le spalle al corpo morto di Freddie, così da resistere alla tentazione di guardarlo.
“Linsday, vieni...” disse Logan, porgendole la mano.
“No no... no no no!” mormorò la bruna, scuotendo convulsiva la testa.
“Cosa? Muoviti!” sussurrò Logan.

“No... non mi muovo, io rimango qui.” disse Linsday, sedendosi sul letto.

“Linsday non è il momento per una crisi isterica, vieni!” tuonò Logan con imperio ma la ragazza tornò a scuotere la testa e Logan sospirò, guardando il cielo come chiedendo aiuto.
“Lasciamola e andiamocene!” sussurrò Madison senza cattiveria ma con tono distrutto. Più tempo passava lì, vicino a Freddie e più la ragazza si sentiva svuotata della propria energia. Logan si morse il labbro inferiore e si voltò nuovamente a guardare Linsday.
“Linsday, ti prego...” disse, porgendole la mano. La ragazza esitò e i suoi occhi incrociarono quelli del ragazzo che ora sembrava così sicuro di sé e le prometteva con lo sguardo che non le sarebbe accaduto nulla di male.

A) Linsday esce dalla camera
B) Linsday rimane in camera

 

Ashley era talmente sconvolta per il racconto che le aveva fatto Jason. Di certo aveva capito fin da subito che Madison era cattiva mentre Linsday, Tristan, Michael e Freddie solo degli idioti che aspettavano un modo come un altro per divertirsi; eppure ancora non riusciva a capacitarsi come avevano potuto spingere un ragazzo innocente al suicidio.
La ragazza era tornata nella hall dell'albergo ancora piena di cibo intoccato e di bottiglie di alcol ancora tappate.
Ora aveva tutto, più o meno, senso. Il maniaco, le prove, l'odio che provavano i ragazzi tra di loro... erano solo conseguenze di qualcosa che gli aveva pian piano distrutti perché avevano messo a nudo la loro viltà e la loro incapacità di agire.
Ashley si asciugò una lacrima; non poteva trattenersi dal provare pena per quel ragazzino e rabbia per quei sette ragazzi che ora desiderava tanto disconoscere anche come conoscenti.
La bionda sentì un cigolio alle sue spalle e si voltò, incuriosita; ma la visione di ciò che vide la fece impallidire. Michael era lì, oltre una porta segreta e brandiva un coltello da macellaio in mano.
“Ashley...”
“Non ti avvicinare!” disse lei a gran voce, allontanandosi come davanti ad una bestia feroce.
“Ashley, aspetta!” disse Michael, muovendo qualche passo verso di lei. Nel panico, Ashley uscì dalla hall dell'albergo e si diresse alla reception dove lo spazio più largo e la gran quantità di porte la fece sentire più al sicuro. Ma, desideroso di spiegare la situazione e di fare domande sugli altri, Michael inseguì la bionda a passo spedito.

Ashley si voltò e vide Michael che correva verso di lei ed urlò a pieni polmoni.

“JASON!” gridò, invocando il nome del ragazzo come una divinità che potesse intervenire.

“Non capisci! Lasciami spiegare!” sbottò Michael afferrando una ragazza per il polso. Ashley si dimenò, ma la presa del rosso era ferma e salda come una manetta.

“Lasciami andare, non dirò nulla!” pianse la ragazza, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
“Che?” domandò Michael, aggrottando la fronte.
“Ti prego, non c'entro nulla...” singhiozzò la ragazza, vedendo il suo riflesso sulla lama affilata del coltello.
“Mi lasci spiegare, per favore?” domandò il rosso, ed alzò il coltello come per attirare l'attenzione della bionda su di esso.
“Questo l'ho trovat...” ma vi fu un suono come di scoppio. Ashley trasalì, trovandosi improvvisamente imbrattata di sangue e subito pensò che Michael l'aveva colpita, ma il rosso era fermo, col coltello in mano e la bocca aperta dal respiro lasciato a metà.
Ashley abbassò lo sguardo e vide una chiazza rossa espandersi dal petto del ragazzo e subito Michael crollò a terra, lasciando la presa su di lei e sul coltello. Ashley aggrottò la fronte e alzò lo sguardo, vedendo Jason che, con mani tremanti e sguardo pallido teneva alta la pistola in direzione di Michael.

Confusa, Ashley corse in direzione di Jason e lo abbracciò, ma il bruno non ricambiò l'abbraccio perché era ancora sconvolto dagli ultimi avvenimenti. Ora era un assassino anche lui, ma Michael stava per uccidere Ashley- o così sembrava.

“Jason...” mormorò la bionda, baciandolo sulla guancia, ma il ragazzo era di pietra.

Il suo cellulare squillò, e Jason lo prese ma lo porse ad Ashely.
“Leggilo tu, non ho la forza.” rispose il bruno.
Ashley annuì e lesse: “Grazie per l'aiuto, ma Michael non era mio complice.” e poi arrivarono due foto in allegato: i cadaveri di Tristan e Freddie. Ashley si coprì la bocca e spalancò gli occhi: Jason aveva appena ucciso un innocente?
“Cosa dice?” domandò lui con voce atona.

 

C) Ashley dice la verità
D) Ashley mente


Carissime e carissimi,
la carneficina! Ringraziamo Pandi34 per le scelte dello scorso capitolo e per aver contribuito- insieme a Cheshirecat96 -all'uccisione di Michael. Tre sono morti, ne rimangono cinque. Devo dire che, se il vostro scopo è quello di far sopravvivere tutti, siete ben lontani, amici miei; ma meglio così, non c'è horror che si rispetti senza una buona dose di sangue. 
La morte di Michael, poi, è stata molto a effetto domino, ma è un esempio che sta ad indicare che anche le decisioni più semplici possono avere conseguenze terribili. 
Ed ora, a voi la scelta: lasciare Linsday dietro? E Jason? è giusto che sappia che Michael fosse innocente o meglio dirglielo in un altro momento? 
La scelta è vostra,

The Lock

  
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