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Autore: shana8998    03/03/2016    2 recensioni
E se un giorno qualsiasi di una vita qualsiasi, tutto cambiasse?
Se da un momento all'altro ,ogni sorta di regola , patto d'onore , sfumatura di dignità ,venisse infranta e ti ritrovassi nelle mani di un danno tanto grosso quanto stupendo?
Se quel danno così negativo potesse renderti tutta la felicità persa con il tempo?
Se quel danno fosse un uomo persino molto più grande di te?
Tu....Come reagiresti?
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non potevo più stare li dentro,senza fare niente, senza sapere.
Avevo sperato che quella smania di voler "Indagare" mi passasse, che il dubbio sull'assenza di Alexander prima o poi avrebbe trovato risposta ,da solo, senza che io avessi dovuto intervenire .
Avevo sperato che tutto cambiasse. Avevo aspettato.
Ma con l'avvento dell'ennesimo mese passato sola, i miei nervi finirono per non reggere più quella situazione.
Così una sera sdraiata sul mio letto a pensare, decisi che dovevo agire.
Mi alzai di scatto dal letto. Nervosa , agitata, decisa a procurarmi da sola ciò che cercavo.
Per troppo tempo avevo fatto la "brava bambina", e da sempre quello, era un ruolo che non faceva per me. 
Mi infilai il primo capo che trovai nel cassetto del comò. Una maxi-maglia nera corta sulle cosce , un paio di collant dello stesso colore ed i soliti anfibi a stivaletto che per quella stagione erano più che azzeccati.
Raggiunsi l'uscita della stanza dove , appeso su un appendi-panni di fortuna giaceva la mia giacca di pelle nera, imbottita. L'afferrai schizzando fuori nel corridoio.
Gregory non c'era quella sera. Ultimamente si assentava sin troppo spesso per accompagnare Alexander.
Avevo sentito una loro conversazione pochi giorni prima. Alexander gli aveva espressamente chiesto di portarlo in paese.
Perciò era li che sarei dovuta andare a cercarlo.

Mi calai per le scale silenziosa, veloce come un serpente. Invisibile, muta, verso il mobiletto accostato alla grande parete di vetro del salone.
Sapevo che le chiavi le mettevano li e forse , sperando nella fortuna, avrei trovato un mazzo appartenente a qualche auto posteggiata nel sotterraneo.
Arrivata al piccolo tavolino feci scorrere il cassetto "misticando" velocemente al suo interno.
"Dio santo,ma quante ne sono!?". C'erano decine di chiavi. Alcune anche con portachiavi e la maggior parte ne possedeva di indecenti.
Da orsetti rosa, a cuoricini.
Continuai a spaziare all'interno del cassetto con il palmo della mano, finche' non mi capitarono all'occhio due chiavi. Una di un'utilitaria e l'altra di una Mercedes.
"Karoline". Un nome sulla placchetta d'argento.
Che significava? Perchè c'era un nome di donna su un porta chiavi?
Conclusi che quelle chiavi, per qualche losco motivo , non appartenevano a lui.
La rabbia che era avvampata in me, era accecante.
Presi a pugno stretto il maggior numero di chiavi possibile, ed a passi pesanti come il piombo , raggiunsi la porta del garage.
Accesi la luce. L'ingresso del sottoscala che portava alle auto , era simile a quelli che si vedono nel film Horror. La luce al neon ballonzolava come se colpita dal vento , ed ardeva ad intermittenza.
Faceva freddo li sotto e l'odore di umidità era insopportabile.
"Quante altre cose mi stai nascondendo?".
Scesi la fitta rampa di scale , lentamente. Erano così ripide che ebbi la sensazione di avere le vertigini.
Cercai comunque di non considerare tutto ciò che poteva spaventarmi , come ad esempio quegli schifosissimi ragni su ogni fessura del muro...
Gli ultimi tre gradini li volai ed una volta raggiunta "terra" finalmente, mi potei pulire da tutte quelle ragnatele passandomi le mani addosso come una pazza.
Resettai l'impulso di urlare.
Alzai lo sguardo dritto a me per constatare quante auto ci fossero.
Quel posto ne era pieno.
Sapevo che Alexander era ricco da far schifo , ma, anche un uomo con tanti soldi, non avrebbe potuto avere tutte quelle auto.
E poi perchè spendere soldi per utilitarie , "maggioloni" , ed auto che di tutto sanno forchè di uomo?
Ce n'erano alcune anche di almeno una ventina d'anni fa. O era un collezionista oppure? Cosa poteva essere?
Come ci erano arrivate fin li? E soprattuto perchè? Lui mi aveva detto di non aver mai fatto avvicinare una donna a casa sua all'infuori di me..
L'ansia ed i dubbi incominciarono ad assalirmi lasciandomi rintronata, inerme, senza ancora aver avuto la possibilità di razionalizzare il tutto.
Mi incamminai nel piccolo labirinto creatosi fra auto ed auto , mentre con un occhiata, constatavo che tipi di chiavi avevo preso e con una seconda cercavo l'auto al quale appartenessero.
Finalmente trovai la coppia. Una Mercedes nera laccata, credo fosse di ultimo modello. Quella era sua. Troppo signorile , per essere di una donna.
L'aprii calandomi al suo interno.
L'odore che giaceva dentro l'abitacolo , era di pelle, la stessa dei sedili. Non era utilizzata, o per lo meno non frequentemente.
Inserii la chiave solo dopo aver tirato un gran respiro, seppur non fosse affatto di sollievo.
Era da li che partiva la vera "missione" era da li , che non potevo più commettere errori.
Anastasia doveva diventare un fantasma e non avrebbe per alcun motivo, dovuto sbagliare nemmeno una mossa in quella scacchiera di eventi assurdi..

L'interruttore a sensore di movimento della serranda si sollevò quando il muso dell'auto raggiunse il suo "campo visivo". 
Una folata di neve portata dal vento si scagliò sul cofano della macchina. 
"Proprio stanotte ci deve essere una tempesta di neve?!".
Ero brava...Ok, me la cavavo , a guidare...
Quando ero più piccola, avevo rubato decine di volte l'auto dei miei, assieme ad un mio compagno del college, e lui mi aveva insegnato parecchi trucchetti.
Finalmente potevano essermi utili.
Lentamente azionai il motore della vettura che come un giaguaro, lenta e letale , uscì dal box auto.
Mi ritrovai nel bel mezzo del nulla ,coperto dalla neve ,che aveva alzato un fitto polverone molto simile alla nebbia.
Non avevo mai visto l'esterno della villa così da vicino.
Per me quel posto , quel giardino, l'uscita di casa erano tutte immagini stampate a cartolina nella mia testa.
Persi l'orientamento quasi subito, ritrovandolo per puro caso , quando proseguendo adagio nella neve , non mi sporsi verso il finestrino passeggero , constatando che avevo appena imboccato una stradina stretta , collocata al bordo di quello che sembrava un colle.
Immaginai quel posto di giorno. La villa quindi, doveva essere collocata su un rialzo raggiungibile solo attraverso quella stradina sterrata che attorniava quella parte di terra come un girocollo.
Più in la , le luci del paese.
Erano flebili , sembravano fuoco su vecchi torcioni di legno.
Quel posto non era la mia città. 
Più mi avvicinavo al paese , più mi accorgevo che quel posto era dimenticato dalla storia.
Muri vecchi. Case obsolete. Strade che ancora non avevano conosciuto l'asfalto..
Che posto era? Dov'ero finita?
Raggiunsi i cancelli del piccolo borgo.
Da li , la mia auto non poteva più passare.
L'idea di dovervi scendere mi strinse la gola.
Quel posto sembrava un pezzo di mondo dimenticato da Dio. Deserto. Squallido.
Se mi avesse aggredito qualcuno?
Spensi la vettura ed appoggiai quasi gettandola, la schiena sullo schienale in pelle.
Le mani ancora strette al volante e lo sguardo lontano che fuggiva fra le viuzze tra un palazzo e l'altro.
"Fin dove sei disposta a spingerti?".
Mentre mi ponevo la fatidica domanda lanciai un colpo d'occhio, quasi involontario, alla mia destra.
Il cuore mi perse un battito.
-L'auto di Alexander...-. Mormorai incredula.
Lui era li , era certo ora..
Guardai ancora di fronte a me, alla strada del tutto buia illuminata di pochissimo.
La scrutai terrorizzata e per un attimo tutto il mio corpo si fece rigido.
Strinsi un pugno sullo sterzo della vettura inglobando contemporaneamente più aria possibile.
Alla fine scesi di "botta". Infondo io prendevo così le mie decisioni.
Di colpo. "Si o no", "bianco o nero", tutto capitolato da un "fallo, è ora".
Azioni concluse da un obbligo.
Qualcosa da non poter rifiutare.

L'aria fredda rintronò i miei polmoni ghiacciando l'intero mio corpo.
Mi strinsi nelle braccia.
"Cammina Anastasia, non è il momento di pensare al freddo".
Mossi passi goffi nella neve affondandoci talvolta.
Avevo sempre amato la coltre bianca che ogni inverno tingeva le strade di mezzo mondo, ma da circa qualche minuto a quella parte aveva incominciato a darmi sui nervi...Parecchio.
Sorpassai il cancello d'ingresso al paese.
-C'è nessuno?...-. Proferii esitante. 
L'idea era stata quella di constatare la possibilità che non fossi l'unica anima presente in quel posto , ma subito dopo avevo serrato la mascella ripesando che Alexander, essendo anche lui li, avrebbe potuto accorgersi di me, e Dio solo sa che avrebbe fatto poi, se mi avesse trovata!
Così continuai proseguendo nel silenzio più ovattato.
Scrutando ogni millimetro attorno a me.
Attenta, furtiva.
Ad un tratto lo sguardo mi cadde su un pezzo di ferro semi-coperto dalla neve.
Mi cucciai per afferrarlo. In quel posto un'arma poteva, anzi , mi sarebbe stata sicuramente, d'aiuto.
Lo portai davanti a me a proteggere il mio costato e inconsciamente mi sentii più sicura.
Girovagai per le stradine umide coperte di candido, penso..per una mezz'oretta buona.
Non sapevo bene dove cercare, a chi rivolgermi.
Non sapevo, alla fine , nemmeno perchè avevo deciso di finire li.
Mi fermai. 
"Gli abitanti qui, dormono tutti...". Guardai le finestre di una casetta chiuse da due ante di legno logoro.
Mi ritrovai a camminare ancora , talvolta giocherellando con il bastone di ferro alzando la neve da terra o pezzi di chissà che cosa , sepolti da ella, quando, inconsapevolmente mi ritrovai ai piedi di quella che sembrava una locanda o un ostello.
Le imposte erano chiuse al pian terreno , mentre quelle di una stanza al piano superiore erano spalancate e lasciavano fluire un'insolita luce rossa.
Mi accostai con la schiena al muro estrapolando la mia figura dal colpo visivo di chiunque si fosse affacciato.
"Allora qualcuno vivo in questo paesino di merda,c'è!?".
Pensai quasi rinvigorita , speranzosa di un pò d'azione.
Zittii la mia mente cancellando ogni pensiero, concentrandomi sui suoni che uscivano da quelle imposte.
Arrossii imbarazzata quando le mie orecchie sentirono gemiti ed ansimi.
Avevo appena spiato con l'udito un uomo ed una donna nel loro attimo più intimo..
Scossi la testa.
E se fosse stato lui?
Se ci fosse lui in quella stanza?
Quando mi decisi ad entrare però , un grido disumano proveniente da tutt'altra direzione mi fece trasalire.
Mi voltai di scatto verso il nulla di un paese al buio perso nel niente della notte.
All'improvviso avvertii una sensazione di bruciore al collo, un dolore intenso, forte, insopportabile che si diramava fino al petto.
"Ahh!".
Mi cucciai sulle ginocchia portando una mano al collo.
Bruciava la mia pelle. Era rovente e non capivo perchè.
"Che diavolo mi succede?"
Brividi freddi mi percorsero la schiena. Sudavo ma non avevo il minimo caldo.
Tremavo e non riuscivo a smetterla.
Qualcosa scattò dentro me. Era nel buio che dovevo andare.
Fu come un richiamo quel dolore.
Qualcosa che mi spingeva li , attraverso quella parete scura della notte , attraverso ogni paura ormai inesistente nella mia testa.
Mi alzai senza togliere la mano dal collo ed i miei piedi parvero muoversi da soli.
Nel pugno destro , il pezzo di ferro, stretto. 
Non so spiegare cosa mi stesse accadendo. Fu come un allarme. Un SOS che stava suonando dentro le mie vene.
La paura, il dolore , c'erano si, ma solo per una sensazione indecifrabile che covavo nel petto.
Non per il buio, o per paura di essere aggredita. No, nulla di tutto ciò.
Provavo gelosia come se avessi appena scoperto di essere stata tradita.
Ma da chi? Come?
Ero sola , maledizione!
L'accavallarsi di emozioni mi rintronò nuovamente fino alla nausea, e più mi muovevo in avanti, più il dolore si faceva intenso , insopportabile, da strappare il fiato..
"Dove sono?".
Attorno a me una strada, molto più ampia. Immersa nel buio, nemmeno più le torce ad illuminarla, ma solo il chiarore della luna.
Un'ombra. Giaceva china a terra alta su qualcosa di sdraiato nella neve.
Non distinsi bene che cosa fosse finche' non mi avvicinai maggiormente , nascondendomi dietro un muro.
Un corpo. Una donna esanime. Un secondo corpo chino di fianco, sporco di sangue.
"L'ha uccisa...". Pensai con terrore e ribrezzo indietreggiando sbadatamente colpendo un cassonetto.
Mi arrestai immobile con la speranza che quel pezzo di latta tremolate la smettesse di fare tutto quel baccano.
La sagoma si voltò di scatto.
Persi un battito.
Sentivo il suo respiro nonostante fosse a metri di distanza.
Erano ringhi. Rantoli cupi. 
Gli stessi che avevo sentito in casa , provenienti da camera di Alexander.
Avrei voluto scappare, ma le mie gambe sembravano essere paralizzate.
L'ombra si alzò lentamente e sembrava venirmi incontro.
Provai a muovermi ma un'ennesima fitta mi strappò le forze.
Caddi a terra.
Quando mi sollevai , il bagliore della luna era piombato sul viso dell'ombra...
Era Alexander o quello che ne era rimasto di lui.
Lunghi canini. Occhi iniettati di sangue. Pupille rosso fuoco.
Un rigoletto di saliva al lato del labbro inferiore che diventava tutt'uno con il sangue sul suo viso.
Guardai la donna. Il suo collo era martoriato. Le ossa che lo componevano facevano capolino dalla pelle. La carne del tutto lacera..Il sangue ovunque..
"Un mostro...Alexander è...Un mostro..". Provai a scappare, ad alzarmi e correre.
Piangevo. Piangevo per il terrore. Piangevo perchè non avevo mai visto una creatura simile.
Volevo fuggire. Volevo tornare a casa mia.
"E' un incubo. Solo un incubo". Continuavo a ripetermi mentre il mio cervello razionalizzava la strada da prendere a ritroso, per arrivare alla macchina.
Poi...Andai a sbattere con qualcosa. Fu un colpo sonoro che mi fece sembrare di aver urtato un muro.
Caddi a terra nuovamente. La testa confusa. La vista appannata.
"Gregory...".
Anche lui aveva gli stessi canini aguzzi. Anche i suoi occhi erano palle di sangue fluorescenti.
Ma io non potevo muovermi. Io non potevo fuggire.
-La..scia..mi-.
A breve tutto si fece nero. Tutto si spense...
Ed io mi persi...

   
 
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