Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Red_and_blue96    06/03/2016    3 recensioni
Non ci si meraviglia di un uomo comune che prova amore… ma può, invece, un folle, incosciente, dedito al divertimento, innamorarsi sul serio? Può un essere duro e freddo come il marmo, giudicato da tutti una bestia, provare amore? Può un uomo autoritario, interessato solo al potere, amare la sua famiglia? E può l’amore cambiare le persone?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Vi chiedo scusa se ho cambiato la grafica della storia, ma purtroppo ci sono alcuni problemi con l'editor e quindi non riesco più a inserire i colori! Spero che anche questo nuovo "modello" vi piaccia. Mi raccomando non dimenticatevi di recensire! Al prossimo capitolo.
P.S.: se avete dei suggerimenti per la storia scriveteli pure!

Giulietta

L’aria si faceva più calda e il sole che illuminava Verona scottava…questa mattina poi, è più calde delle altre...ci vorrebbe proprio una bella rinfrescata, magari al lago! Già il lago…dove mi ha portata Mercuzio. È da quel giorno che ho litigato con mio padre che non lo vedo e lui non si è nemmeno fatto sentire, non si è degnato di venirmi a trovare. Cos’è? Ha paura di mio padre forse? Bene, se lui non si degna a venire da me andrò io da lui…tanto, avevo proprio voglia di una passeggiata…

 

Mercuzio

Dopo la sfuriata che avevo avuto con Romeo non avevo nemmeno voglia di avvicinarmi alle tante ragazze che mi lanciavano sguardi vogliosi mentre attraversavano la piazza…ma poi giratomi nella direzione del palazzo dei Capuleti, notai venire da lontano una donna…ma si! Era la nutrice di Giulietta e con lei c’era anche… Cosa? Giulietta in piazza? Eppure in tutti i giorni che ho trascorso su queste scale non l’ho mai vista per le strade di Verona. Mentre ragionavo su di loro, non mi accorsi che si erano fermate proprio ai piedi della scalinata, più precisamente ai miei piedi.
“Buongiorno messere…” disse affannata per la lunga camminata la nutrice, Giulietta non proferiva parola.
“Buongiorno bella gentildonna…” risposi al saluto fiaccamente. Finalmente alzai lo sguardo su di loro e l’espressione di Giulietta mi preoccupò.
“Nutrice lasciaci soli” le ordinò tenendo le braccia incrociate al petto, decisi che era meglio alzarmi e spostarmi da lì, o altrimenti mi avrebbe rovinato la reputazione agli occhi dei miei amici.
“Dove pensi di andare Della Scala?” mi urlò venendomi incontro. Dietro di lei, Romeo si era alzato per seguire meglio la vicenda e gli altri ragazzi fecero un verso, come se stessero prendendo in giro la ragazza.
“Dove più mi pare e piace” risposi con arroganza.
“Ma ti sembra modo? Sparisci, non ti fai più sentire…è così che ti importa di me?” sbraitò catturando così l’attenzione dei ragazzi, che ammutoliti, si voltarono per vedere cosa stava succedendo. Mi avvicinai a lei con passo svelto, purtroppo per lei dovevo fingere di fregarmene altamente o i miei amici mi avrebbero deriso dopo…
“Mia cara, non devo rendere conto a te delle mie azioni, perché se avessi voluto sarei venuto a trovarti. Evidentemente non mi andava…” risposi mantenendomi calmo. Cambiò subito espressione rattristandosi…
“Allora tu…io…io non ti interesso?” chiese con le lacrime agli occhi. Vedendola in questo stato, la presi per un braccio e la portai in un vicolo li vicino, la nutrice aveva provato a seguirci, ma fu bloccata dai ragazzi…
“Giulietta, neanche una sola parola uscita poco fa dalla mia bocca era vera…mi sei mancata tanto ma non ho avuto modo di venire da te...perdonami se puoi” e le baciai la mano riuscendo a strapparle anche un sorriso. Di tutta risposta, si gettò tra le mie braccia e stringendomi forte disse:
“Oh Mercuzio, lo sapevo che stavi mentendo, voi maschi siete tutti uguali, avete due caratteri: uno per gli amici e uno per le donne…”
“Ascoltami, hai novità da tuo padre?”
“Hai fretta di sposarmi?” rispose sarcastica.
“No è che vorrei sapere se è cambiato qualcosa dall’incontro dell’altro giorno…”
“No purtroppo…anche io non so ancora chi scegliere…voi tre mi mandate in confusione, mi piacete tutti e tre!” confessò per poi tapparsi la bocca con le mani.
“Ahh e così ti piaccio eh?” dissi toccandole la punta del naso con un dito
“Come se non l’avessi capito Mercuzio…” disse lei giocando con un mio ricciolo per poi passare le sue dita in mezzo a tutta la chioma. Adoravo quella sensazione…
“Giulietta, se ti bacio mi tiri uno schiaffo?” chiesi sottovoce avvicinandomi al suo orecchio e portando avanti sulla spalla una sua ciocca di capelli.
“N-no…” bisbigliò diventando tutta rossa in viso, mentre era ancora tra le mie braccia… Avuto il suo consenso, iniziai ad avvicinarmi lentamente alle sue labbra, ma un’ombra oscurò la poca luca che attraversava il vicolo:
“Non osare muoverti ancora Mercuzio!” mi ordinò una voce molto familiare. Aprì gli occhi e mi voltai lentamente verso di lui, Giulietta balzò via da me per lo spavento e si pietrificò alla sua vista. Romeo avanzava verso di noi con occhi di fuoco e andatura rigida.
“Cosa ti prende Romeo, ne ho tutto il diritto” dissi con la mia solita leggerezza.
“Tu non la tocchi…non è tua!” continuò.
“Certo Romeo, perché tu la puoi baciare quando vuoi e io no vero?” dissi afferrandolo per la giacca.
“Cosa? Romeo è questo che racconti ai tuoi amici? Pensavo fosse una cosa tra noi…io mi fidavo di te!” urlò Giulietta in lacrime, io e lui ci rattristammo a vederla piangere: dopotutto era una bambina in confronto ai 18 anni di Romeo e ai 20 miei…Scappò via dal vicolo ancora un po’ zoppicante per la ferita e la nutrice la prese sotto braccio e la condusse via da lì.
“Con te facciamo i conti dopo” dissi a Romeo
“Affrontami ora se hai il coraggio! Avanti, che vuoi dirmi?”
“Romeo seriamente, non possiamo rovinare la nostra amicizia per Giulietta…siamo in competizione si, ma non esageriamo! Entrambi dobbiamo fare le nostre esperienze con lei, così come Tebaldo…sarà lei o suo padre a scegliere, ma noi dobbiamo conoscerla bene!”

 

Romeo

Anche questa volta aveva ragione, Mercuzio a volte sapeva essere anche ragionevole…mi stupiva sempre di più quel ragazzo, mi incuriosiva. Se ne andò via lasciandomi attaccato al muro, quando mi ripresi dalle sue parole tornai in piazza a sedermi accanto a lui. Girò il viso verso di me e dopo uno sguardo d’intesa ci abbracciammo. Succedeva sempre così: io e lui. Litigio. Abbraccio. In coì poco tempo avevo imparato a conoscere quel ragazzo a memoria, sapevo i suoi pensieri, le sue reazioni, i suoi gesti soliti…Mercuzio non aveva segreti per me, conoscevo più lui che me stesso.
“Pace?” mormorò sdraiandosi sul gradino e posando la testa sulle mie gambe.
“Pace…” ripetei sorridendo, felice di aver ritrovato il mio amico, mio fratello, il mio Mercuzio.

 

Giulietta

“No! Mi hanno deluso, entrambi!” urlai percorrendo il corridoio.
“Ma Giulietta, Mercuzio non ha detto nulla!” mi fece notare la nutrice.
“Appunto! Mi doveva avvertire che sapeva cosa era accaduto tra me e Romeo… non li voglio più vedere!”
“Ma cos’è questo baccano?” urlò Tebaldo spalancando la porta della sua stanza e fissando la nutrice e poi me. Ecco, il sangue mi gelò nelle vene…
“Scusami Tebaldo, sono furiosa…” e voltai le spalle ignorandolo, ma mi afferrò per le braccia e mi trascinò in camera sua chiudendo la porta, poi la riaprì e disse:
“Tranquilla, non le farò nulla!” rivolto alla nutrice rimasta fuori con gli occhi spalancati. Tornò da me e mi fece sedere sul letto:
“Ora mi spieghi cosa è successo!” e per tutta risposta mi voltai dall’altra parte, ostinata a tenere la bocca chiusa.
“Andiamo, parlami…almeno tu” disse abbassando il tono della voce. Nessuno per paura, osava parlargli, trascorreva le giornate in silenzio e da solo, fatta eccezione dal Gatto, che fedelmente lo seguiva ovunque…
“Mercuzio e Antonio mi hanno fatta arrabbiare, ma tu starai fermo qui e non gli farai nulla, vero?” dissi minacciandolo con il dito alzato.
“Solo perché me l’hai chiesto tu…” disse sbuffando stendendosi sul letto.
“Perché ancora li consideri? Sono solo degli sbruffoni!”
“Voglio conoscerli…e poi è la prima volta che accade, può succedere no?” chiesi voltandomi verso di lui e appoggiando i gomiti sul letto. Si voltò verso di me e mi accarezzò una guancia, poi si alzò di poco e si poggiò su un gomito, senza distogliere il suo sguardo da me:
“E quante volte ti ho fatto arrabbiare io?”
“Nessuna”
“Ti ho mai delusa?”
“No”
“E ancora non sai chi scegliere? Andiamo Giulietta…riflettici su! Adesso vai…” disse esasperato e recandosi verso la porta che aprendo, fece vedere la mia nutrice appoggiata ad essa intenta ad origliare.
“Scusate signore…” disse diventando rossa. Mi alzai dal letto e uscì dalla stanza cercando di nascondere le risate.

 

Romeo

Adesso che avevo fatto pace con Mercuzio, volevo parlare con Giulietta per scusarmi con lei. Sapevo bene di aver tradito la sua fiducia…ma non pensavo fosse una cosa così intima essersi incontrati furtivamente e averle rubato un bacio! Pregando la sua nutrice più e più volte, mi fece entrare nelle sue stanze:
“Giulietta eccoti!”
“Romeo! Che ci fai qui? Non voglio più vederti” urlò.
“Shhh o mi farai scoprire…” la supplicai raggiungendola per voltarla verso di me.
“Cosa sono queste urla? Ho per caso sentito QUEL nome?” domandò la nutrice che non ci aveva lasciato soli. Giulietta allora mi guardò, consapevole del fatto che non avrebbe potuto mentire alla donna che l’aveva cresciuta e dopo un mio cenno di consenso, iniziò a dire:
“Vedi…” iniziò Giulietta guardandomi “… lui non è il Conte Antonio…”
“Come no? E chi saresti!?” chiese confusa a me.
“Vedete balia, io sono Romeo, Romeo Montecchi…” confessai. Subito sbiancò in volto e le sue mani corsero su verso la cuffia che iniziò a toccarsi ancora più confusa di prima.
“Voi…un M-montecchi…Romeo, il figlio del Conte!”
“Si balia…” annuì Giulietta.
“Figli miei ma vi siete ammattiti? E Giulietta, se lo scoprisse tuo padre cosa accadrebbe? Un Montecchi tra i Capuleti…San Francesco benedetto…!” esclamò mettendosi a sedere in preda ad una crisi d’ansia. Da buon nobile quale sono, mi alzai e andai a rassicurarla e spiegai tutto il piano che avevo ingegnato con l’aiuto di Frate Lorenzo, mentre Giulietta l’abbracciava con premura cercando di calmarla.
“Benedetti ragazzi, spero solo che tutto vada bene…” disse infine e andò a sciacquarsi il viso con l’acqua che era stata versata per Giulietta in un vassoio posto su un tavolino.
“Non l’ha presa bene…” sussurrai impacciato grattandomi la testa.
“Non preoccuparti di lei…cosa volevi dirmi?” disse Giulietta incrociando le braccia.
“Volevo chiederti scusa, io non ho mai avuto a che fare con una donna e non pensavo che confidarmi con i miei amici sarebbe stato un problema così grave. Ho avuto bisogno di farmi consigliare da mio cugino e da Mercuzio, non sono esperto come loro…” dissi gettandomi ai suoi piedi. Giulietta confusa chiese:
“Esperto come loro? Cosa intendi?” e si abbassò prendendomi per mano per farmi rialzare e mi fece sedere accanto a lei sul letto.
“Loro hanno già avuto altre donne, sanno come siete fatte insomma! Io invece non so nulla: tu sei la prima donna di cui mi innamoro” e spuntò sulle sue labbra un timido sorriso.
“Sei perdonato Romeo…adesso va…”
“Non prima di aver fatto questo!” e la strinsi tra le mie braccia. Mi mancava molto il suo profumo …

 

Conte Capuleti

“Giulietta! Ho preso una decisione!” esordì mentre tutti stavano mangiando. Quale momento migliore della cena per parlare di certe questioni… mia figlia lasciò la posata nel piatto e mi guardò incuriosita:
“Dunque?” chiese con un filo di voce.
“Dunque…sposerai il Conte Antonio. Tra tutti, è stato colui che si è meglio comportato…spero tu sia felice…”
“Come desideri padre…” disse a metà tra la felicità e il dubbio. Tebaldo nel frattempo si era alzato lasciando la tavola. Giulietta lo guardò scappare via e con gli occhi mi supplicò di avere il permesso di raggiungerlo e la accontentai. Quel ragazzo era così ostinato? Mia moglie aveva l’aria assente e poco dopo si alzò anche lei e andò via. Possibile che qualsiasi cosa faccia per la mia famiglia sbagli sempre?

 

Tebaldo

Sentendo il nome del prescelto, un conato di vomito stava per risalirmi in bocca, così scappai via verso il cortile, per prendere una boccata d’aria e per sfogarmi. Lanciato un urlo infatti, scagliai con tutta la forza che possedevo, il mio pugnale verso un albero ed esso si andò a conficcare nella sua corteccia. Poi mi accasciai su una panchina li vicino e mi coprì il volto con la mano. Qualche istante dopo, una mano morbida prese nella sua stretta l’altra mia mano rimasta libera.
“Tebaldo?” chiese lei. Scostai il viso dal mio palmo e la guardai indifferente.
“Mi dispiace” disse
“A te? Dispiace a te? Tu che sei la sola a non avere colpa!” dissi afferrandole le mani e guardandola dritto negli occhi.
“So che stai soffrendo…” iniziò lei.
“Vieni qui!” esclamai adirato e la trascinai tra le mie braccia stringendola a me. Ricambiò con mia sorpresa l’abbraccio e a quel punto le accarezzai i capelli. Mi sarebbe mancato il suo profumo…





 

  
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