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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    07/03/2016    2 recensioni
È strano pensare che per una volta a salvare la situazione non sia stato Sherlock Holmes, ma la sua nemesi, James Moriarty. Ma quando il suo volto compare sugli schermi di tutto il paese, Sherlock sa bene che non può essere Jim, l'autore di quel messaggio. Qualcun altro sta tentando di trattenerlo a Londra. Qualcuno che sta tentando di ottenere qualcosa da lui. Qualcuno che conosce i suoi punti deboli e sa come sfruttarli a suo favore. Qualcuno che si spingerà così oltre da riuscire a stravolgere completamente il mondo di Sherlock Holmes, un mondo che il giovane consulente investigativo aveva sempre dato per scontato.
Questa volta, Sherlock non si ritroverà ad affrontare un semplice criminale, ma dovrà fare i conti anche con se stesso e con le proprie ombre e come sempre non sarà solo.
Il gioco è ricominciato.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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This is war
 

The happy ending
 
 
 Il sole caldo e brillante di inizio estate era finalmente riuscito a fare capolino tra le nubi dopo giorni e giorni di pioggia ininterrotta; Londra si era lentamente ripopolata: gli abitanti della città si muovevano a piedi o in bicicletta, approfittando di quella rara giornata di sole concessa loro e beandosi del venticello che rinfrescava l’aria.
 Sherlock era uscito di casa nel primo pomeriggio e si era diretto al cimitero; John avrebbe lavorato almeno fino all’ora del tè, quindi gli inviato un messaggio per fargli sapere che l’avrebbe trovato al Bart’s e poi era uscito.
 Si prese qualche istante per osservare la lapide posta nel campo all’estremità orientale del cimitero, poi poggiò di fronte alla tomba di suo fratello il mazzo di fiori appena acquistato. Si chinò per avere gli occhi alla stessa altezza della fotografia, quasi volesse guardare Mycroft negli occhi, e sorrise facendo scorrere le dita sulle lettere argentee del suo nome e poi sulla fotografia.
 «Ciao, Mycroft» sussurrò soltanto, poi si rimise in piedi.
 Suo fratello gli mancava ogni giorno, ma il dolore che aveva provato nei primi mesi dopo la sua morte sembrava finalmente essere diminuito. I suoi amici gli avevano dato una mano a superare la perdita di Mycroft e finalmente, dopo mesi, sembrava esserci riuscito. Ripensare alla sua morte faceva male e la sua assenza era quasi tangibile, tanto che spesso Sherlock si ritrovava ad aspettarsi le sue telefonate o il suo arrivo da un momento all’altro, ricordando solo in seguito che in realtà non avrebbe più avuto nulla del genere. Ed era difficile, tremendamente difficile, ma poteva ringraziare il cielo per aver trovato qualcuno come John che gli era rimasto accanto fin dall’inizio. Dopo ciò che era successo Sherlock aveva ancora gli incubi e si svegliava spesso nel bel mezzo della notte gridando dal terrore, ma John era sempre accanto a lui, pronto a rassicurarlo. Il che rendeva ogni cosa più semplice da sopportare. E tutto grazie a John.
 Il suo John…
 Il suo nuovo centro di gravità.
 Non c’era nient’altro che fosse più importante per lui di John Hamish Watson. Da sempre era stato la sua priorità, fin dalla prima volta in cui l’aveva incontrato, ma mai come in quel momento Sherlock poteva affermare di amare qualcosa o qualcuno più di lui. Quell’uomo dal passato tormentato era diventato il suo mondo: ogni cosa ruotava intorno a lui, ogni pensiero, ogni azione, ogni singolo secondo e aspetto della sua vita. Il suo cuore gli apparteneva completamente e il medico ne era consapevole, dato che per lui era lo stesso, tanto che si era completamente affidato al suo consulente investigativo e al suo amore per lui, lasciandosi alle spalle qualsiasi altra cosa – anche le più terribili – accadute prima di quel momento. Da quando si erano ritrovati, potevano entrambi affermare di non essere mai stati più felici in vita loro.
 «Finalmente va tutto bene, Myc.» affermò il consulente investigativo sorridendo alla fotografia di suo fratello e dopo aver sistemato meglio il mazzo di fiori bianchi e aver accarezzato la foto, si avviò verso l’uscita del cimitero.
 
 Il caso affidatogli da Lestrade si era rivelato più interessante del previsto. Da giorni Sherlock stava analizzando al microscopio i resti che aveva trovato sulla scena del crimine, ma stranamente era stato molto complicato unire i puntini per arrivare ad una soluzione.  Molly, fortunatamente, gli aveva concesso di rimanere al Bart’s anche dopo l’orario di chiusura e il consulente investigativo le era grato per averlo fatto, considerando che sarebbe stato molto complicato continuare le sue analisi con i pochi strumenti che aveva a disposizione a Baker Street.
 Completamente immerso nello studio di uno strano granello di polvere trovato sul tappeto del salotto della vittima, non si era nemmeno accorto che John aveva fatto il suo ingresso nella sala. Però, quando sentì delle braccia chiudersi intorno al suo petto e la pressione delle labbra sul suo collo, sorrise, avendo capito che non poteva essere altri che John.
 «Ciao» sussurrò John contro la sua pelle.
 Sherlock staccò gli occhi dal microscopio e volse lo sguardo al di sopra della sua spalla, incontrando gli occhi del compagno. «Ciao, John» mormorò con un sorriso, poggiando le mani sopra quelle di Watson, ancora ferme sul suo petto, e accarezzandole.
 Il medico fece ruotare lo sgabello girevole in modo che il consulente investigativo potesse guardarlo negli occhi e gli poggiò le mani sui fianchi, accarezzandoli.
 I loro occhi si incontrarono e i due si sorrisero.
 «Come procede?» domandò il medico, indicando il microscopio con un cenno del capo.
 «Manca ancora un tassello.» spiegò Holmes. «Non riesco a identificare uno dei granelli di polvere che ho trovato. È di origine artificiale, ma non riesco a dedurre altro. È frustrante che sia tutto così sfuggevole.» sbuffò sonoramente, scuotendo il capo. Poi sorrise e accarezzò il viso del compagno, quasi la sua vista l’avesse rilassato. «Scusa se non ti ho chiamato, oggi, ma questo caso mi sta assorbendo completamente.»
 John annuì. «Lo so, non preoccuparti. Non sono un tipo geloso.» ridacchiò, poi gli accarezzò le cosce, sorridendogli dolcemente. «Ma adesso hai decisamente bisogno di fare una pausa. Perciò sono passato al takeaway all’angolo e ho preso del cibo cinese. Abbiamo bisogno di mangiare se vogliamo essere produttivi e risolvere il caso.»
 «Vuoi seriamente passare la tua serata qui?» chiese. «Saremmo potuti andare da Angelo.»
 «No, perché? Qui va benissimo.» replicò il dottore, di rimando. «È il luogo dove passiamo la maggior parte del nostro tempo ed è tranquillo. Almeno nessuno ci disturberà.» fece notare tirando fuori dalla borsa le scatole con il cibo impacchettato. «E poi non importa dove ci troviamo. Siamo insieme e questo basta.»
 «Hai ragione.» confermò Holmes, accarezzandogli la schiena e tirandolo per i fianchi per farlo avvicinare a sé. «Quale posto migliore per trascorrere la serata insieme, se non il proprio posto preferito?» sussurrò scoccandogli un bacio sulla spalla.
 John sorrise e si voltò verso di lui, poggiando le mani contro quelle di lui e intrecciando le loro dita. «Il laboratorio è il tuo posto preferito in tutta Londra?»
 «Sì.»
 «Perché?»
 «Non è ovvio?» domandò Sherlock di rimando. «È il posto dove ci siamo conosciuti. Dove tutto è cominciato… il 29 gennaio 2010.»
 John sorrise dolcemente. «Non credevo ricordassi la data esatta.»
 «Ricordo tutto.» affermò lui, accennando un sorriso al ricordo di quel giorno. Chiuse gli occhi per un momento, per richiamare alla mente le immagini del loro primo incontro. «Indossavi una camicia a quadretti, blu e bianca, pantaloni e scarpe marroni e la tua giacca nera preferita. Avevi i capelli più corti e più biondi, probabilmente a causa del sole del deserto ed eri molto meno pallido di così. Quando sei arrivato con Mike ti sei guardato intorno e hai affermato che il Bart’s era molto diverso da come te lo ricordavi.» raccontò riaprendo gli occhi. «Ricordo la tua espressione quando ti ho domandato se eri stato in Afghanistan o in Iraq e le esatte parole che hai pronunciato durante la nostra prima conversazione.»
 «Come fai a ricordare tutti questi particolari?» domandò John, aggrottando le sopracciglia, ammirato.
 «Non cancello mai nulla di ciò che ti riguarda.» spiegò. «Ricordo tutto. Ogni tua parola, ogni tua espressione, ogni singolo particolare. Ti conosco a memoria. Ed è così che sono sopravvissuto in quei due anni lontano da te… i ricordi che avevo di noi – di te… mi hanno tenuto in vita. Proprio come tu mi stai tenendo in vita adesso.»  
 John sorrise, sentendo il cuore accelerare di fronte a quelle parole. «Sai che questa è una delle più belle dichiarazioni che tu mi abbia mai fatto?» dichiarò e gli circondò il collo con le braccia per avvicinarlo a sé.
 Holmes sorrise, stringendo il medico per i fianchi. «Mi sono semplicemente reso conto che non ti dico queste cose abbastanza spesso.» spiegò. «E meriti di sentirle ogni giorno, John.» concluse poggiando il capo sul suo petto.
 L’uomo sorrise, stringendolo a sé. «Me lo fai capire ogni giorno.» fece notare e gli accarezzò i capelli, baciandoli teneramente.
 «Ed è abbastanza?» domandò il consulente investigativo, accarezzando la schiena del compagno. «Io sono abbastanza?»
 John gli poggiò le mani sulle braccia e lo allontanò da sé. «Cosa ti fa pensare di non essere abbastanza?»
 «Non lo so.» affermò facendo spallucce. «È che a volte penso che saresti più felice con qualcun altro… che meriteresti di meglio.»
 «Allora quando ti tornerà in mente una cosa del genere, smetti di pensare.» replicò il dottore, accarezzandogli le guance e gli zigomi. «Tu mi rendi felice più di quanto chiunque altro sia riuscito a fare. E a prova di questo, c’è il fatto che io voglia passare la mia vita con te.» concluse, poi avvicinò il viso e quello dell’amico e poggiò le labbra su quelle di lui, baciandole dolcemente e catturando il labbro inferiore tra le proprie, succhiandolo e stuzzicandolo con la lingua.
 Holmes ricambiò, accarezzandogli la schiena e lasciandosi andare a quel contatto.
 Quando si separarono, John poggiò la fronte contro la sua. «Ti amo. Non desidero altro che rimanere con te per il resto dei miei giorni, fino a che avrò respiro e fino a che il mio cuore continuerà a battere. Voglio te e nessun altro.» gli soffiò sulle labbra, sorridendo. «Ti amo, Sherlock.»
 Sherlock sorrise a sua volta. «Ti amo, John.» concluse e riprese a baciarlo.
 Sì. Decisamente andava tutto, finalmente, bene.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
ed eccoci qui, signori miei, alla fine di questa storia… Eh, già… dreadful business, dreadful… come direbbe John. xD
Questo finale è stato davvero complicato da scrivere. Un po’ perché mi ero davvero affezionato a questa storia e un po’ perché, davvero, non avevo idea di come concluderla, lo ammetto! ^.^”
Perciò spero che non vi abbia deluso ;)
Grazie a tutti coloro che mi hanno seguita fin dall’inizio leggendo o inserendomi tra le preferite/seguite/ricordate. E soprattutto un grazie speciale a CreepyDoll, mikimac, Alcione e Dragon gio che hanno avuto la pazienza e la voglia di recensire. Grazie di cuore, mi avete davvero fatta sentire importante! ♥♥
Vi voglio bene!♥
A presto, Eli♥
   
 
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