Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch
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Autore: Crazy Chick Kelly_chan    11/03/2016    6 recensioni
[Storia ad OC scritta a quattro mani con Elsira: iscrizioni chiuse]
Una nuova generazione di sirene.
Nuovi nemici crudeli e spietati, nuovi poteri straordinari e viaggi per il mondo alla ricerca di oggetti magici, strani segreti e misteri da svelare.
Un’antica e minacciosa profezia che incombe e rischia di avverarsi con terribili conseguenze per gli Oceani e per il Mondo.
Tutto questo e molto altro ancora aspetta le nostre ragazze, come andrà a finire?
{ATTENZIONE: Questa non è una storia stile Mermaid Melody. Vi sono tematiche delicate, violenze fisiche e mentali al suo interno.}
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi personaggi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Eccoci dopo mesi e mesi di assenza causati dalla vita reale! Come promesso si inizia con le intro delle OC!
Ed ecco a voi la prima!
 
P.S. : Avvertiamo i lettori che i capitoli introduttivi sono relativamente tranquilli, di modo da non essere tutti ripetitivi.

 


Tropical storm
Crazy Chick Kelly_chan ~

 

Apia, Isole Samoa (più precisamente isola di Upolu)

Una nave attraccò al porto della capitale delle meravigliose isole sperse nel Pacifico del Sud. Tra i passeggeri che stavano scendendo, vi era Julia Hemme, newyorkese di sedici anni nonché famosa flautista, nonostante la giovane età.
Era stata chiamata per un concerto in quella zona, si sarebbe esibita insieme a una musicista locale e la cosa la intrigava: era sempre stata attratta da quelle isole. Sin da piccola desiderava visitarle, pur senza sapere il perché, almeno sino all’anno passato anche se visto in seguito a cosa l’aveva scoperto avrebbe preferito non saperlo mai e poi mai. Sua nonna Lydia, l’unica parente che le avesse mai voluto bene, l’avesse supportata nel corso degli anni e scomparsa l’anno precedente, in punto di morte le aveva rivelato di essere una sirena dell’Oceano Pacifico del Sud, innamoratasi di suo nonno che era semplice umano. Stranamente i geni marini non si erano manifestati nelle due figlie ma erano passati alla nipote, a volte questi salti genetici capitavano e l’anziana le aveva raccontato di essersene accorta quando lei, compiuto un anno, si era vista piovere addosso una secchiata d’acqua caduta dal balcone dei vicini, che vivevano nell’appartamento sopra al loro e avevano il vizio di gettare l’acqua sporca saponata nel loro cortile, trasformandosi. La fortuna aveva voluto che in quel momento nonna e nipote fossero sole in casa, se la madre della ragazza avesse visto tutto sarebbe successo un disastro, Lydia sarebbe diventata schiuma di mare, mentre Julia in quanto mezza umana se lo sarebbe evitato ma di sicuro avrebbe passato dei brutti momenti.
Le aveva tenuto il segreto, regalandole un talismano protettivo a forma di gatto bianco che portava attaccato al braccialetto che l’avrebbe protetta dalla trasformazione, in modo da tutelarla dalla stessa madre che, purtroppo per tutti, era una persona non consona al ruolo che le era toccato. Togliere il bracciale non serviva ad annullarlo, per quello era necessario un controincantesimo.
“Non che mio padre sia poi tanto meglio… Scomparso da anni, chissà se è vivo o morto… Ma chissenefrega!” Pensò la bionda, tornando alla realtà. Non doveva pensare a sua nonna, o a quei due bastardi dei suoi genitori, no!
Inoltre, lei non era interessata a essere una sirena, la sua vita attuale le stava più che bene: una bella carriera, un fidanzato bello e adorabile, cosa poteva volere di più? Poi certo, sapere qualcosa di più sulla natura di sua nonna non le sarebbe dispiaciuto, ma non aveva a chi chiedere quindi si accontentava. C’erano cose più urgenti in quel momento, come trovare una certa Coco Sinari, famosa talent scout.
«È un’occasione unica, Julia!» Miléna Varnado, sua storica manager, una bella donna ispanica glielo aveva comunicato con gli occhi scintillanti. «Quella donna è molto conosciuta e stimata, se ti ha contattata ci deve essere un motivo e tu devi tassativamente accettare il suo invito! Vero?» Aveva insistito e alla musicista non era restato che acconsentire, almeno avrebbe visitato quei posti.
Ecco come ci era finita su quell’isola.
I suoi occhi grandi e marroni, che risaltavano sul suo viso infantile e ben si intonavano ai suoi lunghi capelli biondo dorato con un ciocca fucsia, cortesia di sua ‘cognata’, scrutarono ansiosi la gente, quando a un certo punto si sentì chiamare. Una giovane donna dai capelli e occhi color miele, che indossava un abito floreale giallo, stava venendo verso di lei.
«Tu sei Julia Hemme, vero? Bene, vedo ti sei già mischiata alla cultura locale!» Disse, alludendo alla collana di fiori che una ragazza samoana le aveva messo attorno al collo come era scesa dalla nave. Così gli abitanti accoglievano i turisti e lei li trovava molto carini e gentili, stringendole la mano e presentandosi.
«La tua collega arriverà a momenti, non preoccuparti! Intanto andiamo all’ombra, visto che non sei certo abituata a questo caldo!» Proseguì Coco, incamminandosi con Julia che non aveva ancora avuto modo di aprire bocca se non per presentarsi. Notò che la donna stava osservando insistentemente il ciondolo del suo braccialetto e la cosa la mise a disagio. «È un regalo di mia nonna, il mio… Ehm… Portafortuna!» Esclamò, visto che sembrava doverle delle spiegazioni.
Coco annuì con un sorriso. “Ne so più di quanto credi sai?” Avrebbe voluto dirle ma si trattenne, non era ancora giunto il momento anche perché una bellissima ragazza isolana si era avvicinata a loro con un sorriso davvero smagliante. «Talofa!* Eccomi qui! Scusa il ritardo Coco! Tu sei Julia vero? Piacere di conoscerti, io sono Savelina Anoa’i ma se ti sembra troppo lungo puoi chiamarmi Vel o Vili, scegli tu, basta che non mi chiami Lina!» Disse d’un fiato la samoana in un inglese perfetto visto che era la seconda lingua dell’isola, stringendo con enfasi la mano della bionda che ridacchiò.
La ragazza le sembrava a posto, guardandola meglio però iniziò a sentirsi fortemente a disagio. La tipa era davvero stupenda, alta e snella, con la pelle scura, i capelli castani mossi e lunghi sino al sedere, esattamente come i suoi, grandi occhi marrone chiaro contornati da lunghissime ciglia, un nasino piccolo e tondo e un tatuaggio tribale su tutto il braccio destro che le dava un’aria da vera tipa tosta. Non che lei stessa fosse brutta, era il classico stereotipo della bimbogirl* americana, molte ragazze le invidiavano gli occhi grandi e i capelli biondi naturali ma lei non si apprezzava pienamente, perché da bambina era stata molto grassa e anche se adesso non lo era più grazie alle diete e ai duri allenamenti del suo ragazzo, wrestler, era riuscita a ottenere una bella figura, accentuata dalle curve abbondanti, l’insicurezza le era rimasta e probabilmente non l’avrebbe mai mollata. Aveva imparato a conviverci ma non era facile. Per niente.
Ma nemmeno la sua collega scoppiava di autostima, come avrebbe avuto modo di scoprire in seguito.
«Ragazze, so che sembro maleducata ma dovrei andare! Ci pensi tu a mostrarle l’albergo e farle vedere le meraviglie locali vero?» Domandò Coco a Savelina, che annuì.
«Senza dimenticare che oggi alle tre ci sono le prove!» Ricordò alle due. «E mi raccomando, fate amicizia! Ne avete entrambe un gran bisogno!» Disse, salutando le due sedicenni.
«È un po’ matta, eh?» Chiese l’americana. La castana non poté che essere d’accordo. «E non hai ancora visto nulla, aspetta di conoscerla bene!» Fu la sua risposta.
«Suona quasi come una minaccia.» Rispose divertita, prima che l’isolana la prendesse per un braccio e la portasse a fare un giro. Quella ragazza era molto socievole e spigliata e per Julia, che inizialmente era insicura, una persona simile era quello che ci voleva.
 
«Credo che li abbiamo seminati!» Disse Julia. Le due ragazze, una volta concluse le prove erano andate a prendere un gelato al cocco con l’intenzione di goderselo ammirando il tramonto imminente, quando erano state importunate da due ragazzi che ci avevano provato spudoratamente. Le due, per tutta la risposta, avevano spiaccicato il gelato in faccia e dato un sonoro calcio sugli attributi, in perfetta sincronia, per poi fuggire di corsa ridendo come matte e tenendosi per mano.
Entrambe avevano passato una bella giornata, andavano molto d’accordo e si erano confidate un sacco di cose. Sapevano praticamente tutto l’una dell’altra… Beh, forse non proprio tutto, ma quasi!
Il suono di un messaggio sul cellulare attirò l’attenzione della bionda, che sorrise nel leggerlo. «È il mio fidanzato! Verrà il giorno del concerto… Prima non riesce...» Disse con una punta di delusione nella voce.
«Tranquilla! Il tempo passerà in fretta!>> La rassicurò l’amica, dopodiché il suo sguardo si fece malizioso. «Chissà quanti bei baci vi scambierete guardando questi tramonti, eh?» Domandò facendo arrossire l’altra. Nonostante si amassero molto, i due non erano espansivi e non erano soliti manifestare effusioni in pubblico.
«Sai...» Continuò la samoana: «Ho sempre sognato poter dare il primo bacio sulla spiaggia, al tramonto… Ma per adesso niente…» Il suo tono si fece serio. «Tutti credevano che io e lui saremmo finiti insieme… Ma noi dicevamo di essere solo amici, nulla di più! Però chissà… Se lui non fosse…» La voce si affievolì, nel ricordare il suo migliore amico fraterno, morto circa tre anni prima a causa dell’aggressione di uno squalo. Era una ferita che avrebbe sanguinato per sempre.
Julia sapeva la storia perché quella mattina le era stata raccontata. Lei di rimando le aveva parlato di sua nonna, di come per lei fosse stata importante e le aveva consigliato di credere negli spiriti, perché era una cosa di grande aiuto.
Tra una chiacchiera e l’altra le ragazze arrivarono all’hotel in cui soggiornava la bionda e si salutarono dandosi appuntamento per l’indomani.
 
Erano trascorsi vari giorni dall’arrivo della bionda americana sulle isole e in quel momento lei si trovava nella stanza dell’hotel in cui soggiornava, guardando trasognante fuori dalla finestra, pensando all’ultimo desiderio che le era venuto in mente. Lo espresse per l’ennesima volta, mentre andava al tavolino a mettersi le lenti a contatto.
“Ovvio, non mi basta essere bassa e avere il complesso della ciccia, pure una talpa dovevo essere!” Pensava spesso, anche se in tono scherzoso. «Vorrei trasferirmi qui! Il posto è magnifico, la cucina non è da meno e gli abitanti sono deliziosi con noi papalagi**, altro che ‘selvaggi’! Fossero tutti così!»
Quel posto era un vero e proprio paradiso, si era ambientata bene nonostante fosse sempre un po’ prevenuta nei confronti dei ragazzi conosciuti l’altro giorno, le sarebbe piaciuto molto viverci in pianta stabile ma purtroppo qualcuno non era molto d’accordo. Qualcuno che per lei era molto, anzi estremamente importante. Qualcuno che era giunto ad Apia proprio quella mattina e che a causa del quasi-svenimento che aveva avuto all’aereoporto si trovava sdraiato sul letto in preda ad un malessere, a detta sua atroce, abominevole e inammissibile. Qualcuno a cui il condizionatore posto nella stanza e il ventilatore a cui era attaccato non bastavano per trovare accettabile quel clima afoso e perennemente estivo. Quella persona era il suo fidanzato, Robert Blank, meglio detto ‘Gattino’ o ‘Polpettino’, anch’egli americano, diciannove anni e di professione faceva il wrestler. Anche lui come la fidanzata era decisamente famoso, poteva già vantare molte vittorie titolate, anche se in quel momento la cintura di campione assoluto che avrebbe conquistato tra un mesetto circa nell’arena della sua città natale, ossia Jacksonville, in Florida, era l’ultimo anzi l’ultimissimo dei suoi pensieri. In quel momento la cosa più importante era far rinsavire la folle e sclerotica biondina che si era scelto come ragazza. Cosa diamine le era preso per mettersi in testa quest’idea assurda? Trasferirsi nelle Isole Samoa? Questa fonderia vivente, dove l’estate si raggiungevano temperature degne di una fornace e l’inverno, se così lo si poteva definire, non era da meno? Probabilmente il sole, che splendeva sempre tranne che nella stagione delle piogge, ancora molto lontana e non necessariamente più fresca, le aveva fritto il cervello. Non c’era altra soluzione logica. Ma come dirglielo gentilmente senza risultare sgarbato? Sapeva che il passato della sua ragazza era stato difficile e non le piaceva essere rimproverata aspramente e lui non voleva offenderla.
La guardò con i suoi occhi scurissimi, incorniciati da lunghe ciglia che lei trovava assolutamente adorabili, si tirò su dal cuscino ed esordì: «Senti, sai che per te farei di tutto ma io…» Si passò la mano tra i lunghi capelli castano scuro, senza sapere come proseguire. Non era molto bravo con le parole, ma la fortuna volle che la sua sorella gemella, Kitty Blank detta Minikitty a causa della sua bassa statura e del suo fisico gracile, uscì in quel momento dal bagno dove si stava facendo la piega ai capelli freschi di tinta come una furia per intervenire in suo aiuto. Lei non aveva problemi a essere diretta e acidula quando si trattava di difendere il suo adorato fratellino, l’unico nome con cui lo chiamava. «Are you crazy? Sai benissimo che il mio fratellino non riesce a sopportare il caldo! Certo la nostra Florida anche non ci scherza ma tanto viaggiamo sempre e poi non cuoci le uova sulle ringhiere dei balconi! Vuoi che il mio dolce fratellino passi le giornate in apatia sul letto, cotto come una pera e avvinghiato come una piovra all’impianto di condizionamento?» La rimproverò mettendosi le mani sui fianchi magri. Non fu aggressiva ma la sua espressione accigliata fece comparire una goccia dietro la testa della bionda newyorkese, che trovava buffe le sparate della piccoletta.
Lei lavorava nella stessa federazione di wrestling del suo adorato fratellino in qualità di parrucchiera e truccatrice e seguiva il gemello dappertutto, non lo mollava un attimo. Forse perché la madre dei ragazzi era morta tragicamente quando i due erano piccoli e il suo istinto femminile la spingeva a comportarsi così, forse perché lui picchiava sempre chi la prendeva in giro quando erano bambini, forse era l’attaccamento tipico dei gemelli, fatto sta che gli era morbosamente affezionata, era assai protettiva nei suoi confronti e odiava vederlo soffrire, da ogni punto di vista in cui una persona può farlo.
«Allora? Cos’hai da dire a tua discolpa? I’m waiting!» Chiese sbattendo il piede per terra ripetutamente e sistemandosi il suo immancabile fiocco rosso tra i capelli che, come gli occhi, di base erano uguali a quelli del fratello: castano scuro e lunghi. Anche se adesso erano di un color rame con le punte platinate: adorava sperimentare nuovi look.
Julia sospirò spazientita. «Well… Sapete com’è… Questi posti mi hanno sempre attratta… Sono sempre stata collegata a loro in un certo senso… È vero, è caldissimo ma l’atmosfera è splendida… E poi Robert sai che sembri proprio lo stereotipo del samoano con i tuoi capelli lunghi e il pizzetto, insomma ti mischieresti bene! E io potrei insegnare musica, entrare nella banda… Le prospettive non mi mancheranno e nemmeno a te la’u pele!*** Il wrestling qui è molto amato…» Ma Minikitty la interruppe. «E rinunceresti alla fama, ai soldi e al successo? E a tutto quello che ti sei costruita?» Domandò incredula venendo interrotta dal fratello, allarmato. «Io un samoano? Oddio… Non ci avevo mai fatto caso ma…» Esclamò il ragazzo, controllandosi allo specchio e constatando comunque che la fidanzata non aveva tutti i torti: molti ragazzi isolani portavano barba corta e capelli lunghi come lui, certo il suo naso era normale e non schiacciato, anche se non tutti ce l’avevano così e la sua pelle più bianca, ma ci assomigliava proprio!
«Poi, stavo dicendo… Il wrestling è molto amato sai Polpettino? Inoltre..» La sua espressione si fece maliziosa. «Le samoane sono belle ragazze, no Minikitty?» Disse, pensando ai gusti della ‘cognata’ alla quale piacevano le donne e gli unici maschi che non aveva a schifo erano il fratello e il padre. «Potresti trovare l’anima gemella qui!» Concluse.
«In effetti, le isolane… Con i gonnellini… Tutte curve, con le loro danze sinuose...» Minikitty stava riflettendo sulla questione, ma si riscosse subito grazie alla voce del fratello. «Minikitty! Cosa fai, mi tradisci? Questo è ammutinamento!» Gridò il ragazzo, fingendosi offeso.
Tutti scoppiarono a ridere, quando si udì bussare alla porta. «Julia? E fa’ataga?***» La proprietaria di quella bella voce femminile, “Bella come lei, oh invidia brutta bestia…”, altri non era che la sua amica, la quale era venuta a prenderla per le prove. Ne avrebbero approfittato per fare un giro, anche perché i fratelli Blank, essendo arrivati proprio quella mattina, dovevano tassativamente esplorare le bellezze della capitale.
«Ioe!**** Don’t be shy, vieni che ti presento ai miei tesorucci! Ragazzi, vi presento la mia collega, Savelina Anoa’i! Loro sono Robert e la sua gemella Minikitty.» Disse indicando la ragazza appena entrata. Minikitty trasalì, mentre Robert nonostante tutto riuscì a controllarsi, dopotutto era fidanzato e per lui nessuna batteva la sua pazza newyorkese, che però si accorse di tutto.
«Ua ou fiafia ua ta feiloa’i! Ossia piacere di conoscervi!» Disse l’isolana con un sorriso smagliante, stringendo la mano dei due americani che la fissavano inebetiti, ammaliati dalla sua bellezza. Julia si incupì.
«Siete pronti per uscire?» Chiese allegramente, mentre i gemelli ricambiavano il
saluto. «Non aspetto altro!» Disse Julia, afferrando la custodia dello strumento e precipitandosi alla porta, seguita da Minikitty mentre il ragazzo rimase sul letto. «Io non vengo!» Disse afferrando un fumetto appoggiato sul comodino.
«What?! / Ole a?!» Ognuna delle tre ragazze pronunciò la parola ‘cosa?’ nella propria lingua madre.
«Perché non vieni fratellino?» Domandò la sorella.
«Troppo caldo, non ce la faccio.» Spiegò lui. «Andate voi, ci vediamo stasera in albergo per prepararvi ok? Scommetto che mia sorella vi renderà bellissime!» Esclamò per consolarle e le tre, seppur deluse, uscirono lasciando da solo l’atleta, sempre attaccato al condizionatore. “Prima di tornare negli States, esigo di andare in Groenlandia! E non voglio storie!” Pensò il giovane, prima di immergersi nella lettura.
Dopo una lunga passeggiata le due musiciste stavano dirigendosi verso la sala prove del teatro all’aperto in cui avrebbero suonato, dove Coco le aspettava per iniziare, mentre Minikitty le aveva appena lasciate per andare a visitare il mercato di Apia, famoso in tutte le isole.
«Non vorrei sembrare indiscreta» Disse Savelina, spostandosi dietro la spalla una ciocca dei suoi lunghi e sofficissimi capelli castani. «Ma Minikitty… È buffa e simpatica, quello sì… Ma mi guardava in un modo… Non è…» La bionda la interruppe: «Sì, le piacciono le ragazze, ma non è molesta, tranquilla! Al contrario di qualcun altro… E comunque ovvio che ti guardava, sei bellissima! Io invece sono solo un ragnetto smunto!» Ma l’altra la interruppe: «Seeeh bellissima, io! Ma che ti inventi? Bellissima, certo! Con questo naso schiacciato, come no! Come vorrei rifarmelo, per averlo più normale, insomma… Come il tuo! E poi consolati, almeno tu non vieni ritenuta una selvaggia incivile dal resto del mondo! Quando i mass media immaginano noi oceanici pensano sempre alle noci di cocco, le banane e le danze propiziatorie!» Disse la samoana con tono depresso.
«Ahahahah! Non dire così sul tuo naso! Non è così schiacciato se paragonato ad altri, su! E poi anche Robert ti guardava ammirato.» Disse acida: odiava quando lui guardava le altre, lei non guardava gli altri ragazzi, per lei esisteva solo lui. «Sei bella, punto! Ti invidio! E per l’essere selvaggia… Ignorali, sapessi quante ne dicevano a me perché da piccola ero grassa! A volte mi ci vedo ancora, il complesso mi seguirà per sempre, me misera!»
L’altra si fece seria. «Non hai nulla da invidiarmi, te lo garantisco!» Disse osservandola con i suoi occhi marrone chiaro, al ché lei iniziò a sentirsi meglio.
«Sai… Oggi ho detto a Robert che vorrei trasferirmi qui, per poco non chiamava la neuro per farmi ricoverare.» Le confidò con aria divertita, l’amica ridacchiò. «Sarebbe fantastico, dai prova ancora a lavorartelo! Ce la potremmo spassare insieme… Sai quante potremmo combinarne? E poi… Oh guarda siamo arrivate!» Disse di botto, afferrando l’amica per il braccio e trascinandola dentro l’edificio.
Nella sala prove Coco, che aspettava l’arrivo delle due ragazze, stringeva tra le mani la conchiglia contenente la perla gialla. Era preoccupata. La ragazza che aveva scelto per prima, anch’essa già consapevole di essere una sirena purtroppo aveva dovuto rifiutare l’incarico a causa di gravi problemi familiari che l’avrebbero tenuta impegnata, poiché non si sarebbero risolti nel giro di poco. Giustamente voleva dedicarsi alla famiglia e star loro vicino, quindi era stata costretta a ripiegare sulla sua seconda candidata. Sperava vivamente che lei accettasse il compito, nonostante ne conoscesse i precedenti, altrimenti non ne sarebbe uscita mai più e urgeva trovare la sua erede al più presto! Certo, colpa sua che tra mille candidate aveva puntato su di loro, ma non poteva farci nulla se le riteneva le più idonee al ruolo.
Delle risate allegre giunsero alle sue orecchie, le sue musiciste erano appena entrate e sorrise quando le vide arrivare.
«Bene ragazze, siete qui!» Disse accogliendo le due sedicenni e nascondendo la collana in tasca. «Iniziamo con le prove, voglio che sia tutto perfetto per stasera, chiaro?» Disse dolcemente la sirena, guardando le due sedicenni. Esse annuirono, tirando fuori la viola e il flauto e iniziando a suonare quei brani su cui si esercitavano da giorni.
Tutto doveva essere impeccabile quella sera.
Il teatro all’aperto era strapieno di gente, venuta anche dall’isola di Savai’i, la seconda isola che componeva le Samoa. Il vociare del pubblico metteva in ansia le due musiciste, specialmente la samoana che non aveva quasi mai suonato in coppia. Non era solita farlo per sua scelta, lo faceva solo in occasioni speciali perché il suo ricordo la faceva sentire in colpa: sapeva che lui, che suonava il pianoforte non avrebbe avuto nulla da ridire anzi, ma non riusciva a pensarla diversamente.
Le due musiciste sbirciarono tra il pubblico, oltre ai vari parenti e amici della samoana c’erano Robert, che stava bevendo del succo di frutta da una noce di cocco, mentre Minikitty lo sventagliava con una foglia di banano e molte altre persone.
«Ragazze siete stupende!» Coco guardò soddisfatta le due ragazze, che grazie all’intervento di Minikitty sembravano degne di un concorso di bellezza. Quella pazzoide in miniatura era davvero un genio del trucco e parrucco e non c’erano gambe corte, rotoli di ciccia immaginari o nasi schiacciati che tenessero. Le due ragazze si sentivano davvero stupende quella sera.
«Are you ready?» Chiese l’isolana.
«Ioe, ma te oe? ******» Rispose l’americana, ricevendo risposta affermativa.
«E non preoccuparti, ok? Lui è qui e di sicuro è felice per te.» Aggiunse la bionda. L’altra annuì con un sorriso.
«Ou te iloa!*******» Rispose lei.
«Bene ragazze, ci siamo! Vado a presentarvi!» Disse Coco, presentandosi sullo stage. «Signore e signori, vi do il benvenuto al nostro concerto speciale, che mischia la cultura delle nostre splendide isole con quella del resto del mondo: stasera abbiamo con noi una famosa flautista direttamente dall’America, che suonerà con una nostra talentuosa violista! Facciamo tutti un bell’applauso alle bravissime Julia Hemme e Savelina Anoa’i!» Disse stendendo la mano.
Le due ragazze fecero il loro ingresso, salutando il pubblico e prendendo posto. «Ragazze… Ia manuia!********» Disse Coco, ammiccando. Le due sedicenni si guardarono, annuirono e il concerto iniziò.
L’esibizione ebbe un grande successo, le due virtuose vennero letteralmente subissate di applausi e fiori di ibisco, segno che il concerto era stato gradito molto. Con la soddisfazione a mille, entrambe scesero dal palco e andarono a raggiungere le rispettive famiglie, per poi andare sulla spiaggia in cui era stata allestita una piccola festicciola in loro onore. Non che ne avessero voglia, ma gli altri, Coco compresa, ci tenevano e così alle ragazze non restò che rassegnarsi.
Purtroppo per Julia la festa non fu un granché divertente. Come misero piede in spiaggia Robert, che mal sopportava il caldo e non c’era nessuno a sventagliarlo con le foglie di banano, era svenuto subito crollando come un frutto maturo sulla sabbia. All’inizio molti avevano riso della scena, credevano fingesse, ma quando si erano accorti che era realtà la situazione si era fatta seria e adesso le due musiciste, Minikitty e Coco, erano sedute vicino alla sdraio in cui era stato adagiato e tentavano di farlo riprendere con tamponi di acqua gelida, sorsi di succo di cocco e pezzi di frutta fresca. Chiunque avesse assistito alla scena l’avrebbe trovata estremamente surreale.
Il ragazzo iniziò a riprendersi, trovandosi circondato dalle quattro ragazze. La cosa lo lusingò ma non fece in tempo a proferire parola che sua sorella si avvinghiò al suo collo, stringendolo in una presa che a discapito del suo fisico gracile era degna di un’anaconda gigante. «Fratellinoooooooo! Ma che combini, insomma! Farmi prendere questi accidenti!»
Il ragazzo si sentiva debole e strano, ma di una cosa era certo: doveva immediatamente andare via da quella fornace. Era già la seconda volta che sveniva e purtroppo il panico e il malessere scatenarono in lui l’ultima reazione che avrebbe voluto avere: se la prese con la sua ragazza, accusandolo di averlo trascinato lì a forza, anche se non era vero, di essere matta a volersi trasferire in un posto del genere e che mai e poi mai sarebbe tornato in quelle lande. Per cosa poi? Per un cavolo di concerto che avrebbe pure potuto tenere negli States o in qualsiasi altro posto.
La sua reazione lasciò tutti basiti, compresa Minikitty che rimase molto delusa. «Fratellino! Vergogna!» Urlò, agitando il pugno verso il gemello, che non voleva sentire ragioni.
Julia era furibonda, quelle accuse non se le meritava proprio! Lei non l’aveva costretto a venire. Lei forse protestava quando lui, con la sua federazione, faceva delle trasferte in posti
particolari, tipo le basi militari americane dove il rischio di attacchi era all’ordine del giorno e lei lo seguiva nonostante la paura?
Offesissima fece per andarsene, intimando agli altri di non seguirla e si avvicinò a un promontorio. Arrabbiata com’era, non vide delle transenne segnate da del nastro adesivo giallo e nero con la scritta ‘warning’ e si avvicinò al dirupo per osservare il mare, certa che l’avrebbe calmata.
Robert rimase solo con le tre ragazze che lo guardavano malissimo. La predica iniziò.
 
«Ah, non lo sai? Beh, hai esagerato con le accuse! Se persino tua sorella ti ha rimproverato un motivo ci deve essere! Ti ripeto, non ti ho obbligato a venire se non volevi! E adesso lasciami sola per piacere, ho bisogno di riflettere!» Gridò la bionda, al colmo della rabbia. Il ragazzo l’aveva raggiunta pretendendo spiegazioni.
«Sì, ho esagerato e lo ammetto. Mi dispiace, non volevo offenderti, ho perso il controllo ma lo sai che purtroppo ho preso qualcosa dal nonno materno che è un grande stronzo cafone! Ho un caratteraccio, lo so.» Disse lui, a cui dolevano le accuse che si era preso prima dalle tre, specialmente dalla gemella. «Ma ti chiedo di perdonarmi, sai che non lo pensavo veramente… Certo, qui sto male ma non fa nulla… Sai come sono fatto… Sono impulsivo e sono...» Venne interrotto. «Sei fatto male, ecco cosa! Come tutti gli uomini!» Replicò lei, puntandogli contro un dito. «Ed esagerato!» Camminando nervosamente avanti e indietro, non si accorse di aver messo la scarpa su un pezzo di roccia friabile, che franò. Con orrore, i due americani si resero conto che stava per succedere l’irreparabile: la ragazza sarebbe caduta da quell’altezza spaventosa direttamente nell’acqua profonda e se non fosse stato l’impatto con l’acqua ad ucciderla, sarebbe annegata, visto che avendo rifiutato il suo essere sirena non sapeva nuotare e il talismano la proteggeva. Lei ne era certa, stava andando incontro alla sua morte.
“Bene così, se tanto devo essere di peso per tutti, tanto vale che mi tolga di mezzo! Nonna, aspettami!” Chiuse gli occhi, senza nemmeno un grido, aspettando l’impatto con l’acqua.
“Non fa male… Vuol dire che… È la fine…”
Robert assistette impotente alla caduta della fidanzata, lui anche non sapeva nuotare ma doveva arrischiarsi: Julia aveva ragione, era stato esagerato, aveva tirato fuori il lato peggiore del suo caratteraccio e si sentiva in colpa. Incurante del pericolo, fece per buttarsi in mare ma Coco, che li aveva seguiti, lo precedette. «No, ragazzo! Mi butto io che ho fatto nuoto per anni» Mentì. «Tu raggiungi le ragazze e mettetevi a cercare nei dintorni: l’acqua non è profondissima e l’istinto di sopravvivenza avrà la meglio. E’ viva, credimi! Cercatela! Adesso!» Ordinò, buttandosi in acqua con eleganza, mentre lui corse a dare l’avviso a Minikitty e Savelina che erano rimaste indietro, ancora scioccate dalla lite tra i due.
Non vi erano dubbi, la voce che la stava chiamando mentre lei affondava sempre più giù, era quella di sua nonna. Aprì gli occhi e le lenti a contatto si dispersero nell’acqua, mentre la vecchietta sorrideva. Ma c’era qualcosa di diverso in lei. Anzitutto, i suoi occhi invece di essere marroni come i suoi erano gialli e poi aveva… Una coda dello stesso colore?
«Svegliati, hai ancora tanto da dare! E non dubitare dei tuoi affetti, capito?» Disse prima di dissolversi. Chiuse gli occhi, che bruciavano per via dell’acqua di mare e smise di trattenere il respiro, mentre avvertiva un’altra presenza avvicinarsi. Subito dopo ci fu un bagliore giallo così intenso da costringerla ad aprire gli occhi.
La prima cosa che vide furono due occhi giallo vivace e un viso sorridente, appartenente a una sirena dalla coda gialla e lunghi capelli biondi. La ragazza, che stava toccando il fondo sabbioso,
tentò di raddrizzarsi ma non si sentiva bene le gambe, era strano.
«Sono morta? Mi porti da mia nonna?» Chiese alla figura, che scoppiò a ridere. «Che c’è? Pure qui devo essere derisa?»
«Ma no, non dire così! Non posso portarti da tua nonna perché tu sei viva! Io sono Coco, tu sei una sirena per di più la mia erede. E non riesci ad alzarti perché al posto delle gambe hai la coda. Vuoi guardarti?» Disse indicando con l’indice la coda gialla che le era spuntata. Era molto bella, l’attaccatura era giallo chiaro e sulle estremità era decorata da due ‘cavigliere’ di perline.
«Hell, no! Non è possibile, io ho il sigillo…» Ma la sirena più grande negò, dicendo che era stato rotto da poco, come era entrato in contatto con la perla gialla custodita dentro la conchiglia che teneva in mano.
Visto che la giovane pretendeva le dovute spiegazioni, Coco non poté far altro che raccontarle tutto: la storia delle principesse sirene, gli assalti, il rifiuto della prima candidata e il fatto che dovesse trasferirsi in Giappone. Per la copertura non c’erano problemi, ci avrebbe pensato lei.
«E cosa ti fa pensare che io possa e soprattutto voglia prendere il suo posto?» Chiese arrabbiata.
«Hai ragione, ma non so perché in te vedo del gran potenziale! E sinceramente credo che tua nonna approverebbe la mia scelta e sarebbe fiera di sapere che combatterai per i Sette Mari, fallo per lei.»
Colpita e affondata.
Sua nonna era stata importante per lei e non voleva deluderla, inoltre l’idea di diventare un’eroina come quelle dei fumetti e dei cartoni che guardava sempre la intrigava. Non poteva rifiutare. Quindi, anche se con riluttanza, accettò la sua missione.
«E adesso...» Disse Coco, con un sorrisetto. «Non vuoi vedere come sei bella trasformata in sirena?» Le porse un minuscolo specchietto, che teneva nel piccolo marsupio che si era legata sulla coda, cosicché la ragazza che effettivamente era molto curiosa, poté guardarsi meglio. I suoi capelli erano diventati biondo platino, quasi bianchi, lunghi sino alla fine della coda. “Wow, bellissimi...” Pensò estasiata. La frangetta laterale, che portava a destra, si era allungata e le copriva l’occhio. Le iridi erano gialle come quelle che aveva visto poco fa a sua nonna e indossava un reggiseno di conchiglie giallo. Con sommo orrore, notò che aveva la pancia scoperta, cosa che visto il suo passato non amava e si ripromise di cucirsi un bustino il prima possibile.
«Ti piaci?» Chiese alla ragazza, che annuì.
«Sì, anche se i poteri sono deludenti… Cioè… Basta  cantare per sconfiggere i nemici? Dove sono i combattimenti corpo a corpo, i potenziamenti, le sfide all’ultimo sangue e cose simili?» Chiese delusa, ma la più grande non seppe rispondere.
«Non voglio sembrarti frettolosa ma sarà meglio tornare a riva, ti staranno cercando. Anche Robert… Non immagini come si sente in colpa, è a pezzi…»
Julia si sentì rinascere: allora le voleva ancora bene!
«Andiamo!» Disse prendendo per mano Coco. Stranamente, da trasformata riusciva a vedere bene anche senza le lenti.
 
«Julia! Dove sei!» Chiamò Robert, per l’ennesima volta. «Ti prego, dimmi che l’hai trovata!» Disse alla samoana, che era appena ritornata dando esito negativo. Inutile contare su Minikitty, che piangeva disperata accasciata su uno scoglio. «Se è morta è colpa tua! Non dovevi essere così esagerato!» Latrò per l’ennesima volta, ma ad un certo punto la voce dell’oggetto delle ricerche si fece sentire. «Sono qui! Sono viva, sto bene!» Disse, venendo stritolata dai tre che erano preoccupatissimi e non smisero di tempestarla di domande.
«Sto bene, ma non potremmo parlarne in hotel? Ho perso le lenti e non vedo un fico secco e la cosa mi da fastidio.»
Il ragazzo acconsentì subito. Cazzo se aveva avuto paura. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimediare al suo errore. «Subito, principessa… Anzi com’è che si dice in samoano? Tama’ita’i?» Disse. “Principessa, eh eh… Se sapessi…”
A sentire quella parola Savelina si intristì, poiché anche lui la chiamava sempre così. Ma in quel momento non poteva pensare alla sua tristezza, c’era un’amica che aveva più bisogno e una pazzoide che andava consolata.
Il quartetto si diresse all’albergo.
Il tramonto era bellissimo, i colori erano molto più belli rispetto a quelli dei tramonti americani e i gabbiani che stridevano e l’aria profumava di mare, lo rendevano ancora più magico.
«Scusami ancora per ieri. E complimenti per la borsa di studio, te la sei guadagnata! E tranquilla, ci vedremo spessissimo!» Disse il ragazzo, prendendo la mano dell’amata mentre il cagnolino che lui le aveva regalato proprio in giornata per farsi perdonare e a cui era stato dato il nome di Sirio, girava intorno ai due, avvinghiandoli con il guinzaglio.
«Va bene, basta non parliamone più! Di ieri, intendo!» Disse lei, che non gli aveva ancora rivelato del suo nuovo segreto. Voleva metabolizzare bene la cosa prima di parlargliene, inoltre le stava venendo in testa un’idea. Un sorrisetto furbo le si dipinse sul volto.
«Ti ho mai detto che hai delle belle ciglia?» Chiese lei, scostandogli una ciocca di capelli dal viso e avvicinando le labbra a quelle del ragazzo. I due erano sempre più vicini… «Fratellinoooooo, fratellinoooo! Eccoti! Si può sapere dov’eri? Il nostro capo ci ha chiamati: ha cambiato idea e la tua vittoria titolata sarà tra due settimane e non il mese prossimo, dobbiamo partire dopodomani!» Disse Minikitty, spuntata dal nulla.
Mentre lei e il fratello discutevano sul da farsi, Julia si rattristò. Le dispiaceva lasciare Apia così presto e soprattutto le dispiaceva lasciare Savelina, a cui si era molto affezionata.
Guardò il tramonto prendendo in braccio Sirio, che le premette il naso sulla guancia come a volerle dare sostegno, mentre la brezza le scompigliava i capelli biondi. C’era una missione da svolgere e non sapeva come sarebbe finita, ma ne era sicura: sarebbe ritornata.
 

 


Dizionario:

*Bimbogirl: le tipiche biondine americane vengono definite così
 
E adesso passiamo alle traduzioni samoano/italiano, un grazie speciale (anzi fa’afetai… ) ai vari tutorial e vocabolari trovati online, di conseguenza ogni singolo eventuale errore e sfondone vario è tutta colpa loro! ^///^ (Che brave che siamo a scarica-barile, eh? ;P Nd. Elsira)
* Talofa!: Ciao!
** Papalagi:  (pronuncia: papalaNgi, esiste anche nella variante palagi) Stranieri, più precisamente bianchi
*** La’u pele: Mio caro / Tesoro mio
**** E fa’ataga?: E’ permesso?
***** Ioe!: Sì
****** Ioe, ma te oe?: Sì, e tu?
******** Ou te iloa!: Lo so!
******** Ia manuia!: Buona fortuna!
 


Angolo delle autrici:

Eccociiii siamo tornate con un capitolo squallido da fare schifo, ma è ovvio, l’ha scritto Kelly che è una capra quindi perdonatela! (Idiota… Non sei una capra, scema! Nd. Elsira) E ascoltate le sue scuse con pietà e comprensione!
Il prossimo capitolo è opera di Elsira e la qualità superiore si nota alla stragrande! (Ribadisco: scema. -.-’  Non credetele, sennò poi vi fate troppe aspettative e ci rimanete malissimo! Nd. Elsira)
E non preoccupatevi se non avete ancora visto il sangue, la violenza e gli sbudellamenti promessi, arriveranno anche quelli! Lasciateci prima presentare le nuove principesse!
A ogni modo ecco la prima OC, la principessa del Pacifico del Sud! Al prossimo con… No, no, lo vedrete! ^_^
Scusate ancora il ritardo, ma la vita fuori dall’online fa schifo, l’ispirazione passa e con tutto quello che stiamo subendo è probabile che in futuro simili momenti di blocco ricapiteranno, ma tranquilli, la storia NON chiuderà! Credeteci!
Thanks for supporting us! <3
 

E adesso le note in singolo:

 

L’angolo di Kelly:

Ehm…*si affaccia per monitorare la situazione*mmmhhhh no non vedo minacce…niente pomodori maturi, uova marce o lame affilate pronte ad infilzarmi(dopotutto vi aspettate molto sangue da questa fanfic…ma non sarà il mio a scorrere copioso, sorry guys :P ) all’orizzonte, posso uscire!Eccomi qua, la ragazza pazza Kelly-chan…
Sirio:”Ragazza” e ”Chan“un tubo visto come sei vecchia, gnà =P e sei pure sposata!Con il mio papà <3
Diiiiicevo:la ragazza pazza Kelly-chan è tornata in tutta la sua follia dilagante, con il suo cagnolino fragolo Sirio che come vedete ha fatto la sua comparsa nella storia!Siiiii, lo so!So già cosa direte e cosa mi chiederete, permettetemi di anticiparvi xD e siate buoni, che sto passando un bruttissimo periodo da cui temo di non uscire mai più e poi mai(sapeste, non ve lo auguro!)
1) E io avrei aspettato mesi per questa m***a di capitolo?
2) Dove diamine è la tempesta tropicale del titolo?
3) E soprattutto perché il Pacifico del Sud, povero Oceano deve avere come principessa una comune biondina americana chiamata Julia Hemme piuttosto che un’originale bellezza samoana di nome Savelina Anoa’i(si, l’apostrofo non è un errore c’è davvero e lo trovo terribilmente affascinante)?Non sarebbe più adatta al ruolo visto che vive nelle isole da esso bagnate ed è anche molto più interessante e particolare?E soprattutto, considerando che tu per quelle isole e i suoi abitanti(soprattutto gli abitanti, visto che…coff coff…lasciamo stare…)hai una vera e propria ossessione cronica, anzi una vera malattia, che se tuo marito non ti ci porta in vacanza prima o poi(seh, quando saremo ricchi, sogna vah!)rischi di finire alla neuro?Perché, perché?
Bene, le risposte:
1) Non ho saputo fare di meglio, sorry…anzi, fa’amalie atu!Ve l’ho detto:l’inesperienza, il periodaccio…siate clementi, fa’amolemole(per favore)pietà per me, misera e incapace, prometto che migliorerò! T_T
2) ’Tropical Storm’ non è altri che il titolo della musica di entrata di una wrestler(si, seguo il wrestling da una decina di anni, bwahah!) di etnia samoana:mi sembrava giusto farle un tributo!Ce ne sono un sacco di atleti di tale etnia sotto contratto(tra cui il responsabile della mia fissa assieme a mio marito, giuro che prima o poi quei due li inzucco!Non so come ma il modo lo troveròòòòò!Farò scontrare le loro belle testoline capellute ahahahahahah!Sperando di non fare troppi danni xP )ma è l’unica ad avere una musica con un titolo adeguato! Ecco spiegato l’arcano :9
3) Vero!Verissimo soprattutto contando che adoro la mia oc isolana, ne sono orgogliosissima!Solo che…ecco…Julia Hemme…c’est moiiiiiiiiii! Si, ok…ringiovanita di dieci anni, professionalmente realizzata(suono e basta, senza essere famosa) e fidanzata invece che sposata(inutile dire che il suo ragazzo è un arrangiamento di mio marito, che veramente soffre il caldo in questo modo e l’estate per lui è uno strazio)ma di base sono io:il mio aspetto è quello soprattutto nei capelli e negli occhi(anche se non sono così ‘cutie’ come nella storia, la mia faccia è più racchia :P ), il nome pure, anche se ovviamente dal vero è in italiano(ma non suona bene in un racconto, e poi amo anche l’America!)e l’idea di essere io in carne ed ossa la principessa del mio Oceano preferito mi intrippava troppo per scartarla!Ho voluto infilarmi nella serie, non vedetemi come abusiva =P E ovviamente Sirio è anche il mio cane nella vita di ogni giorno!Non potevo non metterlo!Ah per la cronaca proprio come nella storia il braccialetto con il ciondolo a forma di gatto bianco ce l’ho davvero ed è il mio portafortuna!Lo adoro!i gatti bianchi sono i migliori! <3 e ultimo, dico sempre a mio marito che ha delle belle ciglia, si!
Prima di passare il testimone vi comunico che al fondo troverete una fanart di Julia umana e una foto di Sirio!Il mio piccolo topo paguro! <3 (e non fate caso al disordine scandaloso della stanza:quella della casalinga non è affatto la mia vocazione, anzi è proprio la mia nemesi!)
Sirio: pasticciona! Ma siccome ci sono anch’io ti perdono! Piuttosto non trovate che sia adorabile?
 

L’angolo di Elsira:

No scusate, io cosa dovrei dire?... Al massimo posso recensire il capitolo da brava lettrice, ma è il massimo che posso fare… Anzi, non posso farlo perché, conoscendomi, rischierei di spoilerare SICURAMENTE qualcosa, quindi… Nulla, ci risentiamo al prossimo capitolo, dove spero di riuscire a scrivere qualcosa di meglio che queste insulse e inutili 3 righe… ^^
En klem til alle!* (Nel prossimo capitolo, capirete la lingua :P)
 
P.S. Ma dico, lo avete visto Sirio quant’è adorabile??? *-*
 
* Un abbraccio a tutti!
 


E per finire, la fanart di questo capitolo, made by Kelly: Julia Hemme in versione umana!
Nonché quel fragolino patatoso adorabile di Sirio, in versione cosplay *-*
Speriamo siano di vostro gradimento 
^^

 
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