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Autore: I_love_villains    06/03/2016    2 recensioni
Un nuovo dottore entra a far parte dello staff del manicomio di Arkham. Si tratta di un personaggio davvero particolare, come i detenuti si accorgeranno ben presto. Chi è davvero quell'uomo? Cosa vuole da loro?
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Vuoi altro tè?” domandò il Cappellaio a Storm.
“Sì, grazie, Jervis.”
Tetch versò il tè al dottore, che lo sorseggiò lentamente.
“Pensi che presto potrò vedere Alice?”
“No … Jervis, tu la ami molto, vero?”
“Con tutto me stesso!”
“E desideri che sia felice, giusto?”
“Sì, naturalmente!”
“E se la sua felicità dipendesse dalla tua assenza?”
“I- impossibile. Noi dobbiamo stare insieme.”
“Dai molta importanza a ciò che vuoi tu, ma per rendere felice Alice devi concentrarti su cosa vuole lei.”
“P- perché non dovrebbe d- desiderare stare con me? Cosa c’è di meglio che essere con chi ami?”
“Oh, niente, credo. Ma … come fai a essere così sicuro di ciò che prova per te? Non mi sembra che le tue visite siano momenti di gioia, per lei.”
Il Cappellaio si portò la tazzina alle labbra, tremando, e bevve facendo schizzare alcune gocce per terra e sui suoi abiti.
“I- io … la amo. Voglio solo il suo bene. A- alice lo sa, questo.”
“Uhm … ne dubito. Però non è troppo tardi.”
“Che vuoi dire?”
“Niente è irreparabile. Lei ti teme per ciò che sei ora. Ma se tu riuscissi a dimostrarle che puoi tornare a essere l’amico che eri un tempo …”
“Come un tempo …” sussurrò sognante Jervis. Scosse con forza la testa. “No, preferì quell’altro ragazzo. Poteva addirittura sposarlo!”
“Una tragedia …” commentò ironicamente Alex.
“Dovevo intervenire! Forse hai ragione, Alice non sa quanto ci guadagnerebbe a stare con me. È mio dovere farglielo capire … capisci?”
“Capisco.”
“Davvero?”
“Sì. So come ci si sente quando si desidera ardentemente qualcosa ma non si può averla. È molto frustante … la tua soluzione sarebbe metterle una carta fra i capelli?”
“Beh … sì” sospirò Jervis, sconfortato.
“La tratteresti come una regina, e lei non capirebbe. Sarebbe una bambola di carne senza alcun sentimento autentico.”
“Cos’altro posso fare? Senza carta … non ho speranze.”
“No, ma nemmeno con la carta ne hai. Te ne rendi conto?”
Il Cappellaio abbassò la testa, fissando un punto imprecisato del pavimento mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
“Stai facendo progressi, Jervis. Riesci a parlare di Alice senza rifugiarti nel tuo mondo e oggi non mi hai neanche fatto gli auguri di buon non - compleanno.”
Tetch rialzò la testa, sorpreso, non sapendo come reagire a quella notizia. Incontrò lo sguardo di Alex, che gli sorrise incoraggiante. Ricambiò timidamente il sorriso.

“Hai meditato su ciò che ti ho detto, Croc?”
“Sì, dottore. Devo imparare a controllare il mio istinto.”
“Bravo. Sai già come fare?”
“No …”
“Beh, ci sono diversi metodi. Puoi contare fino a dieci, concentrarti su altro, sfogarti con qualcuno … Ecco, questo in particolare è molto efficace. Come anche strapazzare qualcosa fra le mani.”
“Come le palline antistress?”
“Esatto.”
“Mi servirebbe un pallone bello grande e resistente. E magari masticabile. Ma come funziona?”
“Diciamo che c’è un tizio che ti sta antipatico e ti viene voglia di morderlo. Sai che è sbagliato ma l’impulso è troppo forte per resistergli. Tu allora non reprimi questo desiderio ma lo sfoghi su qualcosa di inanimato fatto apposta.”
“Uhm … ed è davvero efficace?”
“Per me, sì.”
“Mordi la gente?” sghignazzò divertito Killer Croc.
“Cosa? Oh, no” rise Alex. “Solo che uso un metodo simile per controllare la rabbia.”
“Non si direbbe che ne abbia bisogno …”
“Perché sono migliorato molto da quando conosco una certa persona. Parlare con lui mi è d’aiuto, ma è particolarmente rilassante anche giocherellare con il metallo.”
“Ah …”
“Davvero strano come smolecolarizzarlo mi calmi … sarà l’effetto delle particelle sugli artigli …” disse sommessamente Alex, come parlando a se stesso.
“Cosa?” fece Croc, che l’aveva sentito perfettamente ma non aveva compreso il senso della frase.
“Niente. Trova il metodo adatto a te, Waylon, e presto arriverà il giorno in cui potrai uscire di qui.”
“Ci proverò, dottore.”

“Hola, Alex.”
“Ciao, Harley. Ti vedo particolarmente felice.”
“Durante l’ora d’aria sono riuscita a vedere mister J.”
“E?”
“E niente. L’ho salutato con la mano e lui mi ha ignorata, allora non sono corsa ad abbracciarlo.”
“Sarà dipeso dal fatto che Pam ti tratteneva …” le ricordò Storm, divertito.
“Oh … ehm … può darsi” disse Harley imbarazzata. “Ma gliel’avevo chiesto io!”
“Il tuo impegno è lodevole.”
“Sì? Lo pensi sul serio?”
“Sì, sul serio. Non è facile mantenere le distanze dalla persona amata, soprattutto se si condivide lo stesso tetto.”
“Beh, grazie. Arkham poi facilita le cose … mi chiedo se fuori sarò altrettanto brava …”
“Devi solo volerlo, Harleen. Sei fortunata ad avere un’amica come Pam, che ti può aiutare.”
“Già! Come procede fra voi?”
“Nessun matrimonio in vista.”
“Ahaha! Sai che sei simpatico?”
“Sì!” rispose Alex.
Risero entrambi.

“Salve, dottore.”
“Signor Dent … allora, con quale personalità mi intratterrò oggi?”
“Con la cattiva.”
“Seguendo il volere della monetina …”
“Naturalmente.”
“Proprio non riesco a convincerla che niente è premeditato?”
“Che esista un Fato premeditato o che tutto sia governato dal Caso alla fine è lo stesso.”
“Vero … purché lei non prenda una decisione. D’altra parte, scegliendo di non scegliere ha fatto una scelta.”
Arancia meccanica.”
Storm sorrise.
“Più o meno. Alex era obbligato a fare il bene, perdendo la moralità, ma almeno operava per il meglio. Lei non solo perde la moralità - cosa che succederebbe scegliendo deliberatamente di fare del male - ma fa anche il male . Lei è il più difficile dei miei pazienti …”
“Credo di darle meno problemi di altri.”
“Sì, ma loro almeno sanno da che parte stanno. Quando si sceglie si compie sempre un azzardo, si deve rinunciare a qualcosa per qualcos’altro.”
“Che importanza ha se lo faccio con la mia testa o con la moneta?”
“Importa! È come investire qualcuno con intenzione o per un incidente.”
“I miei sono tutti incidenti …”
“No, perché ci ha preso gusto. Se a una persona perbene capitano troppi incidenti questi non possono più essere considerati tali. Ho un’idea … vuole rinunciare a ogni futuro lancio della moneta con uno di adesso?”
“Si spieghi meglio.”
“Lei non sa chi essere e attende che la moneta le mostri cosa fare in determinate circostanze. Beh, tagliamo la testa al toro. Lanci la moneta: se esce la faccia integra sarà buono, altrimenti sarà cattivo. In questo modo saprà come comportarsi in anticipo.”
“Lei rischia molto, sa?”
“Mai quanto lei.”
Harvey fissò la moneta, indeciso.
“Oh, non ci provi!”
“A far che?”
“A dire che vuole lanciare la moneta per decidere se lanciare la moneta.”
“Io sento che devo farlo.”
“Non prova la stessa sensazione quando si trova di fronte a un bivio? Meno forte, magari?”
Due Facce rimase in silenzio.
“Il tempo è scaduto ma le dico un’ultima cosa prima di andarmene: tutti convivono con una parte cattiva e una buona che prevalgono a seconda dei casi. La differenza e che poi gli altri riflettono su ciò che hanno fatto, sanno se si è trattato di un capriccio o se lo desideravano, lei non si pone queste domande. Dovrebbe cominciare.”

“Fra non molto me ne andrò, Pam” annunciò Alex a Ivy.
“Cosa? Perché?” fece lei, colta di sorpresa.
“Perché state maturando. Fra poco sarete pronti …”
“Per uscire da Arkham?”
“No, questo lo giudicherà chi ci sarà dopo di me.”
“Non sarà come te! Non ci capirà come fai tu!”
“Già, ma io non sono venuto per guarirvi.”
“Per cosa, allora?”
“Per compiere un altro tipo di giudizio.”
“Basta con i giri di parole!”
Storm si limitò a scuotere la testa.
“No? Quindi hai mentito quando hai detto di tenere a me!” esclamò Ivy allontanandosi da lui.
“No. Sei diversa dagli altri. Ti chiedo solo di pazientare un altro po’. Vuoi?”
Alex le si avvicinò, accarezzandole le spalle.
“Vedrai … ti dico solo … che quando me ne andrò potresti venire con me.”
Pamela si voltò, fissandolo dritto negli occhi.
“Davvero?”
“Sì. Io te lo chiederò, starà a te decidere se seguirmi o meno.”
“Perché non dovrei?”
Storm le baciò delicatamente.
“Non si sa mai … esistono posti peggiori di Arkham …”

“Ti vedo felice” commentò Greg quando Alex entrò nella sua cella.
“È questione di giorni, ormai.”
Evans si alzò dalla branda, esultante.
“Finalmente! Detesto questo posto.”
“Credo che in molti abbiano la tua stessa opinione.”
“Oh, se non ci fossi rinchiuso mi piacerebbe.”
“Stasera chiama gli altri due idioti.”
“Ma, anche loro …?”
“Sì, come te.”
“Ma loro non hanno fatto niente!”
“Perché non c’è stato nessun tentativo di evasione.”
“Non sottoforma di rivolta … ti ricordo che mancano quattro dei tuoi originali pazienti.”
“L’unico che meritava di stare ancora dentro è Cobblepot, gli altri tre non servono. Suvvia, Greg, avrai notato che l’ala est è la più proficua.”
“Odio quel nome” ribatté immusonito l’altro. “È per questo che sono qui, vero? Se il tipo si chiamava Willy o Abe …”
“Tu sei il più adatto, il nome è stata una coincidenza.”
“Posso sapere perché non facciamo tutto nel solito modo?”
“Sono cresciuto.”
“Cresciuto … hai passato le ore dedicate alla mia cura a cantare!”
“E allora? Con una voce come la mia sarebbe un delitto non farlo.”
“Cresciuto non è la stessa cosa di maturo, eh?” ridacchiò Greg.
“Può darsi. Ora vado, ho bisogno di scorrazzare liberamente per la città.”
“Quanto sei carino a dirmelo … quindi davvero fra pochi giorni …”
Alex rispose cantando l’ultima strofa di Ex Lover’s Lover mentre usciva. Greg rise.
“Die die die die die die
Die die die die die die die
Watch them die.
Die die die die die die
Die die die die die die die
Watch them die.”




***Angolo Autrice***
Ora tutti i detenuti hanno un tassello del puzzle. Riusciranno a ricomporlo?
Il prossimo capitolo risponderà alla domanda che in molti si saranno fatti: comparirà Batman in questa fic? Beh ... nì.
Alla prossima!
   
 
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