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Autore: shinepaw    06/03/2016    4 recensioni
L'amore circonda John in ogni modo possibile ed immaginabile: quello segreto del suo migliore amico Beau verso di lui, quello appena sbocciato tra suo fratello e un certo sfrontato ex militare... e come non citare l'amore di suo nipote (il quale ha finalmente messo da parte la propria cotta per lo zio!) verso il proprio ragazzo, Christopher? Insomma, l'amore è ovunque, ma non nel suo cuore. Si reputa troppo impegnato con la propria squadra di basket, nella quale gioca nel ruolo di playmaker, per l'amore. Ma si sa, esso non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ai giocatori di basket super impegnati. Soprattutto a loro. E chissà che, con un po' di fortuna e una stella cadente...
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Sequel di 'Stray Heart'.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Keeping Love Again'
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Virginia's point of view

'Resto a dormire da Fiona.'

Okay, rispondo, riponendo il cellulare sul tavolo. Mi massaggio la testa, sistemando i capelli dietro l'orecchio. Sono esausta, dopo il lavoro, e non so se fare la doccia o un pisolino e poi cenare. Tanto sono sola.

Il cellulare vibra di nuovo, ma stavolta è John.

- Pronto?

- Ciao - dice. La sua voce è calda e bassa, giovane. Una piacevole morsa mi stringe lo stomaco e infiniti brividi mi corrono su per la schiena.

- Ciao a te - replico, andando a sedermi sul divano. Accavallo le gambe, rimettendo al proprio posto la ciocca ribelle. - Che succede?

Mi sforzo di ignorare il battito del mio cuore che accelera durante la breve pausa di silenzio prima che lui sospiri, piano.

- Ho la spiacevole sensazione che stasera non ci vedremo, mi sbaglio?

Sgrano gli occhi, perché è impossibile che sappia quanto sia stanca e, di conseguenza, non abbia voglia di andare al prato. Forse è lui lo spiritello magico.

- Non ti sbagli - rispondo infatti, sbadigliando. - Sono sfinita, il lavoro mi ha risucchiato le energie.

Un'altra pausa, nella quale sospira più rumorosamente.

- Oh, peccato. Avrei proprio desiderato sbagliarmi. Perciò...

- Perciò? - lo incalzo, automaticamente.

- Perciò suppongo tu non abbia voglia di venire a cena con me, vero?

- È un appuntamento? - domando, con il cuore in gola e il nervosismo a mille.

- Potrebbe esserlo - mormora, ridendo sommessamente. - Se lo fosse, verresti?

Avvampo, portandomi una mano al petto. Stupido cuore, lo rimprovero, datti una calmata!

- Sì.

- Sì? - ripete, stupito. Arrossisco ulteriormente.

- Sì.

- Oh Signore - lo sento sospirare, quasi avesse trattenuto il fiato per tutto il tempo. - Allora... ti andrebbe bene se passo a prenderti verso le otto?

- Va bene - concordo, fremendo dall'emozione, poi gli detto il mio indirizzo.

- A più tardi, Virginia - sussurra, e sono certa che stia sorridendo.

- A stasera, John - replico. Attacca, e io mi lascio andare in una risata liberatoria. La stanchezza è svanita in un secondo. Non ci posso credere. John... ho appena acconsentito ad andare ad un appuntamento con John. Non è... che io non abbia più paura che possa riaccadere ciò che è successo anni fa, ma non posso neanche negare che mi faccia sentire bene e sembri un bravo ragazzo.

Mi gratto il capo, riflettendo. Sì, ho decisamente bisogno di una doccia, ora, e di decidere cosa mettere.

~~~

Dieci minuti prima delle otto mi guardo l'ultima volta allo specchio. È stata dura scegliere se lasciare i capelli sciolti o no, se truccarmi e se indossare qualcosa di decisamente elegante o meno. Alla fine ho deciso di essere semplicemente me stessa, sperando di non esagerare col vestito blu notte che ho ritrovato del tutto casualmente.

Metto il cellulare in borsa, aspettando giusto cinque minuti prima di uscire. Lui è già qui e si sistemando i ricci, usufruendo dello specchietto del parasole e, non appena mi vede, fa finta di niente. Io salgo in macchina con nonchalance, pregando di non arrossire alla lunga occhiata d'ammirazione che mi dona.

- Wow - commenta. - Sei meravigliosa.

- G-grazie - balbetto, mentre le guance immancabilmente mi s'imporporano.

John's point of view

- Ho scelto un ristorantino carino - dico, sorridendole. - Vista mare!

- B-bene.

Per il resto del tragitto io non fiato e lei neppure. Mi chiedo se, nel silenzio dell'abitacolo, possa udire il battito forsennato del mio cuore. Accidenti, avrei dovuto vestirmi meglio, penso. Al confronto con lei, i vestiti da tutti i giorni di Ryuu sono più eleganti dei miei.

Quando arriviamo parcheggio e la conduco nel ristorante. La cameriera m'indica il tavolo riservato, prima di flirtare inequivocabilmente con me, sostenendo di venire ad assistere ad ogni mia partita. Dopo che ci ha lasciato il menù la congedo gentilmente, cercando una qualche espressione sul viso di Virginia: tiene lo sguardo basso e non sembra a proprio agio.

Mentre ci sediamo rifletto su come potrei migliorare un po' l'atmosfera tesa che regna tra di noi.

- E tu... pensi che verrai, una volta, a vedere una mia partita? - domando, speranzoso. Si adombra ulteriormente.

- N-non lo so...

Ugh, mossa sbagliata...

- Uhm... posso chiederti dove lavori?

Stavolta la sua espressione si distende impercettibilmente.

- In una libreria.

- Oh. Anche a me piacciono i libri.

- Suppongo che il tuo lavoro sia il basket... - continua lei, a seguito di un'interminabile pausa di silenzio.

- Già.

- Avete vinto qualche premio importante?

- Più o meno...

- Oh.

Torna la cameriera per prendere i nostri ordini. Non siamo molto originali, entrambi scegliamo pizza e Coca-Cola.

- Quando andavo al ristorante con i miei fratelli e loro padre - inizio, sommerso dai ricordi - lui mi diceva sempre di ordinare qualcosa di raffinato, e io per ripicca ordinavo ogni volta pizza e Coca-Cola. A volte mio fratello, quello maggiore, mi prendeva anche il gelato, di nascosto.

Virginia mi ascolta, attenta.

- Loro... padre?

Sospiro, annuendo.

- Lui e mia madre hanno divorziato molto prima che io nascessi.

- Oh...

- Eppure, nonostante ciò, ci siamo sempre considerati fratelli.

- È una bella cosa - commenta, abbozzando un sorriso.

- Sì - rido, bevendo un sorso di Coca appena portata da un cameriere diverso da quella di prima. - Peccato che ci siam poco sopportati per lungo tempo.

- E ora?

- Ora ognuno fa la sua vita. Non andiamo certo d'amore e d'accordo, ma sotto sotto ci vogliamo bene.

- Io invece sono figlia unica...

- Oh, capisco. Troppo impegnativa una seconda meraviglia - asserisco in tono casuale ma con una nota di dolcezza.

- J-john...! - balbetta Virginia, arrossendo violentemente. Una risata sommessa rotola fuori dalle mie labbra.

- Cosa c'è? - ribatto. - È la verità. Sei bellissima, Virginia.

Poi arriva la pizza e il discorso cade. Parliamo del più e del meno mentre mangiamo e ci sporchiamo come bambini e non ci importa assolutamente. Sembriamo più due amici che una coppia, qualunque senso implichi questo termine, però si può sempre rimediare più tardi. Anche se non ho la minima idea di come rimediare, sia chiaro.

- Sai cosa ci vorrebbe, ora? - dico, dopo aver pagato. Usciamo dal ristorante. Mi dona un timido sorriso.

- Cosa? Ah, aspetta, lo so!

E poi, in coro, esclamiamo:

- GELATO! -, prima di scoppiare a ridere.

- C'è una gelateria a due passi da qui, ti va?

Annuisce, sorridendo ulteriormente. Io le porgo il braccio. Sempre con timidezza estrema, si aggrappa ad esso. Lungo la strada non parliamo; in cielo son salite le stelle e la luna, quelle stesse che adoriamo ammirare dal nostro posto speciale. E pensare che un tempo lo consideravo solo mio...

Per mia fortuna la gelateria è ancora aperta anche a quest'ora come ricordavo, sennò sapete che figura?

Prende una misera coppetta alla vaniglia, mentre io esagero e compro un enorme cono al cioccolato, limone e yogurt.

- Come fai a mangiarlo tutto?! - mi domanda, scioccata.

- Ti stupirai di quanta roba ci sta qua dentro - rispondo, facendole l'occhiolino e pizzicandomi la pancia.

Finisco però a condividerlo con lei, non riuscendo a non cedere ai suoi occhioni colmi di desiderio che non trova il coraggio di esprimere. Cerco di gustarlo, anche se al contempo mi sforzo di non sfiorare neanche per caso la sua lingua con la mia.

Terminato il gelato, ci osserviamo per un interminabile secondo, verde nel verde, i volti a un centimetro di distanza l'uno dall'altro. Non riesco ad impedirmi di fissarle le labbra, e lei deve accorgersene poiché arrossisce.

Mi allontano, reprimendo l'impulso di baciarla fino a non aver più fiato. Sono sconcertato da quanto forte mi batta il cuore.

- Sei stanca? Ti riaccompagno a casa, vieni - dico, voltandomi verso la strada.

- O-oh... certo.

- Virginia... - la chiamo, in prossimità della mia macchina. Mi fermo, girandomi verso di lei. La luna che le illumina il viso la rende ancor più incantevole. - Io... spero che tu abbia apprezzato questa serata almeno la metà di me e...

- Mi è piaciuta - sussurra. - Grazie.

Sospiro.

- Mi piacerebbe rifarlo, se ti va e hai tempo... insomma, voglio dire... uscire con te...

Deglutisco, avvicinandomi lentamente. Alza la testa.

- Piacerebbe anche a me - bisbiglia, talmente piano che per un attimo temo di averlo solo immaginato. Le accarezzo dolcemente una guancia, azzerando la distanza fra di noi. So che non è esattamente la cosa migliore da fare al primo appuntamento, ma non mi pare esistano regole in amore.

Amore, o qualsiasi cosa questo sentimento sia, puntualizzo mentalmente.

La mia mano scivola a sistemarle i capelli dietro l'orecchio in un gesto simile ma non medesimo al suo mentre mi perdo nei suoi occhi verdi, luminosi come le stelle.

Percepisco le sue, di mani, posarsi sulla mia maglietta e poi la bacio. È un semplice e dolce sfiorarsi di labbra, un bacio decisamente... casto, eppure nell'insieme perfetto.

Le sue dita si stringono attorno alla mia t-shirt come io la stringo a me. Quando ci stacchiamo respira lentamente sulle mie labbra; io devo sopprimere l'improvviso bisogno di ribaciarla.

Le accarezzo dolcemente il capo e poi saliamo in macchina. Durante il tragitto fino a casa sua non parliamo, però stavolta è un silenzio piacevole.

- Buonanotte, Virginia - sussurro, arruffandole gentilmente i capelli. Si gira verso di me, sorridendo timidamente.

Ugh, non so se riuscirò a trattenermi dal baciarla ogni volta, quando fa così, penso tra me e me. Mi sporgo in avanti e le deposito un bacio delicato sulla guancia.

- B-buonanotte, John - replica, dopodiché scappa in casa. Mi lascio andare in una risata isterica, appoggiandomi al volante.

Che serata, oh Dio, che serata incredibile.

Mi ravvio i capelli. Domani ci sarà tempo per le domande, i dubbi, per le incertezze sul fatto che stiamo insieme o no, ma per ora voglio solo gustarmi l'euforia del momento.

Ah, davvero una serata indimenticabile.

-

Note dell'autrice:
sooooo... credo avrete intuito che il nuovo personaggio è colui di cui si parla all'inizio del capitolo. Ma chi potrebbe essere? Il suo ex fidanzato? E poi, sarà un lui? Okay, basta con le domande. Vi lascio con 'Tired of Being Sorry' di Enrique Iglesias. 'Notte, baci
   
 
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