Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: AlsoSprachVelociraptor    10/03/2016    1 recensioni
!!!*ATTENZIONE!* STORIA RISCRITTA E RIPUBBLICATA SU QUESTO PROFILO. NON LEGGETE QUESTA!! LEGGETE LA NUOVA VERSIONE!! (QUESTA VERSIONE è DATATA ED è QUI SOLO PER RICORDO)
Anno 2016. Shizuka Higashikata, la bambina invisibile, è cresciuta e vive una vita tranquilla con i suoi genitori Josuke e Okuyasu nella cittadina di Morioh, e nulla sembra poter andare storto nella sua monotona e quasi noiosa esistenza. Ma quattro anni dopo la sconfitta di Padre Pucci un nuovo, antico pericolo torna a disturbare la quiete della stirpe dei Joestar e dell'intero mondo, portandoli all'altro capo della Terra, nella sperduta cittadina italiana di La Bassa. Tra vecchie conoscenze e nuovi alleati, toccherà proprio a Shizuka debellare la minaccia che incombe sull'umanità. O almeno così crede.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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-Ci stanno ancora seguendo?-
-Sì.-
-Chi?-
Alex, sotto l’ordine di Eriol, si voltò di nuovo ad osservare le due persone che li seguivano. Strinse gli occhi e borbottò qualche lamentela sottovoce.
-Quello scuro con i capelli bianchi e neri e la tipa cinese coi capelli lunghi.-
Eriol li maledisse ad alta voce e affrettò il passo, affondando almeno metà tacco dei suoi anfibi nel fango del cortile posteriore dell’istituto. I primi tre mesi del 2016 si erano rivelati freddi e umidi, anche più del solito. L’aria era pesante e le piogge frequenti, per non parlare della fitta nebbia che accompagnava sempre La Bassa, donandole il suo classico aspetto tetro e minaccioso.
Il cortile era vuoto, l’erba scivolosa e bagnata e la terra fin troppo morbida e fangosa, tanto che i tre ragazzi dovettero ricorrere alle onde concentriche per poter correre senza scivolare ad ogni scatto, come invece facevano i due adulti al loro inseguimento. Eriol era particolarmente tesa, continuava ad osservare a destra e a manca nel caso che la ragazzina mora invisibile spuntasse da qualche parte, per attaccarli a tradimento. Quella piccola bastarda l’ha già fatto, pensò la ragazza, perché non dovrebbe rifarlo? In questa situazione, poi.
Noemi lanciò un grido e accelerò ancora di più la corsa, precedendoli e gridando verso di loro qualche parola sconnessa, presa dal panico, mentre cercava di scostare le ciocche rosse dagli occhi sgranati e pieni di terrore. Eriol non volle voltarsi, preferì rimanere nel dubbio piuttosto che accrescere la sua già fin troppo accentuata ansia. Si sentiva già il fiato sul collo dei due giapponesi, dagli occhi assetati di sangue e vendetta.
-Cancellagli le gambe!- gridò Alex, dandole una gomitata. Eriol per poco non capitombolò per terra, ricevuto quell’impatto. Il biondino era giovane, di molto rispetto a lei, ma era già più di un metro e ottanta, rispetto al metro e sessantacinque scarsi con tacchi di Eriol. –Non posso!- gli gridò lei di risposta, mentre seguivano la lunga chioma fulva della spaventata Noemi. –Devo essere ferma, concentrata, e soprattutto non bagnata fradicia di fango!-
Alex sembrò non sentirla e continuò a correre, girandosi di tanto in tanto verso i due. Erano sempre più vicini, ogni volta che si girava. Non correvano così veloce, né erano tanto agili per acciuffarli. Ma stavano per farlo. Erano partiti diverso tempo dopo la loro fuga, e come facessero già ad essere a nemmeno dieci metri da loro era un mistero. Fortunatamente il campo era molto, molto ampio.
Una delle particolarità dell’Istituto San Giorgio era l’importanza che dava allo sport. Erano presenti, oltre ad un accogliente giardino in cui passare la ricreazione e un passaggio alberato, in cui si stavano addentrando, diversi campi sportivi; esistevano anche una zona per praticare atletica e corsa e una palestra al chiuso in cui erano presenti piscine e attrezzi ginnici. Il complesso poteva espandersi in tutta la sua maestosità, senza confini, in quanto situato nella periferia della città di La Bassa. Da una parte, l’entrata e la parte anteriore della scuola, vi erano le strade, i parcheggi e il centro cittadino. Dall’altra, in cui vi erano giardini, piscine e campi sportivi, solo aperta campagna. L’unico limite era una recinzione, che divideva la campagna Labassese dall’esteso campo misto. Eriol, Alex e Noemi conoscevano bene quei campi. Dovevano passare prima tutta la fascia alberata e addentrarsi in mezzo ai campi sportivi, prima di…
-…dove stiamo andando?!- gridò Eriol, tutto ad un tratto. I due più giovani si girarono verso di lei, frastornati. –Credevo TU lo sapessi!- disse Noemi, ancora più nel panico che prima. –Noi seguivamo te!-
-E io seguivo voi!- urlò Eriol, nel panico. Si voltò verso i due inseguitori e notò che erano ancora più vicini. Presa dal panico, afferrò i polsi dei due amici e virò di scatto, dirigendosi verso l’edificio. I due compagni cercarono di tirarsi indietro ma, benché fossero almeno venti centimetri più alti di lei, non riuscirono ad opporre alcuna resistenza all’esplosiva energia di Eriol. Era una mossa azzardata, che poteva costare loro molto caro, ma era vitale. Alex si girò un paio di volte ad osservare gli inseguitori e ridacchiò sottovoce, quasi pattinando sul fango grazie alle Onde Concentriche. –Quello grosso è scivolato e caduto. Che scemo!-
Si fermarono davanti ad una piantina della scuola, posta appena sotto la grande balconata del primo piano dell’istituto. Su di essa, una spina nera di pochi centimetri era conficcata proprio sopra al disegno della palestra esterna. Eriol la riconobbe, era impossibile che potere passarle inosservata. Era un messaggio di Zarathustra, che li stava radunando alla palestra.
Eriol non fece in tempo a voltarsi che vide una lunga ciocca di capelli avventarsi contro di lei, ad una velocità impressionante. Rimase immobile ad osservarla, sconcertata e convinta che la missione fosse già finita.
Noemi però agì prima di tutti loro.
-Imagine Dragon! Rallenta in due metri!- gridò, mentre dietro di lei una figura umanoide scura prendeva forma. Un umanoide alto e slanciato, con delle grandi vele sulla schiena e un casco simile ad un teschio di drago si parò davanti a tutti loro e tese le mani guantate con lunghi guanti d’arme metallici simili ad artigli, che allungò davanti alle ciocche di capelli di Love Deluxe che le si stavano scagliando contro, che sembrarono fermarsi tutto d’un colpo. L’aria intorno ai capelli era rarefatta e immobile, e la ciocca continuava a scagliarsi contro di loro ad una velocità minima. Era tutto rallentato.
All’altro capo della ciocca di capelli, Yukako rimase immobile, non per il potere dello stand, ma per il panico. Tutti loro avevano uno stand, e i loro poteri non erano affatto bazzecole. –Avanti!- le gridò Okuyasu, ancora più spaventato di lei e mezzo coperto di fango. –Che aspetti?! Attaccali!-
-Oku- lo interruppe lei, con un tono gelido. –non posso. Mi hanno bloccata.-
Mordendosi un labbro, la donna alzò un’altra ciocca, che si avventò contro di loro, ma inevitabilmente fu fermata, anzi rallentata, in quella zona davanti ai tre ragazzini, che sembrava quasi un muro. Le ciocche che aveva scagliato contro di loro però si muovevano. Lentamente, tremendamente piano, ma si muovevano.
-Io vado.- borbottò Okuyasu. Il suo sguardo era sicuro, anche se nei suoi occhi poteva vedere la paura e il desiderio che quella missione, quel viaggio, quell’inseguimento finiscano il prima possibile.
Non fece nemmeno in tempo ad avvertire che probabilmente era una trappola quella tesa loro dai ragazzi immobili a metri da loro che il braccio di The Hand fu evocato dietro al suo arto. Non c’era tempo per pensare al fatto che possa essere tutto un tranello bisognava solo agire, ed agire subito. Quel braccio era enorme e grosso almeno il doppio di quello di Okuyasu, e i dettagli sulla mano erano illuminati di giallo. Era troppo tardi per fermarlo.
-Oku, è una trappola!- tentò di urlargli Yukako, ma The Hand aveva già cancellato tutto lo spazio tra i ragazzini e loro. in un istante Okuyasu fu sopra di loro, ed evocò completamente il suo stand, che si erse sopra ai tre ragazzini, gigantesco e maestoso. Era almeno tre metri di pericolo, e la sua mano era pronta a colpire ancora. Okuyasu, forse per fortuna o forse per un piano ben dettagliato, si era teletrasportato sopra il muro rallentante di Imagine Dragons. Un unico dettaglio non aveva tenuto in considerazione: il muro poteva espandersi, e per Noemi non fu così difficile alzare l’altezza del rallentamento fino a sopra Okuyasu, che rimase immobile.
Yukako rimase a guardarlo allibita. Erano caduti nel loro tranello, e lei non poteva fare altro che seguire l’amico e caderci a sua volta. La situazione era in stallo, e se anche lei non si fosse fatta prendere da quel potere di rallentamento che aveva ingabbiato il suo migliore amico, probabilmente Okuyasu sarebbe rimasto vittima di quel potere di rallentamento per un bel po’ e i tre sarebbero rimasti protetti dietro di esso, fermi e al sicuro, mentre il tempo a loro disposizione scorreva inesorabile. Erano già le dieci, in meno di un’ora dovevano acciuffare quei ragazzini, o non li avrebbero più trovati nel chaos della ricreazione scolastica.
Grazie ai capelli riuscì a farsi trasportare verso di loro ad alta velocità, e si fermò poco prima del blocco rallentato. Non poteva strapparsi i capelli, ed era bloccata. Cercò di farli tornare verso di lei, ma le due ciocche si muovevano ad una tale lentezza che non sembravano nemmeno muoversi. Imagine Dragons inglobò anche la donna nel suo potere, e i due giapponesi rimasero immobili, spaventati e senza via d’uscita.
Eriol si mise dietro di loro e si inginocchiò a terra, affondando le mani nel fango. Il terriccio cominciò a ribollire, mentre la ragazza rimaneva piegata a terra, e Alex si avvicinò, molto titubante. Evocò il suo stand davanti a sé, la grande bocca-stereo voltata in direzione di Okuyasu e Yukako, con gli altoparlanti tremanti pronti a sferrare un’altra onda sonora. Imagine Dragons mosse i suoi guanti metallici artigliati e i due furono liberi. Okuyasu si trovava a mezz’aria, incredulo ed estremamente confuso, mentre la forza di gravità iniziava a fare di nuovo azione sui suoi novanta chili di corpo. Si vedeva già nel pantano, ancora più ricoperto di fango, se Nothing But The Beat, lo stand davanti a lui, non avesse sparato a tutta velocità una vibrazione sonora.
Yukako fece in tempo a ricoprire entrambi di capelli prima di venir fatti volare via ad una incredibile velocità a parecchi metri di distanza. Con lentezza la donna dischiuse il bozzolo di capelli che li aveva avvolti e aveva smorzato il colpo. Okuyasu rimase a terra, con gli occhi chiusi e un’espressione dolorante, mentre si massaggiava un orecchio sanguinante, e Yukako gli era seduta vicino, mentre si teneva le tempie. Il colpo era stato assordante, quasi letale se lei non fosse riuscita a pararlo quasi in tempo.
Il terreno tornò a ribollire attorno a loro e il terriccio ricoprì i loro arti, bloccandoli a terra. Il terriccio si indurì intorno ai capelli di Yukako, e, malgrado tutti gli sforzi, non fu in grado di usare Love Deluxe. Allo stesso modo, Okuyasu era bloccato a terra, coricato supino, con la schiena premuta contro il terreno melmoso che gli bagnava la maglietta e gli inzuppava i capelli. Vedeva a malapena, a causa delle lenti degli occhiali quasi completamente infangate, e si sentiva inerme di fronte a tutto ciò. Preso da una paura recondita, un senso di smarrimento e di panico nell’essere bloccato in quella posizione, iniziò a gridare e a scalciare, quasi fuori di sé, cercando in qualsivoglia modo di liberarsi.
-Oku! Calmati!- gli gridò contro Yukako, cercando di sporgersi verso di lui. Ed ecco, un altro attacco di panico. Erano anni, ben dalle scuole superiori che non ne vedeva uno tanto forte, e vederlo in quella situazione non fu mai piacevole. Fin troppo presa dalla situazione dell’amico, non si accorse che i tre ragazzi se la stavano dando a gambe, e, quando furono ormai lontani più di cinquanta metri, l’effetto dello stand di Eriol, Memory for Evermore, cessò di funzionare. I due furono liberati dal duro fango che li avvolgeva, ma Okuyasu non sembrava volersi calmare. Si girò sul lato e scoppiò a piangere, tirandole con forza il bordo della gonna. Yukako si piegò su di lui e lo osservò per bene in viso, tirandogli qualche schiaffo sulla guancia. L’uomo, ancora in lacrime e singhiozzante, alzò lo sguardo su di lei, calmandosi un po’. Si mise a sedere e tenne lo sguardo basso, tirando su col naso, gli occhi coperti dalle lenti infangate. Lei gli sfilò gli occhiali del naso e pulì alla bell’e meglio le lenti con la sua camicetta, inforcandoglieli di nuovo in viso, con un sorrisetto compiaciuto sul viso sempre freddo. Voleva trasmettergli fiducia e speranza, e con quel sorriso tanto raro e infrequente, fargli capire che non erano finiti. Era appena iniziata, e lei sapeva, ne era certa, che Okuyasu sarebbe riuscito ad affrontare tutte le sfide che quella nuova avventura stava proponendo loro. Lui la fissò negli occhi, e abbozzò un sorrisetto parecchio imbarazzato. Anche lei fece per sorridergli, allungando frettolosamente una mano e pulendogli un po’ i capelli argentati dal fango scuro e argilloso di cui erano ricoperti. Anche lui si alzò, sorse in tutto il suo metro ed ottanta e la sua figura controluce si contrastò all’opaco e bieco orizzonte inquietantemente cinereo. Con uno sguardo diverso la prese per la vita e la tirò a sé, stritolandola contro il suo corpo, mentre caricava un altro colpo con il braccio di The Hand.
-Tieniti- parlottò, senza guardarla. Yukako strinse i suoi capelli per bene attorno a lui, prevedendo un teletrasporto affatto piacevole e agevole. Invece che evocare solo il braccio, però, Okuyasu evocò tutto il suo gigantesco stand. The Hand apparve dietro di lui, colossale e maestoso nei suoi tre metri d’altezza, il grande braccio destro alzato e la sua gigantesca mano scintillante. Con uno scatto la abbassò e cancellò lo spazio per molti, molti metri, creando un vuoto esattamente tra loro e i ragazzi in fuga.
Yukako rimase spiazzata. –Puoi cancellare per così tanti metri?- gli sussurrò, sbalordita. In tutta risposta, Okuyasu le rivolse un sorrisetto soddisfatto e sbuffò un po’, passandosi le dita nella coda di cavallo impastata di fango e gonfiando il petto, orgoglioso delle sue abilità.
In pochi attimi lo spazio fu cancellato e i due si ritrovarono alle calcagna dei tre componenti della banda, che a malapena si accorsero della loro presenza sopra di loro. Alex, il più alto dei tre, fu il primo ad accorgersene. Alzò la testa e i suoi occhi verdi spauriti incontrarono quelli blu scuro e spietati di Yukako. Con un grido si buttò a terra, inciampando nel gradino che segnava l’inizio del campo da tennis, e capitolò sul pavimento ruvido del terreno da gioco. Noemi cercò di evocare lo stand, ma fu tutto pressoché inutile, fermata da un poderoso gancio sinistro di The Hand. Eriol rimase l’unica in piedi, inerme davanti a quello spettacolo. Noemi dolorante a terra, col naso rotto, e Alex rannicchiato sul terreno rosso, immobile. E in mezzo c’erano Okuyasu e Yukako, che erano riusciti ad atterrare a terra senza troppi danni. Il palmo dell’enorme stand bianco e blu ricominciò a brillare, e Love Deluxe si avviluppò attorno al corpo della ragazza, costringendola tra le sue resistenti tele nere. Eppure sul suo viso non c’era paura o scoramento. Al contrario, lo sguardo verde di Eriol era puntato sui due giapponesi, e un sorrisetto affiorò sul suo viso. Annuì e, alle loro spalle, un rumore metallico li colse alla sprovvista. Era il ragazzino biondo, e il suo stand davanti a sé. Troppo tardi si accorsero che avevano un altro piano ancora, e furono spazzati via da un’altra, potente onda d’urto. Anche Eriol volò via assieme a loro, e atterrò esattamente fuori dal campo da tennis, sulla sabbia del salto in lungo, nel campo di atletica leggera. Rotolò sulla soffice sabbia e si rizzò in piedi, affondando per bene i piedi tra i granelli di sabbia che iniziavano a vorticare attorno a lei. Con un sorrisetto beffardo alzò un braccio, e un vorticoso tornado di polvere e sabbia si levò attorno a lei. Okuyasu, in mezzo a quella tormenta, riuscì a scorgere due luminosi occhi e un viso roccioso e spigoloso di uno stand, probabilmente.
-Tu sta’ qui, controlla quelli là dietro.-
Yukako rimase spiazzata, e rimase a guardare l’amico con la situazione in pugno. Forse si era davvero accorto che la situazione gravava sulle sue spalle, e che le sue braccia erano abbastanza forti e la sua schiena robusta per poter sopportare quel carico. Ce la poteva fare, Okuyasu lo sapeva, se lo sentiva, per una volta nella vita ne era certo. Fece uno scatto in avanti e The Hand chiuse le mani a pugno, pronto a colpire o lo stand misterioso o la ragazzina nella polvere. Si fiondò nella tormenta ed ebbe un attimo di squilibrio, nel sentire la sottile polvere penetrargli nei polmoni e graffiargli la pelle, ma continuò imperterrito. Le si parò davanti e, con un grido strozzato, tentò di colpirla. A malapena vedeva, e non notò l’enorme massa di polvere dietro la schiena di Eriol. Con un movimento ampio di braccia gli scagliò addosso un nugolo di sabbia e polvere, e Okuyasu lanciò un breve urlo e capitombolò all’indietro, rovinando a terra e colpendo il suolo con la schiena.
Eriol, nel suo ben congegnato piano di difesa ed attacco, però, non aveva calcolato un piccolo particolare. Alex e Noemi erano rimasti indietro.
La ragazza si schiaffò il palmo della mano in fronte, esasperata. Era inutile, per quanto Zarathustra avesse provato a mettere in gruppo assieme loro tre, per quanti piani abbiano sempre fatto in quegli anni, e per quanto compatibili i loro stand fossero tra loro, non erano capaci di coordinarsi. L’incertezza di Alex e la disattenzione di Noemi erano sempre una barriera al raggiungimento di ogni fine, e forse, pensò Eriol, anche la sua grande energia, prorompente e inarrestabile, era un ostacolo in più al riuscire a lavorare assieme.
Yukako se ne stava in mezzo, in attesa, Love Deluxe pronto a scagliarsi su chiunque osasse muoversi. Noemi, inconsciamente, scattò in avanti, estraendo il suo Imagine Dragons e cercando di colpire Yukako di sorpresa. Ovviamente, non fu il risultato che ottenne. In pochi secondi diverse ciocche si arrotolarono attorno alle braccia della donna, formando uno spesso strato di dura cheratina corvina sopra ai suoi pugni, quasi a formare dei martelli d’osso sulle sue mani, capaci di colpire gli stand dato che formati dal proprio Love Deluxe. Con un fermo gancio sinistro prese in pieno la maschera di Imagine Dragons, che si frantumò un po’ mentre Noemi sputò sangue dai denti rotti e ricadde a terra, ai piedi del terrorizzato Alex. Rimase a guardare Yukako con gli occhi sgranati, e il panico prese il controllo della sua mente. Non seppe come, perché o con quale forza, ma estrasse Nothing But The Beat, che ancorò i suoi artigli nel terreno mentre, dalla sua lunga bocca rettangolare uscì un suono acuto ed insopportabile, che colpì in pieno Yukako. La donna cercò di schermarsi dalle potenti onde sonore grazie ad uno scudo di capelli, che però, come una vela con l’aria, ebbe solo l’effetto di spingerla indietro, contro il povero Okuyasu che ancora cercava di rimettersi in piedi. Quando l’amica gli inciampò addosso cadde ancora a terra, mentre Yukako gli cadeva sulla schiena, facendolo gridare dal dolore di una ginocchiata nel fianco. Entrambi capitolarono a terra. Alex ne approfittò per prendere Noemi sottobraccio e correre verso Eriol, tuffandosi nella tempesta di polvere che lo accolse non scalfendo nessuno di due con i granelli tremendi e corrosivi. La castana dalla lunga coda di cavallo sospirò e, spingendo il ragazzino per la schiena, avvolse tutti e tre nel mulinello di polvere e li accompagnò, protetti, verso l’enorme palestra che si stagliava contro il cielo bianchiccio, proprio di fronte a loro. Avevano ormai superato tutti i campi sportivi, erano a meno di dieci metri dalla fatidica porta antincendio della palestra esterna dell’istituto, quando una stretta familiare le bloccò un braccio. Con orrore abbassò lo sguardo e notò che si trattava di Love Deluxe. Con una ciocca che le si strinse attorno alla gola, la ragazza venne violentemente strattonata indietro, cadendo indietro di qualche metro. Eriol si sentì bollire di rabbia e di panico, nel vedere la porta allontanarsi e il doversi arrendere così a nemici stranieri che per chissà quale ragione volevano ucciderli, rovinare la sua vita, le sue amicizie e tutto quello che era riuscita ad ottenere faticosamente in tre sudati anni di permanenza nella Banda. Eriol non ci stava, Eriol non voleva che finisse così. Piantò i tacchi degli anfibi nel terriccio e, con un grido pieno di disperazione, aprì una boccetta di polvere appesa alla sua cintura ed evocò il suo Memory for Evermore, che la avvolse completamente in un fitto tornado di polverina corrosiva, che disgregò e frantumò completamente i capelli di Yukako. Libera dalle ciocche che la costringevano e con la pelle un po’ escoriata dall’attacco distruttivo che aveva appena eseguito, corse di nuovo incontro agli amici, che l’avevano pazientemente aspettata. Rimise la polvere nella boccetta che richiuse e sorrise loro, mentre Noemi piazzò una zona di rallentamento dietro di loro. Okuyasu e Yukako, all’inseguimento dei ragazzi, un po’ ammaccati e stanchi, li guardarono con sgomento, rallentando il passo. Quei ragazzini erano riusciti ad arrivare alla palestra, e loro due non li avevano nemmeno ostacolati.
Yukako ritirò la ciocca mozzata e la guardò incredula, mentre Okuyasu continuava a correrle affianco, col viso rosso dalla fatica e dallo sforzo fisico che aveva fatto in quel maledetto giorno. Con un ultimo, disperato tentativo, evocò di nuovo The Hand e cancellò lo spazio tra lui e i ragazzi, ancora una volta. Non voleva lasciarli scappare, non voleva essere ancora inutile. Grazie al teletrasporto avanzò fino a metà della zona di rallentamento di Imagine Dragons, ma raggiunto quel punto, non si mosse più. Più si era vicini alla ragazza dai lunghi e rossi capelli ricci, più il rallentamento era efficace e potente.
Eriol non volle far caso ai due che, imperterriti, continuavano a cercare di fermarli e di catturarli e spalancò la porta con un calcio, tenendola aperta per far passare tutti e tre, richiudendosi il portone antincendio alle spalle. Quando fu abbastanza lontana, il rallentamento di Noemi cessò, e Okuyasu tornò coi piedi sul terriccio fradicio, girandosi spaventato verso Yukako, che lo raggiunse in pochi attimi.
-Entriamo..?- chiese lui, con una nota di paura nella voce.
-Entriamo.- sbottò lei, precedendolo e appoggiando entrambe le mani sul maniglione antincendio, spingendolo e aprendo di colpo la porta.
 
 
Note dell’autrice

Reaching, searching for something untouched
hearing voices of the never-fading calling.


Ciao a tutti! Sono tornata, anche se non stabilmente. Purtroppo ho diversi problemi e impegni in questo periodo, e non riuscirò ad aggiornare spesso. Per il mese di marzo è possibile che vada un bel po’ avanti, infatti ho parecchi giorni liberi (fortunatamente!), mentre per il periodo da aprile a maggio sarà tanto se pubblicherò un capitolo al mese. Giugno e inizio luglio credo saranno sterili, ma da luglio dovrei riprendere a scrivere almeno due capitoli al mese (o forse anche di più!)
L’avviso importante è che la storia non si interromperà. Anche se vedete che non aggiorno da molto, non temete! Non lascerò questo progetto incompiuto.
I prossimi due capitoli saranno speculari a questo, ovvero ognuno con un combattimento. In questo capitolo abbiamo visto Eriol, Alex e Noemi combattere Okuyasu e Yukako e, seppur con molte sviste e botte, arrivare alla palestra. Nel prossimo capitolo, vedremo Jotaro e Koichi all’inseguimento di Regina e Davide all’interno dell’istituto San Giorgio.
Ci vediamo presto (speriamo), ciao a tutti! 
   
 
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