Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Red_and_blue96    13/03/2016    4 recensioni
Non ci si meraviglia di un uomo comune che prova amore… ma può, invece, un folle, incosciente, dedito al divertimento, innamorarsi sul serio? Può un essere duro e freddo come il marmo, giudicato da tutti una bestia, provare amore? Può un uomo autoritario, interessato solo al potere, amare la sua famiglia? E può l’amore cambiare le persone?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Finalmente le mie preghiere sono state ascoltate e l'editor è tornato a funzionare come prima. Perciò riecco a voi la storia con la sua grafica colorata! Con questo capitolo voglio augurarvi un buon inizio di settimana. Buona lettura!!!
 

Conte Capuleti
I preparativi per il fidanzamento di Giulietta erano iniziati già da giorni e finalmente era arrivata la sera della festa. Lei stessa aveva voluto avvisare il Conte della scelta e mi aveva promesso che sarebbe arrivata in tempo alla festa, accompagnata dal Conte stesso. Nel frattempo gli invitati iniziavano a riempire la sala…

 
Giulietta
Ero nei guai…io e Romeo eravamo nei guai. Ora che era stato scelto da mio padre avrebbe dovuto svelare la sua identità. Mi stavo recando da Frate Lorenzo, in chiesa già mi attendeva Romeo, mandato a chiamare prima…
“Giulietta!” disse appena mi vide e subito corse verso di me per abbracciarmi forte.
“Sei contenta amore mio?” chiese baciandomi la fronte. In quel momento non riuscivo proprio a essere contenta. Temevo per la sua vita, qui a Verona la vita sembra essere una cosa da nulla, la si risparmia e la si toglie con la stessa leggerezza di una piuma…
“Romeo ho paura per te…” e lo strinsi ancora di più a me dicendogli ciò che veramente pensavo. Frate Lorenzo si era avvicinato a noi nel frattempo:
“Ragazzi miei, verrò con voi alla festa. Sarò io a parlare a nome vostro, voi non vi preoccupate.” Ci rassicurò poggiando le sue mani sulle nostre spalle.
“Grazie padre…” dissi. Insieme salimmo sulla carrozza che mi aveva accompagnata. Romeo mi strinse la mano per tutto il viaggio. Indossava i suoi vestiti ma teneva addosso un lungo mantello che li nascondeva, i suoi capelli erano ricresciuti di poco ma gli stavano bene comunque…entrati a palazzo, Frate Lorenzo si mise davanti a noi prima di aprire il portone che ci separava dalla sala. Entrambi respirammo a pieno e ci prendemmo per mano, solo allora il portone fu aperto.

Frate Lorenzo
“Frate Lorenzo che piacere vedere che siete venuto anche voi ai festeggiamenti!”
“Conte ringrazio voi per l’invito…ma sarei venuto lo stesso anche senza riceverne uno. Ho qualcosa da dire a proposito di questo fidanzamento.”
Un brusio di voci si fece spazio nella sala, e il Conte e sua moglie si guardarono insospettiti.
“Attendiamo l’arrivo dei festeggiati almeno!” disse la Contessa.
“Sono qui madre…” rispose Giulietta spuntando dietro di me. Al suo fianco, Romeo teneva il cappuccio e lo sguardo basso.
“Allora Frate parlate pure” mi incitò il Conte sedendosi.
“Conte, Contessa…da tempo immemore va avanti questa lotta con la famiglia dei Montecchi...”
“Non osate nominare quelle belve in casa mia!” mi frenò subito il Conte.
“Fatemi parlare per favore… ma un momento, forse i gesti valgono più di mille parole!” e giratomi verso il giovane, gli feci cenno di mostrare la sua identità. Romeo tolse il cappuccio e guardò il Conte che ancora non aveva capito cosa stava succedendo, ma quando poggiò le mani sui lacci del mantello e lo lasciò cadere mostrando a tutti gli abiti con sopra cucito lo stemma della sua famiglia, il Conte scese le scale in un solo secondo, mi spostò con fare poco garbato e paratosi di fronte a Romeo, che ancora non aveva battuto ciglio, gli lasciò sulla guancia uno schiaffo fortissimo. Romeo non rispose all’offesa, solo disse:
“Conte, io amo davvero vostra figlia e la mia presenza non voleva assolutamente mancarvi di rispetto! A me non importa nulla della guerra, noi figli non centriamo nulla, così come non centrate voi, vostra moglie e i miei genitori. Questi sono affari del passato e con esso sarebbero dovuti rimanere…vi prego, Conte, benedite la nostra unione. Solo così porremmo fine alla lotta!” e presa per mano Giulietta, stese il braccio verso il Conte, quasi a incitarlo ad accettare questa unione.
“Hai coraggio a presentarti in casa mia, davanti a me e a parlarmi come un tuo pari! Ma vedi, sei solo adesso…dove è la tua famiglia? I tuoi amici? È giusto considerare la faccenda alla presenza di entrambe le famiglie! Non vorrei che si pensasse per Verona che io abbia ceduto alle preghiere di un ragazzino…dico bene, mio Signore?” e si voltò con aria soddisfatta verso il Principe Escalus, che aveva seguito l’intera vicenda appoggiato a una colonna. Chiamato in causa, si avvicinò al Conte, lo guardò alzando un sopracciglio, rivolse lo stesso sguardo a Romeo e poi a Giulietta. Infine disse:
“Domani, alle prime luci del giorno al castello di Villafranca. Voglio entrambe le famiglie. Manderò dei servi a prendervi. Non fatemi aspettare.” E voltando le spalle a tutti, lasciò la sala scortato dalle guardie, facendo intendere a tutti che la festa era finita. I suoi sudditi capirono il messaggio, e dopo aver rivolto un rapido sguardo al padrone di casa, anche essi lasciavano il castello, lasciando da soli al centro della stanza Romeo, Giulietta e i due padroni di casa. Salutai anche io il Conte e mi apprestai a lasciare il castello, certo di aver fatto la mia parte e ancor più certo di aver lasciato quei due ragazzi nelle mani del Signore…o forse del Principe.

Tebaldo
Lo sapevo! Qualcosa non mi convinceva in quel Conte Antonio… non solo Giulietta non poteva essere mia moglie ma andava in sposa al mio peggior nemico…Spero solo che il nostro Principe sappia valutare bene la questione domani mattina. Pensavo e ripensavo a tutto quello che era accaduto poche ore prima e mi rigiravo tra le lenzuola in cerca del sonno, quando un colpo secco alla porta mi fece girare di scatto la testa verso di essa. Lentamente mi alzai, poco convinto di aver sentito quel rumore, e mi avvicinai ad essa; aspettai qualche istante e un nuovo colpo un po’ più forte la fece vibrare.
“Chi è?” sussurrai appoggiando la mano sulla sua superficie e tendendo l’orecchio. Dall’altra parte della porta, una voce sottile rispose:
“Tebaldo sono io, posso entrare?”
Senza farmelo ripetere due volte stavo per aprire la porta ma poi mi ricordai di essere mezzo nudo. Un uomo dignitoso non si dovrebbe mostrare ad una donna senza abiti…ma forse in questo caso si poteva fare un eccezione. Aprì quindi la porta e davanti a me comparve mia cugina: indossava la sua veste da notte, sulle spalle uno scialle le copriva le trasparenze lasciate intravedere dalla stoffa di quel vestito, i capelli era sciolti e le ricadevano sul petto; alla vista del mio petto e addome scoperti divenne rossa in viso e subito abbassò lo sguardo.
“Entra prima che ti vedano. Mi desideravi?” dissi con il mio solito modo di fare.
“Si! Cioè…non in quel senso…” disse coprendosi le guance con le mani. Un piccolo risolino scappò dalle mie labbra.
“Volevo chiederti un favore”
“Dimmi”
“Qualsiasi cosa accada ti prego di non fare del male a Romeo…”
“Giulietta ti darei questo mondo e altro se potessi, ma questo proprio non puoi chiedermelo!”
“Perché? Fallo per me Tebaldo, promettimelo!” tentò di convincermi prendendomi per mano.
“No, non posso…se il Principe non accorderà alla vostra unione, io dovrò rimediare all’offesa di Romeo e sai bene che modo userò…”
“Ma lui ha dichiarato di non volervi offendere!”
“Mi ha offeso comunque. Ha offeso me e questa casa! Adesso va Giulietta…” dissi distogliendo lo sguardo da lei. Fece per andarsene, ma dopo qualche passo si fermò e tornò indietro, fermandosi a pochi passi da me:
“Se davvero ci tieni a me, se davvero mi doneresti tutte le ricchezze di questo mondo, promettimi che non farai nulla a Romeo” disse fissandomi negli occhi. Sentendomi perdere in quello sguardo così ricco di sentimenti, non riuscì a negare nuovamente alla mia amata la sua richiesta.
“Grazie…” e si gettò fra le mie braccia, non curante dello scialle che aveva abbandonato le sue spalle e dello stretto contatto che si era creato tra i nostri corpi: essendo molto più bassa di me, il suo viso arrivava giusto all’altezza del mio petto e nonostante fosse piena estate, la pelle fredda della sua guancia a contatto con la mia pelle scaldata dalle coperte mi fece rabbrividire. Non sapendo dove mettere le mani, le poggiai entrambe sulla sua vita, per poi farle scivolare sulla sua schiena, in modo da stringerla ancora di più a me. L’inesistente spessore della sua tunica, mi fece percepire le sue fattezze, e senza vederla, potei giurare di avere tra le mie braccia la ragazza più bella del mondo.


Giulietta
Tebaldo era così caldo in confronto a me: ero totalmente congelata per via dell’ansia, che mi aveva assalito e che non mi faceva dormire. Tra le sue braccia riuscì a trovare un po’ di sollievo…forse solo in quel modo sarei riuscita a prendere sonno. Così, spinta dalla voglia di riposare al sicuro, gli chiesi:
“Tebaldo. Potrei dormire con te? Sai, sono in ansia e non riesco a prendere sonno”. Alzò il volto dalla mia spalla e guardandomi confuso non esitò a raggiungere il letto e a sollevare le lenzuola, per poi sistemare il cuscino che mi avrebbe ospitata. Arrivata vicino al letto, presi un laccio che portavo al polso e raccolsi i capelli in una treccia, nel farlo, notai mio cugino affiancare l’altra parte del letto e soffermarsi a guardare prima me e poi le bianche lenzuola. Attese che mi fossi sistemata nel letto e poi si distese anche lui. Per la seconda volta me lo ritrovai faccia a faccia, divisa solamente da qualche centimetro, che scomparve dopo che egli si avvicinò per potermi stringere nuovamente tra le sue braccia e infine lasciarmi un bacio sulla fronte:
“Buonanotte Giulietta…”
“Notte Tebaldo…”
Credo fosse passata solo qualche ora da quando mi ero addormentata, e fui svegliata da Tebaldo che si lamentava nel sonno come un bambino! Pensai che forse stava sognando di qualche battaglia ma poi cambiai idea quando lo sentì mormorare: “Giulietta…rimani con me…ti amo…”. Rimasi stupefatta da quelle parole e vedendolo ancora in agitazione, provai a calmarlo accarezzando la sua guancia e sussurrai:
“Tebaldo, Tebaldo…io sarò sempre con te…” e di colpo si tranquillizzò, lasciando comparire sul suo volto un sorriso beato.

Romeo
Stanotte non avevo chiuso occhio. Ero troppo agitato per questa situazione… mi stavo recando al castello del Principe per ascoltare la sua sentenza. Mio padre e mia madre mi avevano preceduto con grande dissenso per la notizia appresa, ma in cuor mio sapevo che mia madre fingeva: una volta mi aveva confidato che pregava Dio notte e giorno, affinché questa guerra potesse finire. E ora eravamo a un passo da tutto ciò… Accompagnato da Benvolio, mi apprestavo ad entrare nella Sala Reale: in fondo al centro si trovava il trono vuoto in attesa del suo padrone, sulla destra i servi dei Capuleti si intrattenevano con vari discorsi, in prima fila si trovava il Conte, con la moglie e il nipote. Spostai lo sguardo sotto la piccola scala che separava il trono dal resto della sala e seduta all’angolo di essa c’era Giulietta che ricambiò un sorriso. Alla mia sinistra, le disposizioni erano identiche a quelle dei Capuleti, e la sedia alla base della scala attendeva me. Appena mi accomodai, le guardie annunciarono l’entrata del Principe, preceduto da Mercuzio e da suo fratello e la moglie, che presero posto dietro del Principe. Anche Frate Lorenzo era tra i presenti.
“Silenzio!” richiamò così l’attenzione il Principe.
“Conte Capuleti, illustrate la situazione dal principio.” E il Conte fu scortato al centro della sala e rivolgendosi al Principe raccontò di come Giulietta avesse raggiunto l’età da marito, e di come aveva stabilito i pretendenti…delle uscite con ognuno di essi e delle sfide finite in modo tragico per via della grave ferita della figlia. Raccontò anche del mio inganno, ingegnato grazie a Frate Lorenzo e della mancata conoscenza della mia vera identità.
“Romeo Montecchi!” disse il mio sovrano. “Vuoi aggiungere qualcosa?”
“Maestà, vi prego di credermi se vi dico che tutto quello che ho fatto, è frutto del forte amore che provo per Giulietta. Lei mi ricambia e crediamo entrambi che se acconsentirete a queste nozze, la nostra unione potrà salvare le nostre famiglie dall’odio che le divora!”
“Dice il vero Giulietta?”
“Ogni parola uscita dalla sua bocca è vera, mio Principe. Vi supplico…” e si inginocchiò abbassando la testa.
“Montecchi?”
“Abbiamo sempre desiderato la felicità di nostro figlio, ma se lui sposa la figlia del Capuleti, può dire addio ai suoi genitori!” esclamò il Conte.
“No!” ribattè Lady Montecchi “Figlio mio, non credere a tuo padre, perché io continuerò ad amarti lo stesso, anche dopo le nozze…voglio davvero il tuo bene, così come voglio il bene delle nostre famiglie. Mio Principe, solo voi potete porre fine alla guerra!” e si accasciò ai piedi della scala, subito corsi ad alzarla e a stringerla in un abbraccio ringraziandola.
“Bene, ho preso la mia decisione e se non verrà rispettata sapete bene cosa vi aspetta…Romeo, Giulietta venite qui”. Raggiunsi Giulietta e porgendole la mano, la accompagnai lungo la scala e ci fermammo davanti al Principe, che afferrando le nostre mani unite e alzandole verso l’alto disse:
“Per mezzo del mio potere, dico che Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti possono sposarsi, e che con questo matrimonio si ponga ufficialmente fine alla guerra tra le due famiglie…Frate Lorenzo stesso celebrerà le nozze e io sarò presente. Adesso andate…ci vediamo alla festa di stasera…vero miei cari Conti?” e con questa domanda, chiese a modo di ordine di organizzare una festa di fidanzamento.
Scesi la scala mano nella mano con Giulietta e una volta arrivati al centro della sala la abbracciai forte, sotto gli applausi dei nostri servi che urlavano frasi di gioia.
 

Giulietta
Finalmente sarebbe finita questa guerra e io avrei sposato l’uomo che amo, l’unico che ha dimostrato di tenere a me e di rischiare di perdere la sua vita per amore. Sciolto l’abbraccio con Romeo, pensai bene di andare da Tebaldo e di trascinarlo al centro dove avevo lasciato Romeo. Una volta di fronte al rivale, aveva già capito la mia intenzione e fissando Romeo porse in avanti il suo braccio, nel frattempo la sala ammutolita guardava noi. Romeo guardò il braccio, poi lo fissò di rimando e lo abbracciò fraternamente, lasciando Tebaldo di sasso. Si avvicinò a noi anche Benvolio, che ripeté il gesto di mio cugino nei suoi confronti. Anche mio padre e il padre di Romeo si avvicinarono contemporaneamente e giunti a un passo l’uno dall’altro si strinsero le mani sotto lo sguardo soddisfatto del Principe. Dietro di lui notai Mercuzio, che guardava la scena senza esprimere alcun sentimento...

  
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