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Autore: lilac_sky    13/03/2016    1 recensioni
A Galway certe vite sono fatte per intrecciarsi tra loro.
Thelma ha vent'anni e anche i piedi abbastanza per terra.
La sua vita non è mai stata troppo noiosa, e non lo diventerá certo adesso che Agnes ha compiuto vent'anni anche lei, Luke si rivela sempre più ansioso, Calum è come se le rivolgesse la parola per la prima volta e Ashton riesce ad affascinare anche solo stando in silenzio.
No, a Thelma non sono mai piaciute le situazioni complicate: eppure ha la netta sensazione che ci si ritroverà in mezzo, da un momento all'altro.
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Consiglio la lettura delle OS dedicate ai singoli personaggi
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Michael sbuffa, dando un calcio alle bottiglie di birra affollate vicino al divano e ormai vuote, facendone rotolare una sul pavimento, accompagnata dal fastidioso rumore del vetro sul marmo.
È appena rientrato al suo minuscolo monolocale disordinato e impregnato di fumo di sigaretta: è andato a fare una passeggiata, quella che fa tutti i giorni, giusto per farsi piacere quell'assurda, piccola città irlandese. A volte si ritrova a pensare a quanto sarebbe bello tornare – anche solo per poco - a Sidney, dalla sua famiglia e, soprattutto, dal bel tempo, cosa che agli abitanti di Galway sembra totalmente sconosciuto.
Si butta sul divano senza neanche pensare di togliersi la giacca di pelle vecchia e rovinata, e fa cadere lo sguardo sulla pila di libri sul tavolino poco distante da dove si trova lui: ma lo distoglie immediatamente, non avendo la minima intenzione di mettersi a studiare per uno stupido esame proprio in quel momento.
Non si può proprio lamentare dei voti all'università, visto che ha sempre preso più o meno il massimo in tutti gli esami che ha fatto da quando si è trasferito lì.
Si passa una mano tra i capelli, pensando per l'ennesima volta nel giro di una settimana che dovrebbe tingerli di nuovo: la tinta rosso sangue si scolorisce sempre così velocemente che non gli dà neanche il tempo di pensare ad un possibile nuovo colore da scegliere.
Con un altro sbuffo si toglie i bellissimi anfibi neri del padre, le migliori scarpe di sempre, e di cui va incredibilmente fiero: insomma, quelle scarpe hanno calpestato deserti e confini del medio oriente, eppure ne sono uscite illese, proprio come il loro legittimo proprietario.
Già, perchè Mr Clifford se l'è cavata alla grande anche con un mitra tra le mani e un caschetto sempre piantato sulla testa, e ora che ci pensa è proprio contento di avere un padre come lui: l'ha lasciato fare quando ha deciso di studiare psicologia dopo il liceo, e l'ha lasciato fare ancora una volta quando è voluto andare a Dublino per l'università.
E ora?
Ora ha tre anni di studi dublinesi alle spalle e la confusione più totale davanti a sé: insomma che si trasferisse a Galway non era nei piani.
E neanche quella vecchia storia era nei piani.

Scuote la testa e si alza, infastidito, con l'intenzione di andarsi a fare una doccia.
Deve risolvere una questione importante, anche se non sa quando né come. Ma sa che deve risolverla.








Ashton sospira, lasciandosi cadere sul letto con gli occhi chiusi e le mani dietro la testa.
È stata una giornata stancante, sì, tra le lezioni all'università e le solite faccende da fare, ma è riuscito a trascorrere un po' di tempo con Agnes.
Non l'ha fatta allontanare dal centro, per via di certi lavori che non poteva proprio rimandare, ma le ha fatto compagnia: ha sorriso con lei e l'ha tenuta per mano, seduti su una delle panchine all'ombra degli alberi dalle foglie rosse e arancioni.
Lo sai cosa mi piace di te?”
Cosa?”
Mi piace che tu mi renda felice”
è quello che gli ha detto, guardandolo negli occhi e ridendo un po', e lui sentiva il cuore che minacciava di scoppiargli da un momento all'altro. Non le ha nemmeno risposto, troppo imbarazzato e contento allo stesso tempo, un mix letale per chi, come lui, già non è particolarmente bravo a reggere emozioni del genere.
Si passa una mano tra i capelli mossi, e per un attimo ripensa all'aria malinconica che ricopriva il viso pallido di Agnes, come un velo trasparente: gli ha raccontato con voce bassa di una ragazza che era arrivata al centro qualche giorno prima, ma che ancora non parlava con nessuno: solo con la Direttrice, e con nessun'altra.
Non gli ha detto più niente a riguardo, e lui è riuscito a cambiare abilmente discorso vedendo chiaramente come quei pensieri rendessero Agnes quasi...triste. 
Si mette a sedere sul letto fermando un momento il suo flusso di pensieri.
L'ha conosciuta per caso su una spiaggia, di notte, e la osservava da molto tempo prima: una specie di angelo inavvicinabile, ecco cosa gli era sembrata a primo impatto, e neanche pensava di avere molte speranze di conoscerla perchè la vedeva sempre in compagnia della stessa persona: un ragazzo, che lui non riusciva a guardare mai in viso per una specie di paura – o vergogna – che gli attanagliava le viscere. Poi aveva scoperto che quel ragazzo si chiamava Calum ed era il suo migliore amico, e la prima occasione di poter parlare con lei è arrivata per caso, una sera, mentre camminava annoiato per le strade lastricate di Galway. L'ha vista stanca e con i capelli al vento, ma ha raccolto tutto il suo coraggio e...beh, adesso, grazie al suo coraggio, può ammirarla senza più nascondersi dietro il tavolino di un bar.
Si copre il viso con le mani, sorridendo tra sé e sé.

La vita non gli è mai sembrata così bella.








Infila velocemente un paio di pantaloni grigi della tuta e una maglietta a mezze maniche, poi, fischiettando una canzone sentita alla radio giusto quella mattina, scende velocemente le scale per raggiungere il piano di sotto, da dove provengono le grida di Iris e Cora. Si affaccia un momento in salone per accertarsi che le due pesti non si stiano tirando i capelli a vicenda, e una volta constatato che non sta succedendo nulla di tutto questo, le raggiunge sulla morbida moquette dove stanno giocando con i loro pupazzi.
La storia si presenta subito piuttosto semplice: Bear l'orso di pezza e Apollo il canguro stanno affrontando un'accesa discussione su chi debba essere il vero amore di Bess la pinguina. Dopo poco però Iris decide di finire lì il gioco per afferrare un foglio posato sul tavolino e farlo vedere al fratellone.
«Ti piace?». Calum sorride. È chiaramente un ritratto di Luke, vestito molto fantasiosamente con una tuta spaziale colorata, fluttuante in un cielo blu pieno di stelline gialle. «Il maestro ha detto di disegnare quello che volevamo»
«è davvero bellissimo, piccola, sei stata brava» ride, notando anche la scritta che ha inserito in basso, vicino al margine del foglio: there's a starman waiting in the sky.
«Il maestro Luke è un uomo delle stelle» mormora stropicciandosi gli occhioni con le manine paffute, emozionata. Calum la fa sedere sulle sue gambe, sorridendo.
«Ne sono sicuro Iris, e gli piacerà molto il tuo disegno. Tu cosa hai disegnato, Cora?». L'altra bambina gli si avvicina tenendo stretto tra le mani un foglio un po' stropicciato.
«Ci siamo io, tu, Iris e la mamma che ci vogliamo bene» è la sua incisiva spiegazione, che fa fare una capriola al cuore di Calum, che prende anche lei in braccio per abbracciarle strette.
«Siete state tutte e due bravissime, poi vado io a parlare con il maestro e gli chiedo se gli sono piaciuti i disegni, mh?»
«E li facciamo vedere anche a Thelma?» esclama Cora, che sarebbe più che contenta di avere il parere di una persona sicuramente più esperta di tutti loro.
«Sì, sì!» si accoda Iris, saltellando sul posto. Calum fa finta di pensarci un po' su, mentre un'idea gli frulla per la testa.
«Va bene, anche a Thelma. Ora però devo andare di sopra a fare una cosa, torno subito, ok?»


«Thelma Morton, questa volta non mi scappi» mormora tra sé e sé divertito mentre sale i gradini a due a due.


Ottenere il numero di telefono di Thelma è stato più facile del previsto, perchè Agnes gliel'ha dato prima ancora di chiedere spiegazioni: lui comunque si è limitato ad un “devo chiederle una cosa”, senza spingersi oltre.
Ora è seduto sul bordo del letto, muovendo le gambe mentre aspetta che la ragazza risponda.
«Pronto?». Finalmente tutti gli estenuanti secondi di attesa sono finiti, e tutto il nervosismo iniziale è passato in un attimo (anche se non ha la più pallida idea del motivo di quella specie di ansia del tutto insensata).
«Ciao, sono Calum!» esclama quindi, sorridendo a vuoto.
«Ca-Calum? Come...come hai il mio numero?». Può sentire benissimo la sorpresa nel suo tono di voce flebile. Si butta all'indietro sul letto.
«Oh, non sono uno stalker, tranquilla: me l'ha dato Agnes. Ti disturbo?»
«No! Cioè...no, non mi disturbi» si ridimensiona subito dopo l'esclamazione iniziale, e Calum è costretto a trattenere una risata per non metterla ulteriormente in imbarazzo.
«Perfetto. Senti, ti ricordi di quel ritratto di cui avevamo parlato?». Ha gettato l'amo, e deve aspettare qualche secondo prima che il pesce abbocchi.
«Uhm, sì, mi...mi ricordo» risponde tentennante, sicuramente intuendo già quello che lui gli dirà: e questo non fa che alimentare ancora di più l'eccitazione di Calum.
«Saresti ancora disposta a farlo?» chiede quindi senza perdersi in chiacchiere.
«Io...io non...»
«Ovviamente solo se vuoi, e soprattutto se puoi» giustifica in qualche modo la sua richiesta, pure avendo un piacevole presentimento.
«Io, beh...». Trattiene il respiro. «...credo di sì, insomma...ok»
«Fantastico!» esclama, con un sorriso a trentadue denti «Allora posso venire da te uno di questi giorni? O quando vuoi tu»
«Credo che...dopodomani possa andare bene per me»
«Venerdì, perfetto. Allora ci vediamo, Thelma»
«C-ciao, Calum».
Butta il telefono facendolo rimbalzare sul materasso, sospirando di sollievo.
Perchè è così contento? Gli fa piacere di aver avuto la possibilità di ottenere un favore del genere, sì, ma è proprio sicuro che sia solo il ritratto il motivo di tutta quell'allegria? Scrolla le spalle.
In fondo è solo un ritratto, e la ragazza in questione è solo Thelma. L'amica di Agnes, quella timida, con le guance sempre rosse, su cui lui non si è mai soffermato più di tanto. Eppure...è quell'aria di mistero, impenetrabile, che la circonda, forse è proprio questo che lo attira.
Si alza di scatto per tornare dalle due bambine al piano di sotto, canticchiando.
«Thelma, oh Thelma, cosa mi stai facendo?» sospira.


Sembra proprio che quel sorriso non abbia la benchè minima intenzione di andarsene dalla sua faccia.














Ehilà
Subito subito due parole su questo ottavo capitolo, poi, vi prego, fermatevi un momento a leggere la roba che scriverò più sotto.
Un capitolo di passaggio, in un certo senso, per uscire dal fossato in cui sono caduta e per cui non riuscivo ad andare avanti. Michael, Ashton e Calum, tre dei quattro ragazzi della storia.
Michael parla di una situazione da risolvere: c'è qualcosa che l'ha portato a trasferirsi a Galway, qualcosa che verrà alla luce più avanti, e che cambierà un po' di cose. Michael è un personaggio importante, a modo suo, e ho creduto di doverlo inserire adesso (dopo il quarto capitolo, se ricordate) per non farvi dimenticare della sua presenza.
Il dolce Ashton e il suo rapporto con Agnes. Personalmente credo che sia un dolcino, insomma, così timido. Sarà che anche io tendo a comportarmi come lui, guardando le persone da lontano: con la sola differenza che non credo che farei mai io il primo passo, questo sicuramente no.
Calum, oh Calum. Ecco il suo lato tenerone da un lato, mentre dall'altro c'è quello intraprendente e malizioso. La telefonata con Thelma l'avevo progettata appena ho iniziato a scrivere il capitolo, e vi dico anche che funge da collegamento con quello successivo. Ogni volta che scrivo di questo ragazzo mi verrebbe da scrivere qualunque cosa.

E adesso...
Eccomi, dopo non so più quanti mesi di vuoto.
Vuoto più totale, davvero, ho imparato cosa vuol dire avere il "blocco dello scrittore": non riuscivo letteralmente ad andare più avanti di qualche rigo, che scrivevo e cancellavo per un'infinità di volte. Avevo mille altre idee per altre storie, totalmente estranee a questa, che mi hanno distratta dalla trama che avevo in mente.
Poi mi sono decisa a fermarmi un momento per raccogliere le idee, e come una cretina ho preso carta e penna e ho fatto una scaletta. Come si faceva in terza elementare per scrivere i primi temini.

Ebbene, ho fatto una specie di scheda (non so come chiamarla) per più o meno ogni personaggio. Quello che volevo fare era poter dare a ciascuno la propria importanza all'interno della storia: non volevo personaggi di serie A e di serie B, volevo un gruppo di persone tutte importanti e significative per la trama e per l'influenzare a loro volta gli altri personaggi.
Un qualcosa di circolare, che permetta di avere man mano le idee chiare su tutti.


Ecco, spero che abbiate più o meno capito le mie intenzioni: e scusatemi per tutti i giri di parole, ma dare spiegazioni credo che sia un buon modo per scusarsi.
Scusatemi se ho fatto passare così tanto tempo. Vorrei aver potuto pubblicare regolarmente capitolo dopo capitolo, ma la scuola, il conservatorio, tante altre cose me l'hanno impedito.
Ora sono tornata - più o meno - a concentrarmi su questa storia, che spero di non far impantanare nel fango. Sapete, non vorrei che risultasse noiosa o qualcosa di simile.

Va bene, credo di aver detto tutto.

Se poteste lasciare un parere sui tre personaggi di cui ho scritto, mi farebbe davvero tanto piacere.

Spero di non avervi fatte annoiare troppo.
Alla prossima, che probabilmente non sarà neanche tra tantissimo tempo,
elena
  
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