Anime & Manga > Owari no Seraph
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Autore: _ A r i a    08/03/2016    2 recensioni
Terza classificata e vincitrice del premio miglior coppia al contest "Ho letto un libro, una volta (si chiamava...)" indetto da zbor liber sul forum di EFP
Quella sera uscirono tutti insieme, si sedettero sulle rocce spigolose di quel territorio arido ed osservarono il cielo, in tutta la sua oscura maestosità.
La volta celeste sembrava essere diventata un velo nero, squarciato dalle stelle, simili a diamanti splendenti nella notte.
Il piccolo principe osservò quello spettacolo con occhi ammirati, la bocca socchiusa e le labbra piegate in un bel sorriso.
Anche Shinoa osservava il cielo, con aria trasognata. Chissà a cosa pensava ... magari ad un luogo lontano da lì, dove poter vivere senza il timore di quel freddo cieco a martellare le ossa.
Mitsuba invece era crollata addormentata, con la testa premuta sulla spalla della Hīragi.
E Shinoa non riuscì a non trovarla tenerissima.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Mitsuba Sangū, Shinoa Hīragi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nickname sul forum e su EFP:AriaBlack / _ A r i a
Titolo scelto:Il piccolo principe, A. de Saint-Exupérie
Titolo storia e numero parole:Dove le stelle brillano di più [1743 words]
Rating:Verde
Genere:Fluff, Malinconico
Personaggi ed eventuali coppie:Shinoa Hīragi, Mitsuba Sangū (lievi accenni ShinoMitsu)
Avvertimenti/note:What if?
Note d’Autore:Dunque, ammetto che questa è la prima volta che mi cimento in questo fandom, perciò mi appello alla vostra clemenza qualora la shot dovesse risultare orribile come temo. È solo che in generale l’idea di partecipare a questo contest mi attirava troppo, perciò non sono riuscita a resistere. Amo visceralmente i libri, di qualsiasi genere essi siano, pertanto è naturale che congiungere questa mia grande passione all’altro amore della mia vita, quello per gli anime e i manga, non mi sia di certo passato inosservato, volendo utilizzare un eufemismo. Già, siamo sinceri:non ce l’ho fatta, era una tentazione troppo forte per restare impassibili dinanzi ad essa. E così eccomi qua, con una shot buttata giù praticamente di getto, cosa che non mi succedeva dai tempi dei tempi, tra sprazzi di fluff –cosa più unica che rara per me- e di malinconia, che non ci stanno mai male.
Ovviamente il fandom da me designato come scelta, come si può ben intuire, è stato Owari no Seraph, mentre il libro è “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupérie. Ho optato per questa combinazione per una serie di coincidenze piuttosto fortuite, se proprio vogliamo dirla così:l’idea di scrivere qualcosa su OwaSera mi ronzava per la testa già da un po’, così ho colto al balzo l’occasione fornita da questo fantastico contest per mettermi alla prova nel suddetto ambito. Inoltre “Il piccolo principe” è un libro al quale ho sempre guardato con ammirazione, considerandolo uno dei capisaldi della letteratura giovanile … ma anche se letto un po’ più da grandicelli non fa mai male.
Riguardandolo in questi giorni mi sono accorta di alcune parti sottolineate nel testo:andandole a leggere mi sono resa conto della profondità di quelle frasi, così sorprendentemente attuali, anche a distanza di un secolo buono. Forse è proprio questo il messaggio che mi preme maggiormente lasciar trasparire da questo mio testo:non abbandoniamo i libri. Leggiamo. Sono certa che, in futuro, questa scelta gioverà ad ognuno di noi.

Ringrazio chiunque leggerà e auguro buona fortuna a tutti i partecipanti al contest

Aria ~



C’era un pianeta più lontano degli altri dal Sole, disperso nell’oscurità della galassia.
Lì il calore dei raggi luminosi arrivava fioco, attutito da quella lontananza; questo comportava che l’estrema rigidità della temperatura.
Quel luogo desertico era pressoché disabitato proprio a causa delle sue condizioni climatiche, al punto da non avere nemmeno un nome.
Ogni mattina, quando si svegliava, a questo pensava Mitsuba.
Osservava la propria vita scorrerle davanti, a separarla da essa solo la spessa lastra di vetro della finestra, in quella che aveva sempre considerato la “camera da letto”, in quella precaria struttura che ormai da anni chiamava “casa”.
“Quale vita, poi?” si domandava, come ogni volta, con aria affranta.
Viveva –anzi, vivevano- in quel luogo dimenticato da Dio e dall’intera umanità e non avevano modo di andarsene, l’unico rimedio in loro possesso era quello di porre stracci pesanti sotto agli spifferi di porte e finestre.
Così Mitsuba, come ogni mattina, si ritrovò davanti a quella finestra, ad osservare l’aria che si condensava in piccoli fiocchi cristallizzati, come una sorta di rituale.
“Qualcosa che si ripete conforta la mente, di fronte alla desolante realtà dei fatti” si concesse la ragazza, lasciando ondulare appena i suoi capelli biondi, raccolti in due codini ai lati della testa.
Avvertì dei passi lievi muoversi alle sue spalle, tuttavia non se ne curò più di tanto: ormai era abituata a vivere con … lei.
Due braccia esili avvolte, come le sue, in svariati strati di maglioni la strinsero da dietro, con fare un po’ lezioso.
«Sogni ad occhi aperti, Micchan?~» domandò una voce lievemente stridula alle sue spalle.
Mitsuba roteò gli occhi fingendo irritazione –o forse solo noia- mentre replicava:«Ti piacerebbe, Shinoa».
L’amica soffiò, facendo alzare e subito dopo riabbassare la frangetta lilla poco sopra i suoi occhi.
Nessuna delle due ricordava da quanto ormai fossero bloccate in quel regno algido, né quando vi fossero giunte … forse perché, dopo così tanto, non si riesce più a tenere il tempo…
Non si resero conto subito di una figura, che avanzava solitaria in quei territori inesplorati.
In realtà se ne accorsero dopo un bel po’ e non avrebbero saputo dire, neanche a distanza di tempo, chi fosse stata la prima a notarlo; dopotutto la brina, che si era posata sulla finestra, riduceva molto la visibilità.
Era una sagoma umana, minuta … Sembrava quella di un bambino.
Le due ragazze rimasero sbigottite: non era mai arrivato nessuno lì, prima di allora.
Scattarono subito in direzione dei cappotti, che avevano appoggiato sulle sedie del soggiorno.
Avrebbero soccorso il nuovo venuto, non importava di chi si trattasse: dopotutto ormai era lì, non avrebbero avuto motivo di fare altrimenti.

Era un bambino, non poteva essere più grande.
Quando lo avevano soccorso, il fanciullo aveva osservato a lungo Shinoa e Mitsuba con un certo cipiglio incuriosito.
Erano così buffe, con tutti quegli strati di vestiti addosso!
D’altronde il piccolo principe le capiva: su quel pianeta faceva così freddo …
Per fortuna, la prima cosa che quelle ragazze ebbero la premura di fare, una volta che tutti e tre furono giunti nella loro casa, fu quella di procurare dei vestiti pesanti anche al nuovo venuto, che le ringraziò sinceramente per quel gesto.
Raccontò loro di essere giunto lì da un lontano asteroide e di aver raggiunto molti altri pianeti prima del loro.
Durante il suo viaggio aveva conosciuto molte persone, alcune più stravaganti di altre, per questo una volta ritrovatosi davanti le due giovani non era rimasto sorpreso poi molto.
Quello che lo aveva lasciato così meravigliato era stato il carisma che Shinoa e Mitsuba avevano dimostrato per correre in suo soccorso, sfidando perfino il vento gelido della bufera di neve esterna: lui per loro non era altro che un perfetto sconosciuto…
«Era giusto così» gli fece notare Shinoa, porgendogli una tazza di tè caldo.
Poco dopo Mitsuba annuì mentre, con lo sguardo ancora rivolto fuori dalla finestra, aggiungeva: «Non avremmo avuto motivo di lasciarti morire assiderato là fuori, in mezzo alla tempesta».
Il piccolo principe corrugò un po’ la fronte, incuriosito.
«Cosa vuol dire “assiderato”?» domandò infatti alle ragazze.
Stavolta la prima a rispondere fu Shinoa; per una volta mise da parte il suo sarcasmo - inoltre non era sicura che lasciare la risposta a Mitsuba avrebbe comportato un risultato adatto ad un bambino- mentre gli spiegava:«Ecco, vedi … è quando fa tanto freddo e senti le mani e la faccia gelate. Non è una bella cosa, no?».
Il principe scosse lievemente la testa e Shinoa gli sorrise, lieta di essergli stata d’aiuto.
«Grazie»mormorò il nuovo arrivato, chinando lievemente la testa.
«Oh, non devi ringraziarci» concluse Shinoa, continuando a sorridergli con cordialità «Te l’ho detto: era giusto così».
Quella sera, quando andarono a dormire, Mitsuba lasciò al più piccolo il proprio letto e lei si rintanò in quello di Shinoa, assieme all’amica.
Fu strano dormire in quella posizione, tuttavia al tempo stesso piacevole.
A Mitsuba ricordava quando avevano qualche anno di meno e le capitava di fare qualche incubo, nel cuore della notte: allora sgattaiolava da Shinoa, chiedendole se poteva dormire con lei.
L’amica le sorrideva sempre comprensiva, allargando le sue braccia e permettendole di dormire con sé, stringendola teneramente in un abbraccio protettivo.
Erano bei ricordi, quelli, per Mitsuba.

C’era un periodo dell’anno in cui i raggi del Sole riuscivano ad arrivare fin lì, riscaldando un poco il pianeta tanto freddo.
Era il fenomeno più simile all’estate che si sarebbe mai potuto verificare.
Il piccolo principe si trovava ancora a casa delle due ragazze; con il passare del tempo i tre erano diventati amici e la presenza del principe si era rivelata assai confortante. Doversi occupare di un altro essere umano aiutava le due amiche a non uscire di senno per la solitudine.
Con il giungere di quello sprazzo d’estate, anche le giornate sembrarono all’improvviso divenire più vivibili: il principe, spronato da Shinoa e Mitsuba, di tanto in tanto usciva ad esplorare i territori lì intorno, sgombri dai cumuli di neve che si erano formati in tutti quei mesi.
Un pomeriggio, mentre il piccolo principe era seduto su una roccia davanti casa, tutto intento ad osservare lo spazio davanti a sé, Shinoa gli si avvicinò, con passo lento e cadenzato.
«Una di queste sere voglio portarti a vedere le stelle» gli confidò la ragazza, con il suo solito sorriso stampato in volto.
«Perché?» provò a chiederle il principe, osservandola pieno di curiosità.
«Beh» commentò Shinoa, conciliante «Perché dal nostro pianeta le stelle sono bellissime. Il Sole è talmente lontano che l’oscurità la fa da padrona e le stelle in cielo sembrano più belle».
Il piccolo principe, venuto da lontano, sorrise lieto alla ragazza, quindi cercò di esprimerle gratitudine, tuttavia la ragazza lo bloccò quasi subito.
«Quante volte ti ho detto che non devi ringraziarci?» lo apostrofò infatti, seppur con tono gentile, continuando a sorridergli «Te l’abbiamo detto:non devi ringraziarci, noi lo facciamo con piacere ~».
Il piccolo principe ricambiò il sorriso, riconoscente.
Restarono in silenzio, senza aggiungere altro: in fondo non c’era bisogno di ulteriori parole, in quel momento.
Quella sera uscirono tutti insieme, si sedettero sulle rocce spigolose di quel territorio arido ed osservarono il cielo, in tutta la sua oscura maestosità.
La volta celeste sembrava essere diventata un velo nero, squarciato dalle stelle, simili a diamanti splendenti nella notte.
Il piccolo principe osservò quello spettacolo con occhi ammirati, la bocca socchiusa e le labbra piegate in un bel sorriso.
Anche Shinoa osservava il cielo, con aria trasognata. Chissà a cosa pensava ... magari ad un luogo lontano da lì, dove poter vivere senza il timore di quel freddo cieco a martellare le ossa.
Mitsuba invece era crollata addormentata, con la testa premuta sulla spalla della Hīragi.
E Shinoa non riuscì a non trovarla tenerissima.

Accadde una mattina d’autunno.
Mitsuba era uscita a ritirare il bucato steso fuori casa e si era accorta fin da subito che quella mattina il vento era insolitamente forte.
Lo sentiva ruggire nelle sue orecchie, con un’impetuosità che mai si sarebbe immaginata.
Mentre raccoglieva i panni freschi e puliti più in fretta che poteva, si disse che c’era qualcosa di strano in quel vento, senza tuttavia saper dare una giustificazione a quella sensazione.
Quando sfilò le mollette da bucato da una federa, non fece in tempo a prenderla che questa volò via, alta nel cielo.
Mitsuba rimase a fissarla, con un’espressione quasi ipnotizza, mentre fendeva con il suo biancore il cielo grigiastro, muovendosi con leggiadria.
Non era particolarmente dispiaciuta, forse solo sorpresa … a forza di vivere in quel posto lontano da qualsiasi tipo di società doveva aver finito per perdere del tutto il senno, ne era sicura.
Era così concentrata ad osservarla stoffa bianca muoversi piacevolmente in aria, da non notare l’esile figura che faceva capolino da dietro la soglia della porta.
Il piccolo principe si teneva fortissimo ad essa, le unghie conficcate nel legno, piccoli lamenti soffocati sulle sue labbra.
Il vento era troppo forte per lui … Ah, avrebbe fatto meglio a rimanere nel letto, quando aveva sentito Mitsuba alzarsi ed uscire di casa, di questo passo avrebbe finito per volare via!
Un mugolio più forte degli altri sovrastò i fischi del vento, attirando l’attenzione di Mitsuba, che subito si voltò in direzione della porta.
Quello che vide la fece allarmare così tanto da farle spalancare gli occhi a dismisura, la sua bocca si aprì in una posizione innaturale e da lì a poco la sua carnagione divenne ancor più pallida del solito, a causa dello spavento.
Le gambette del piccolo principe si sollevarono a mezz’aria, in posizione orizzontale, muovendosi come una bandiera.
La fanciulla, dopo l’iniziale terrore, scattò subito in direzione del principe…
Solo che non fece in tempo.
La presa del più piccolo cedette e quest’ultimo si ritrovò volare in aria, librandosi sempre più su, in alto nel cielo …
Libero.
Mitsuba restò a guardare il piccolo principe salire sempre di più, fino a scomparire, all’altezza della linea dell’orizzonte.
Non si accorse di essere scoppiata a piangere fino a quando non avvertì le braccia di Shinoa stringerla protettiva a sé, in un abbraccio rassicurante.
Neanche allora riuscì a fermare le lacrime, che impietose percorrevano il suo volto.
Addio, piccolo principe.
Spero solo che adesso, ovunque tu sia, possa essere felice e continuare a vivere le tue mirabolanti avventure.
Continua a sognare, piccolo principe … non credo che incontreremo mai qualcun altro come te.
Ma tu, magari … troverai un posto dove le stelle brillano di più.
   
 
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