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Autore: AndThenWeKiss    13/03/2016    1 recensioni
Dawn è una sedicenne che si è trasferita in una delle scuola più prestigiose del Canada. Arrivata a scuola, fa conoscenza con Mike e Zoey, con cui stringe un rapporto d'amicizia, mentre proverà ad avvicinarsi ad un ragazzo di nome Scott.
La ragazza inizierà ad essere vittima di strani fenomeni-non paranormali- che metteranno a rischio la sua vita, e alla fine scoprirà il vero responsabile, che trama vendetta contro la sua famiglia da parecchi anni, servendosi di persone vicine a Dawn per i suoi scopi malvagi.
Note Autore: Hola! Intanto ci tenevo a precisare che il primo capitolo è principalmente di introduzione, le cose inizieranno a movimentarsi dal secondo.
La storia la scrissi tempo fa(2012, all'incirca) su una mia pagina ed è scritta in modo pessimo, quindi ho deciso di riprenderla, modificare la trama e di riscriverla in modo più corretto.
Spero vi piaccia, baci.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Capitolo 7:

 

Aprii i miei occhi color cielo dopo non so quanto tempo, era buio e non vedevo niente; mi tastai le tasche: non avevo più il cellulare.
Strinsi i pugni e continuai a guardarmi intorno ma l'oscurità avvolgeva tutto quanto, tutto tranne il mio potere: mi stava avvisando che con me non c'era un'aura ma ben sette aure.
Chiusi gli occhi e continuai a camminare, arrivai davanti ad uno scaffale che probabilmente conteneva oggetti per pulire i bagni.
-C'è qualcuno?
Domandai con un po' di timore, l'unica risposta che ricevetti fu un “mmh” da parte di qualcuno nascosto nell'ombra.
Spostai lo scaffale a fatica, facendo cadere sicuramente qualcosa-dato che avevo sentito un rumore- e sorrisi riconoscendo le aure di Mike e Zoey.
I veri Mike e Zoey.
Tornai verso la porta-non che lo stanzino fosse poi così grande- e inizia a tastare le pareti, finché non tornò la luce.
Mike e Zoey erano legati al muro, la bocca coperta da un pezzo di nastro adesivo grigio; i corpi coperti da uno scaffale, quello che avevo appena spostato.
Mi avvicinai di nuovo e staccai con molta calma il nastro adesivo per evitare di far loro del male, poi sciolsi i nodi-e questa parte impiegò parecchio tempo dato che io i nodi non so proprio districarli.-
-Grande Dawn!
Esclamò Mike dandomi il cinque, Zoey mi abbracciò.
-Chi vi ha fatto questo?
Domandai, anche se oramai avevo più o meno chiaro chi fosse il colpevole.
-Quando ce ne siamo andati, la sera che ci avete salvati, siamo stati presi di nuovo. Charlotte e Tina, sono loro le responsabili: Charlotte veniva a portarci qualcosa da mangiare ogni giorno, è lei che tiene la chiave.
Disse Zoey stringendo la mano di Mike.
-C'è un modo per uscire?
Domandai io guardandomi intorno alla ricerca di qualcosa con cui sfondare la porta.
-A breve dovrebbe venire un vecchietto per prendere i detersivi per pulire.
Spiegò Mike.
-Ma non ci ha mai visti perché eravamo coperti.
Continuò Zoey, lo sguardo rivolto a terra.
Quindi era tutta una questione di tempo.
-Sapete che intenzioni hanno le gemelle?
Domandai, loro fecero spallucce.
-So solo che hanno rubato i vestiti che indossavamo il primo giorno di scuola.
Disse Mike. Li guardai, loro due indossavano i vestiti delle gemelle. Mike la tuta rosa di Charlotte, Zoey i capi d'abbigliamento di Tina.
Continuammo a parlare, parlai loro del mio potere, di Scott-senza entrare troppo nei dettagli- e del fatto che stavo per smascherare Charlotte.
Dopo qualche minuto, il vecchietto fece la sua comparsa e quasi non svenne vedendoci all'interno dello stanzino.
-Che ci fate qui, ragazzacci?!
Sbraitò guardandoci male e gesticolando. Mike prese un respiro profondo, quindi la sua schiena si curvò, una mano poggiata su di essa e chiuse un occhio.
-Hai proprio ragione, amico. Questi giovinastri di oggi non hanno proprio un contegno.
Doveva essere una delle personalità di Mike all'opera, Zoey ridacchiò.
-Mike, piantala di recitare.
Gli disse dandogli una gomitata sul braccio, prese un altro respiro e tornò alla normalità. Osservai senza dire nulla, così come l'anziano, che si limitò a farci uscire senza dire nulla.

 

-Dobbiamo andare dalla polizia!
Esclamò Zoey. Io, lei e Mike stavamo correndo per uscire dal parco, scontrandoci anche con diversa gente di scuola e facendo fermare più volte il traffico, dato che attraversavamo senza nemmeno guardare le strisce.
Mentre andavamo al commissariato, vidimo una persona stesa a terra: aveva un'aria familiare.
Capelli rossi, lentiggini e felpa bianca. Scott.
Mi avvicinai e mi chinai davanti a lui, era sporco di sangue e aveva un occhio nero
-Scott che ti è successo?
Domandai guardandolo negli occhi e spostandogli i ciuffi di capelli che gli ricadevano sugli occhi.
Lui non rispose, si limitò a tossire.
-Dobbiamo portarlo in ospedale.
Disse Zoey tastandosi le tasche come avevo fatto io.
-Oh già, non posso chiamarlo.
Disse. Mike si avvicinò a Scott e lo aiutò a rialzarsi, io feci lo stesso. Entrambe le braccia di Scott erano poggiate sulle nostre spalle, Zoey invece si stava sbracciando per strada per chiamare un Taxi.
-Ma come lo paghiamo?
Domandò Mike quando il Taxi si fermò.
-Tranquillo, gli spiegheremo tutto.
Rispose Zoey entrando per prima, noi due facemmo lo stesso, per fare posto, Zoey si mise a sedere in braccio a Mike.
-All'ospedale più vicino, presto.
Dissi.
-Per favore.
Aggiunsi: ero stata troppo rude, ma mi ero lasciata sopraffare dall'agitazione. Il vero problema era come pagare l'ospedale piuttosto che il tassista, ma dopotutto vedendo degli adolescenti avrebbero lasciato correre.
Iniziò a piovere e vidi Scott mordersi il labbro, sembrava spaventato all'idea di bagnarsi sotto la pioggia.
Adoro la pioggia, quando ero piccola-quindi anche quando avevo sedici anni- passavo i pomeriggi interi sotto la pioggia, a saltare nelle pozzanghere e a godermi il ticchettio delle gocce sopra i davanzali delle finestre o sopra gli ombrelli.
Arrivammo davanti ad un ospedale, il tassista ci diede un ombrello viola e ci disse che non faceva nulla e che non si sarebbe fatto pagare; aveva una voce strana, ma non ci badai.
Il taxi sfrecciò a tutta velocità e solo in quel momento mi resi conto che ci aveva portato in una trappola: non eravamo davanti ad un ospedale funzionante, ma uno psichiatrico e totalmente diroccato, circondato dal bosco e dalle edere che avevano praticamente preso possesso dell'edificio.
Eravamo isolati dal resto del mondo dato che non passava anima viva, non c'erano case.
-Ci ha imbrogliati.
Disse Zoey abbracciando Mike che invece teneva l'ombrello per riparare Scott, che scoppiò in una fragorosa risata. Una risata femminile ed inquietante al tempo stesso.
Strappò l'ombrello dalle mani di Mike e si fece bagnare dalla pioggia. Strati e strati di cipria stavano cadendo dal suo corpo, così come quelli di rossetti e ombretti. La parrucca rossa e corta fece posto a dei capelli castani e lunghi.
Il trucco rendeva praticamente irriconoscibile la persona sotto di esso, ma noi sapevamo perfettamente chi avevamo davanti: Charlotte.

-Stacci alla larga!
Esclamò Zoey puntandole contro un dito, lei scoppiò a ridere: con tutto il trucco sbafato era uno spettacolo inquietante.
-Dannata pioggia.
Si limitò a dire giocherellando con i suoi capelli castani.

 

Charlotte faceva avanti e indietro, sembrava volesse fare dei solchi sul terreno.
-Perché?
Le dissi, lei rise.
-Questo era diretto a Dakota: credevi che non vi avessimo sentito mentre parlavate a scuola? Be', errato. Lei si sarebbe messa paura e mi avrebbe portata all'ospedale, io l'avrei uccisa.
Tutto molto logico. Ovviamente scherzo.
-Ti aspettavi seriamente che Dakota prestasse attenzione a te? E poi perché proprio Scott? Se volevi colpirla potevi travestirti da Sam.
Disse Zoey, Mike si picchiò una mano sul viso e disse.
-Dalle anche altri spunti, mi raccomando.
Zoey ridacchiò e arrossii.
-La tassista era tua sorella travestita da uomo, giusto?
Domandai, lei annuì.
-Perché non ci hai uccisi in taxi?
Domandò Mike, la pioggia gli aveva abbassato i capelli, un ciuffo gli copriva l'occhio.
-Perché voi siete in tre e io e mia sorella in due, considerando che tra di voi c'è una strega, non mi sembrava il caso di attaccare. Vi abbiamo portato qui perché non c'era nessuno.
Mi reputai alquanto offesa dal nomignolo “strega”, ma non dissi nulla.
-Il vostro è stato un piano geniale, ma un'arma da fuoco sarebbe meglio di un coltello.
Rispose Mike avvicinandosi a Charlotte, che per tutta risposta estrasse l'arma con la lama per difendersi.
-Mike basta recitare!
Esclamò Zoey.
-Non sta recitando, Zoey. Il tuo ragazzo soffre di un disturbo di personalità multipla.
Le dissi prendendole un braccio, lei sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
-Avresti potuto dirmelo!
Le gridò lei contro.
-Inutile, ora la parte di Mike non c'è.
Le dissi toccandole una spalla per provare a calmarla.
-Stavolta non arriverà né Albertha né Scott né nessuno a salvarvi! Morirete qui per mano mia!
E scoppiò a ridere, Mike le tappò la bocca.
-Per mano nostra, volevi dire.
Dalla tasca della tuta rosa tirò fuori una pistola.
-Ecco dov'era finita.
Disse Charlotte cercando di prendere l'arma che lui sollevò in aria per non fargliela prendere.
-La rivoglio, la pistola!
Le gridò la gemellina, aveva la stessa voce che Zoey aveva usato con me tempo prima.
-Ma taci.
Le rispose lui puntandole l'arma contro.
Presi Zoey per il braccio e la trascinai nel bosco, lasciando i due nemici/alleati a litigare per un'arma.
-Cos'ha Mike?
Mi domandò Zoey sprofondando in lacrime, io la abbracciai e non le dissi nulla. Sapevo cosa aveva Mike, lo sapeva anche lei, eppure non lo accettava. Probabilmente Mike aveva subito violenze da piccolo, oppure non distingueva ricordi dalla realtà: non sono una scienziata e non posso dire con certezza a cosa sia dovuto questo suo disturbo, figuratevi quanto potevo saperne a sedici anni.
-Dobbiamo vagare nel bosco e trovare una via d'uscita.
Dissi a Zoey interrompendo la sua crisi di pianto.
-Non voglio fare la selvaggia!
Esclamò lei sprofondando in lacrime: la cosa era più complicata del previsto, la rabbia ebbe di nuovo il sopravvento.

 

-Ma insomma, Zoey! Datti un contegno. Non resteremo in questo bosco all'infinito. Cammineremo finché non troveremo una via d'uscita, ce la faremo. Oppure preferisci uscire e lasciarci uccidere dalla personalità di Mike e da quella psicopatica di Charlotte?!
Avevo alzato la voce attirando diversi animali del bosco, Zoey si gettò a terra e sprofondò di nuovo in lacrime, mi restava una cosa sola da fare. Iniziai a fischiettare, chiamai a me altri animali e indicai loro di andare da Zoey a consolarla.
In men che non si dica, coniglietti, scoiattolini e cerbiatti cercavano di farle alzare il volto e la coccolavano, alla fine si rialzò.
-Mi hai preso per Biancaneve?
Domandò accarezzando la testa di un cerbiatto.
-No. Però ora ti sei convinta?
Le domandai facendola rialzare e carezzando un coniglietto.
-Va bene, hai ragione. Non possiamo restare qui a morire, forza!
Era tornata carica, carezzò anche lei un coniglietto e mi prese la mano, poi iniziò a correre verso un punto indefinito, io la seguii.
Ci toccava scappare dal bosco, mi sembrava familiare ma presa dalla fretta di Zoey non notai alcuni particolari, particolari che ci avrebbero tirato fuori dai guai se li avessi notati prima.

   
 
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