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Autore: eringad    26/03/2009    2 recensioni
Paesino sperduto in Campania, 7 Maggio 1945, ultimo giorno della guerra. Una famiglia problematica, composta da soli tre bambini, una piccola combina guai bionda di sei anni, nello scenario della Seconda Guerra mondiale, una storia di piccoli eroi, eroi di tutti i giorni, o eroi speciali, sopravvissuti alla durezza dei tempi di carestia, alle esperienze dolorose. La storia di tre piccoli eroi, Kankuro, Ino e Temari. Basata su una storia vera!
{Partecipante al contest "Ino & Temari Tribute" indetto da Mimi-chan e Bambi88}
Genere: Generale, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari, Ino Yamanaka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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{Night [Part One] – Ino}

La bambina bionda saltellava impaurita da un piede all’altro stringendo con le manine i lembi del vestito.
Aveva disobbedito alla mamma. Le aveva detto di andare al rifugio, ma lei era andata a cercare Kankuro.
E davanti alla sua dimora, vuota, si era bloccata cominciando a piangere impaurita.
Non sapeva dove andare, non ricordava come si arrivasse al tunnel da lì.
Strinse gli occhi e le piccole mani ripetendo meccanicamente le parole che le avevano insegnato.

“I’m holding out for a hero ‘til the end of the night. I’m holding out for a hero…”

La bambina sedeva in braccio a un bel ragazzo biondo, straniero.

“Oh, how lovely! You’re very pretty little princess!”
[Oh, che amore! Sei davvero carina piccola principessa!]

Lei non lo ascoltava masticando con calma la caramella dolciastra che le avevano dato.
Erano strani quegli americani, lei era carina e l’avevano subito presa con loro.
L’avevano fatta sedere sulle loro ginocchia, le avevano offerto le caramelle e i cioccolatini.
Lei aveva ripiegato tutto e l’aveva messo nel suo grembiulino per portalo a casa.
La mamma sarebbe stata contenta.
Un americano le mise una mano sopra la testa scompigliandole i capelli ridendo.

“Ok, little princess repeat with me, I’m holding out for a hero ‘til the end of the night!”
[Ok, piccola principessa ripeti con me, resisterò per un eroe fino alla fine della notte!]

Lei lo guardò innocente ripetendo a fatica quello che diceva, dopo un paio di volte si stufò e rimise in bocca la piccola caramella succhiandola avidamente.
Alzò lo sguardo quando sentì alcuni passi di corsa venire verso di lei.
Un bambino vestito con un paio di pinocchietto e una camicia a mezze maniche si era fermato a poco più di un metro dalla compagnia, aveva messo le mani in tasca e tirava calci a un sasso.
Sembrava arrabbiato.

“Ino, vieni a giocare con me?”

La guardò irritato mentre lei sorrideva felice.
Annuì spensierata camminando sinuosa per arrivare dall’amico.
Un americano la sorpassò scompigliando i capelli al ragazzetto.

“Is he your boyfriend lady?”
[È il tuo fidanzato fanciulla? ]

Il bambino fece il gesto di tirar via la mano irritato, non riuscendoci però.
Imprecò verso l’uomo scalciando come un mulo.
Ino rise alla scena e corse verso il ragazzo, non capiva una parola di quello che dicevano.
Kankuro gettò un po’ di polvere sugli stivali del soldato che lo lasciò e prese iroso la bambina per mano.
Lei si voltò scuotendo la manina per salutare gli uomini gentili.

“Bye bye nice baby!”
[Arrivederci bambina carina!]

Kankuro si fermò voltandosi di scatto verso l’uomo. Lo guardò arrabbiato stringendo la mano di Ino.

“She is nice, and she is mine! Vieni Ino, andiamo via!”
[Lei è carina, ed è mia!]

Urlò forte indicandosi con il pollice poi trascinò la compagna di giochi lontano da quei soldati.
La guardò storto, era arrabbiato con lei.
Lei si sentì in colpa, ma non aveva fatto nulla di male.

“Non voglio più che ci parli con quelli lì!”

“Perché? Sono stati gentili!”

“Perché no! Altrimenti non gioco più con te!”

La bimba mise il broncio voltando la testa dall’altra parte.
Però, lei non poteva fare ameno di essere curiosa.
Mantenendo il broncio pose la sua domanda al bambino davanti a sé.

“Kankuro, cosa vuol dire ‘I’m holding out for a hero ‘til the end of the night’?”

“Resisterò per un eroe fino alla fine della notte.”

“Kankuro… Sei tanto arrabbiato con me?”

“…No. Andiamo a giocare.”

“Voglio il mio eroe! Kankuro… Dove sei?”

Strinse i pugnetti davanti agli occhi asciugando le lacrime e lamentandosi.
Aveva paura, però sarebbe restata lì per tutta la notte aspettando il suo eroe.
Nel silenzio della notte sentì dei passi sordi che si avvicinavano veloci. Sbarrò gli occhi rannicchiandosi con la testa tra le braccia.
Era sicuramente un soldato, l’avrebbe uccisa.
Strinse gli occhi trattenendo il respiro, non riusciva a muovere un muscolo.
Nella sua testa si ripeteva un solo pensiero ‘Kankuro verrà a salvarmi’.
Una mano si posò gentile sulla sua spalla.

“Ino…”

Ino alzò la testa di scatto, il bambino inginocchiato su di lei aveva i capelli ritti sulla testa e ancora più scompigliati del solito.
Gettò le braccia sul suo collo cominciando a singhiozzare, aveva avuto paura. Kankuro, frettoloso, si alzò e le porse una mano.

“Dobbiamo andare. Ino muoviti!”

Lei si alzò e lui la tirò per un braccio, ma lei rimase ferma sul suo posto.
Le lacrime premevano sui suoi occhioni cielo.
Il bambino la tirò disperato.

“Ino! Dobbiamo andare!”

“Mi fa male la gamba…”

Kankuro sbuffò sonoramente prendendola in braccio, bambina capricciosa, poi si diresse verso la piazza arrampicandosi con le gambe e un braccio solo.
Sapeva di dover prima mettere Ino in salvo, e sapeva già anche dove portarla.
Non c’era luogo più sicuro della chiesa. Lì non l’avrebbero mai cercata.
Saltò giù da una maceria e fece scendere Ino, sapeva che poteva camminare, la trascinò fino al portone spingendolo con tutte le sue forze fino a farlo aprire di mezzo metro.
Spinse Ino dentro e si abbassò alla sua altezza tenendola per le spalle. Le spiegò brevemente quello che era successo e quello che aveva sentito, poi la guardò serio.

“Ino, tu devi stare qui ok? Io devo andare a fermare i tedeschi.”

“No! Io vengo con te!”

Disse la bimba pestando i piedi e stringendo gli occhi. Kankuro la scosse per le spalle e la guardò serio e severo.

“Ino, basta fare i capricci. Tu rimani qui, chiaro?”

“Ma… Ma…”

“Se non torno a prenderti, tu scappa via!”

Sentì la presa delle mani scivolare via e rimase sul portone guardandolo sparire nel buio.
O nel silenzio. Perché il buio è solo il silenzio della luce.
E a lei aveva sempre fatto paura il silenzio.
Si aggrappò al portone cercandolo nella notte senza luna, inutilmente.
Corse lungo la navata centrale, tra le panche che stavano zitte e immobili non notando la bimba spaurita che passava.
Raggiunse l’abside, dove sulla sinistra c’era il campanile, s’infilò in quello sedendosi al centro sotto le campane, davanti alla croce di legno dove regnava incontrastato Gesù Cristo con un’espressione sofferente.
Nella penombra quel volto trasfigurato dal dolore era l’immagine della paura.
Strinse forte le braccia con le mani guardando in alto le campane.
La sua mamma le diceva sempre che quando una campanella suonava un desiderio espresso si avverava. E lei ora desiderava ardentemente che tutti si salvassero.
Trascinò una panca, quella dei chierichetti, fino al centro della stanzetta facendola cozzare malamente contro la croce di legno alta che oscillò instabile. Vi salì sopra cauta e allungò le manine sul cordone tirandolo con tutta la sua forza di bambina, non riuscendo comunque a farle suonare.
Un boato fece tremare la terra, la bambina cadde all’indietro sulla panca.
Il crocefisso oscillò paurosamente cadendo in avanti, verso la piccola.
Ino chiuse gli occhi proteggendosi con le piccole braccia, pronta all’impatto. Ma questo non arrivò.
Un suono melodioso rimbombò per il campanile. La campana stava suonando.
Aprì gli occhi sorpresa osservando la croce di legno tirare su e giù il cordone a cui si era impigliata con un chiodo che sosteneva la scritta ‘INRI’.
Scese in fretta dalla panca inginocchiandosi e unendo le mani.
La campana avrebbe esaudito il suo desiderio.
Corse fuori dalla chiesa cercando Kankuro, doveva trovarlo.

  
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