P.S.: se avete dei suggerimenti per la storia scriveteli pure!
Giulietta
L’aria
si
faceva più calda e il sole che illuminava Verona
scottava…questa mattina poi, è
più calde delle altre...ci vorrebbe proprio una bella
rinfrescata, magari al
lago! Già il lago…dove mi ha portata Mercuzio.
È da quel giorno che ho litigato
con mio padre che non lo vedo e lui non si è nemmeno fatto
sentire, non si è
degnato di venirmi a trovare. Cos’è? Ha paura di
mio padre forse? Bene, se lui
non si degna a venire da me andrò io da
lui…tanto, avevo proprio voglia di una
passeggiata…
Mercuzio
Dopo la
sfuriata che avevo avuto con Romeo non avevo nemmeno voglia di
avvicinarmi alle
tante ragazze che mi lanciavano sguardi vogliosi mentre attraversavano
la
piazza…ma poi giratomi nella direzione del palazzo dei
Capuleti, notai venire
da lontano una donna…ma si! Era la nutrice di Giulietta e
con lei c’era anche…
Cosa? Giulietta in piazza? Eppure in tutti i giorni che ho trascorso su
queste
scale non l’ho mai vista per le strade di Verona. Mentre
ragionavo su di loro,
non mi accorsi che si erano fermate proprio ai piedi della scalinata,
più
precisamente ai miei piedi.
“Buongiorno messere…” disse affannata
per la lunga camminata la nutrice,
Giulietta non proferiva parola.
“Buongiorno bella gentildonna…” risposi
al saluto fiaccamente. Finalmente alzai
lo sguardo su di loro e l’espressione di Giulietta mi
preoccupò.
“Nutrice lasciaci soli” le ordinò
tenendo le braccia incrociate al petto,
decisi che era meglio alzarmi e spostarmi da lì, o
altrimenti mi avrebbe
rovinato la reputazione agli occhi dei miei amici.
“Dove pensi di andare Della Scala?” mi
urlò venendomi incontro. Dietro di lei,
Romeo si era alzato per seguire meglio la vicenda e gli altri ragazzi
fecero un
verso, come se stessero prendendo in giro la ragazza.
“Dove più mi pare e piace” risposi con
arroganza.
“Ma ti sembra modo? Sparisci, non ti fai più
sentire…è così che ti importa di
me?” sbraitò catturando così
l’attenzione dei ragazzi, che ammutoliti, si
voltarono per vedere cosa stava succedendo. Mi avvicinai a lei con
passo
svelto, purtroppo per lei dovevo fingere di fregarmene altamente o i
miei amici
mi avrebbero deriso dopo…
“Mia cara, non devo rendere conto a te delle mie azioni,
perché se avessi
voluto sarei venuto a trovarti. Evidentemente non mi
andava…” risposi
mantenendomi calmo. Cambiò subito espressione
rattristandosi…
“Allora tu…io…io non ti
interesso?” chiese con le lacrime agli occhi. Vedendola
in questo stato, la presi per un braccio e la portai in un vicolo li
vicino, la
nutrice aveva provato a seguirci, ma fu bloccata dai ragazzi…
“Giulietta, neanche una sola parola uscita poco fa dalla mia
bocca era vera…mi
sei mancata tanto ma non ho avuto modo di venire da te...perdonami se
puoi” e
le baciai la mano riuscendo a strapparle anche un sorriso. Di tutta
risposta,
si gettò tra le mie braccia e stringendomi forte disse:
“Oh Mercuzio, lo sapevo che stavi mentendo, voi maschi siete
tutti uguali,
avete due caratteri: uno per gli amici e uno per le
donne…”
“Ascoltami, hai novità da tuo padre?”
“Hai fretta di sposarmi?” rispose sarcastica.
“No è che vorrei sapere se è cambiato
qualcosa dall’incontro dell’altro
giorno…”
“No purtroppo…anche io non so ancora chi
scegliere…voi tre mi mandate in
confusione, mi piacete tutti e tre!” confessò per
poi tapparsi la bocca con le
mani.
“Ahh e così ti piaccio eh?” dissi
toccandole la punta del naso con un dito
“Come se non l’avessi capito
Mercuzio…” disse lei giocando con un mio ricciolo
per poi passare le sue dita in mezzo a tutta la chioma. Adoravo quella
sensazione…
“Giulietta, se ti bacio mi tiri uno schiaffo?”
chiesi sottovoce avvicinandomi
al suo orecchio e portando avanti sulla spalla una sua ciocca di
capelli.
“N-no…” bisbigliò diventando
tutta rossa in viso, mentre era ancora tra le mie
braccia… Avuto il suo consenso, iniziai ad avvicinarmi
lentamente alle sue
labbra, ma un’ombra oscurò la poca luca che
attraversava il vicolo:
“Non osare muoverti ancora Mercuzio!” mi
ordinò una voce molto familiare. Aprì
gli occhi e mi voltai lentamente verso di lui, Giulietta
balzò via da me per lo
spavento e si pietrificò alla sua vista. Romeo avanzava
verso di noi con occhi
di fuoco e andatura rigida.
“Cosa ti prende Romeo, ne ho tutto il diritto”
dissi con la mia solita
leggerezza.
“Tu non la tocchi…non è tua!”
continuò.
“Certo Romeo, perché tu la puoi baciare quando
vuoi e io no vero?” dissi
afferrandolo per la giacca.
“Cosa? Romeo è questo che racconti ai tuoi amici?
Pensavo fosse una cosa tra
noi…io mi fidavo di te!” urlò Giulietta
in lacrime, io e lui ci rattristammo a
vederla piangere: dopotutto era una bambina in confronto ai 18 anni di
Romeo e
ai 20 miei…Scappò via dal vicolo ancora un
po’ zoppicante per la ferita e la
nutrice la prese sotto braccio e la condusse via da lì.
“Con te facciamo i conti dopo” dissi a Romeo
“Affrontami ora se hai il coraggio! Avanti, che vuoi
dirmi?”
“Romeo seriamente, non possiamo rovinare la nostra amicizia
per Giulietta…siamo
in competizione si, ma non esageriamo! Entrambi dobbiamo fare le nostre
esperienze con lei, così come
Tebaldo…sarà lei o suo padre a scegliere, ma noi
dobbiamo conoscerla bene!”
Romeo
Anche questa
volta aveva ragione, Mercuzio a volte sapeva essere anche
ragionevole…mi
stupiva sempre di più quel ragazzo, mi incuriosiva. Se ne
andò via lasciandomi
attaccato al muro, quando mi ripresi dalle sue parole tornai in piazza
a sedermi
accanto a lui. Girò il viso verso di me e dopo uno sguardo
d’intesa ci
abbracciammo. Succedeva sempre così: io e lui. Litigio.
Abbraccio. In coì poco
tempo avevo imparato a conoscere quel ragazzo a memoria, sapevo i suoi
pensieri, le sue reazioni, i suoi gesti soliti…Mercuzio non
aveva segreti per
me, conoscevo più lui che me stesso.
“Pace?” mormorò sdraiandosi sul gradino
e posando la testa sulle mie gambe.
“Pace…” ripetei sorridendo, felice di
aver ritrovato il mio amico, mio
fratello, il mio Mercuzio.
Giulietta
“No!
Mi
hanno deluso, entrambi!” urlai percorrendo il corridoio.
“Ma Giulietta, Mercuzio non ha detto nulla!” mi
fece notare la nutrice.
“Appunto! Mi doveva avvertire che sapeva cosa era accaduto
tra me e Romeo… non
li voglio più vedere!”
“Ma cos’è questo baccano?”
urlò Tebaldo spalancando la porta della sua stanza e
fissando la nutrice e poi me. Ecco, il sangue mi gelò nelle
vene…
“Scusami Tebaldo, sono furiosa…” e
voltai le spalle ignorandolo, ma mi afferrò
per le braccia e mi trascinò in camera sua chiudendo la
porta, poi la riaprì e
disse:
“Tranquilla, non le farò nulla!” rivolto
alla nutrice rimasta fuori con gli
occhi spalancati. Tornò da me e mi fece sedere sul letto:
“Ora mi spieghi cosa è successo!” e per
tutta risposta mi voltai dall’altra
parte, ostinata a tenere la bocca chiusa.
“Andiamo, parlami…almeno tu” disse
abbassando il tono della voce. Nessuno per
paura, osava parlargli, trascorreva le giornate in silenzio e da solo,
fatta
eccezione dal Gatto, che fedelmente lo seguiva ovunque…
“Mercuzio e Antonio mi hanno fatta arrabbiare, ma tu starai
fermo qui e non gli
farai nulla, vero?” dissi minacciandolo con il dito alzato.
“Solo perché me l’hai chiesto
tu…” disse sbuffando stendendosi sul letto.
“Perché ancora li consideri? Sono solo degli
sbruffoni!”
“Voglio conoscerli…e poi è la prima
volta che accade, può succedere no?” chiesi
voltandomi verso di lui e appoggiando i gomiti sul letto. Si
voltò verso di me
e mi accarezzò una guancia, poi si alzò di poco e
si poggiò su un gomito, senza
distogliere il suo sguardo da me:
“E quante volte ti ho fatto arrabbiare io?”
“Nessuna”
“Ti ho mai delusa?”
“No”
“E ancora non sai chi scegliere? Andiamo
Giulietta…riflettici su! Adesso vai…”
disse esasperato e recandosi verso la porta che aprendo, fece vedere la
mia
nutrice appoggiata ad essa intenta ad origliare.
“Scusate signore…” disse diventando
rossa. Mi alzai dal letto e uscì dalla
stanza cercando di nascondere le risate.
Romeo
Adesso che
avevo fatto pace con Mercuzio, volevo parlare con Giulietta per
scusarmi con lei.
Sapevo bene di aver tradito la sua fiducia…ma non pensavo
fosse una cosa così
intima essersi incontrati furtivamente e averle rubato un bacio!
Pregando la
sua nutrice più e più volte, mi fece entrare
nelle sue stanze:
“Giulietta eccoti!”
“Romeo! Che ci fai qui? Non voglio più
vederti” urlò.
“Shhh o mi farai scoprire…” la supplicai
raggiungendola per voltarla verso di
me.
“Cosa sono queste urla? Ho per caso sentito QUEL
nome?” domandò la nutrice che
non ci aveva lasciato soli. Giulietta allora mi guardò,
consapevole del fatto
che non avrebbe potuto mentire alla donna che l’aveva
cresciuta e dopo un mio
cenno di consenso, iniziò a dire:
“Vedi…” iniziò Giulietta
guardandomi “… lui non è il Conte
Antonio…”
“Come no? E chi saresti!?” chiese confusa a me.
“Vedete balia, io sono Romeo, Romeo
Montecchi…” confessai. Subito sbiancò
in
volto e le sue mani corsero su verso la cuffia che iniziò a
toccarsi ancora più
confusa di prima.
“Voi…un M-montecchi…Romeo, il figlio
del Conte!”
“Si balia…” annuì Giulietta.
“Figli miei ma vi siete ammattiti? E Giulietta, se lo
scoprisse tuo padre cosa
accadrebbe? Un Montecchi tra i Capuleti…San Francesco
benedetto…!” esclamò
mettendosi a sedere in preda ad una crisi d’ansia. Da buon
nobile quale sono,
mi alzai e andai a rassicurarla e spiegai tutto il piano che avevo
ingegnato
con l’aiuto di Frate Lorenzo, mentre Giulietta
l’abbracciava con premura
cercando di calmarla.
“Benedetti ragazzi, spero solo che tutto vada
bene…” disse infine e andò a
sciacquarsi
il viso con l’acqua che era stata versata per Giulietta in un
vassoio posto su
un tavolino.
“Non l’ha presa bene…”
sussurrai impacciato grattandomi la testa.
“Non preoccuparti di lei…cosa volevi
dirmi?” disse Giulietta incrociando le
braccia.
“Volevo chiederti scusa, io non ho mai avuto a che fare con
una donna e non
pensavo che confidarmi con i miei amici sarebbe stato un problema
così grave.
Ho avuto bisogno di farmi consigliare da mio cugino e da Mercuzio, non
sono
esperto come loro…” dissi gettandomi ai suoi
piedi. Giulietta confusa chiese:
“Esperto come loro? Cosa intendi?” e si
abbassò prendendomi per mano per farmi
rialzare e mi fece sedere accanto a lei sul letto.
“Loro hanno già avuto altre donne, sanno come
siete fatte insomma! Io invece
non so nulla: tu sei la prima donna di cui mi innamoro” e
spuntò sulle sue
labbra un timido sorriso.
“Sei perdonato Romeo…adesso
va…”
“Non prima di aver fatto questo!” e la strinsi tra
le mie braccia. Mi mancava
molto il suo profumo …
Conte
Capuleti
“Giulietta!
Ho preso una decisione!” esordì mentre tutti
stavano mangiando. Quale momento
migliore della cena per parlare di certe questioni… mia
figlia lasciò la posata
nel piatto e mi guardò incuriosita:
“Dunque?” chiese con un filo di voce.
“Dunque…sposerai il Conte Antonio. Tra tutti,
è stato colui che si è meglio
comportato…spero tu sia felice…”
“Come desideri padre…” disse a
metà tra la felicità e il dubbio. Tebaldo nel
frattempo si era alzato lasciando la tavola. Giulietta lo
guardò scappare via e
con gli occhi mi supplicò di avere il permesso di
raggiungerlo e la
accontentai. Quel ragazzo era così ostinato? Mia moglie
aveva l’aria assente e
poco dopo si alzò anche lei e andò via. Possibile
che qualsiasi cosa faccia per
la mia famiglia sbagli sempre?
Tebaldo
Sentendo il
nome del prescelto, un conato di vomito stava per risalirmi in bocca,
così
scappai via verso il cortile, per prendere una boccata d’aria
e per sfogarmi.
Lanciato un urlo infatti, scagliai con tutta la forza che possedevo, il
mio
pugnale verso un albero ed esso si andò a conficcare nella
sua corteccia. Poi
mi accasciai su una panchina li vicino e mi coprì il volto
con la mano. Qualche
istante dopo, una mano morbida prese nella sua stretta
l’altra mia mano rimasta
libera.
“Tebaldo?” chiese lei. Scostai il viso dal mio
palmo e la guardai indifferente.
“Mi dispiace” disse
“A te? Dispiace a te? Tu che sei la sola a non avere
colpa!” dissi afferrandole
le mani e guardandola dritto negli occhi.
“So che stai soffrendo…”
iniziò lei.
“Vieni qui!” esclamai adirato e la trascinai tra le
mie braccia stringendola a
me. Ricambiò con mia sorpresa l’abbraccio e a quel
punto le accarezzai i
capelli. Mi sarebbe mancato il suo profumo…