Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: AndThenWeKiss    07/03/2016    1 recensioni
Dawn è una sedicenne che si è trasferita in una delle scuola più prestigiose del Canada. Arrivata a scuola, fa conoscenza con Mike e Zoey, con cui stringe un rapporto d'amicizia, mentre proverà ad avvicinarsi ad un ragazzo di nome Scott.
La ragazza inizierà ad essere vittima di strani fenomeni-non paranormali- che metteranno a rischio la sua vita, e alla fine scoprirà il vero responsabile, che trama vendetta contro la sua famiglia da parecchi anni, servendosi di persone vicine a Dawn per i suoi scopi malvagi.
Note Autore: Hola! Intanto ci tenevo a precisare che il primo capitolo è principalmente di introduzione, le cose inizieranno a movimentarsi dal secondo.
La storia la scrissi tempo fa(2012, all'incirca) su una mia pagina ed è scritta in modo pessimo, quindi ho deciso di riprenderla, modificare la trama e di riscriverla in modo più corretto.
Spero vi piaccia, baci.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

Quando la porta si spalancò mi sentii travolta come da un uragano, a tal punto da costringermi a tenermi alla sedia con le mani. Nessuno notò niente. Sull'uscio della porta c'era Chris, esibiva uno dei suoi sorrisi migliori, dietro a lui intravedevo qualcuno, ma dalla mia postazione non vedevo bene-fila a sinistra, secondo banco.- sporgere la testa mi sembrava indiscreto.
Fortunatamente fu il mio potere ad aiutarmi ad identificare le due ragazze, probabilmente erano le studentesse di cui parlava la docente.
Mi concentrai a fondo, chiusi gli occhi e unii il pollice e l'indice di entrambe le mani formando due piccoli cerchi.
-Ma che ti è preso?
Domandò Dakota con tono quasi schifato. Aprii gli occhi e arrossii notando che qualcuno ridacchiava.
Non le risposi e poggiai il mento sul palmo della mano e il gomito sul banco, poi soffiai in alto per spostarmi una ciocca che mi ricadeva davanti al viso e che mi dava fastidio.
-Sono molto timide, cerca di farle adattare.
Disse Chris rivolta alla professoressa, che fece uno dei suoi sorrisi più falsi.
L'uomo uscì dalla classe e al suo posto comparvero due ragazze che avevano all'incirca la mia stessa età.
Erano due gemelle, e questo era possibile determinarlo solamente dai tratti somatici delle due, dato che il loro abbigliamento era totalmente diverso.
La donna le fece mettere davanti a tutti, poi si schiarì la gola.
-Ragazze, presentatevi, dai.
Sgranai gli occhi: non che mi importasse qualcosa, ma a me non era stata riservata nemmeno una presentazione. Sentivo odore di favoritismo e preferenza, era un odore disgustoso e che mi dava sui nervi.
Ma pensai che forse stavo correndo troppo, da una presentazione saltata non puoi capire se un professore o se il preside ha una preferenza per te o no, anche se il mio intuito non si è mai rivelato fallimentare.
-Io sono Charlotte.
Disse una delle due, si trovava a sinistra e sembrava la più docile tra le due. Aveva i capelli lunghi fino alla schiena adornati da una fascia rosa confetto, la pelle era di un rosa carne mentre gli occhi celesti. Indossava una maglia a maniche corte rosa e dei pantaloni dello stesso colore, i due capi d'abbigliamento erano separati da un giacchetto fucsia, ai piedi due scarpe da ginnastica color crema.
La guardai, la ragazza continuava a mordersi il labbro e a tormentarsi una ciocca di capelli: era agitata e non vedeva l'ora di andarsi a sedere. Molto probabilmente non aveva amici e subiva gli scherzi della sorella e della sua compagnia, la sua aura era rosea ed esprimeva comunque grande voglia di vivere. Sinceramente, questa ragazza era un enigma, un enigma che dovevo risolvere.
Per analizzare la prima, non ascoltai il nome della seconda.
L'altra, dunque, aveva la sua stessa altezza, colore di pelle e occhi. I capelli erano lunghi come quelli della sorella ma erano di un blu elettrico; le sarebbero stati meglio se avesse avuto la pelle più chiara. Al contrario della sorella era truccata intorno agli occhi con un eye liner nero e un rossetto dello stesso colore, sul labbro aveva un piercing. Intorno al collo aveva una collana nera con un ciondolo a forma di croce di un bianco lucido. Aveva una maglia nera con delle strisce verdi che rivelava la sua pancia, sotto degli shorts blu scuro; ai piedi degli stivaletti e si vedevano le calze nere stracciate sul polpaccio.
-Charlotte, Tina, andatevi pure a sedere al banchetto lì dietro.
E indicò il banco dietro il mio e quello di Dakota, sarebbe stata una buona occasione per fare conoscenza, e magari analizzare il loro profilo psicologico.
Dopo questa rapida presentazione, la professoressa O'Halloran Blaineley ci spiegò alcune regole della grammatica inglese, che come da programma andavano ripassate. Avevo preso appunti e sgridato Dakota, che invece di ascoltare stava chattando e navigando su Facebook; menomale che qui ammettevano solo persone serie.
L'ora passò molto in fretta-almeno per me- quindi mi alzai dal posto e vidi Zoey poggiata al termosifone che mi chiamava.
-Ehi Dawn, io e Mike stavamo pensando: se oggi pomeriggio venissi a prenderti un gelato con noi? Così magari ti integri meglio, almeno con noi due.
Disse, aveva uno sguardo preoccupato, forse da un mio rifiuto. Sorrisi e mi disse di farmi trovare al parco oggi pomeriggio alle sedici e trenta.
-Che ne pensi delle gemelle?
Mi domandò poi, guardandole con gli occhi ridotti a fessure mentre parlavano con Jo e Lightning.
-Sembrano simpatiche.
Ammisi, poi guardai Tina, la gemella dai capelli blu elettrico.
-Tina sembra aver vissuto qualche dramma, rispetto alla sorella ha un'aura nera e ricolma di rabbia, simile a quella di Scott.
E indicai il ragazzo che se ne stava in disparte a intagliare un pezzo di legno con il coltellino.
Zoey inarcò un sopracciglio e si allontanò imbarazzata; dovevo smetterla di leggere le aure ad alta voce: mettevo solamente paura e sembravo una pazza psicopatica.
Mi allontanai anche io dal termosifone e andai da Scott che stava guardando il suo lavoro con estrema soddisfazione: aveva intagliato la testa del preside con estrema accuratezza, stando attento ad ogni mino dettaglio compreso la fossetta sul mento. Vidi che tracciò una linea sul collo della statuetta in legno, poi la gettò a terra e i nostri sguardi si incrociarono.
-Carina, la statuetta.
Dissi indicandola con lo sguardo. Lui mi guardò sprezzante, poi biascicò un “grazie”. Non doveva essere abituato a ricevere complimenti, proveniva sicuramente da una brutta realtà familiare.
-Perché sei qui da solo?
Domandai ancora, avvicinandomi a lui.
-Non mi piace questa gente. Sono quasi tre anni che li sopporto, sono un branco di persone immature che pensano solo a loro stesse.
E il suo sguardo cadde su Dakota che si stava facendo un selfie con Charlotte, la gemella in tuta.
Capii che mentiva: c'erano persone molto serie lì dentro, come Mike, Zoey, Cameron e da quest'anno anche io.
-Forse la ragione è un'altra.
Risposi io.
Lui inarcò un sopracciglio e disse.
-E quale sarebbe?
Sorrisi.
-La mia è solo un'ipotesi. Magari hai talmente tanta paura di essere respinto dagli altri che sei tu il primo a respingerli, dando a te stesso false motivazioni e comportandoti male con tutti.
Inarcò un sopracciglio, poi scoppiò a ridere, arrivando a tenersi anche la pancia.
-Ti va di uscire con me, Mike e Zoey oggi pomeriggio? Alle quattro e mezza andiamo a prenderci un gelato al parco.
Lui si asciugò una lacrima dovuta alle troppe risate, poi denegò.
-Sono impegnato a casa, non ho tempo per queste sciocchezze.
E così dicendo, andò a sedersi: il professore della prossima ora stava entrando in classe.

 

Feci scorrere i vestiti che avevo davanti con molta leggerezza: non sapevo cosa indossare per questa uscita tra amici e vestirmi bene non è mai stato tra le cose che so fare. Pensate che potrei andare ad una festa in spiaggia indossando un abito da sera, tanto per fare un esempio.
Avevo poggiato i vestiti che avevo indossato a scuola sul letto, poi alzai lo sguardo verso il sistema solare ad illuminazione che avevo messo sul soffitto e sospirai.
-Di questo passo sarò pronta per Natale.
Sbraitai guardando l'orologio a forma di cuore appeso sulla parete, erano le quattro e un quarto, avevo altri dieci minuti, gli altri cinque dovevo usarli per arrivare al parco.
Alla fine indossai una maglia verde acqua a maniche lunghe, pantaloni attillati verde smeraldo e ballerine viola; presi un cappello dal mio armadio e lo misi in testa: era rosso e aveva tutto intorno rosa viola e nere.
Presi la borsa a tracolla poggiata sulla scrivania e quasi rovesciai la mia tazza di tè, l'avrei bevuto dopo, al mio ritorno, sempre se mamma non l'avesse svuotata.
Uscii di casa come una furia e arrivai al parco in meno tempo rispetto a quello che avevo previsto, lì trovai Zoey. Indossava gli stessi abiti di scuola-e io che mi ero fatta problemi a cambiarmi per dare una bella immagine di me.- ed era seduta su una panchina, capii subito che qualcosa non andava.
-Dawn, hai invitato tu Scott?!
Ruggì alzandosi dalla panchina e guardandomi male, io annuii.
-Qual è il problema?
Aggiunsi, non capendo il motivo della sua rabbia.
-Quello è un sociopatico, nonché un bullo.
Rispose lei continuando a guardarmi male.
Mi indicò una zona del parco dietro di noi, coperta da alcuni alberi. Andai esattamente dove mi aveva detto e già mentre mi avvicinavano avvertivo vibrazioni negative che mi faceva rabbrividire, e tutto ciò ora era ovvio: Scott e Mike si stavano pestando. Mi intromisi subito tra i due e li separai usando le mie mani e un po' del mio potere.
-Si può sapere come mai vi stavate azzuffando?
Domandai guardando entrambi con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
-Questo tiranno ha cercato di derubarmi.
Rispose Mike digrignando i denti e cercando di colpire Scott, che invece ridacchiava.
-Prenditela con Raggio di Luna: è stata lei ad invitarmi.
Rispose con una calma insopportabile per l'altro ragazzo che si dimenava per cercare di liberarsi.
-Avevi detto che non saresti venuto.
Risposi io a mia difesa, guardando solamente Scott.
-E poi cosa ne potevo sapere io? Ho visto un ragazzo solo, che ha pessimi rapporti con tutti e ho provato a farlo integrare con noi, ma forse ora ho capito perché non hai amici.
Il mio scopo era quello di ferirlo, anche se non pensavo davvero queste cose.
Non pensate che io sia una che voglia far cambiare alla gente il proprio carattere solo perché non mi piace; il fatto è che sapevo che c'era una ragione per cui Scott si comportava così, ed ero determinata a scoprirla. Magari offendendolo si sarebbe fatto due domande e avrebbe cambiato il suo atteggiamento.
Il mio sforzo di trattenere i due fu spazzato via di nuovo da un uragano invisibile che mi fece cadere a terra, oltre che a provocarmi brividi di freddo e paura.
Una ragazza con una tutina rosa e un giacchetto fucsia legato in vita si era avvicinata a noi, si mordeva il labbro e tremava.
-Ragazzi, Tina si è fatta male, dovete darmi una mano.
Aveva il fiatone, aveva corso molto, e probabilmente la corrente negativa che mi aveva spazzata via era la preoccupazione della ragazza, stessa cosa per quando era arrivata a scuola: la sua ansia mi aveva travolta, facendomi pensare che ci fosse qualcosa di negativo in lei e la sua alternativa sorella.
Zoey e Mike si precipitarono dietro di lei, io rimasi a terra, intontita. Mi massaggiai la testa e guardai una mano tesa verso di me, era quella di Scott. L'afferrai e mi rialzai, poi ripresi il mio cappello e controllai che non ci fosse finita dentro qualche formica; c'era una piccola coccinella, la feci salire sul mio dito, lei spaventata volò via.
-Le coccinelle portano fortuna.
Dissi, guardando l'insetto che oramai sembrava essere diventato invisibile. Sorrisi, mi sentivo seriamente fortunata, o forse era solamente superstizione.
-Lo so, nella fattoria ce ne sono molte.
Rispose lui, mi voltai e vidi che il suo sguardo era nello stesso punto del mio-prima che mi voltassi verso di lui, ovviamente-.
-Vivi in una fattoria?
Domandai estasiata: un luogo dove il verde regnava e dove c'erano tanti animali da accudire. Ho sempre adorato le fattorie, specie quando avevo quell'età. Da piccola, d'estate, i miei mi portavano sempre nella fattoria di mia zia Molly, mi divertivo a giocare con i maialini, e una volta cresciuta un po' di più a fare lunghe passeggiate a cavallo, mi sentivo davvero spensierata e libera, una Pocahontas senza cavallo.
Lui annui e mi guardò.
-Credo che dovremmo andare a controllare la gemellina. Com'è che si chiama? Tina?
Il suo atteggiamento e il suo tono erano cambiati, probabilmente il mio piano aveva avuto successo e avevo smosso qualcosa al suo interno, ma non mi pareva il caso di perdere tempo e analizzarlo, quindi iniziammo a correre verso l'uscita del parco, interrompendo anche un gruppo di ragazzini che giocavano a pallone.
Arrivammo davanti al cancello aperto e ci guardammo intorno, poi notai Charlotte poggiata contro un muro, si guardava intorno in modo nervoso, accanto a lei c'era un vicolo. Aspettammo che il semaforo divenne verde e attraversammo la strada, avvicinandoci a lei.
-Ragazzi, mia sorella è andata nel vicolo con il suo ragazzo e non torna più, e ora anche Mike e Zoey non tornano più. Andate a controllare, vi prego.
Aveva le lacrime agli occhi e ci stava praticamente implorando. Presi il cellulare e illuminai il vicolo con la torcia, alla mia destra c'erano diversi cassonetti, alla mia sinistra dei bidoni con delle scale antincendio e di fronte una rete metallica.
-Probabilmente sono andati sulle scale antincendio.
Disse Scott, addentrandosi nel vicolo, io lo seguii con più timore.
Nonostante fosse giorno il vicolo era molto ombroso, ma avevo comunque paura. Indovinato, ho paura del buio, in molti libri e film che ho visto, le persone ci restano secche in questi vicoli bui, questo era solo ombroso, ma comunque sembrava di essere in un film. Intorno a me, oltre a topi nascosti sotto i secchioni che ci osservavano spaventati con i loro occhi rossi e a mosche che svolazzavano qua e là, c'era un odore orrendo, ma cosa potevo aspettarmi? D'altronde il vicolo era pieno di cassetti.
Di nuovo quella sensazione di essere trascinata, strinse forte la mano di Scott e lui mi guardò inarcando un sopracciglio, il piede poggiato sul primo gradino della scala antincendio.
-Non salire.
Dissi.
-Perché?
Sembrava scocciato.
-Avverto vibrazioni negative, Tina è lì sopra e vuole farci del male, me lo sento!
Esclamai ad alta voce, sua sorella entrò nel vicolo e mi guardò male, se gli sguardi potessero fulminare, io sarei già stata bruciacchiata.
-Ma cosa aspetti?! Vai a salvare mia sorella, e sbrigati!
Esclamò Charlotte abbandonando tutta la timidezza e l'insicurezza che aveva dimostrato la mattina a scuola.
Qualunque persona normale data la mia insinuazione-Tina in agguato pronta a colpire- e la fretta di Charlotte nell'andare a salvare sua sorella ci avrebbe riflettuto un po' prima di continuare a salire le scale, cosa che Scott non fece. Continuò a salire le scale, io chiusi gli occhi entrando in contatto con Tina. Capii che non voleva ucciderlo, forse gli avrebbe fatto del male.
-Me ne torno a casa.
Dissi uscendo dal vicolo. Mi sentivo male, quasi disgustata da ciò che avevo detto: Scott era mio amico e io lo stavo abbandonando così, ma in qualche modo se l'era cercata.
Quando mi passò per la mente l'idea di andare a controllarlo, ero già entrata in casa, in mano stringevo la mia fedelissima tazza di tè alla fragola, questa volta, quando mi venne un'idea.
Tornai in camera mia come una furia e poggiai la tazza sopra il centrino bianco e ricamato sulla scrivania, poi presi una delle scatole che avevo portato fuori dalla vecchia casa e ne estrassi diversi barattoli.
Uno era pieno di glitter argentato, l'etichetta era bruciacchiata e ci avevo scritto sopra con un pennarello indelebile nero “Sangue di Unicorno”, un altro conteneva del glitter giallo misto ad acqua e avevo scritto “Sangue Solare”, un altro ancora era verde e recitava la scritta “Muco di Troll”. Non stavo cercando cose per prerare una pozione al glitter, ma comunque poggiai le boccette sulla scrivania. Presi un altro barattolo, questo conteneva quattro foglie di un verde quasi acceso, aprii il barattolo e lo poggiai accanto al vaso contenente l'orchidea che avevo visto ieri, tirai fuori le foglie di tè e le poggiai davanti a me. Accesi un paio di candele alla vaniglia e un po' di incenso, appestando l'aria, ma rilassando il mio corpo e la mia mente, ma non del tutto.
Feci partire di nuovo la canzone dal ritmo orientale, mi chiusi a chiave in camera e mi misi in posizione da yoga: gambe incrociate, occhi chiusi e entrambe le mani che formano due piccoli cerchietti con il pollice e l'indice che si toccano.
Nella mia mente apparve il viso di Scott e sentii un fruscio, aprii gli occhi e vidi che le foglie stavano iniziando a muoversi.
La più piccola di tutte prese ad accartocciarsi, un'altra, di media grandezza fece lo stesso e si posizionò accanto a quella piccola, come spostata da un vento invisibile. Fu il turno della foglia più grande, nuova e possente rispetto alle due.
Sgranai gli occhi, poi passai una mano sulle foglie, che non cambiarono posizione: se l'analisi che avevo fatto era sbagliata, le foglie si sarebbero mosse al mio minimo contatto, invece sono rimaste intatte.
Iniziavo a capire come mai Scott fosse diventato un sociopatico, ma potevo ancora fare qualcosa, anche se all'epoca non sapevo cosa.  

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: AndThenWeKiss