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Autore: AndThenWeKiss    10/03/2016    1 recensioni
Dawn è una sedicenne che si è trasferita in una delle scuola più prestigiose del Canada. Arrivata a scuola, fa conoscenza con Mike e Zoey, con cui stringe un rapporto d'amicizia, mentre proverà ad avvicinarsi ad un ragazzo di nome Scott.
La ragazza inizierà ad essere vittima di strani fenomeni-non paranormali- che metteranno a rischio la sua vita, e alla fine scoprirà il vero responsabile, che trama vendetta contro la sua famiglia da parecchi anni, servendosi di persone vicine a Dawn per i suoi scopi malvagi.
Note Autore: Hola! Intanto ci tenevo a precisare che il primo capitolo è principalmente di introduzione, le cose inizieranno a movimentarsi dal secondo.
La storia la scrissi tempo fa(2012, all'incirca) su una mia pagina ed è scritta in modo pessimo, quindi ho deciso di riprenderla, modificare la trama e di riscriverla in modo più corretto.
Spero vi piaccia, baci.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Capitolo 5:

 

Quella sera prima di andare a letto un messaggio mi aveva colpito in particolare.
In genere io sono una persona che evita di rispondere ai messaggi, tranne per fatti urgenti, ma quella sera, anche se la cosa non era particolarmente urgente, risposi.
Era di Scott, me lo aveva inviato su whatsapp e mi chiedeva se domani sera volevamo uscire, se accettavo dovevo farmi trovare alle otto al parco, poi saremmo andati da qualche parte.
Ci pensai un po' su, avrei voluto parlarne con qualcuno per vedere cosa fare, ma chi?
Zoey mi odiava senza motivo, con Mike non avevo confidenza-oltre al fatto che stamattina mi aveva preso in giro insieme agli altri.- e Anne Maria mi credeva svitata.
Poi mi venne in mente una persona: Bella. Bella era una mia amica: ci conoscevamo dalle elementari perché lei era la mia maestra e anche lei aveva questa passione per Yoga, Auree e cose simili.
Le scrissi in chat di Scott, che lo conoscevo da poco ma di ciò che vedevo in lui, dei suoi comportamenti...bipolari? Non sapevo come definirli.
La sua risposta non tardò ad arrivare-dato che era una versione hippy di Dakota: sempre attaccata al telefono.- e mi disse di andare e vedere come si sarebbe sviluppata la serata, magari con la scusa si sarebbe avvicinato di più, rafforzando anche il nostro rapporto.
Alla fine accettai di vederlo, ringrazia Bella e andai a letto.
Io e Scott eravamo seduti, mi prese il viso con la sua mano e lo avvicinò al suo. Io arrosii e lui poggiò le sue labbra sulle mie, io per qualche motivo...be' non posso scrivervi cosa accadde perché suonò la sveglia e quindi aprii gli occhi. Mi fiondai subito sul libro per interpretare i sogni che tenevo poggiato sulla libreria in legno esattamente sopra la mia scrivania.
Andai sulla voce “Baciare” e sotto trovai delle note: baciare un fidanzato, baciare la mano, il capo, un VIP, niente di tutto ciò. Poi lo trovai “baciare un amico”.
Significa che vuoi avere più affetto da questa oppure perché provi un'interesse per lui.
Sgranai gli occhi e richiusi il libro, scesi al piano di sotto e come al solito trovai i miei immersi nei loro programmi, li salutai e presi la solita mela rossa, andai a vestirmi e uscii di casa.
Anche stavolta incontrai Zoey, Mike e Anne Maria ma non li chiamai e mi limitai a passargli davanti, ma loro sembravano non avermi notata-o almeno spero-.
A scuola Scott non mi disse nulla, a parte di essere puntuale e che questa sera sarei rimasta sorpresa da questa uscita che aveva organizzato, ero abbastanza ottimista, glielo avevo detto e lui sorrise riscaldandomi il cuore.
Anche oggi le gemelline erano assenti, quindi Zoey e Mike si misero dietro me e Dakota.
Qualcunò mi chiamò, era Zoey.
-Volevo scusarmi per ieri, non so cosa mi sia preso.
Aveva detto con il viso basso, iniziavo a pensare che lei e Mike si fossero scambiati i corpi e che ora era lei quella con tante parti piuttosto che lui, che ne aveva una sola-così come quella di Zoey, ovviamente, era solo un pensiero stupido, il mio-.
Non potevo dire se stava mentendo oppure no, quindi mi limitai a sorriderle e ci avrei pensato su.
-Potresti anche rispondere.
Il suo tono era diventato un po' più acido e scontroso.
-Già, rispondile streghetta.
Le fece eco Mike, calciandomi lo zaino.
Stranamente fu Dakota a difendermi, ma come al solito, lo faceva per interesse personale.
-La piantate di prenderle a calci lo zaino? Ogni tanto calciate anche la mia sedia, questa cosa mi sta irritando e non poco.
Aveva detto guardandoli male e sorridendomi; ok, forse lo faceva anche un po' per compassione, anche se fino a ieri ridacchiava per la cosa che mi era successa, o forse no?
Riconoscevo le voci dei miei compagni e nel cumulo di risate giuravo di non aver sentito ridere Dakota, Scott, Cameron e Brick, forse anche qualcun altro, ma non ne ero sicura: non avevo guardato chi rideva e chi no, mi ero solo limitata a scappare via senza voltarmi, probabilmente la mia era una sensazione e anche loro si era sentiti male dal ridere. Altro che riconoscere le voci dei miei amici.

Uscii di scuola e Scott si avvicinò a me, mettendomi anche un po' di paura dato che non lo avevo sentito arrivare ed ero immersa nei miei pensieri, che erano: il sogno, l'appuntamento, Scott, Dakota e la sua pseudo-amicizia, Zoey&Mike e il loro cambiamento.
-Tutto ok?
Gli domandai prima che potesse dirmi qualcosa. Lui annuì.
-Ricordati di venire stasera, vedrai che ti piacerà il luogo in cui ti porterò.
Mi disse, aveva tutta l'aria di un primo appuntamento, ma cancellai subito quell'idea dalla mente: non ci si fidanza con una persona appena conosciuta.
I sogni non sempre si avverano, tra me e Scott non sarebbe successo nulla.
Mi fece compagnia fino alla fermata dell'autobus, quindi qualche metro di distanza dalla scuola, poi lui rimase lì e io tornai a casa mia da sola.
Mi sentivo osservata, sentivo un'aura intorno a me ma non capivo di chi fosse.
Stavo attraversando il parco, continuavo a sentirmi osservata nonostante tutti stessero facendo i propri comodi: chi giocava con il cane, chi guardava i bambini piccoli, tutto al proprio posto.
Mi voltai verso un gruppo di alberi, la zona dove Scott e Mike stavano facendo a botte, e vidi, tra gli alberi, una sagoma indefinita che con lo sguardo seguiva ogni mio movimento.
Sapeva che non mi sarei avvicinata: quando si accorse che i nostri sguardi si stavano incrociando continuò a guardarmi, io feci lo stesso e quasi non andai a sbattere contro una ragazza di scuola che faceva il quinto.

 

Passai tutto il pomeriggio e buona parte della sera a scegliere cosa mettere: come ho scritto prima, potrei andare con un abito da sera ad un ballo in spiaggia solo per la parola “ballo”, che immediatamente associavo a qualcosa di elegante.
L'uscita mi aveva causata problemi, immaginate andare ad un appuntamento.
Feci scorrere davanti ai miei occhi diversi vestiti e scartai a priori quello che avevo indossato il giorno dell'uscita e quello del primo giorno di scuola. Scartai anche un top rosso e degli shorts perché non era decisamente il mio stile, non so nemmeno perché lì tenevo lì.
Erano le otto di sera, scesi le scale e mi specchiai davanti allo specchio sul corridoio per darmi un'ultima controllata: i capelli erano-come sempre-sciolti, indossavo una maglia a pipistrello beige che lasciava intravedere una bretella del reggiseno, una gonna verde separata dalla maglia tramite una cinta, dei pantacollant neri e ballerine nere.
-Mamma, papà, esco. A più tardi.
Avevo detto ai miei dell'uscita già quella mattina, ovviamente avevano acconsentito perché sapevano che non avevo molti rapporti sociali e questa cosa li fece gioire molto.
Indossai il mio cappotto e presi la borsa a tracolla poi uscii di casa e andai al parco lì vicino, Scott era seduto su una panchina ed era impeccabile.
Mi aspettavo di trovarlo con i capelli sudici e gli stessi abiti della scuola, invece si era cambiato.
I capelli erano puliti, indossava una t-shirt bianca coperta da una giacca nera davvero giovanile, una cinta separava la t-shirt dai jeans e aveva delle scarpe da ginnastica.
Mi avvicinai e notai che si era spruzzato del profumo, si alzò e si complimentò per il mio aspetto, io ringraziai e feci lo stesso.
La situazione di essere osservata non mi aveva mollata ma perlomeno al buio non potevo vedere e convincere me stessa che fosse solo una sensazione.
-Andiamo in auto.
Mi disse, già guidava.
Ne rimasi sorpresa, probabilmente lo notò.
-Ahimè non è la mia...Ci accompagna mia sorella.
Disse arrossendo e mettendosi una mano dietro i capelli, io sorrisi e gli dissi di non preoccuparsi.
La macchina era, be' non mi intendo di auto e quindi non ne avevo idea, ma probabilmente una cinquecento, era bianca e piccolina.
Dentro, al posto del guidatore, c'era una ragazza un po' più grande di noi: aveva i capelli rossi raccolti in una coda di cavallo non molta lunga, indossava una camicetta bianca, pantacollant neri e stivali. I suoi occhi erano marroni.
-Lei è Albertha, mia sorella.
Disse lui aprendomi la portiera e abbassando il sedile anteriore per salire dietro, io feci lo stesso e mi misi accanto a lui.
-A te è riservato il posto davanti.
Disse Scott.
-Preferisco questo.
Risposi io.
-La signorina è un po' timida, eh?
Mi domandò Albertha aprendo il finestrino e mettendo in modo la macchina. L'aria fredda raffreddò subito il veicolo, fortuna che avevo il mio cappotto, ma avevo un po' di freddo sulle gambe che non erano del tutto coperte dai pantacollant.
Scott mi disse che mi portavo alla fattoria e che i suoi genitori non c'erano e sua sorella disse che era meglio così, che dopo tanti anni ci sarebbe stata un po' di pace.
-Come sta la mamma?
Le domandò Scott, probabilmente dimenticandosi della mia presenza-dato che ero stata tutto il tempo zitta-.
-Bene, bene. Ha smesso di piangere e sta tornando ad uscire, e con uscire intendo che va dal fruttivendolo sotto casa, ma è tanto.
Teneva gli occhi fissi sulla strada.
-Che cos'ha vostra madre?
Domandai in piena sfacciataggine e pentendomene subito: Scott sarebbe stato di malumore per tutta la serata, avevo rovinato tutto.
Come al solito la mia curiosità aveva avuto il sopravvento.
-Delle piccole divergenze con papà e se n'è andata da Albertha per un po'.
Disse Scott abbozzando un sorriso.
-Che si traduce con “Papà alzava le mani su noi tre, io me ne sono andata appena fatti diciotto anni, mamma è con me da poco e Scott non vuole venire per non si sa quale ragione.”
Disse Albertha, accidenti non aveva peli sulla lingua e parlava di questo evento con leggerezza.
Scott le disse di evitare l'argomento e lei obbedì.

Arrivammo nell'immenso giardino della fattoria di Scott, e quando dico immenso non lo dico per favore un complimento. C'erano alberi che circondavano la fattoria, oltre a recinti dove c'erano polli e animali di piccola taglia.Alla sinistra dell'edificio c'era una stalla e tutto era rigorosamente in legno. L'aria era alquanto disgustosa, ma non dissi nulla.
-Vi ho preparato la cena.
Annunciò Albertha sorridendo e calciando la porta per aprirla, facendo ridere il fratello. Entrai con timidezza e rabbrividii notando la testa d'alce appesa sopra al camino, mi veniva da vomitare.
Scott se ne accorse e si sbrigò a farmi entrare in cucina, un piccolo locale in legno con un tavolinetto al centro con sopra una tovaglia bianca e due sedie messi ai capi della tavola. Al centro c'era un candelabro e i piatti erano già stati serviti.
-Ti avevo detto che non era una cena romantica.
Commentò Scott rivolto a sua sorella che ridacchiò.
-Le cose si saranno raffreddate, le metto un attimo nel microonde.
Gli rispose Albertha prendendo con poca grazia i nostri due piatti e schiaffandoli nel microonde.
Rimasero qualche minuti a girare all'interno dell'oggetto, poi li tirò fuori e io e Scott ci sedemmo.
-Sto in salotto a vedere la TV, se vi serve qualcosa chiamatemi.
Disse poi allontanandosi e andandosene in salotto.
La cena andò avanti tra discorsi comuni e quando parlai di Mike e Zoey lui mi disse che li aveva notati strani anche lui, ma non avendo mai parlato con loro non poteva giudicare tanto.
Confermò la mia versione secondo la quale Dakota, lui, Cameron e Brick non avevano riso.
Parlammo anche di Albertha e della sua simpatia e lei disse che la stavamo facendo arrossire e che dovevamo stare zitti o ci appendeva insieme all'alce, ecco, questa battuta non la trovavo divertente.


La cena era finita, avevo visto un lato di Scott totalmente nuovo, più spensierato e allegro.
Aveva abbandonato quella corazza che usava per ripararsi dagli altri stile armadillo in pericolo.
La sua aura era rossa, serena, calma e spensierata, così come la mia.
Mi prese per mano e ignorò le battutine di Albertha e uscimmo a fare una passeggiata, aveva detto che voleva farmi vedere un posto bellissimo in cui andava quando era piccolo e i suoi litigavano.
Camminammo un po' all'interno del bosco finché gli alberi non svanirono del tutto lasciando posto ad una collinetta rialzata, davanti a noi c'era lo spettacolo bellissimo della città illuminata.
Si mise a sedere per terra, io mi misi accanto a lui e incrociai le gambe come per meditare, quando all'improvviso un rumore mi distolse mentre guardavo il viso di Scott, un fuoco d'artificio esplose in aria.
Poi altri, fu un susseguirsi di fuochi.
Inutile dire che fui sorpresa, ripensai al sogno, a come eravamo vestiti e a come era fatto il luogo: tutto corrispondeva così come i tasselli di un puzzle.
Volevo evitare quel bacio? Decisi di lasciar agire il destino e di guardare il cielo, avvertivo che l'aura di Scott era in movimento, ma in senso buono.
-Ti piacciono i fuochi? Ho chiesto ad Albertha di spararne un po'.
Disse, probabilmente sua sorella aveva fatto prima di noi usando la macchina e ora era lì giù a sparare fuochi d'artificio per creare un'atmosfera romantica.
-Scott, come mai anche i fuochi?
Domandai incredula.
-Non lo so. Stanotte ho sognato che io e te eravamo qui sotto ai fuochi d'artificio, i miei piani sono cambiati in base al sogno. Diciamo che la mia idea originale era di andare a farci una canna al parco, poi però quel sogno mi ha ispirato.
Disse senza distogliere gli occhi dal cielo.
-Per caso, nel sogno eravamo vestiti come adesso?
Domandai. Lui annuì, lo vidi anche arrossire.
-Ho fatto un sogno simile...
Mentii, dato che era proprio uguale.
-E cosa succedeva alla fine?
Domandò lui voltandosi verso di me.
Mi strinsi nelle spalle.
-Non me lo ricordo.
Mentii io voltandomi di lato, vidi qualcuno strisciare nella foresta.
-Be', io sì.
Mi prese il viso con la mano facendomi voltare verso di lui.
Non sapevo cosa fare. Restare? Andarmene? Dirgli di quella cosa che avevo visto? Magari fuorviare sarebbe stato un ottimo espediente per allungare il brodo e pensare a qualcosa.
Mentre pensavo ad una delle tante soluzioni sentii le sue labbra poggiarsi sulle mie, arrossi e prima che potesse infilare la sua lingua dentro la mia bocca mi ritrassi. Ero rossa in viso e non sapevo che fare, lui mi guardò sorpreso.
-Scusa...
Disse con una voce triste. Mi avvicinai a lui e gli presi la mano.
-Scott...io...
Stavo per dirgli ciò che provavo, ma che non so se me la sentivo di intraprendere una relazione, volevo parlarne con lui.
Tutto ciò fu interrotto dall'urlo di Albertha che ci fece voltare entrambi verso la sua direzione, decidemmo di mettere da parte quello che era successo e di precipitarci da lei.

   
 
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